Moralmente ripugnante e politicamente pretestuosa la polemica di “Settegiorni” sulla morte di Zoran. Pronti a querelare l’autore dell’articolo, fratello del segretario cittadino della Lega Nord

 

Leggiamo con stupore, sull’ultimo numero del settimanale locale “Settegiorni” l’ennesimo tassello di una campagna orchestrata da pezzi della maggioranza rhodense – in particolare dalla Lega Nord – con la compiacenza di alcuni giornalisti, tesa a delegittimare la Fornace e la sua azione politico-sociale sul territorio con accuse via via sempre più infamanti, calunniose e diffamatorie. Già la nostra azione di martedì scorso in Consiglio comunale, effettuata per denunciare le politiche razziste della giunta Zucchetti, in particolare contro la comunità rom rhodense, era stata stravolta dala stampa locale: un’azione determinata ma pacifica è stata descritta come un’irruzione violenta, una porta aperta con decisione presentata come sfondata, dei palloncini trasformati in petardi, le grida di “assassini” tramutate in minacce di morte. Il tutto condito da autentiche falsità come l’aggressione al messo comunale e i fumogeni accesi all’interno del Palazzo del Comune.

Ora, con argomentazioni moralmente ripugnanti, Settegiorni arriva a dire che “La Fornace ‘fa morire’ un vivo”. Il “vivo” in questione è Zoran Milenkovic, il rom che, quasi cieco e in dialisi, ha sperimentato qualche mese fa le “politiche sociali” del Comune di Rho, e cioè lo sgombero della sua abitazione e l’allontanamento dei suoi cari (non ce ne voglia l’assessore Pellegrini, che su Settegiorni piange lacrime di coccodrillo). La “morte cerebrale” di Zoran, che dopo le disavventure rhodensi era approdato minato nel fisico e nel morale in Germania, viene accertata martedì scorso, poche ore prima del consiglio comunale. Nel rispetto per la triste sorte di Zoran, e nella speranza che non si alimenti inutilmente ulteriore e inutile strazio per famigliari e amici, diremo soltanto che per “morte cerebrale” si intende la cessazione definitiva, permanente ed irreversibile delle funzioni cerebrali. Per la scienza medica, quindi, Zoran è morto, come accertato dal personale sanitario tedesco.
Il sensazionale “scoop” di Stefano Giudici, giornalista di Settegiorni e – guardacaso – fratello del segretario cittadino della Lega Nord, è semplicemente falso, così come tendenziosa è del resto tutta la ricostruzione, anche clinica, della vicenda, per la quale Zoran giace in “condizioni gravi”, cosa qualitativamente diversa dall’accertamento della morte cerebrale. Si qualifica da sè inoltre l’aggrapparsi, per argomentare la propria tesi sulla nostra presunta “invenzione” della morte di Zoran, alle parole disperate di una madre per la quale il figlio “è ancora vivo”.
Vista la martellante campagna stampa tesa alla delegittimazione della Fornace all’occhio dell’opinione pubblica, ci riserviamo di valutare la possibilità di querelare per diffamazione l’autore dell’articolo e il direttore del giornale.
Riteniamo infatti evidente la deliberata deformazione del senso della vicenda – un uomo cieco e in dialisi che in pieno inverno viene privato della casa, dell’affetto dei suoi cari e dell’accesso alle cure mediche, fino all’estremo epilogo di qualche giorno fa – così come delle nostre accuse alle politiche razziste e inumane dell’amministrazione comunale. Concorre a questo giudizio anche la proditoria retrocessione in uno spazio periferico del giornale – nella pagina delle “Lettere”, in confronto agli “squilli di tromba” delle “civette” riservati al falso scoop di Giudici – della testimonianza di Maurizio Pagani, Presidente di Opera Nomadi Milano, che indica Zucchetti e Cecchetti “moralmente responsabili” di quanto accaduto a Zoran, il che è essenzialmente il senso delle nostre denunce.
Rivendichiamo, quindi, di esser andati in Consiglio comunale a gridare i nomi dei responsabili della tragica fine di Zoran, e di aver ricordato con quell’azione, in quell’aula spesso intenta a discutere solo di affari privati, un essere umano, purtroppo uno tra i tanti in ogni parte del mondo, senza diritti e vittima delle politiche razziste.

 

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