"Vorrei vedere le piramidi di Teotihuacan..."
Per chi ricordasse la canzone dei Vallanzaska "vorrei vedere le piramidi
di Keope" il problema della visibilità era la miopia.
Spostandosi di qualche meridiano a ovest, più o meno alla stessa
latitudine, il problema di visibilità, in questo caso delle piramidi
di Teotihuacan sarà invece addotto allo shopping center Walmart.
Il princiaple sito
archeologico del centro Messico, di origine Tolteca, successivamente
primo centro di culto dell'impero Azteco, sta disputando la tierra
sagrada su cui poggia con un altro "impero", pero' commerciale, che
vuole occuparne
parte del territorio e competere sul livello attrattivo.
La suddetta multinazionale, accusata oltretutto di sfruttamento,
si è mossa infatti per costruire una sua figliazione proprio
all'interno del sito archeologico, con il benestare dell'UNESCO,
il cui direttore è l'architetto italiano Francesco Bandarin, e dell'INAH
(Istituto Nacional de Antropologia y Historia) ente che si occupa della
difesa del patrimonio archeologico di tutto il Messico. D'altronde, un sito conosciuto ed ambito da piu' di 2300 anni avrebbe fatto
gola a chiunque, cosi come al signor Sam Walton, che pare abbia giocato
bene le sue conoscenze
all'interno dell'INAH stesso.
Purtroppo, questa brillante trovata non è andata a genio agli/le attivist*
messican* che hanno addirittura organizzato uno sciopero della
fame ed un presidio,
prontamente sgomberato
dalle forze dell'ordine locali.
Ma la fama di Walmart e l'avanzamento dei
lavori hanno facilmente attraversato l'oceano fino ad arrivare in
Italia, con una petizione
di artisti, storici ed intellettuali messicani per lo smantellamento
di questa "opera d'arte contemporanea", ritenendo probabilmente che
stonasse accanto alle rovine.
D'altronde, di capricci per manie di grandezza ne siamo affetti un po
tutti. Non sono quindi forse perdonabili?
Nel frattempo, se vi trovaste nei pressi dei grandi magazzini Walmart,
si sollecita di comprare yomango
do you?
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