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guerre globali:
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STRISCIA DI GAZA |
22/03/2004 |
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Assassinato Yassin
Con tre missili lanciati da elicotteri israeliani è stato ucciso, all'alba
del 22 marzo a Gaza, lo sceicco Ahmad Yassin, capo spirituale di Hamas.
Era già stato vittima di un tentativo di assassinio mirato nel settembre scorso, da
cui era uscito lievemente ferito.
Sharon si è assunto l'intera responsabilità dell'azione, che è stata fin
dalle prime ore condannata da
molte diplomazie internazionali. Hamas dichiara che "non ci sarà
vendetta, ma solo guerra aperta". L'omicidio ha infiammato non solo il
movimento islamico ma il popolo palestinese tutto. Incidenti
sono scoppiati in tutti i Territori Occupati, già attraversati da
molteplici maifestazioni contro il Muro dell'Apartheid represse con violenza dall'esercito israeliano, con la gente scesa a
manifestare rabbia e malumore nelle strade: si contano già i primi morti,
tra Nablus e Gaza.
Yassin, considerato da Israele ispiratore degli attacchi contro civili israeliani, era, oltre che il fondatore anche una mente "moderata" del movimento islamico, in contrapposizione all'intransigenza del suo attuale successore, Abdel Aziz Rantisi.
La sua uccisione porterà ad inasprire l'odio e ad un ulteriore inutile
spargimento di sangue tra la popolazione civile di entrambe le parti.
Tutto questo mentre Sharon si prepara a presentare a Washington il suo piano di
evacuazione della Striscia di Gaza, di cui questo attacco è un passo
preliminare e un avvertimento.
Non è possibile stabilire quale scenario si vada profilando nell'immediato
futuro ma di certo si va ben lontani dalle vacue aspirazioni delle
democrazie occidentali impegnate nella guerra globale al terrorismo e nella
costruzione della pace in un Medio Oriente che hanno dato alle fiamme.
Approfondimenti:
- Testimonianze da ROR | dall' Egitto | Hamas e il Mossad
Aggiornamenti:
02.04: attivisti israeliani evitano demolizione di una casa
01.04: europarlamento per l'invio di forze di interposizione sulla green line | manifestazione a Beit Liqya (Ramallah) | incursione a Betlemme / audio
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RACHEL CORRIE: UN ANNO DOPO |
15/03/2004 |
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Rachel, morta per "incidente"
16 Marzo 2003, ore 16,30. Rafah, Striscia di Gaza.
Rachel Corrie, attivista americana di 23 anni dell'ISM, viene travolta e uccisa da un bulldozer di produzione statunitense in dotazione all'esercito israeliano di occupazione. Il bulldozer la investe in pieno e la schiaccia sotto il peso delle sue nove tonnellate, provocandone la morte.
Al momento dell'omicidio Rachel indossava un giubbotto arancione con barre fosforescenti. Da oltre un'ora continuava ad avvertire il conducente del mezzo militare - per mezzo di un megafono - della sua presenza e di essere intenzionata a impedire la demolizione dell'abitazione di una famiglia palestinese. Invano. Il 2 agosto il generale maggiore Menhahem Finkelstein decise di chiudere le indagini sull'"incidente" in cui Rachel rimase uccisa. Le indagini svolte dal Comando dell'esercito israeliano stabilirono che chi conduceva il bulldozer non avrebbe visto la giovane mentre gli urlava di fermarsi e l'avrebbe schiacciata senza volerlo.
L'omicidio di Rachel fu solo l'inizio di una massiccia ondata di repressione nei confronti degli attivisti internazionali presenti nei Territori con arresti espulsioni e ferimenti, come nel caso di Brian Avery 1 | 2 e di Tom Hurndall, morto dopo otto mesi di coma.
Le ragioni che hanno motivato e che continuano a motivare molti attivisti da tutto il mondo che danno supporto alle pratiche di interposizione nonviolenta erano e rimangono il rifiuto della violenza in ogni sua forma e dell'ingiustizia che è tanto più evidente in una terra, come quella palestinese, da decenni sottoposta ad una illegale occupazione.
Aggiornamenti:
21_03 Caricata manifestazione contro il muro
20_03 Carovana della pace [ da radioGAP ascolta il commento]
approfondimenti sulla palestina
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MADRID |
14/03/2004 |
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Le guerre sono vostre, i morti sono nostri
Las guerras son vuestras. Los muertos son nuestros
Il teorema del governo spagnolo contro l'ETA sembra sgretolarsi di ora in ora:
manifestazioni anti-governative spontanee sono in corso su tutto il territorio
spagnolo [es], da Euskadi all'Andalucia, senza eccezione alcuna, il popolo spagnolo e' in ribellione contro la guerra e la menzogna.
In Spagna manifestazioni di massa avevano avuto luogo durante i mesi della guerra
in Iraq contro la politica governativa filo-americana. Sono in tanti ora a chiedere
al governo Aznar, dopo gli sviluppi investigativi che sembrano portare sulla
pista islamica, di prendersi le proprie responsabilita` per l'accaduto.
A cio` si aggiunge l'accusa di aver manipolato fortemente l'informazione di
modo da far apparire, anche in mancanza di prove, l'ETA come responsabile degli
attentati di Madrid.
Mentre il ministro Acebes comunicava in una conferenza stampa gli sviluppi delle
indagini che hanno portato all'arresto di cinque persone, l'unica preoccupazione
del segretario del pp Rajoy, nonche` candidato per il partito governativo alle
elezioni di oggi 14 Marzo, e` stata quella di minacciare i manifestanti, bollati
come antidemocratici che cercano di far pressioni sul voto. Il pp ha affermato
che denuncera` tutti coloro che scenderanno in piazza questa notte.
Nonostante cio` sono migliaia le persone che scendono in piazza.
Presidi e concentramenti di piazza sono stati convocati nelle stesse manifestazioni
di questa notte in Castiglia, Catalogna, Galizia, Andalusia, Navarra ed Euskadi
per domani, davanti ai seggi elettorali.
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14/03: donna uccisa in manifestazione a Hernani
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pamplona: l'uccisione del panettiere | proteste dopo l'omicidio
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sulla matrice degli attentati
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NASSIRYiA |
29/02/2004 |
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Bugie all'italiana
12 Novembre 2003. Una autobomba contro la base militare di Nassiryia uccide
28 persone (9 cittadini iracheni piu' 12 carabinieri, 5 militari dell' esercito e 2 civili italiani). L'Italia piange e
gioca finalmente da protagonista nel modo che preferisce: il melodramma. E
il copione deve essere seguito da tutti.
Nessuno può dire che i morti sono in realtà vittime di una guerra alla
quale si partecipa senza il voto del parlamento, nessuno può sollevare
dubbi sulla presenza degli italiani in quell'area. Secondo questa commedia
infatti, la guerra in Iraq è finita, l'invasione era dovuta a questioni di
terrorismo, non a una conquista di
risorse, tra le quali, occasionalmente, c'è anche il petrolio.
Si fa finta di ignorare che il consumo di petrolio
a livello globale aumenterà del 43 per cento nei prossimi 15 anni,
arrivando a consumare due terzi delle riserve mondiali, e che lo scacchiere
della spartizione del greggio dovrà cambiare in funzione delle future
necessità di Cina e India e che l'Eni, la compagnia
petrolifera italiana è la quinta più grande al mondo. Nessuno ha mai
parlato della risoluzione Onu del maggio 2003 in cui Usa e Gran Bretagna, in qualità di
"forze occupanti" hanno il diritto di controllare le risorse petrolifere.
Viene dichiarato dunque che i militari uccisi si trovavano occasionalmente
a Nassiryia. E il primo progetto di aiuti finanziato dal governo italiano riguarda solo il ripristino delle paludi
prosciugate da Saddam (sotto le quali si trova il 50% delle riserve di
greggio). Il Governo non fornisce risposte, in compenso nomina
Barbara
Contini come governatore della
provincia di Dhi Qar finoal 2005, sottolineando una pratica di occupazione
dei territori che resterà consolidata anche quando al popolo iracheno verrà
consentito il diritto di esprimere una propria autorità politica.
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