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State tranquilli è tutto sotto controllo!

State tranquilli è tutto sotto controllo!

L’apocalisse nucleare giapponese viene progressivamente soffocata dai media, tanto che molte persone credono che sia stata risolta, che non ci siano più pericoli, che anche la famigerata “nube radioattiva” si sia fermata. Ma non è vero!

Seppur minimizzato rispetto alla realtà, il continuo peggioramento della situazione è visibile dall’innalzamento del livello di gravità dell’incidente da 5 a 7, portato così al massimo grado, identico all’incidente di Chernobyl.
Incidente catastrofico (livello 7) significa che sta avvenendo il rilascio all’esterno di un impianto di grandi dimensioni di ingenti quantità di materiale radioattivo in un’area molto vasta con conseguenti effetti acuti sulla salute della popolazione esposta e conseguenze gravi sull’ambiente.

Ieri, 17 aprile, la Tepco (Tokyo Electric Power)ha reso noto in una conferenza stampa il piano dell’azienda per la messa in sicurezza della centrale nucleare giapponese di Fukushima:

- ci vorranno circa tre mesi per registrare una riduzione dei livelli di radioattività e nove mesi per raffreddare i reattori.

- Dopo aver raffreddato i reattori, Tepco procederà alla chiusura degli stessi in un sarcofago, alla decontaminazione del suolo e alla rimozione del combustibile nucleare esausto.

Tsunehisa Katsumata, presidente della Tepco, ha dichiarato che il piano dell’azienda consentirà alle decine di migliaia di persone evacuate di tornare a casa nel minor tempo possibile: “Presentiamo le nostre scuse più sincere per avere causato problemi”, ha detto Katsumata, citato dalla Bbc: “stiamo facendo tutto il possibile per far sì che la crisi non si aggravi ulteriormente”.

Effettivamente qualche problema l’hanno creato:

La zona attorno alla centrale è un ammasso informe di macerie, fango, cadaveri: una montagna radioattiva che nessuno sa che fine farà. La zona evacuata di 20Km rimarrà inabitabile per oltre 20 anni (secondo le prime stime), oltre i 20Km dalla centrale vivono moltissime persone che non vengono evacuate (oltre 200.000 persone moriranno a causa dell’esposizione alla radiazioni, secondo la stima dell’AIEA. La contaminazione del cibo e dell’acqua è gravissima.
L’emissione di materiale radioattivo nell’aria è continua , hanno riversato migliaia di tonnellate di acqua radioattiva nell’oceano pacifico.

Ovviamente la popolazione giapponese è quella che subisce e subirà più gravemente le conseguenze di questa catastrofe, ma la nube radioattiva alimentata costantemente dalle continue emissioni ha già fatto il giro del mondo. E sulle conseguenze dell’inquinamento dell’oceano pacifico è impossibile fare qualsiasi previsione.

La CRIIRAD (Commissione di Ricerca e di Informazione Indipendente sulla RADioattività) francese ha denunciato che i dati sulla radioattività dell’aria ci sono e rimangono “confiscati dagli Stati”. I dati sull’attività dei radionuclidi sono conosciuti dall’Agenzia Internazionale dell’energia Atomica (AIEA) ed dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Queste organizzazioni possono utilizzarli per integrare tutti i dati forniti dagli Stati, per stabilire le valutazioni necessarie alla protezione delle persone, che possono essere interessate dalle ricadute dell’incidente. l’AIEA e l’OMS non hanno pubblicato questi risultati.

Ci stanno avvelenando, hanno provocato una catastrofe ambientale di proporzioni immani…ma non preoccupatevi, dormite sonni tranquilli, è tutto sotto controllo.

Stefania Prestigiacomo e i suoi colossali interessi

La Ministra Stefania Prestigiacomo (ma non solo) dichiara che il progetto nucleare italiano andrà avanti, spera che “gli italiani” non si facciano prendere dall’emotività. Dichiara che non c’è nessun “allarme rosso” smentendo addiritture le dichiarazioni ufficiali del presidente della Tepco, l’azienda elettrica che “gestisce” la centrale di Fukushima.  Perchè la Ministra per l’ambiente si è spinta a tal punto? Che sia in preda ad una crisi emotiva?  Che abbia qualche interesse nel colossale business nucleare? Non sarà forse che i suoi interessi + IVA stanno per essere travolti?

Stefania Prestigiacomo (Siracusa, 16 dicembre 1966) è un’imprenditrice e politica italiana.

Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del Governo Berlusconi IV, in carica dall’8 maggio 2008.

GLI AFFARI DEI PRESTIGIACOMO. Tutta la famiglia Prestigiacomo è molto attiva in Sicilia. Anche grazie alla Coemi spa, società di Priolo Gargallo (Siracusa), «nata nel 1974», si legge nel sito, «come emanazione della Ditta Prestigiacomo, già operante da lungo tempo nel settore delle manutenzioni elettriche». La Coemi è controllata dalla Fincoe srl, la cassaforte della famiglia Prestigiacomo, in cui hanno quote il ministro, la sorella Maria Pia, e il padre Giuseppe. Ora, la Coemi ha tra i suoi clienti colossi come:

ABB SPA

AIR LIQUIDE SPA

ANSALDO SPA

DOW POLIURETANI SRL

EDISON SPA

ENEL SPA

ENI SPA

ERG PETROLI SPA

ESSO ITALIANA SRL

EUROTECNICA SPA

FOSTER WHEELER ITALIA SPA

ISAB ENERGY SRL

MINISTERO DIFESA

POLIMERI EUROPA SRL

SASOL ITALY SPA

SIEMENS SPA

SNAM SPA

SNAMPROGETTI SPA

TECHINT SPA

WYETH LEDERLE SPA

COEMI: Solidità e competenza per gli impianti elettro-strumentali industriali.

http://www.coemi.it/default.html

COEMI nasce nel 1974 come emanazione della Ditta Prestigiacomo, già operante da lungo tempo nel settore delle manutenzioni elettriche.

Forte di una solida esperienza, l’azienda intraprende un processo di rapido sviluppo, svolgendo le proprie attività di installazione e manutenzione di impianti elettrici e di strumentazione per aziende chimiche, petrolchimiche, farmaceutiche, manifatturiere.

Il raggio di azione di Coemi si allarga velocemente, partendo dalla zona industriale di Priolo (SR) per abbracciare un’area sempre più vasta, operando in diversi settori: industriale, civile e militare, con la realizzazione di impianti di forza motrice e luce, cabine e sottostazioni elettriche, impianti di strumentazione industriale. Tra i lavori effettuati, la partecipazione alla costruzione di impianti per Polimeri Europa, Sasol, Esso, Agip, Erg, Isab Energy, Enel, ecc.

COEMI, divenuta SpA nel 1981, ha mantenuto negli anni la propria vocazione a seguire l’evoluzione del mercato. L’organizzazione dell’azienda, costantemente migliorata nel corso degli anni, oggi è in grado di assistere il Cliente dalla progettazione alla messa in marcia di impianti elettro-strumentali anche con servizi completi “chiavi in mano” (ingegneria, montaggi, fornitura materiali).
Grazie alla valorizzazione del proprio organico, oggi consistente in oltre 300 dipendenti, Coemi è in grado di gestire progetti di notevole complessità, integrando all’occorrenza le proprie maestranze con risorse specializzate presenti sul territorio.

Riprendiamoci le nostre vite!

L’assurdità, la pericolosità, l’incremento di nocività che la tecnologia atomica comporta sono note a tutti: radiazioni, scorie, incidenti, inquinamento e ulteriore militarizzazione della società. E nessuna menzogna del potere e degli interessi industriali potrà nasconderlo.

Ciò che sta accadendo in questo momento in Giappone dimostra l’impotenza degli ingegneri, dei governi, delle agenzie di sicurezza che si trovano a gestire questo tipo di emergenza.

Se fossimo afflitti di quell’odiosa abitudine che si riassume nella frase “l’avevamo detto” questi avvenimenti ci darebbero l’occasione di far sentire la nostra voce. Ma a cosa servirebbe?

A cosa servirebbe quando poi ci troviamo costantemente succubi di chi ci vuole imporre il nucleare? Succubi di gentaglia che accetta consapevolmente il rischio che milioni di persone possano morire a causa di un incidente nucleare, che la vita presente e futura sia minacciata, che interi ecosistemi spariscano dalla faccia della Terra.

Presidenti, capi di governo, ministri, parlamentari, capi delle multinazionali dell’energia, tecnici specializzati, ingegneri, scienziati, direttori di centrali, mass media riescono a pensare solo in termini tecnici, economici, affaristici.

Tutta gentaglia che ci racconta che il nucleare è il mezzo necessario per far fronte al fabbisogno energetico del Paese e che le tecnologie di nuova generazione sono economiche, ecologiche e sicure. E che ancora oggi si ostinano a ribadire, senza alcuna vergogna, che le centrali giapponesi hanno retto, che il nucleare è sicuro, che i reattori resistono a qualsiasi evento. Ci dicono di stare calmi, se ne stanno occupando loro…

Eccole qui le loro sicurezze, i loro calcoli, i loro studi, le loro soglie di rischio, la loro tecnologia, il loro progresso, la loro infallibilità: un mostro che è fuori controllo, un mostro che sta avvelenando persone, animali, aria, acqua, suolo!

E noi come ci opponiamo?

Contrapponendo al nucleare le energie alternative? Il referendum?

Rivendichiamo il nostro diritto all’autodifesa.
“Il diritto all’autodifesa per chi è minacciato di morte e in ogni momento può essere aggredito è naturalmente naturale!” (Gϋnter Anders.)

La lotta al nucleare va inserita dentro un quadro più generale di critica radicale dell’esistente, perché le nostre esigenze di vita sono incompatibili con gli interessi economici e sociali del sistema capitalista.

Autorganizziamo le lotte!

A noi non interessa proporre alternative per il funzionamento di questo mondo ma anzi riteniamo assolutamente necessario immaginare un’alternativa a questo mondo e alla sua immane produzione di nocività.

Assemblea permanente Contro il nucleare Una volta per tutte, Milano-Saronno

Newsletter del 5 Luglio

-Newsletter di controinformazione-

Attorno alla tematica del ritorno al nucleare in Italia si fa una quantità di chiacchere impressionante, ma le cose che succedono smentiscono spudoratamente tutta la propaganda trionfalista che partiti, governi, istituzioni, media, montano per convincerci che il nucleare è bello, sicuro, pulito, economico.

“Il nucleare creerà migliaia di posti lavoro” è uno dei tanti cavalli di battaglia che i cavalieri dell’atomo utilizzano per procurarsi un po’ di consenso e dissipare malumori e preoccupazioni che il nucleare inesorabilmente suscita.

Il nucleare francese è il modello a cui si ispirano Enel e governo Berlusconi, e sono proprio i lavoratori francesi impiegati in questo settore quelli che più subiscono gli effetti disastrosi di questa mortifera teconologia. Per 50 anni nessuno si è mai interessato a loro. Invisibili. Oggi le loro voci cominciano a farsi sentire e, smentendo le tante menzogne propagandate, rivelano il modo con cui è organizzato il lavoro all’interno di una centrale, rivelano come i subappalti garantiscono profitti e deresponsabilizzazione, rivelano gli enormi rischi per la salute a cui si sottopongono.

Sono circa 22 mila i lavoratori precari del nucleare francese pronti a intervenire per i lavori più rischiosi: manutenzione idraulica, meccanica, pulizia dei macchinari ad alto tasso di radioattività.

Yann, 25 anni, un “jumpers”, assunto con “contratti a termine” attraverso le agenzie interinali che come funghi proliferano nei villaggi delle zone vicine alle centrali e che forniscono manodopera a buon mercato ai colossi del settore come Areva (che detiene di fatto il monopolio della costruzione degli impianti) e EDF il gigante dell’energia che ora deve fare i conti con la concorrenza della privatizzata GDF-Suez.

Yann deve “tuffarsi” nel generatore di vapore che alimenta il reattore e che a intervalli regolari va revisionato. Un’operazione che deve durare non più di 120 secondi pena un sovrairradiamento che lo costringerebbe a restare in quarantena e a perdere quindi parte del suo salario.

La “dose” massima di irradiamento annuale consentito per legge è di 20 millesivert”, ma scopriamo che il concetto di “soglia” definisce il significato di dose massima ammissibile non come la dose al di sotto della quale non si corre nessun pericolo, ma come la dose di radiazioni per cui i rischi per la salute umana (tumori, leucemie, danni genetici) si ritengono compatibili coi benefici economici.

Il livello massimo di radiazioni ionizzanti fino al 2003 era fissato a 50 millesivert annuali per i lavoratori del nucleare e di 5 millesivert per la popolazione: una dose calcolata sulla base delle osservazioni degli effetti della bomba atomica osservati sugli abitanti di Hiroshima e Nagasaki. I rischi non gravano in modo uguale, ma c’è di più: questo livello in seguito è stato rivisto al ribasso su pressione degli organismi internazionali ma nel contempo è stato spalmato in maniera ancor più diseguale lungo la linea gerarchica interna.

La “dose” radioattiva “accettabile” per un pulitore di una ditta subappaltante è di fatto più elevata di quella di un tecnico specializzato di EDF. La “dose” radioattiva “accettabile” per i lavoratori è più elevata di quella della popolazione.

Pierre Lambert, scafandrista, ricorda il suo primo giorno di lavoro nella centrale di Chaux: “Mi hanno chiamato la sera prima dicendo di presentarmi in centrale per un intervento urgente. Assieme a un collega ci siamo trovati ai bordi di una splendida piscina color blu cobalto. Ci siamo immersi.

Quando siamo usciti dalla vasca di raffreddamento il sistema d’allarme ha suonato. Mi hanno detto che ero contaminato e che rischiavo una leucemia. Li per li non senti niente e speri di essertela cavata. Poi a poco a poco gli immunosoppressori attaccano i tuoi muscoli e ti ritrovi senza più la forza di reggerti in piedi. Sul volto compaiono delle ecchimosi, ti guardi allo specchio e assomigli a un mostro. Io ho citato EDF in giudizio. Mi hanno risposto che per gli incidenti sul lavoro in campo nucleare dopo 10 anni scatta la prescrizione” .
Dieci anni: il tempo di incubare la malattia e di occultare le cause che l’hanno provocata.

Il caso di Pierre non rientrerà nelle statistiche riguardanti gli incidenti sul lavoro nel settore del nucleare, perchè secondo la legge i salariati delle imprese subappaltanti di Areva e EDF non sono considerati lavoratori del nucleare. Sono esclusi dal conteggio. I dati esistenti riguardano soltanto il personale interno (i dipendenti di Areva o EDF) che, spiega Annie Thébaud-Mony,  “sta ormai in cima alla scala gerarchica”

“Quando ho cominciato a fare questo lavoro – racconta Jean Marc Pirotton – il mio capo mi parlava di rischio zero. Le centrali venivano definite ultrasicure. Poi hanno lasciato perdere il rischio zero ed hanno cominciato a parlarmi di rischio calcolato”. Oggi la dottrina della radioprotezione che viene divulgata negli stages impartiti al personale si fonda sul principio ALARA, un acronimo derivato dall’inglese (as low as reasonably acceptable) che lascia margini “interpretativi” importanti.

I colossi industriali che pianificano lo sviluppo del settore del nucleare esercitano una forte pressione non solo sulle ditte che per accaparrarsi commesse tendono a tagliare i costi ma anche sui lavoratori. Chi non rispetta la regola del silenzio rischia grosso. E’ il caso di Serge Serre, tecnico EDF con 30 anni di esperienza alle spalle, che dopo aver denunciato alla direzione i tagli dei “lavoratori effettivi” nella centrale di Cruas e i conseguenti rischi per la sicurezza è stato licenziato in tronco. Trattato come un rompiballe, troppo zelante ed allarmista. Serge oggi ha perso il suo status e lavora a chiamata. E’ stato uno degli animatori del blocco della centrale che nel 2008 ha costretto la direzione al reintegro di alcune decine di persone licenziate a causa di un cambio di appalto.

Molti altri suoi colleghi pero’ hanno deciso di abbandonare questa lotta impari. “Ho preferito andarmene – racconta il radiologo Christian Ugolini – la gestione delle centrali oggi si basa esclusivamente sul ricatto e la paura” .

L’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare indica un totale di 10786 incidenti “significativi” prodottisi nelle centrali francesi tra il 1986 e il 2006. Guasti e fuoriuscite di materiale radioattivo che contaminano i lavoratori, l’ambiente, le popolazioni e gli animali che vivono nelle vicinanze di una centrale nucleare.

Nel luglio del 2008 sul sito di Tricastin prima venne registrata una fuoriuscita di materiale radioattivo che si ando’ a riversare nelle acque del Rodano. Poi una panne alla condotta di uno dei reattori provoco’ la contaminazione di un centinaio di lavoratori. Ma l’incidente è stato presto dimenticato. EDF, AREVA e GDF-Suez avevano preoccupazioni più urgenti:  stanno cercando di “piazzare” i reattori EPR di “nuova” generazione in paesi compiacenti (vedi Italia).

A chi ora continua a progettare“affari” citando il modello francese come luminoso esempio di sviluppo risponde Philippe Billard decontaminatore “contaminato”: “faremo la stesse fine di quelli dell’amianto. E non potremo chiedere il conto a nessuno perche le contromisure sono già state prese: hanno subappaltato tutto, rischi e responsabilità”.

L’Enel e il governo Berlusconi sono pronti a seguire la stessa strada… ma attenzione… STIAMO ARRIVANDO ANCHE NOI!

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26 Giugno No Nucleare Day

Sabato 26 giugno a Milano gli organizzatori del No Nucleare Day daranno spazio ad un intervento di
Gianpaolo Persoglio -Coordinatore Regionale Lombardo di Fare Verde Onlus

Fare Verde nasce nel 1986 per iniziativa di alcuni giovani di Roma appartenenti al Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, dopo una riflessione sulla necessità di affrontare il tema ambientale anche da “destra”,  ottiene il riconoscimento del ministero da Altero Matteoli (AN) l’ allora ministro dell’Ambiente dal celebre motto: «Con me è nata l’ecologia di destra».

«Fare verde» richiamandosi alla tradizione culturale del MSI diffonde l’ ideologia di un nazionalismo verde inteso come amore per la propria terra e come determinazione a difenderla dall’inquinamento, dalla speculazione, dall’usura, dallo scatenamento delle logiche dell’utile. Perché non si può essere ecologisti senza essere conservatori.

Ecco l’opposizione al nucleare che vogliono: Fare Verde non vuole che l’Italia diventi la colonia nucleare della Francia! Oggi i francesi ci vendono solo l’energia elettrica, domani potrebbero venderci le centrali incassando molto di più. E questa è una forma ancora più grave di dipendenza.
Resteremmo dipendenti dall’estero anche per l’uranio. L’Italia non ha scorte significative di questo minerale e neanche la capacità di arricchirlo per farlo diventare uranio-235, il combustibile fissile utilizzato nelle centrali. La maggiore capacità impiantistica per l’arricchimento dell’uranio è ancora in mano francese” così Massimo de Maio, presidente nazionale di Fare Verde, in un intervista.

Per il rilancio dei temi ecologisti, per la rinascita di un reale movimento contro il nucleare, non cerchiamo alternative per il funzionamento di questo mondo, costruiamo alternative a questo mondo alle sue logiche anti-vita basate sullo sfruttamento dell’uomo sull’ambiente e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo! Contro tutte le nocività mettiamo sul banco degli imputati il sistema di produzione capitalista, per sconfiggerlo definitivamente e scaraventarlo in un buio sottoscala della storia, affinché non ritorni mai più.

Non c’è nulla da conservare, tantomeno gli avanzi avariati della destra sociale!

NESSUNA AGIBILITA’ AI FASCIO-ECOLOGISTI

NOI CI SAREMO!!

26 giugno, Milano – Piazza Fontana dalle 14 alle 18


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Newsletter del 17 Giugno

IL NUCLEARE CHE AVANZA…
Il verbo Avanzare ammette sia la forma transitiva che intransitiva. Nella sua  forma transitiva Avanzare ha il  significato di “procedere”, “andare avanti” ecc.  Nella sua forma intransitiva l’uso comune lo classifica con il significato di “rimanere come residuo”, “essere in più”, appunto: Avanzare…

La rinascita del nucleare italiano avanza con decisione, il piano per realizzarlo si chiama Programma nucleare Italia definito da Enel e la francese EdF (Électricité de France è la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia), avviato da Enel e Confindustria dal mese di gennaio e prevede la ricostruzione di una filiera nazionale dell’atomo cioè un’industria italiana del nucleare, con un indotto ampio e articolato non solo per la componentistica dell’ “isola nucleare” ma per tutte le forniture civili e meccaniche delle centrali.

In soldoni: una bella torta da 30 miliardi di euro.  Proprio niente male in tempi di crisi come questi come, del resto, sottolinea Fulvio Conti AD di Enel «Questo è un momento importante per l’Italia perchè in un contesto di grave difficoltà economica a livello mondiale, che mette a dura prova il nostro tessuto produttivo e occupazionale, prende avvio un progetto di rilancio infrastrutturale con pochi precedenti nella nostra storia per dimensione e qualità».


Il « Supply Chain Meeting » (da gennaio a giugno) con l’obiettivo di mappare le conoscenze e le competenze in materia nucleare esistenti in Italia ha costituito il primo passaggio di questo programma che porterà alla successiva fase di qualificazione delle imprese, per arrivare poi all’invito alle gare d’appalto. Nel corso di questi incontri (Roma 19 gennaio, Torino 24 aprile, Mestre 19 maggio) Enel ha illustrato alle aziende di tutto il territorio nazionale il processo di coinvolgimento e della qualificazione nei progetti per la costruzione di centrali atomiche con la tecnologia EPR (reattori di 3° generazione costruiti dalla francese AREVA) che saranno realizzati in Italia. Questa fase ha praticamente creato un consistente gruppo di industrie che hanno la capacità produttiva adatta per garantire la fabbricazione di tutto ciò che permetterà la costruzione delle centrali nucleari. Queste industrie sono registrate in un apposito portale.
La seconda fase è appena iniziata e prevede una serie di incontri con le industrie registrate e le relative associazioni territoriali: il giorno 8 giugno ci sono stati due incontri uno a Milano nella sede di Assolombarda e a Brescia in quella dell’Associazione industriale. Hanno partecipato 130 aziende lombarde.

IL NUCLEARE CHE AVANZA…


Bosco Marengo (AL), dicembre 2009, il movimento antinuclearista attende con ansia l’udienza davanti al TAR Piemonte per il ricorso presentato contro la costruzione di un deposito di scorie nucleari. Tutto nasce quando il governo dispone per decreto che la Sogin, già Fabbricazioni Nucleari (Enea), avvii la dismissione del sito di Bosco Marengo, dove sono custoditi 550 fusti di combustibile nucleare. Immediata la protesta di Medicina democratica, Legambiente, Pro Natura e Movimento per la Decrescita Felice, che ricorrono al Tar del Piemonte: «Il decreto è illegittimo – sostengono – perché contrasta con la legge del 2003 che impone che i materiali radioattivi siano custoditi in un sito nazionale super-sicuro, peraltro non ancora individuato». Le operazioni di smantellamento dell’impianto nucleare e il seppellimento «a tempo indeterminato» delle scorie radioattive, farebbero di Bosco Marengo un deposito autorizzato: «Il primo fra quelli che Sogin, il braccio armato del governo, vuole imporre nel Paese».
Ansia mista a speranza quella delle associazioni che hanno proposto il ricorso, speranza che « la pronuncia del TAR, se a noi favorevole, diventerà un precedente con enorme valenza per tutto il territorio nazionale».


E così è stato….


Ad aprile 2010 il TAR del Piemonte ha dato ragione al Governo e alla SOGIN, ha autorizzato il deposito nucleare a Bosco Marengo, creando così un precedente valido per tutti gli ex siti nucleari che da ora in poi sono destinati ad essere depositi di se stessi.
Perfetto!
Il Governo, la SOGIN spalleggiati dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Alessandria, dal Comune di Bosco Marengo hanno vinto: visto che i fusti radioattivi sono già stoccati a Bosco Marengo, il loro “seppellimento” non ne aumenterebbe la pericolosità! Realizzeranno così un depostito dove tombare le scorie nucleari per un periodo di tempo “provvisorio e indeterminato” in una zona ad alta densità di popolazione e a rischio sismico.

In Piemonte si trova la maggior quantità di rifiuti radioattivi risultato della stagione nucleare passata e sono suddivisi su tre siti:


1) a Saluggia, nell’impianto Eurex (Enriched uranium extraction) per il riprocessamento del combustibile nucleare, operazione volta principalmente al recupero del plutonio, materiale che serve soprattutto nell’ambito del nucleare militare :  lì sono stati accumulati negli anni diversi di questi elementi di combustibile, diverse barre perché dovevano servire per poter, nel tempo, recuperare sempre più plutonio perché era un materiale strategico: è rimasto il materiale su cui si è lavorato, 5 chili di plutonio . Poi c’è il deposito Avogadro che contiene oggi l’85% dei rifiuti nucleari nazionali, di fatto esso rappresenta già adesso il Deposito Unico di cui si parla, vicinissimo alla Dora Baltea che è uno dei più grandi affluenti del Po ad appena un chilometro e mezzo a monte del più grande acquedotto del Piemonte che ha i suoi pozzi a valle di questi impianti nucleari.
2) a Trino dove c’è la centrale nucleare, proprio in riva al Po c’è il nocciolo stesso della vecchia centrale.
3) a Bosco Marengo, nell’impianto di fabbricazione di combustibile necessario al funzionamento delle centrali. In questo impianto sono accumulati rifiuti radioattivi, in gran parte uranio naturale e uranio arricchito.


FERMIAMO IL NUCLEARE!
Il nucleare avanza, un radioso futuro radioattivo ci attende… Ma noi non lo vogliamo! Siamo retrogradi? No! E’ che delle brame di profitto e di iper-produzione energetica che ci spacciano come necessarie non vogliamo sentir parlare! A noi non interessano ricette e alternative in grado di garantire il funzionamento di questo sistema. A noi interessa costruire un’alternativa a questo sistema e alla sua immane produzione di nocività.
Il nucleare non serve, il nucleare fa male, il nucleare non è smaltibile, il nucleare è militare.

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Dansette