La rete TimeOut “respinge le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero precario”. Per “riannodare i fili” dopo la giornata di Roma, appuntamento venerdì 21 ottobre’011 alle 21 a Bartleby.
Il 15 ottobre ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutto il mondo, per un totale di 962 città, per manifestare contro il sistema economico e politico attuale. La proposta era nata nelle acampadas spagnole con lo slogan “Non ci rappresenta nessuno”. E’ con questo spirito che siamo scesi a Roma il 15 ottobre.
Abbiamo scelto di partecipare allo spezzone indipendente dello Sciopero Precario perché solo lì il tema dell’irrappresentabilità politica dei movimenti avrebbe avuto legittimità piena e solo lì avremmo potuto portare avanti le nostre tematiche. E lo abbiamo fatto: la Santa Insolvenza (con la quale abbiamo animato la giornata del 12 ottobre a Bologna nell’iniziativa di #occupiamobancaditalia) era lì con noi; nei nostri slogan c’era la voglia di costruire un percorso che ponesse le questioni del diritto al reddito e di un nuovo welfare; nei cartelli, nei cori che cantavamo c’era la voglia di non pagare un debito che non siamo stati noi a contrarre.
Abbiamo portato con noi la voce di tanti* accomunat* da una condizione di vita schiacciata dal peso della precarietà e dalla mancanza di prospettive : student* medi, universitar*, precar*, tutt* insieme, in testa allo spezzone, dietro allo striscione rosa firmato TimeOut con scritto “Santa Insolvenza, liberaci dal debito – Sciopero precario subito” e a quello Putalesboneratransfemministaqueer che ha costruito agibilità politica per i corpi e desideri di gay, lesbiche, trans, femministe, prostitute.
Siamo stati parte attiva del corteo di sabato: abbiamo calato da un albergo di lusso uno striscione con scritto “Addomesticat@? No, ribelli”; abbiamo occupato simbolicamente i fori imperiali con lo striscione “Whose the History? Our History” e altre mille persone lo hanno fatto con noi. Oltre che da noi, quello spezzone è stato attraversato da più di ventimila persone. Ma le cronache di questi giorni hanno abbondantemente eliminato il piano tematico della manifestazione e le sue rivendicazioni politiche. Tutto ciò è stato messo in secondo piano da quanto avvenuto lungo il corteo.
Ma su questo vogliamo essere molto onesti: il corteo è stato da subito un corteo blindato, deciso dalla questura di Roma e accettato da parte del Coordinamento 15 ottobre. Evitare che qualunque pratica di dissenso (anche la più pacifica) potesse trovare la sua espressione è stato uno degli errori più gravi verso quella giornata.?Qualunque obiettivo è stato reso impraticabile, tutto è stato fatto in modo che una qualsiasi deviazione, anche lontano dai “palazzi del potere”, venisse impedita a priori. E aggiungiamo a chiare lettere che a noi di quei palazzi interessa poco, non li riteniamo i centri del vero potere, come abbiamo esplicitato nelle azioni del 12 ottobre a Bankitalia e nell’Ufficio Pignoramenti. Dire “Non ci rappresenta nessuno” vuol dire anche che quei palazzi, per noi, sono pieni solo di marionette.
Ma questo non basta, il movimento, l’intero movimento, in tutte le sue componenti, non è riuscito a incanalare quella rabbia che sempre di più contraddistingue le giovani generazioni. Una rabbia cresciuta in questi anni di fronte allo spettacolo indegno della politica e della finanza contro il quale si sono infrante, inascoltate e represse, le prese di parola di intere generazioni, dalle rivendicazioni studentesche, a quelle dei lavoratori e dei migranti.
Respingiamo con forza le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero Precario e di sue componenti, che da sempre agisce alla luce del sole, con discorsi e pratiche anche conflittuali, sempre rivolte ad un piano pubblico. Allo stesso modo siamo vicini e solidali a chi proprio in queste ore è stato denunciato per #occupiamobancaditalia e per il blitz all’Unep, il 12 ottobre a Bologna. Dopo cariche violente e insensate, arrivano oggi accuse pesanti (perfino rapina) per un’azione simbolica che ha dato corpo ad una rivendicazione del diritto all’insolvenza che è forte, generalizzata e diffusa: non saranno le intimidazioni giudiziarie a spaventare i precari e le famiglie che nè possono nè vogliono pagare un debito contratto da altri.
Quanto accaduto in piazza San Giovanni ha come primi responsabili i gestori dell’ordine pubblico che hanno fatto irruzione in una piazza autorizzata con blindati, caroselli e lacrimogeni. Questo atto di aggressione non poteva che trovare una determinata e spontanea reazione da parte delle migliaia di manifestanti presenti, che hanno difeso per ore il proprio diritto a manifestare.
Riteniamo raccapriccianti le misure che proprio in queste misure il Governo, col beneplacito dell’opposizione, sta prendendo in considerazione: le dichiarazioni di Di Pietro sulla legge Reale sono pericolose quanto le prese di posizione del Ministro Maroni. Riteniamo indegno che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, proibisca per un mese le manifestazioni. E’ proprio a partire da simili deliri di giustizialismo e di repressione che la rabbia che abbiamo visto nella giornata del 15 cresce e si alimenta.
Allo stesso modo riteniamo quanto mai pericoloso il fenomeno della delazione che in queste ore sta prendendo piede nei social network: se non cerchiamo di comprendere quanto è successo, se ci limitiamo alle accuse e alle prese di distanza, la complessità che in quella piazza si è data rimarrà priva di un quanto mai necessario tentativo di analisi, così come le sue e nostre rivendicazioni ancora una volta taciute.
Perché il problema dopo la giornata di Roma è proprio quello di riannodare i fili, partendo dallo straordinario dato di partecipazione che ha contraddistinto la giornata romana e dalla contraddizoni che ha fatto emergere. Ricostruire delle proteste che siano comuni a partire da una voglia di cambiamento radicale. Non si parte da zero, ma da tutte quelle questioni che in europa e nel mondo riempiono le piazze da mesi: la lotta contro l’austerity, il nodo della precarietà, il diritto all’insolvenza, e il problema di come si costruiscono nuove pratiche di piazza che siano inclusive e che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone. Non sono temi facili e la giornata del 15 ne è una dimostrazione.
Abbiamo deciso di parlarne, prima di tutto con le persone che sono venute con noi a Roma ma anche con la città. Inviteremo scrittori ed intellettuali, ma vorremmo dare la priorità a chi avrà voglia di parlare di quanto è successo e a chi vorrà confrontarsi con noi per capire come continuare a fare politica, opporre un vero protagonismo sociale alle politiche di austerity e costruire insieme a tante e tanti lo sciopero precario.
TimeOut Bologna
(Bartleby, Vag61, Collettivo Utòpia, Antagonismogay, Laboratorio Smaschieramenti)
da www.zic.it