Bergamo – Stefano Paleari, Rettore dell’Università di Bergamo è stato eletto all’unanimità Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). Il suo curriculum è davvero sorprendente: ordinario a 36 anni, Rettore a 44, Presidente della CRUI a 48.
Per capire quali sono i progetti del neo-Presidente CRUI per il sistema universitario italiano, è interessante fare un rapido resoconto di quanto successo nell’Ateneo che governa da 4 anni.
L’atto forse più significativo del mandato di Paleari in qualità di Rettore dell’Università di Bergamo è il varo del nuovo Statuto. La nuova Costituzione dell’Ateneo bergamasco, certo stretta nei vincoli imposti dalla Riforma Gelmini sulla governance, ha visto in Paleari uno degli esecutori più fedeli del nuovo dettato governativo. Il nuovo Statuto consegna un Ateneo permeabile agli interessi delle imprese.
Il Consiglio di Amministrazione come prevede lo Statuto non è più formato da membri eletti ma nominati. Il personale tecnico-amministrativo che ha sempre eletto due componenti in Consiglio, con il nuovo Statuto non ha più un suo rappresentante. Sono invece stati nominati degli imprenditori esterni scelti all’interno di una rosa di nomi, indipendentemente dalle reali conoscenze in materia universitaria o persino dalla credibilità culturale. Questo ha permesso che all’interno del C.d.A. dell’ateneo siedano persone come Pandini, imprenditore dell’edilizia recentemente nominato nel C.d.A di UBI Banca. Un evidente caso di conflitto di interessi, visto che proprio UBI Banca gestisce i conti dell’Università e ha vinto una gara per l’emissione dell’Enjoy Card, vivamente consigliata per gli studenti che si immatricolano, che prevede l’apertura di un conto presso UBI.
La gestione Paleari ha fatto registrare due tristi primati sul fronte dei servizi agli studenti e sulla contribuzione studentesca. Una recente classifica di Repubblica Censis indicava Bergamo come il peggior ateneo per i servizi agli studenti, sulla base di una serie di indicatori tra i quali i buoni pasto, le residenze studentesche, etc. Se è vero che spesso le classifiche lasciano un po’ il tempo che trovano, questo risultato non è certo un primato di cui andare orgogliosi (e infatti certa stampa nostrana non se ne è accorta o ha finto di non accorgersene). Nei primi anni del suo mandato l’attuale Rettore ha imposto un considerevole aumento delle tasse universitarie. Le statistiche dicevano che l’università di Bergamo nel 2011 ha detenuto un allarmente primato: gli studenti contribuiscono per il 41,7 % rispetto ai fondi ordinari ricevuti dallo stato. Il limite legale imponeva che le tasse non superassero il 20% del fondo. Nel 2010 i soldi prelevati violando la legge agli studenti dell’Ateneo bergamasco sono stati quasi 6 milioni di euro.
Pare che l’aumento delle tasse non abbia neanche giovato ai servizi agli studenti. Sono infatti rimasti inalterati gli storici problemi segnalati da chi frequanta l’ateneo: carenza di aule, informazioni, lezioni ed esami che saltano all’ultimo senza preavviso, carenza nei servizi agli studenti, del servizio mensa, una segreteria unica in via dei Caniana anche per chi studia in città alta…
In questi anni non sono mancate le difficoltà nemmeno per chi nell’ateneo ha lavorato. I dipendenti delle ditte in appalto per un lungo periodo hanno ricevuto i pagamenti in grave ritardo, senza che nessuno intervenisse per ripristinare la regolarità delle buste paga. Gli impiegati invece hanno protestato l’estate scorsa per la bocciatura in C.d.A. del pre-accordo già firmato dai delegati del Rettore. E’ stata necessario l’intervento del Prefetto per mediare tra Rettore e lavoratori, che denunciano di essere l’ultimo Ateneo in Italia per assunzioni di impiegati in rapporto al numero di professori. Non stupisce che in questa situazione i servizi agli studenti lascino a desiderare.
Sul fronte della ricerca, le prime dichiarazioni di Paleari lasciano intendere che in un contesto di competizione globale, l’Università italiana debba essere messa in grado di trattenere nuovi giovani ricercatori. E chi non sarebbe d’accordo con queste affermazioni? Il problema è semmai il come. Un importante protocollo d’intesa della CRUI, sotto la guida del suo predecessore Marco Mancini, prevede che i nuovi dottorandi potranno svolgere i tre anni di ricerca direttamente presso un’azienda. Oltre alla sponsorizzazione diretta di borse di studio (nel 2012 ben due terzi dei 5 milioni e mezzo investiti sono arrivati da fondi esterni) il privato può dunque beneficiare direttamente di giovani ricercatori pronti a ricercare ciò che piu serve al (loro) mercato. In una recente intervista alla stampa, emerge dunque la proposta di Paleari per sbloccare la questione ricercatori: proporre ai “migliori” dottorandi un contratto da ricercatore a tempo determinato. La figura del ricercatore precario (aumentata negli ultimi 5 anni del 500%) si troverebbe subordinata non solo alle classiche gerarchie accademiche, ma anche agli interessi diretti delle imprese finanziatrici.
La capacità di Paleari di catalizzare finanziamenti di imprese e banche è indiscutibile. Nel solo anno 2012, i partner privati hanno fatto affluire ben 4 milioni e 600 mila euro nelle casse dell’Università per la ricerca applicata (e decisa) dalle imprese. In effetti parte dei costi ricadono sulle casse pubbliche per ricercatori, laboratori, aule e professori, che sono sottratti ai normali compiti (lezioni, esami, assistenza alle tesi di laurea…).
In un momento come questo, Paleari rivendica finanziamenti stabili e certi da parte dello stato, e parla di semplificazione, competizione e autonomia: elementi necessari se si accetta che il finanziamento pubblico non esaurirà le necessità economiche degli atenei. Nella fase attuale i rettori hanno un ruolo cruciale: se accettano il disinvestimento pubblico nell’Università (lamentandosi ma senza provocare rotture clamorose), bisognerà concedere loro poteri, spazi di manovra e libertà che prima non avevano. In questo senso vanno letti i passaggi della sua lettera di candidatura al vertice della CRUI, in cui Paleari invoca per l’università “misure e risposte non convenzionali” e “semplificazione”.
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