Comunicato del Presidente dell’XI° Municipio Andrea Catarci in solidarietà con il Laboratorio Acrobax

Il Laboratorio Acrobax è una realtà attiva da anni nel Municipio Roma XI. Negli spazi dell’ex Cinodromo occupati e recuperati ad uso pubblico dal 2002, è presente un centro giovanile, uno spazio socio-abitativo in cui vivono 15 persone, una palestra, un campo di basket, un campo di rugby in cui si gioca il campionato di serie C, una sala prove per la musica. Si fanno iniziative quotidianamente ed alla luce del sole, per contrastare il precariato, l’emergenza abitativa, il caro-vita e l’uso delle armi, per promuovere lo sport per tutti, elemento di integrazione e confronto leale, per migliorare il quartiere, in particolare il degradato tratto di Lungotevere Dante. Tra il 2006 ed il 2007 due giovani di questa comunità, Antonio prima e Renato poi, hanno vista troncata la propria breve esistenza, il primo sul lavoro facendo trasporti veloci col motorino, l’altro assassinato all’uscita di uno stabilimento balneare da due giovani con simbologie neofasciste. I tragici fatti hanno rafforzato i legami con le altre realtà territoriali, già ampiamente consolidati.

Se qualcuno ha partecipato al rito vuoto e ingiusticabile della rottura di vetrine ed ha compiuto gesti ed azioni illegali va ovviamente accertato, ma che si indichi quel posto come palestra per il terrorismo oltre ad essere falso sa di sadico. E che Acrobax venga sbattuto in prima pagina e diventi una priorità del Ministro Maroni e del Sindaco Alemanno, in un clima da caccia alle streghe, è quanto di peggio sta producendo l’imperante subcultura antidemocratica ed autoritaria.

 

Andrea Catarci

Presidente del Municipio Roma XI

Petizione 15 Ottobre a Roma: liberi tutti!

Firma qui!

http://www.petizionionline.it/petizione/15-ottobre-a-roma-liberi-tutti-libere-tutte/5296

La giornata del 15 ottobre, lanciata dagli indignados spagnoli, ha raccolto l’adesione di oltre 1000 città in tutto il mondo. Questo nuovo movimento globale nasce nella cornice globale di una crisi strutturale del capitalismo, che ha prodotto negli ultimi mesi forme di resistenza in tutto il mondo: dal Cile a Londra, dalla Grecia a New York City.

E’ innegabile che il corteo italiano, partecipato da centinaia di migliaia di persone, sia incappato in un cortocircuito tra il percorso e l’organizzazione del corteo e la rabbia diffusa dalla percezione ormai generalizzata di una crisi e delle misure di austerity che ogni giorno sottraggono il futuro a un’intera generazione.
Il corteo è stato spezzato in due dall’intervento della polizia, subendo cariche della celere nella parte centrale, mentre in piazza S. Giovanni -piazza autorizzata come conclusione del corteo- migliaia di persone resistevano ai folli caroselli dei blindati delle forze dell’ordine.

Si sta creando nel paese un pesante clima di repressione che vorrebbe far venire meno le garanzie minime dello stato di diritto.
E’ in atto un tentativo di far rientrare nelle politiche di austerity un inasprimento del misure cautelari e penali.
Alle decine di perquisizioni in tutta Italia, e alle inaccettabili proposte di ritornare all’uso di leggi speciali (e anche all’inquietante uso delatorio dei social network), ci sembra doveroso rispondere con forza chiedendo innanzitutto l’immediata scarcerazione dei 12 arrestati.

NON SI PUO’ CRIMINALIZZARE UNA GENERAZIONE!
LIBERI/E TUTTI/E LIBERI/E SUBITO!


TimeOut: “Oltre il 15 ottobre”

La rete TimeOut “respinge le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero precario”. Per “riannodare i fili” dopo la giornata di Roma, appuntamento venerdì 21 ottobre’011 alle 21 a Bartleby.

Il 15 ottobre ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutto il mondo, per un totale di 962 città, per manifestare contro il sistema economico e politico attuale. La proposta era nata nelle acampadas spagnole con lo slogan “Non ci rappresenta nessuno”. E’ con questo spirito che siamo scesi a Roma il 15 ottobre.

Abbiamo scelto di partecipare allo spezzone indipendente dello Sciopero Precario perché solo lì il tema dell’irrappresentabilità politica dei movimenti avrebbe avuto legittimità piena e solo lì avremmo potuto portare avanti le nostre tematiche. E lo abbiamo fatto: la Santa Insolvenza (con la quale abbiamo animato la giornata del 12 ottobre a Bologna nell’iniziativa di #occupiamobancaditalia) era lì con noi; nei nostri slogan c’era la voglia di costruire un percorso che ponesse le questioni del diritto al reddito e di un nuovo welfare; nei cartelli, nei cori che cantavamo c’era la voglia di non pagare un debito che non siamo stati noi a contrarre.

 

Abbiamo portato con noi la voce di tanti* accomunat* da una condizione di vita schiacciata dal peso della precarietà e dalla mancanza di prospettive : student* medi, universitar*, precar*, tutt* insieme, in testa allo spezzone, dietro allo striscione rosa firmato TimeOut con scritto “Santa Insolvenza, liberaci dal debito – Sciopero precario subito” e a quello Putalesboneratransfemministaqueer che ha costruito agibilità politica per i corpi e desideri di gay, lesbiche, trans, femministe, prostitute.

Siamo stati parte attiva del corteo di sabato: abbiamo calato da un albergo di lusso uno striscione con scritto “Addomesticat@? No, ribelli”; abbiamo occupato simbolicamente i fori imperiali con lo striscione “Whose the History? Our History” e altre mille persone lo hanno fatto con noi. Oltre che da noi, quello spezzone è stato attraversato da più di ventimila persone. Ma le cronache di questi giorni hanno abbondantemente eliminato il piano tematico della manifestazione e le sue rivendicazioni politiche. Tutto ciò è stato messo in secondo piano da quanto avvenuto lungo il corteo.

Ma su questo vogliamo essere molto onesti: il corteo è stato da subito un corteo blindato, deciso dalla questura di Roma e accettato da parte del Coordinamento 15 ottobre. Evitare che qualunque pratica di dissenso (anche la più pacifica) potesse trovare la sua espressione è stato uno degli errori più gravi verso quella giornata.?Qualunque obiettivo è stato reso impraticabile, tutto è stato fatto in modo che una qualsiasi deviazione, anche lontano dai “palazzi del potere”, venisse impedita a priori. E aggiungiamo a chiare lettere che a noi di quei palazzi interessa poco, non li riteniamo i centri del vero potere, come abbiamo esplicitato nelle azioni del 12 ottobre a Bankitalia e nell’Ufficio Pignoramenti. Dire “Non ci rappresenta nessuno” vuol dire anche che quei palazzi, per noi, sono pieni solo di marionette.

Ma questo non basta, il movimento, l’intero movimento, in tutte le sue componenti, non è riuscito a incanalare quella rabbia che sempre di più contraddistingue le giovani generazioni. Una rabbia cresciuta in questi anni di fronte allo spettacolo indegno della politica e della finanza contro il quale si sono infrante, inascoltate e represse, le prese di parola di intere generazioni, dalle rivendicazioni studentesche, a quelle dei lavoratori e dei migranti.

Respingiamo con forza le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero Precario e di sue componenti, che da sempre agisce alla luce del sole, con discorsi e pratiche anche conflittuali, sempre rivolte ad un piano pubblico. Allo stesso modo siamo vicini e solidali a chi proprio in queste ore è stato denunciato per #occupiamobancaditalia e per il blitz all’Unep, il 12 ottobre a Bologna. Dopo cariche violente e insensate, arrivano oggi accuse pesanti (perfino rapina) per un’azione simbolica che ha dato corpo ad una rivendicazione del diritto all’insolvenza che è forte, generalizzata e diffusa: non saranno le intimidazioni giudiziarie a spaventare i precari e le famiglie che nè possono nè vogliono pagare un debito contratto da altri.

Quanto accaduto in piazza San Giovanni ha come primi responsabili i gestori dell’ordine pubblico che hanno fatto irruzione in una piazza autorizzata con blindati, caroselli e lacrimogeni. Questo atto di aggressione non poteva che trovare una determinata e spontanea reazione da parte delle migliaia di manifestanti presenti, che hanno difeso per ore il proprio diritto a manifestare.

Riteniamo raccapriccianti le misure che proprio in queste misure il Governo, col beneplacito dell’opposizione, sta prendendo in considerazione: le dichiarazioni di Di Pietro sulla legge Reale sono pericolose quanto le prese di posizione del Ministro Maroni. Riteniamo indegno che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, proibisca per un mese le manifestazioni. E’ proprio a partire da simili deliri di giustizialismo e di repressione che la rabbia che abbiamo visto nella giornata del 15 cresce e si alimenta.

Allo stesso modo riteniamo quanto mai pericoloso il fenomeno della delazione che in queste ore sta prendendo piede nei social network: se non cerchiamo di comprendere quanto è successo, se ci limitiamo alle accuse e alle prese di distanza, la complessità che in quella piazza si è data rimarrà priva di un quanto mai necessario tentativo di analisi, così come le sue e nostre rivendicazioni ancora una volta taciute.

Perché il problema dopo la giornata di Roma è proprio quello di riannodare i fili, partendo dallo straordinario dato di partecipazione che ha contraddistinto la giornata romana e dalla contraddizoni che ha fatto emergere. Ricostruire delle proteste che siano comuni a partire da una voglia di cambiamento radicale. Non si parte da zero, ma da tutte quelle questioni che in europa e nel mondo riempiono le piazze da mesi: la lotta contro l’austerity, il nodo della precarietà, il diritto all’insolvenza, e il problema di come si costruiscono nuove pratiche di piazza che siano inclusive e che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone. Non sono temi facili e la giornata del 15 ne è una dimostrazione.

Abbiamo deciso di parlarne, prima di tutto con le persone che sono venute con noi a Roma ma anche con la città. Inviteremo scrittori ed intellettuali, ma vorremmo dare la priorità a chi avrà voglia di parlare di quanto è successo e a chi vorrà confrontarsi con noi per capire come continuare a fare politica, opporre un vero protagonismo sociale alle politiche di austerity e costruire insieme a tante e tanti lo sciopero precario.

TimeOut Bologna

(Bartleby, Vag61, Collettivo Utòpia, Antagonismogay, Laboratorio Smaschieramenti)

da www.zic.it

 

Maroni mira a restringere la libertà di tutti e tutte

Comunicato del Laboratorio Acrobax.

Rigettiamo completamente l’accusa del ministro Maroni; la sua ricostruzione ieri in Parlamento, soffia solo sul fuoco della paura.  La violazione della libertà di movimento si sta rendendo esplicita, a cominciare dai divieti imposti da Alemanno  alla manifestazione della CGIL- Fiom del 21 Ottobre, per proseguire con le aperte minacce al movimento NOTAV che domenica 23 Ottobre riprenderà parola con un’importante manifestazione.

Realtà sociali e sindacali a cui esprimiamo da subito la nostra piena solidarietà.

Il dibattito sulle nuove forme di controllo sociale e sui nuovi dispositivi penali cerca di determinare uno stato di eccezione permanente. Tali provvedimenti vengono utilizzati strumentalmente in un contesto di crisi economica e sociale devastante a cui questo governo non sta dando nessuna risposta.

Le decine di migliaia di persone che hanno manifestato il 15 ottobre e difeso piazza San Giovanni dall’attacco della polizia non possono essere utilizzate a pretesto per negare le prossime mobilitazioni per la difesa dei diritti.

Pensiamo che, quando viene attaccata la libertà di dissenso, sia obbligo di tutti i soggetti politici e sociali prendere parola.

Per questo  continueremo ad attraversersare  le piazze per la difesa della libertà, dei diritti e per la piena affermazione di un nuovo welfare.

 

AGENZIE

Omniroma-CORTEI, ACROBAX: «CONTINUEREMO AD ATTRAVERSARE LE PIAZZE» (OMNIROMA) Roma, 19 OTT – «Acrobax», si legge in una nota del centro sociale, «è una realtà sociale che agisce alla luce del sole, nelle periferie, a contatto quotidiano con l’esclusione sociale e la precarietà causata dalla crisi. Svolgiamo quotidianamente l’attività del diritto alla casa, garantiamo assistenza legale e politica per le vertenze dei precari, mettiamo a disposizione tutti i giorni servizi e strutture a prezzi popolari come la palestra sociale, la sala prove e tutte le altre attività dei nostri laboratori che aggregano e incontrano tutti i giorni centianaia di persone. Anche per questo rigettiamo completamente l’accusa del ministro Maroni; la sua ricostruzione soffia solo sul fuoco della paura e punta ad una riduzione delle libertà di tutte e tutti. Non siamo noi la regia degli scontri, o meglio gli scontri non ne hanno avuto alcuna, e gli obiettivi praticati lungo il corte, o come il supermercato, non sono stati ne premeditati ne dai noi effettivamente praticati. Qualunque altra posizione è falsa e tendenziosa. La violazione della libertà di movimento si sta rendendo esplicita, a cominciare dai divieti imposti da Alemanno alla manifestazione della Cgil-Fiom del 21 Ottobre, per proseguire con le aperte minacce al movimento NoTav che domenica 23 ottobre riprenderà parola con un’importante manifestazione. Realtà sociali e sindacali a cui esprimiamo da subito la nostra piena solidarietà. Il dibattito sulle nuove forme di controllo sociale e sui nuovi dispositivi penali cerca di determinare uno stato di eccezione permanente. Tali provvedimenti vengono utilizzati strumentalmente in un contesto di crisi economica e sociale devastante a cui questo governo non sta dando nessuna risposta. Le decine di migliaia di persone che hanno manifestato il 15 ottobre e difeso piazza San Giovanni dall’attacco della polizia non possono essere utilizzate a pretesto per negare le prossime mobilitazioni per la difesa dei diritti. Pensiamo che, quando viene attaccata la libertà di dissenso, sia obbligo di tutti i soggetti politici e sociali prendere parola. Per questo continueremo ad attraversare le piazze per la difesa della libertà, dei diritti e per la piena affermazione di un nuovo welfare». red

INDIGNATI: ACROBAX, RESPINGIAMO ACCUSE MARONI NON C’È NOSTRA REGIA IN SCONTRI = Roma, 19 ott. – (Adnkronos) – «Rigettiamo completamente l’accusa del ministro Maroni: la sua ricostruzione soffia solo sul fuoco della paura e punta a una riduzione delle libertà di tutte e tutti. Non siamo noi la regia degli scontri, o meglio gli scontri non ne hanno avuto alcuna, e gli obiettivi praticati lungo il corteo come il supermercato, non sono stati nè premeditati nè dai noi effettivamente praticati. Qualunque altra posizione è falsa e tendenziosa (come la forzatura fatta ieri da Repubblica)». Lo sottolinea in una nota il centro sociale Loa Acrobax. Acrobax, spiegano, «è una realtà sociale che agisce alla luce del sole, nelle periferie, a contatto quotidiano con l’esclusione sociale e la precarietà causata dalla crisi. Svolgiamo quotidianamente l’attività del diritto alla casa, garantiamo assistenza legale e politica per le vertenze dei precari, mettiamo a disposizione tutti i giorni servizi e strutture a prezzi popolari come la palestra sociale, la sala prove e tutte le altre attività dei nostri laboratori che aggregano e incontrano tutti i giorni centinaia di persone». (segue) (Rre/Ct/Adnkronos) 19-OTT-11 16:33 NNN

Omniroma-INDIGNATI, CATARCI: «ACROBAX NON È PALESTRA DI TERRORISTI» (OMNIROMA) Roma, 19 OTT – «l Laboratorio Acrobax è una realtà attiva da anni nel Municipio Roma XI. Negli spazi dell’ex Cinodromo occupati e recuperati ad uso pubblico dal 2002, è presente un centro giovanile, uno spazio socio-abitativo in cui vivono 15 persone, una palestra, un campo di basket, un campo di rugby in cui si gioca il campionato di serie C, una sala prove per la musica. Si fanno iniziative quotidianamente ed alla luce del sole, per contrastare la precarietà, l’emergenza abitativa, il caro-vita e l’uso delle armi, per promuovere lo sport per tutti, elemento di integrazione e confronto leale, per migliorare il quartiere, in particolare il degradato tratto di Lungotevere Dante. Tra il 2006 ed il 2007 due giovani di questa comunità, Antonio prima e Renato poi, hanno vista troncata la propria breve esistenza, il primo sul lavoro facendo trasporti veloci col motorino, l’altro assassinato all’uscita di uno stabilimento balneare da due giovani con simbologie neofasciste. I tragici fatti hanno rafforzato i legami con le altre realtà territoriali, già ampiamente consolidati». Lo dichiara in una nota il presidente del Municipio XI Andrea CAtarci che prosegue: «Se qualcuno ha partecipato al rito vuoto e ingiusticabile della rottura di vetrine ed ha compiuto gesti ed azioni illegali va ovviamente accertato, ma che si indichi quel posto come palestra per il terrorismo oltre ad essere falso sa di sadico. E che Acrobax venga sbattuto in prima pagina e diventi una priorità del Ministro Maroni e del Sindaco Alemanno è quanto di peggio sta producendo l’imperante subcultura antidemocratica ed autoritaria». red 191703 OTT 11

SCONTRI ROMA: ACROBAX, NON SIAMO NOI LA REGIA DEI DISORDINI CENTRO SOCIALE ROMANO INDICATO DA MARONI TRA SOGGETTI VIOLENTI (ANSA) – ROMA, 19 OTT – «Non siamo noi la regia degli scontri, o meglio gli scontri non ne hanno avuto alcuna, e gli obiettivi praticati lungo il corteo, come il supermercato, non sono stati nè premeditati nè dai noi effettivamente praticati». È quanto si legge in una nota del Laboratorio sociale di Roma Acrobax, citato ieri al Senato dal ministro dell’Interno Maroni tra i soggetti violenti responsabili delle devastazioni di sabato scorso durante il corteo degli Indignati. «Rigettiamo completamente l’accusa del ministro Maroni; la sua ricostruzione ieri in Parlamento soffia solo sul fuoco della paura e punta a una riduzione della libertà di tutte e tutti», si legge nella nota, che prosegue: «Acrobax è una realtà sociale che agisce alla luce del sole, nelle periferie, a contatto quotidiano con l’esclusione sociale e la precarietà causata dalla crisi». «Le decine di migliaia di persone che hanno manifestato il 15 ottobre e difeso piazza San Giovanni dall’attacco della polizia non possono essere utilizzate a pretesto per negare le prossime mobilitazioni per la difesa dei diritti», afferma ancora Acrobax.(ANSA). COM-LAL 19-OTT-11 16:50 NNN

 

 

 

 

“Ma quale regia”. Acrobax rettifica Repubblica.it

Comunicato del Laboratorio Acrobax.

Vogliamo rettificare e precisare alcune delle cose riportate dall’intervista apparsi ieri sulla versione online di Repubblica Roma.

Così come al Manifesto, anche a Repubblica – nella prima ci riconosciamo, nell’altra decisamente no! – ieri sono state ribadite alcune cose molto chiare:

che non siamo noi la regia degli scontri, o meglio gli scontri non ne hanno avuto alcuna

che gli obiettivi praticati lungo il corteo come il supermercato Elite non sono stati premeditati ne dai noi ne da nessun’altro.

Acrobax è una realtà sociale che agisce alla luce del sole, nelle periferie, a contatto quotidiano con l’esclusione sociale e la precarietà causata dalla crisi. Svolgiamo quotidianamente l’attività del diritto alla casa, garantiamo assistenza legale e politica per le vertenze dei precari, mettiamo a disposizione tutti i giorni servizi e strutture a prezzi popolari come la palestra sociale, la sala prove e tutte le altre attività dei nostri laboratori che aggregano e incontrano tutti i giorni centianaia di persone.

Riteniamo che nella crisi lo stato di necessità e bisogno sia ormai oltre la soglia della tollerabilità, ma non vogliamo essere presi per questo come i capri espiatori o mostri da sbattere in prima pagina.

Qualunque altra posizione è falsa e tendenziosa.


“Né buoni, né cattivi” – Intervista di Acrobax al Manifesto

di Eleonora Martini –

ROMA DOPO GLI SCONTRI – Grande discussione tra i partecipanti alla manifestazione.

Polemiche sugli incidenti Né buoni, né cattivi

«L’album di figurine ricostruito da certi media è ridicolo. Gli avvenimenti di sabato rivelano la temperatura sociale del Paese».

Parla un militante di Acrobax, uno dei centri sociali additati come cabina di regia degli scontri Sono stati additati dai media mainstream come la macchina organizzativa degli scontri di sabato scorso a Roma. I militanti del centro sociale romano Acrobax, insieme ai torinesi di Askatasuna e ai padovani del Gramigna, sarebbero secondo un «teorema preordinato» – così lo definiscono – la base logistica e di regia della battaglia che ha trasformato per la prima volta da tempo immemore la piazza di arrivo di una manifestazione in un campo di macerie. «È falso». Un confronto con loro deve partire necessariamente da questo assunto. Non vuole avere un nome, il militante di Acrobax con cui parliamo, «per una scelta politica, non giudiziaria: perché una voce senza nome è più ascoltata di tanti personalismi».

Dunque non siete voi gli artefici degli scontri di sabato?

L’album di figurine ricostruito da certi media è ridicolo. Noi, i militanti del Gramigna, per esempio, non li abbiamo nemmeno mai visti in una riunione. Con gli attivisti No Tav, invece, come con molte altre realtà italiane ed europee della rete degli Stati generali della precarietà abbiamo costruito insieme un percorso di lotta che continueremo a portare avanti. Un percorso condiviso da un movimento amplissimo, internazionale ed europeo, che sulla base dell’appello del 15 ottobre si è riunito a Barcellona per organizzare la resistenza alla politica di austerity dettata dai poteri finanziari globali. Non a caso, eravamo a pieno titolo nello spezzone iniziale del corteo. Ma il punto che sfugge ai più è che uno spezzone sia pur organizzato e militarizzato di rivoltosi non avrebbe avuto la forza di tenere sotto scacco per ore la polizia e trasformare piazza San Giovanni in un campo di battaglia. La resistenza, lì, è stata diffusa, la guerriglia l’hanno fatta migliaia di manifestanti. E noi con loro. Ma è su questo che si deve riflettere: come mai un piccolo gruppo di «violenti» è riuscito a trascinare con sé tanta gente? Chi erano queste persone?

È vero. Chi era in piazza quel giorno ha visto crescere il numero di “arruolati” alla guerriglia nel giro di qualche ora. Dapprima solo un “plotone” di miliziani nero vestiti, poi, a San Giovanni, gruppi non più definibili. Dunque tra di voi non c’era un disegno prestabilito per far saltare la manifestazione degli indignati?

Il comitato 15 ottobre sapeva benissimo che noi non riconoscevamo e contestavamo le loro scelte politiche. Come è avvenuto in tutto il mondo – da New York a Milano – noi volevamo portare la nostra protesta sotto i palazzi del potere. Quando dico «noi» intendo dire le migliaia di persone che hanno partecipato ad un’intera area di corteo. La nostra manifestazione sarebbe dovuta finire altrove, non in piazza San Giovanni. Le nostre azioni erano mirate, politiche. Volevamo sanzionare l’abuso di potere che costruisce zone rosse off-limits. Ma soprattutto mettere in pratica il diritto all’insolvenza, riappropriarci dei beni di consumo, far valere i nostri diritti negati – dalla casa al lavoro, dai saperi alla salute. Su questo tipo di lotte ci mettiamo la faccia e puntiamo alla riproducibilità delle nostre azioni. Non lasceremo soli chi vive sulla propria pelle l’esclusione imposta dalle banche centrali e dalle finanze globali, né li lasceremo alle destre o alla Lega.

Avete raggiunto i vostri obiettivi, sabato scorso?

Non abbiamo risolto il problema ma l’abbiamo reso evidente. Anche se non siamo caduti nella trappola della polizia e non abbiamo forzato il muro costruito a difesa del centro trasformato in zona rossa. E non abbiamo nemmeno paura di dire che certe azioni, come bruciare le auto all’interno del corteo o danneggiare la statua della Madonna, sono stupide e irresponsabili. Ma è stata colpa delle cariche della polizia e del modo di gestire le forze dell’ordine se gli scontri sono finiti proprio dentro la piazza dove il corteo avrebbe dovuto approdare. È davanti ai caroselli impazziti della polizia e alle auto lanciate contro la folla, che i manifestanti si sono uniti ai pochi «violenti», come li chiamate voi, iniziali.

 Abbiamo già raccontato ai lettori del manifesto la strana gestione delle forze di polizia in piazza San Giovanni. Ma insomma, non la firmate voi, quella violenza primaria e impulsiva senza grandi doti comunicative che ha devastato Roma?

Bisogna capire che c’è anche quella, anche se non era affatto nei nostri piani. Dovremmo tutti cercare di leggere i fatti di sabato come un termometro che misura la temperatura sociale di questo Paese.

Ha spiazzato anche voi, dunque?

Noi non facciamo le pulci alle varie anime del movimento, ciascuno sceglie la propria pratica politica. Così come non consideriamo nemici nemmeno coloro che scelgono strade di rappresentanza politica. C’è il massimo rispetto per chi sceglie le rappresentanze sindacali e studentesche. La nostra non è antipolitica, ma la consapevolezza dello svuotamento delle rappresentanze politiche. Certo, però, non saremo il capro espiatorio di un Paese – il cui tasso di disoccupazione giovanile sta al 30-35%, che vive in una dittatura mediatica unica al mondo, in assenza totale di tutele per i lavoratori e con un welfare tradizionale azzoppato dai tagli – nel quale è ovvio che il tappo è ormai saltato. Noi non provochiamo la rivolta ma nemmeno faremo i pompieri: meglio che tutto ciò emerga. A questo punto, o le rappresentanze politiche mostrano uno scatto di responsabilità, cercando di comprendere il senso e di dare delle risposte al conflitto, oppure quello che è successo sabato non è che l’inizio. E non è una minaccia, è una constatazione.

Cosa è cambiato rispetto alla manifestazione del 14 dicembre scorso?

Quello era solo corpo studentesco, sabato scorso invece in piazza c’era il corpo sociale metropolitano e precario. Allora si puntava alla sfiducia del governo e l’opposizione costituita ancora una sorta di rappresentanza politica parlamentare. Oggi le politiche di austerity sono condivise da tutto l’arco parlamentare. Per questo, senza fare alcuna apologia della violenza, diciamo che se il conflitto non trova altri sbocchi, in qualche modo esplode. È chiaro che si vuole instaurare uno stato d’eccezione per poi gestirlo in emergenza.

http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20111018/manip2pg/04/manip2pz/311747/

 

No Tav

Una raccolta di articoli sulla lotta No Tav:

VERSO IL 15 OTTOBRE VAL SUSA CHIAMA ITALIA

No Tav: repressione e arresti

METRO PER METRO: 4 GIORNI NOTAV! CAMPEGGIO E INIZIATIVE

La Valle Ribelle, un’alternativa per l’utopia concreta!

La forza del movimento notav!

Ancora una volta la Val Susa non si tocca!

Comitato di lotta popolare di Bussoleno sotto attacco

La Valle Ribelle, un’alternativa per l’utopia concreta!

NoTav: la potenza della valle ribelle

Dalla Val Susa: venite a trovarci

Tra le montagne della Repubblica libera e indipendente della Maddalena

Sono un acrobata…

Sono un acrobata e Sabato 15 Ottobre ero in piazza.
Sono un acrobata perchè sono all’interno di uno spazio sociale e politico che si chiama Acrobax; un nome frutto di una mediazione tra quella che è la condizione contro cui ci battiamo e la X dell’incrocio, della mescolanza e contaminazione, dell’incontro e della sperimentazione. Laboratorio occupato ce lo siamo scelto per questo.
Sono un acrobata perchè sono sul filo della precarietà e quotidianamente combatto per non cadere, per non perdermi dentro le strade buie che il liberismo capitalista mi impone. Strade senza futuro in cui essere silenziosi e camminare sempre soli.
Sono un acrobata perchè, ostinatamente e in senso contrario, scelgo di riprendermi tutti i giorni i miei diritti, i miei spazi, costruendo possibilità e relazioni per uscire da quelle strade e costruire con le mie mani percorsi di liberazione della mia vita da un giogo, facendolo con altre decine di persone acrobate come me. Tutti/e testardamente dedicate a rimanere su quel filo di una vita costretta tra affitti troppo alti, spese sempre più care, preoccupati di cure mediche che non ci possiamo permettere, asili e scuole per i nostri figli che saranno sempre più carenti e dequalificate; e dall’altra parte prendendo in mano le nostre stesse vite, riappropriandoci di sogni e costruendo conflitto.
Io sono un acrobata e in piazza ho visto migliaia di persone, determinate, sorridenti, accigliate, pensierose, incazzate, urlanti o silenziose. Ho visto migliaia di donne e uomini scendere nelle strade per affermare le loro stesse vite contro il capitale, in quel conflitto perenne che ci vede schiacciati in una produzione sempre più mortifera per il nostro pianeta.
Ho fatto comunicazione e dato vita ad azioni e ne sono contento le rivendico come le parole che sto scrivendo. Ho visto altre azioni praticate infiammare banche e macchine e a me nel profondo non ha creato scompensi e malumori. Molto di più me l’ha creato vedere persone che scappavano e urlavano, portavano via bambini e amici, si arrabbiavano per essere stati, ancora una volta nella loro vita, sovradeterminati nella loro vita. E allora mi chiedo se questo non sia un limite, una discussione da affrontare o se possa essere sacrificato tutto in nome della rivoluzione.
Io sono un acrobata e vivo nell’orizzontalità e condivisione delle scelte; quelle scene mi hanno posto una contraddizione in termini che voglio condividere e sulle quali vorrei trovare una condivisone delle pratiche. Perchè penso che a la radicalità, a volte, possa essere anche questo ma che vadano rispettati i contesti e le scelte individuali. Vecchio tema, vecchia discussione.
Io sono un acrobata e sono arrivato di corsa in piazza san giovanni perchè un idrante con diverse camionette ci caricavano e sono riuscito a salvare capre e cavoli, le persone che erano intorno a me e correvano sbilenche su quella strada.
Io sono un acrobata perchè ho ballato sul filo della rabbia e della resistenza insieme a migliaia di altri/e respingendo le cariche e difendendo quella piazza che era anche la mia, di tanti, di tutti. Non di un coordinamento o di una parte.
E quella rabbia, quell’espressione, ancora una volta praticata a Roma è un narrazione di una pressione sociale che vedo comprimere sempre più le vite di tutti noi. E’ una rabbia che chiede forme radicali di alterità dell’esistente. Chiede la redistribuzione delle ricchezze, chiede protagonismo sociale, chiede di chiudere una storia ed aprirne un’altra. Ed è disposta a difenderla con le unghie e con i denti.
Quale che sia la complessità dei fili sui quali mi muovo so che dovrò continuare a muovermi sapendo che non tutti saranno solidi e che alcuni verranno tagliati.
Ma continuerò ostinamente a rimanere in piedi.

Centri sociali di Milano su 15 ottobre

Siamo i centri sociali e le realtà di movimento autorganizzate di Milano e hinterland, che hanno partecipato al corteo del 15 ottobre dentro lo spezzone del precario indipendente, lo spezzone che più di altri viene aggredito in queste ore dai pennivendoli dell’informazione mainstream.
Non ci sorprendono i furiosi attacchi di media e istituzioni politiche nei confronti dell’oceanico corteo romano del 15 ottobre, non ci sorprende nemmeno l’operazione “argentina” (visto che i riferimenti ad altri paesi vanno di moda, e pure i flashback) attraverso la quale il grande repressore pensa di dividere la piazza in buoni e cattivi andando a soffocare sul nascere quel moto di indignazione e di rabbia che ha dato vita alla data romana. Questo gioco al massacro non ci interessa ed i compagni che accettano questo schema commettono un errore.
Non vogliamo portare ulteriori riflessioni sulla giornata, non vogliamo rimarcare il nostro atteggiamento, quello che pensiamo e che pratichiamo quotidianamente è sotto gli occhi di tutti e ci sembra ridondante sottolinearlo. Ribadiamo e rivendichiamo, invece, l’adesione allo spezzone precario e indipendente e il percorso che ha portato, fra mille difficoltà va detto, alla data del 15 e giudichiamo intollerabili gli attacchi politici e personali che stanno subendo in queste ore TUTTI i collettivi e i centri sociali che sono entrati nel mirino delle testate giornalistiche e non solo e a cui va la nostra piena solidarietà.

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San Precario nella moltitudine della giornata globale contro l’austerity

Comunicato Stampa (da precaria.org)

A Roma San Precario si è trovato circondato da 200.000 persone o forse di più, una moltitudine di indignate e indignati, di studenti, di precari, di migranti, di cassa integrati, di disoccupati. Una moltitudine eterogenea di persone che non ci stanno a vivere sotto ricatto, a vivere massacrati da una crisi pesante e da un governo inetto e immobile, che non ci stanno ad accettare ricette draconiane da banche che dopo aver risucchiato i loro risparmi dettano diktat per uscire dalla crisi. Una moltitudine che vuole riprendere in mano le retini della propria vita per galoppare nel proprio futuro.

A Roma San Precario e lo Sciopero Precario sono entrati nell’ Hotel Exedra-Boscolo in Piazza Esedra calando dalla terrazza uno striscione e disperdendo santini e cartoline nella hall mentre il corteo partiva da Piazza della Repubblica. Fumogeni colorati e santini sono volati dalla tettoia di un altro albergo in via Cavour mentre striscioni venivano appesi ai fili del tram. Colori, slogan e banda ritmavano e coloravano lo spezzone dello sciopero precario un serpentone di 15.000 persone. Il banner Whose the History? Our History appeso alla balconata del Foro Romano esplicitava la voglia di conquistarsi il futuro partendo dal passato in un luogo simbolo della nostra storia. Dal carro decine gli interventi, a volte rabbiosi sempre indignati delle più diverse realtà sociali: studenti, cassa integrati di Pomigliano, NoTav, precari del pubblico impiego, migranti … Inutile dire che è ridicolo semplificare i contenuti espressi in ore di interventi virgolettando semplici frase estrapolate dal loro contesto e comunque riferite solo alle azioni pensate e realizzate dalle realtà dello sciopero precario nato e costruito in un lungo percorso di Stati Generali della Precarietà che hanno coinvolto decine di realtà nazionali portando alla nascita della Costituente per lo Sciopero Precario. Uno spezzone che rivendica un nuovo welfare, un reddito incondizionato, accesso ai beni comuni e uno sciopero precario   della e nella precarietà. Esprimere il punto di vista precario è stata la nostra priorità.

A Roma San Precario ha visto una carica alla coda dello spezzone dello sciopero precario; ha visto inorridito camionette della polizia entrare a velocità folle tra la gente; ha visto caricare indiscriminatamente; ha visto litri e litri di liquido sparato dagli idranti montati sulle camionette; ha lacrimato per le migliaia di lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine. Ha visto una Piazza San Giovanni piena di gente, una moltitudine eterogenea che è stata costretta a respingere cariche violente e a resistere in maniera diffusa a cariche reiterate e ai caroselli dei blindati. Ha visto anche una resistenza spontanea che non può essere attribuita a nessuna regia e a nessuna forza organizzata.

Respingiamo al mittente i tentativi di criminalizzazione dello spezzone dello sciopero precario e/o di alcune sue componenti politiche, come il Centro Sociale Acrobax, uno spezzone che ha agito a viso aperto e che si rivendica le azioni scelte collettivamente e qui sopra segnalate. Tutto quello che è successo attorno, dietro, davanti, prima, dopo, durante non è farina del nostro sacco e non accettiamo di fare il capro espiatorio. Non sono esistite operazioni clandestine, non esistono carbonari nascosti nelle tane, noi agiamo sempre alla luce del sole forti delle nostre idee, arricchiti dai nostri contenuti.