Category: News dai media

Nucleare: l’Italia cofinanzia un nuovo reattore rumeno con la bolletta elettrica

“Il governo cofinanzia le ricerche per la costruzione di un nuovo reattore nucleare in Romania. E lo fa con i soldi dei contribuenti italiani. Ma quel che è peggio, quel denaro – prelevato dalla componente A5 della nostra bolletta elettrica – servirebbe per sviluppare la ricerca proprio in ambito elettrico e non nucleare: dall’incremento dell’efficienza, all’ottimizzazione rispetto ai contributi non continui delle fonti rinnovabili, alle smart grid. La maggioranza sta giocando con le tasche dei cittadini, altro che tagli alla spesa pubblica”. Così vanno all’attacco del governo i senatori del Movimento 5 Stelle, che hanno presentato un’interrogazione parlamentare a prima firma Gianni Girotto.

La notizia è stata resa nota l’11 settembre, durante il convegno “Reattori di IV generazione e sicurezza nucleare”, sulle attività che ENEA e alcune imprese del settore nucleare stanno portando avanti grazie ai finanziamenti dell’accordo di programma con il Ministero dello sviluppo economico.

“Proprio da quest’ultimo vorremmo capire come mai l’Italia sta procedendo alla ricerca di un mix energetico che prevede anche lo sviluppo del nucleare – chiedono i senatori a 5 Stelle –  visto che gli italiani si sono detti nettamente contrari al nucleare nel referendum del marzo del 2011. Per il nostro Paese quella volontà referendaria vale sia dentro che fuori dai nostri confini”.

Ora invece viene fuori che l’Italia partecipa alla costruzione del reattore rumeno Alfred, un prototipo LFR che dovrebbe essere realizzato in Romania dal consorzio FALCON (Fostering Alfred Construction), costituito a Bucarest con ENEA, Ansaldo Nucleare e ICN (Istituto romeno per le ricerche nucleari).

E non basta. Una nota diffusa dalla Commissione scientifica sul decommissioning nucleare parla chiaro: la tecnologia LFR (Lead-cooled Fast Reactor) proposta dall’ENEA è vecchia e in disuso. L’ultima volta è stata “sviluppata per la propulsione atomica dei sottomarini dell’Unione Sovietica ed in seguito abbandonata”. E inoltre i finanziamenti sono stati erogati senza le abituali procedure di peer review dei lavori scientifici.

“Quali interessi difende il governo? Le strategie di Renzi vanno contro le politiche di sviluppo dell’efficienza del sistema elettrico nazionale. E inoltre pensiamo che sia stato eluso il controllo delle Associazioni dei consumatori che hanno il diritto di verificare come vengono spesi i soldi delle componenti tariffarie della bolletta elettrica”, spiegano i senatori grillini.

“Questa situazione è frutto della singola iniziativa del Commissario ENEA o il governo ha concordato tutta la linea? E soprattutto, chi pagherà eventuali danni per incidenti provocati dallo stesso reattore che l’Italia sta contribuendo a finanziare? E i costi dello smaltimento delle scorie?”

Fonte: Gianni Girotto, Capogruppo M5S – X Commissione Industria Senato

Tratto da:
Pressenza International Agency
18 settembre 2015

Val Susa: entro la fine 2015 nuovi trasporti radioattivi

Forse per evitare nuove polemiche, forse per scaricarsi la coscienza in caso di incidente ma non di sicuro per tutelare i propri cittadini: ecco che il Comune di Trino e la Prefettura di Vercelli annunciano che entro la fine del 2015 un nuovo carico di scorie radioattive attraverseranno la Val Susa in direzione La Hague in Francia per il riprocessamento.

A questo link è possibile istruirsi su come comportarsi in caso di incidente…

7 settembre 2015

Nucleare, le centrali in smantellamento aprono le porte ai cittadini

Che ne dite di una bella gita? Dopo le visite guidate a Chernobyl ecco la proposta turistica di Sogin…

L’iniziativa ‘Open gate’ è stata lanciata  da Sogin. Le prenotazioni si chiudono il 3 maggio

Cittadini in visita nelle quattro centrali nucleari di Caorso (Piacenza), Garigliano (Caserta), Latina e Trino (Vercelli) in fase di smantellamento. E’ l’iniziativa ‘Open gate’ lanciata da Sogin in programma nel weekend del 16 e 17 maggio 2015. Le prenotazioni si chiudono il 3 maggio.

L’obiettivo è far conoscere il lavoro di Sogin per completare lo smantellamento degli impianti nucleari, nel rispetto dei criteri di massima sicurezza, e di sensibilizzare sul tema della gestione dei rifiuti radioattivi, dal loro stoccaggio nei depositi temporanei alla sistemazione definitiva nel deposito nazionale. La sua realizzazione consentirà, infatti, di chiudere il ciclo elettronucleare nel nostro Paese.

Nelle due giornate “a porte aperte” le centrali potranno accogliere quasi tremila visitatori: un massimo di 380 al giorno per Trino, Caorso e Garigliano, e un massimo di 320 al giorno per la centrale di Latina.

L’iniziativa prevede due differenti percorsi di visita per le centrali di Caorso, Garigliano e Trino: ‘zona controllata’ e ‘zona non controllata’. Per la centrale di Latina è programmato un unico percorso, ‘zona non controllata’. La ‘zona controllata’ all’interno di un impianto nucleare è un ambiente di lavoro delimitato il cui accesso, per motivi di protezione dalle radiazioni ionizzanti, è segnalato e regolamentato da specifiche procedure ed è vietato ai minori, a differenza della zona non controllata alla quale possono accedere anche i bambini da sei anni in su.

In ciascuna giornata e per ogni percorso di visita, della durata di circa due ore, sarà possibile prenotarsi per uno fra i diversi turni programmati dalla mattina fino al tardo pomeriggio. Per partecipare all’iniziativa è necessario iscriversi entro domenica 3 maggio attraverso la pagina dedicata sul sito internet www.sogin.it, inserendo i propri dati e allegando copia del documento di riconoscimento.

Sogin, 13 aprile 2015

Chernobyl, non ancora spento l’incendio, allarme per la dispersione di radioattività

E’ ancora allarme per l’incendio nella zona di Chernobyl. Contrariamente a quanto annunciato nella notte, i vigili del fuoco continuano ancora a lavorare per spegnere alcuni «focolai minori in un’area di circa 70 ettari» dell’incendio boschivo nella zona di esclusione intorno alla centrale nucleare di Cernobyl, anche se «dalle 06.30 locali (le 05.30 in Italia) l’incendio non si è diffuso ulteriormente», come ha reso noto il servizio delle situazioni di emergenza.

Chernobyl
Le autorità ucraine e bielorusse assicurano che il livello di radioattività è nella norma ma diversi esperti russi e ucraini continuano ad ammonire sul rischio che il fumo dell’incendio, trasportato dal vento, veicoli particelle radioattive. Il sito russo Lifenews sostiene che gli abitanti di Kiev, a circa un centinaio di km da Cernobyl, potrebbero sentire l’odore del fumo già stamane e che i medici consigliano di usare mascherine di garza e di bere di più. Il rogo, scoppiato l’altro ieri, si è sviluppato su area di 320 ettari.
Greenpeace stima che gli incendi in corso nei boschi attorno alla centrale nucleare di Cernobyl «rischiano di causare una notevole dispersione di
radioattività». A causa della notevole contaminazione delle foreste e dei terreni attorno alla centrale, afferma l’associazione ambientalista, «i quantitativi totali di materiali radioattivi rilasciati da questi incendi potrebbero essere potenzialmente equivalenti a quelli di un incidente nucleare rilevante». I primi incendi nell’area sono stati segnalati il 26 aprile, giorno dell’anniversario del disastro avvenuto nel 1986. «La radioattività è rilasciata in atmosfera dai fumi dell’incendio e dispersa a seconda dell’andamento dei venti, dell’altezza del pennacchio di fumo e altri fattori meteorologici – afferma l’associazione ambientalista – In incendi precedenti la radioattività è arrivata fino alla Turchia. Sulla base di dati satellitari, gli esperti di Greenpeace stimano che gli incendi abbiano interessato un’area complessiva di circa 13.300 ettari, di cui 4.100 ettari sono effettivamente andati a fuoco».
All’inizio di quest’anno è stata presentata un’analisi dettagliata sui rischi da incendio a Cernobyl: la conclusione, spiega Greenpeace, «è stata che nel caso peggiore il rilascio di radioattività in atmosfera potrebbe equivalere a un incidente di livello 6 della scala Ines (International Nuclear Events Scale).
Sia l’incidente di Cernobyl che quello di Fukushima sono stati collocati al livello 7 della scala Ines». Secondo l’associazione, «dopo ventinove anni, i rischi di rilascio di radioattività dall’area non sono sotto controllo e ciò può comportare ulteriori dispersioni di radioattività sull’Europa.

Il Messaggero, 30 Aprile 2015

Nucleare. Il baro (di Stato) è sempre seduto al tavolo da poker nel vecchio saloon

Riceviamo da un compagno anti-nucleare e pubblichiamo.

Nucleare. Il baro (di Stato) è sempre seduto al tavolo da poker nel vecchio saloon

E’ notizia recente.
C’è chi, a fronte di compensazioni il cui fine è di comprare il territorio e la vita altrui, resiste e chi, invece, non vede l’ora di intascarle.
Si chiamano ancora oggi “fondi Scanzano” e servono, mi scuso per la non troppo aulica semplificazione, per non avere troppe noie con i comuni sul cui territorio sono stoccate scorie nucleari o materiale fissile; per la verità anche qualche comune limitrofo qualcosa ha da intascare.
Non parliamo di spiccioli e questo, a mio modesto modo di vedere, aiuta a comprendere alcune dinamiche che ci hanno interessato anche quando ci sono stati i trasporti via ferrovia verso la Francia.
Al comune di Saluggia saranno versati, ad esempio, oltre 2 milioni di Euro, al comune di Trino oltre un milione di Euro, altri comuni limitrofi circa centomila Euro ciascuno, l’ente provincia di Vercelli (che della questione ha sempre preferito disinteressarsi) oltre 1 milione e seicentomila euro.

Questi fondi sono assegnati, ma sarà un caso ovviamente. Sogin, invece, la Società di Stato che, nonostante alcuni suoi massimi dirigenti siano stati indagati per corruzione (e qui ci sarebbe da scrivere delle pagine), attraverso una robusta campagna mediatica sta tentando di costruirsi un’immagine nuova e affidabile in funzione di alcuni obiettivi che, mi immagino, siano per lei prioritari:
- l’ampliamento (che in realtà è una nuova costruzione) dei depositi di stoccaggio siti nel comune di Saluggia; infatti, per il deposito D2 è chiesto il RADDOPPIO VOLUMETRICO della struttura. Si tratta per l’appunto, nella realtà delle cose, di aggiungere due nuove campate e non solo di recuperare un poco di spazio come dal punto di vista dell’informazione (scarsa) si vorrebbe far credere;
- la costruzione del deposito temporaneo a Trino in funzione dello smantellamento della Centrale Enrico Fermi;
- l’iter che dovrebbe portare alla costruzione del deposito unico nazionale delle scorie radioattive (che, già per come è progettato, è di per se una grossa fregatura visto che non è affatto idoneo per le scorie ad alta attività quali il plutonio o l’uranio 235).

Perché ostinarsi, tra l’altro, a smantellare ora la Centrale di Trino, creando un deposito adiacente contenente tutta la centrale smantellata se davvero si è prossimi al deposito unico nazionale?
Forse perché il primo che riesce a smantellare interamente una centrale nucleare (nocciolo attivo compreso) diventa padrone di una tecnologia che oggi non è ancora stata sperimentata e che permetterebbe di divenire primi attori nel mercato internazionale dello smantellamento, con prospettive di guadagno talmente elevate da essere difficilmente, realmente, quantificabili.
I rischi sono a carico dei trinesi (e di tutti noi) ma il soldo “compra” (per fortuna non tutti), si sa.

Il nucleare italiano è ben lontano dall’essere tema da oblio della memoria, anzi è più vivo che mai.
Stiamo attendendo ancora il ritorno in Italia delle scorie trattate in Inghilterra (potrà azzeccarci qualcosa la richiesta per il nuovo deposito a Saluggia?), dovranno prima o poi riprendere i trasferimenti verso la Francia anche per consentire lo smantellamento di Trino, e si avvicina già il tempo del rientro del materiale nucleare già trattato a Le Hague. Nel frattempo si hanno notizie (rubate) di trasporti su gomma di materiale fissile e radioattivo che interessano più regioni italiane. Destinazione il Centro Ricerche Casaccia di Roma? E con che scopo? Ovviamente non è dato sapere.

Alcune organizzazioni ambientaliste locali, che ben conoscono il quadro reale della situazione (a differenza degli altri), procedono con qualche riunione e qualche convegno pubblico che certo non sono di alcuno ostacolo ai progetti di Sogin, agli interessi del Governo e agli interessi di comuni i cui insignificanti bilanci sono stravolti dall’arrivo di milioni di Euro.
Sembra quasi che taluni siano per una protesta non troppo rumorosa; sembra quasi che, al di là delle posizioni mediatiche, si abbia paura di disturbare. Chissà…….
In fondo è già successo; c’era, infatti chi, tra gli oppositori al nucleare, era perfettamente a conoscenza di come e quando avrebbero avuto luogo i trasporti verso la Francia e ha fatto finto di niente (tranne poi organizzare qualche inutile rappresentazione mediatica).

A chi si preoccupava comunque di sostenere che i trasporti ferroviari di materiale nucleare erano il male minore, oggi si potrebbe chiedere conto delle balle che hanno raccontato e come giustificheranno gli ampliamenti chiesti da Sogin a Saluggia, la costruzione del deposito temporaneo a Trino e, non dimentichiamo, lo stallo in cui versa l’ex fabbrica nucleare di Bosco Marengo, dove, anche qui, un nuovo deposito temporaneo diventa “necessario”.
Ma, probabilmente sarebbe tempo perso, il soldo è soldo e tutto il resto (per i soliti noti) vale una conferenza stampa per propagandare se stessi.
Saluti


Fondi Scanzano: nel vercellese oltre 4 milioni di euro
La ripartizione fra Trino, Saluggia e i comuni limitrofi

Ammontano a 4 milioni 247mila 557,93 euro per l’impianto Eurex e il deposito Avogadro di Saluggia, e a 2 milioni 579mila 995,90 euro per la centrale “Enrico Fermi” i fondi Scanzano relativi al 2012. Vengono ripartiti fra Saluggia, Trino, Provincia di Vercelli e comuni limitrofi ai due centri sede degli impianti.

Ecco i dettagli: Saluggia riceve 2 milioni 123 mila 778,97 euro, mentre i comuni limitrofi ricevono 307mila 193,66 euro per Crescentino, 223mila 701,79 euro per Livorno Ferraris, 211mila 171,94 euro per Verolengo, 101mila 133,78 euro per Cigliano, 96mila 461,63 euro per Torrazza Piemonte, 77mila 333,13 euro per Rondissone, 44mila 885,98 euro per Lamporo. Per quanto riguarda la “Fermi”, Trino riceve 1 milione 289mila 997,95 euro, Fontanetto Po 117mila 349,77 euro, Morano sul Po 116mila 591,30 euro, Palazzolo 97mila 174,59 euro, Camino 85mila 994,81 euro, Costanzana 83mila 431,19 euro, Ronsecco 71mila 750,83 euro, Tricerro 65mila 410,06 euro, e Livorno Ferraris 7mila 296,44 euro.

La Provincia di Vercelli riceve 1 milione 061mila 897,07 euro per Eurex e Avogadro, e 644mila 998,98 euro per la Fermi. In totale, in Italia, vengono erogati 15milioni 169mila 308 euro di fondi Scanzano considerando tutti gli impianti italiani. A Trino e Saluggia sono da aggiungere Caorso, Latina, Garigliano, Itrec, Casaccia, Ispra, Bosco Marengo. I fondi Scanzano vengono così ripartiti per ciascun territorio: il 50 per cento in favore del comune sede del sito, il 25 per cento in favore della Provincia e il 25 per cento in favore dei comuni confinanti con quello in cui è ubicato il sito.

La Sesia, 17 marzo 2015
di Fabio Pellizzari

Scorie nucleari attraversano ancora la Val Susa

Nuovo passaggio di scorie nucleari in Valsusa
Un nuovo viaggio – segreto – delle scorie nucleari attraverso la Val Susa.
I sindaci sono stati avvisati all’ultimo momento con una telefonata.

I servizi segreti gestiscono insieme ai militari il trasporto, affidato all’ultimo alle forze dell’ordine.

Per un lungo periodo i trasporti di scorie nucleari non erano partiti, i problemi sul cambio di materiali e specifiche di sicurezza avevano fatto rallentare la macchina dei trasporti. Forse anche l’anticipo dei presidi in Valle di Susa ha fatto si che ad occuparsi dell’organizzazione siano stati i servizi segreti italiano e francese in collaborazione, si apprende da alcune fonti che dei lavoranti vicino ai movimenti sono stati tenuti all’oscuro ed in Francia anche sollevati dall’incarico.

Partito su gomma, il castor con il nuovo carico, ha percorso il viaggio da Trino nel vercellese a Tricasten in Francia passando dalla Valle di Susa, proseguirà per la Hague nella giornata di oggi. Manca solo più un trasporto alla conclusione del ciclo, poi vedremo tornare indietro tutto il materiale radioattivo stabilizzato ed impoverito dall’estrazione di uranio.

Il Prefetto di Torino con una telefonata intorno alle 18 ha avvisato in forma riservata alcuni sindaci della Valle di Susa che come procedura prevede hanno operato secondo il piano di sicurezza redatto dal governo, allertando chi di dovere, protezione civile o unità di crisi in base all’organizzazione del comune. Dalla telefonata fatta ai sindaci la prefettura fa capire bene il livello di segretezza, “voi non dovete fare nulla, c’è un piano provinciale e regionale a cui attenersi – e ancora – la notizia è riservata”. Il Sindaco di S.Ambrogio e di Avigliana ci dicono “abbiamo le mani legate siamo in bilico tra la riservatezza dell’ordine che ci impartisce la prefettura e il procurato allarme”, il Sindaco di Susa Sandro Plano “mi hanno cercato ad uffici chiusi, riuscire a far qualcosa in questa situazione diventa un problema”. Insomma un problema serio se si considera che nei piani di sicurezza dovrebbe essere avvertita e al limite evaquata la popolazione nei primi 300 metri dalle rotaie.

Il treno nucleare a trasporto radioattivo di scorie del pregresso storico nucleare italiano ha visto comparire a Bussoleno, Avigliana e lungo la valle le forze dell’ordine alle ore 3 del 24 giugno il treno è passato alle 5e30.

Pubblicato su Indymedia Piemonte
da Valsusa Report


Vercelli: il giorno del trasporto nucleare
Ecco perché c’era un massiccio spiegamento di forze dell’ordine

Mercoledì 24 giugno è stato il giorno del trasporto nucleare lungo le strade della provincia. Operazioni concluse ufficialmente alle 23,34, quando il treno – con due vagoni carichi di scorie – ha lasciato la stazione di Vercelli.

I fatti
E’ mattina. In provincia polizia, carabinieri, guardia di finanza, artificieri, unità cinofile e vigili stanno già perlustrando e bonficando le zone in cui, su gomma, passerà il convoglio. Sono operazioni delicate. E proprio per rispetto di questo complesso lavoro, decidiamo di non pubblicare subito la notizia. A metà pomeriggio, poi, i convogli, provenienti da Trino, arrivano ai Magazzini di via Monte Bianco, passando lungo la strada che costeggia l’area industriale (come potete vedere dal filmato che ci è stato gentilmente dato da un nostro lettore). Proprio in via Monte Bianco, intorno alle 17,30, ci sono agenti di polizia e militari dell’arma che controllano l’ingresso della struttura: d’altronde le scorie dovranno essere caricate sul treno e poi ‘spedite via’. La giornata è quindi ancora molto lunga.

La serata
Intorno alle 21,30, in piazza Roma, iniziano ad arrivare i mezzi delle forze dell’ordine: ci sono quelli della guardia di finanza, pure. E ci sono i vigili del fuoco del comando provinciale. Poi, intorno alle 22,45, inizia il ‘movimento’. In stazione arrivano il Prefetto Salvatore Malfi, il Questore Salvatore Pagliazzo Bonanno, il colonnello dei carabinieri Angelo Megna. Ci sono agenti della Digos e militari dell’Arma in borghese, così come c’è il personale della Rete Ferroviaria Italiana che controlla, per l’ultima volta, i binari. Alle 23,20 il treno si ferma al binario 3 della stazione. Un’altra serie di controlli e poi, alle 23,40, riparte: nella notte giungerà a destinazione.

di Matteo Gardelli
Vercelli, 26 giugno 2015
La Sesia

I residenti presso le centrali nucleari giapponesi sporgono querela

Le nuove autorizzazioni d’esercizio per le centrali nucleari sono sotto tiro. L’ente per la sicurezza nucleare giapponese le avrebbe rilasciate malgrado l’inosservanza delle norme di sicurezza.

Secondo l’ex ingegnere per reattori di General Elecric, Satoshi Sato, anche se si sostiene che sono le più severe del mondo, le nuove norme di scurezza per le centrali nucleari giapponesi non corrispondono agli standard internazionali. Il sismologo Katsuhiko Ishibashi che ha predetto il corso della catastrofe di Fukushima va addirittura oltre e dice che la centrale nucleare Sendai sull’isola di Kyushu (il trad.: 13 milioni di abitanti), alla quale l’ente per la sicurezza nucleare NRA (il trad.: Nuclear Regulation Authority) ha rilasciato una nuova autorizzazione d’esercizio, “Non soddisfa nemmeno le più incuranti regole giapponesi. NRA ha violato le proprie regole. Perciò l’autorizzazione d’esercizio è illegale.”
Alcuni residenti allarmati hanno sporto querela contro Sendai. Hanno fatto fiasco nella prima istanza ma si sono appellati contro la sentenza. Come contro Sendai, sono attualmente in corso dei processi contro tutte le centrali nucleari giapponesi.
Il direttore della NRA, Shunichi Tanaka, nega che il signor Ishibashi avrebbe un’opinione tutta sua. Del monito non vuole parlare. Tutta la stampa giapponese lo passa quasi sempre sotto silenzio. Ishibashi, egli stesso ex-componente della commissione nucleare statale, crede che la NRA subisca le enormi pressioni esercitate dal governo che vorrebbe riattivare le centrali nucleari al più presto possibile e dice: “Tanaka purtroppo non è affatto un sismologo”.

La “Genpatsu-Shinsai”-teoria
Ishibashi ha subito personalmente le pressioni della lobby dell’atomo. Dopo il terremoto Joetsu e Niigata nel 2007, quando una catastrofe fu evitata per puro caso, elaborò la teoria di un “Genpatsu-Shinsai”. Questo neologismo giapponese è composto da “genpatsu”, energia nucleare, e “shinsai”, catastrofe sismica, ed afferma che in una centrale nucleare un sisma può innescare un effetto domino che può arrivare fino alla catastrofe nucleare. Fukushima ha confermato passo per passo la teoria di Ishibashi. Aveva previsto addirittura l’esplosione dell’idrogeno.
Quali sono i danni di un sisma dipende dall’accelerazione e dalla direzione del terremoto ma anche dalla frequenza delle onde sismiche e dalla loro amplitudine, vale a dire dai picchi negli intervalli di spostamento della terra. Ed anche dalla sua durata: più tempo persistono le scosse, più grandi sono i danni. Un sisma con frequenza minore, vale a dire da 1 a 2, 5 hertz, arriva più lontano e durante l’estensione le onde perdono meno energia. Possono provocare dei danni gravissimi anche a grandi distanze, fino a 100 Km o più. In Giappone non esiste centrale nucleare che sia più distante di 100 Km da un probabile epicentro sismico. In questa zona sismica attiva avvengono, inoltre, dei terremoti anche all’interno delle placche tettoniche.
Visto che un terremoto si ripercuote in modo particolarmente distruttivo sulle strutture messe in risonanza dalle sue oscillazioni, dopo la catastrofe di Fukushima, l’ente per la prevenzione sismica della NRC (il trad.: Nuclear Regulatory Commission) statunitense richiede che si collaudi una centrale nucleare sull’intero arco delle frequenze (visto, inoltre, che nelle centrali nucleari anche una gru rovesciata, le piscine di stoccaggio per le barre di combustibile o un grande trasformatore distrutto da un sisma possono provocare un grave incidente nucleare). La NRA giapponese non ha tratto quest’insegnamento da Fukushima. Per ottenere l’autorizzazione, la Kyushu Electric, che gestisce la centrale di Sendai, ha collaudato solo le tre frequenze scelte in proprio riuscendo, poi, ad esibirne la prova di sicurezza. Questo, ignorando i terremoti inter-placche, malgrado tutte le prove del fatto che nel 1909 c’è stato proprio uno di questi a 100 Km dalla centrale di Sendai di magnitudo 7.7.

Sottovalutazione delle frequenze minori
L’ingegnere per reattori Sato avverte: “ E’ anzitutto molto sottovalutato il pericolo dei movimenti a basse frequenze.” Non basta disporre l’impianto per la presunta accelerazione massima. Lo dimostrano alcuni sismi più recenti in Giappone e negli USA, dove gli impianti erano sottodimensionati per questi sismi distanti a basse frequenze. Inoltre, Kyushu Electric calcola con un corso delle scosse di sole 30 secondi. “Troppo breve, ed assai”, dice Sato. Mostra le registrazioni sismiche del terremoto che distrusse Fukushima. Durò quasi cinque minuti.
Inoltre deplora che, per inoltrare la richiesta d’autorizzazione, la NRA avrebbe concesso a Kyushu Electric di far riferimento solo ad alcuni sismi del passato. Le linee guida della NRA prevederebbero invece che l’impianto debba resistere anche alle scosse ritenute, in base alla generale tettonica delle placche, possibili dai sismologi; anche quando non se ne prevedono fino adesso. Il governo giapponese avverte ufficialmente che nella fossa di Nankai, di fronte alla costa dell’isola principale di Honshu, ci sarà un mega-sisma. Potrebbe essere di magnitudo 9 ed innescare onde a bassa frequenza. Kyushu Electric ha volutamente ignorato questo sisma. E nel caso di un terremoto di magnitudo 9.1 nella fossa di Ryuku, che da Kyushu raggiungerebbe Taiwan, ha collaudato solo la centrale di comando di Sendai, ma non lo stabile con il reattore nucleare.

Scosse più rare ma fortissime
Ishibashi ritiene a rischio anche le centrali che danno sul mare giapponese, ed ancora di più perché queste acque sono poco conosciute dal punto di vista sismologico. Il che nelle loro richieste ha permesso ai gestori delle centrali nucleari, che hanno 14 reattori nella sola minuscola prefettura di Fukui, di tenere bassa apposta la magnitudo dei possibili sismi (mentre per questa sosta esistono le prove storiche per dei sismi meno frequenti ma fortissimi). Secondo Ishibashi “Non lo prendiamo abbastanza sul serio”.
Per la centrale nucleare Takahama a Fukui la norma contro gli Tsunami sarebbe insufficiente ma, nonostante tutto, la NRA ha confermato la sicurezza dei suoi reattori 3 e 4. Ma per ora, meno male, non può essere attivata. Dopo una querela da parte di alcuni residenti, un tribunale ha sospeso con effetto immediato l’autorizzazione della NRA. Secondo il verdetto, i dati della gestrice Kepko che proverebbero la sicurezza antisismica di Takahama, sarebbero incerti poiché Kepko si baserebbe solo sulla media dell’accelerazione sismica del suolo. Questo, visto la gravità di un possibile incidente nucleare, non sarebbe sufficiente anche se numericamente la probabilità di un sisma sarebbe minima. L’impresa ha inoltrato appello contro questo verdetto.
Il sismologo Katsuhiko Ishibashi chiude il dialogo in modo quasi biblico. Considera i forti terremoti del 2003 e 2007 che provocarono dei gravi incidenti nelle centrali nucleari, e poi Fukushima, “degli avvertimenti sempre più seri degli déi”.

Fukushima. Ogni giorno dalle 300 alle 400 tonnellate di acqua per il raffreddamento
Mentre Tepco tenta di tranquillizzare i giapponesi con piccole notizie di progressi a Fukushima e di buon grado dimentica di comunicarne i rovesci, per esempio l’ennesima fuoriuscita d’acqua contaminata, Hiroki Koide gira nel paese e lancia un allarme solitario. L’incidente nucleare sarebbe lungi dall’essere risolto, dice l’assistente professore dell’università di Kyoto, i cui libri come “Genpatsu-Uso” (la menzogna nucleare) dopo Fukushima, sono dei bestseller. Le barre di combustibile del bacino di riduzione danneggiato nel blocco 4 conterrebbero abbastanza combustibile per 14.000 bombe nucleari Hiroshima. Se il bacino al quarto piano dello stabile dei reattori fosse crollato, per esempio dopo un nuovo sisma, secondo Koide si sarebbe dovuto abbandonare Tokyo. Pur essendo riuscito, nel frattempo, il recupero delle barre di combustibile dal blocco 4, “queste sono ora stoccate sul terreno in un bacino solo un po’ meno pericoloso”, e “questa catastrofe durerà ancora per decenni”. Non si sa nulla sull’ubicazione e sullo stato del materiale combustibile nei tre reattori fusi. “La radioattività è così alta che neanche un robot può resistere”. Tepco progetterebbe di estrarre i crogioli della fusione accedendo alle macerie dall’alto, ma l’apertura dei contenitori di sicurezza non sarebbe possibile perché ne uscirebbe una nuvola radioattiva. Inoltre, dovrebbero costantemente raffreddare i detriti con l’acqua, “ed i contenitori di sicurezza hanno dei buchi”; per questo motivo, Tepco già ora per il raffreddamento ne consumerebbe 300-400 tonnellate. L’intero impianto sarebbe una palude fortemente inquinata e le cisterne sul terreno contengono ormai 500.000 tonnellate d’acqua contaminata che si può decontaminare solo in parte. Koide prevede: “Fra non molto, Tepco dirà che deve versare l’acqua nel Pacifico”.

tratto da Tagesanzeiger 8 maggio 2015
traduzione di Marco Camenisch

Perquisizioni a Pisa

Su un piatto della bilancia l’ennesimo progetto latore di distruzione e avvelenamento, tanto abominevole quanto concreto; gli sforzi di presentarlo quale ordinaria amministrazione, quale “lieto fine” dell’avventura nucleare italiana, mal celano l’abominio di un’eredità che contiene in sé il peso di una millenaria civilizzazione e domesticazione dell’esistenza. Stiamo parlando dello sversamento, iniziato lo scorso ottobre e tuttora in corso, di 750.000 litri di acqua radioattiva nel canale dei Navicelli, un canale che da Pisa sbocca nel mare vicino a Livorno; l’acqua proviene dalla piscina di raffreddamento del reattore nucleare sperimentale del CISAM (Centro Interforze Studio e Applicazioni Militari) in fase di smantellamento.
Sull’altro piatto un manipolo di oppositori, i quali, scansati i professionisti del dissenso democratico e delle vie istituzionali, si sono organizzati e hanno provato a spostare l’ago della bilancia. Vari i tentativi da parte degli anarchici di smerdare la campagna mediatica sulla trasparenza del procedimento, portata avanti dal CISAM in collaborazione con ARPAT, campagna a colpi di rassicurazioni, dati, e ovviamente di falsità, ipocrisie e quell’odiosa tranquillità di chi avvelena la Terra e pretende docile silenzio in cambio di partecipazione e morte. E così: presidi, concerti, volantinaggi, manifestazioni di piazza… Poco, tuttavia, hanno raccolto in termini di riscontro.
In tutto ciò, qualcheduno ha pensato bene di esprimere il proprio dissenso in altri modi: prima è comparso un manifesto, sui muri della città, che usando i loghi di ARPAT e Comune di Pisa metteva in allerta la popolazione circa i pericoli connessi a un tale sversamento, poi, il 26 novembre, un gruppo di “ignoti incappucciati” che ha fatto irruzione all’ARPAT sbattendo in faccia agli impiegati della devastazione ambientale le proprie responsabilità, lasciando scritte e uscendo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
L’ago della bilancia non ha neanche sussultato, questo è chiaro a tutti: di fronte a chi ci propina morte e devastazione c’è stato solo uno stizzito rigurgito di rabbia, niente di più. Altro sarebbe restituire ciò che questi signori elargiscono, come alcuni dei nostri generosi compagni hanno saputo fare: Alfredo e Nicola azzoppando Roberto Adinolfi, Marco Camenisch sabotando con la dinamite i cantieri delle centrali atomiche, e tanti altri ribelli, in passato come adesso, opponendosi, con una miriade di lotte diverse, alla morte nucleare.
Non è mancata, rapida, la reazione da parte delle istituzioni che hanno condannato il gesto come opera dei soliti “professionisti del terrore”, invocando solerte la grave mannaia della repressione a stroncare gli animi di questi incappucciati che hanno osato esprimere conflittualità in un contesto pacificato, dove lamentele e istanze vengono sapientemente recuperate. Ed eccola la “mannaia” (in questo caso ricorda più un giocattolino di plastica che una vera e propria mannaia): il 4 febbraio scorso, agenti della DIGOS di Pisa hanno perquisito le abitazioni di una compagna e un compagno del Garage Anarchico nonché la sede stessa. Alla ricerca di prove schiaccianti hanno sequestrato abiti, computer, hard disk, opuscoli, volantini, dossier e copie del foglio locale Controtempo. Le accuse contestate sono: minaccia a pubblico ufficiale, imbrattamento, falso e procurato allarme.
Il sistema produce, sfrutta, inquina, contamina e si arricchisce, mentre le conseguenze di questi processi si manifestano nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel cibo di cui ci nutriamo. Tutto ciò non merita altro che odio e rabbia, motori di una risposta organizzata contro questa faccia tanto malvagia quanto vigliacca e disgustosa del dominio tecno-industriale.
Per conto nostro, ribadiamo la ferma volontà di continuare a contrastare questo progetto. La loro mannaietta di plastica non può che rompersi sulle nostre teste dure.
Non un passo indietro!
Solidarietà rivoluzionaria con i compagni prigionieri in lotta!

Garage Anarchico – Pisa

Pisa: irruzione negli uffici dell’Arpat

Vandali irrompono negli uffici Arpat e imbrattano i muri: “Cisam Assassini”. L’agenzia: “Un atto intimidatorio”

“Questi comportamenti sono del tutto ingiustificabili. Abbiamo svolto il monitoraggio ambientale prima dell’inizio delle operazioni di scarico”

Arpar AssassinaStamani un gruppo di incappucciati ha fatto irruzione nella sede del Dipartimento ARPAT di Pisa, urlando e scrivendo con bombolette spray sulle pareti slogan contro l’Agenzia ed il CISAM. Sono prontamente intervenute le autorità di pubblica sicurezza che stanno svolgendo le indagini di competenza. ARPAT denuncia questa azione intimidatoria e del tutto ingiustificabile nei confronti dell’Agenzia e dei suoi lavoratori, respingendo fermamente questi comportamenti, che vengono a pochi giorni dalla diffusione – sugli stessi temi – di un volantino falso (con i marchi del Comune di Pisa ed il vecchio logo ARPAT), che ha procurato allarme nella popolazione

Con l’occasione si ricorda che l’operazione di scarico delle acque della piscina del CISAM (dopo il loro trattamento) è sottoposta ad un piano di sorveglianza, curato – per conto del CISAM stesso – da parte di ENEA.

ARPAT, per quanto attiene le sue competenze, effettua un’attività di monitoraggio ambientale. Allo stato attuale:è stato effettuato il monitoraggio ambientale prima dell’inizio delle operazioni di scarico, è stato verificato un campione del primo lotto di acque trattate e, nei prossimi giorni, verranno prelevati campioni di acqua scaricata, per le relative analisi. Fin dal primo momento ARPAT ha assicurato piena trasparenza sulle attività da essa svolte, pubblicando sul Web le informazioni disponibili.

Pisa, 26 novembre 2013
Tratto da GoNews.it

Informare è “procurato allarme”

Falsi volantini dell’Arpat, il Comune denuncia ignoti per procurato allarme

Nei documenti si avverte la popolazione di rischi per la salute causati dallo sversamento nel canale dei Navicelli delle acque depurate del CISAM

Nel quartiere di Porta a Mare sono stati affissi falsi volantini con i loghi non autorizzati di Arpat e Comune di Pisa. Nei manifesti, creati ad arte per gettare il panico, si avverte la popolazione di fantomatici rischi per la salute causati dallo sversamento nel canale dei Navicelli delle acque depurate del CISAM Né Comune né Arpat hanno prodotto quel manifesto. Si tratta di un falso ignobile con lo scopo di screditare le istituzioni e mettere in agitazione i residenti del quartiere. Per questo il Comune ha presentato denuncia contro ignoti per procurato allarme e falso. Domenica 17 novembre i vigili urbani, appena saputo del fatto, si sono recati sul posto per staccare i manifesti (in totale 18 quelli levati) e per cercare di tranquillizzare i residenti.
Pisa, 18 novembre 2013
Fonte: Comune di Pisa – Ufficio Stampa – Tratto da GoNews.it

Dansette