Lucca Libera!

La città non si vende né si compra... si vive!

La città non si vende né si compra... si vive!

Expandmenu Shrunk


NO TAV CHRONICLES / I

Con il pezzo che segue inizia No Tav Chronicles. Una serie di testimonianze, raccolte e pubblicate con scadenza assolutamente irregolare, provenienti dal movimento No Tav. Frammenti di vita sparsi negli oltre vent’anni di lotte in Val di Susa, solo alcune delle innumerevoli storie che questo movimento può oggi raccontare. Non credere nei media ufficiali e mainstream, leggi, ascolta e vivi le esperienze!

Perché è molto più di un NO a un treno.

Perché “la lotta no tav non è solo «no tav». E’ diventata contagiosa perché costituisce una critica radicale al sistema, e perché sa metterlo in difficoltà praticando concretamente e con efficacia il conflitto. Ed è fonte di speranza per tanti. Là dove pare esserci solo ingiustizia e nessuna rivolta si innalzano le bandiere no tav a significare che non tutto è perduto, che tutto può e deve cominciare”. Nicoletta del movimento No Tav

Perché “in Val di Susa, il tempo della lotta è il tempo della vita”. Andrea del movimento No Tav

Perché “io ho 74 anni, oggi ero alla Maddalena, ho tirato due pietre contro le forze dell’ordine; una era la mia e una era di mio fratello, che era ricoverato in ospedale e mi aveva detto: «se vai, devi tirare una pietra anche per me»”. Da un intervento durante un’assemblea No Tav

Perché il No Tav “è la madre di tutte le preoccupazioni”. Dichiarazione di A. Maria Cancellieri, ministro dell’interno del governo Monti e ministro della giustizia del governo Letta

Perché il movimento No Muos sta crescendo…

 

Le citazioni sono tratte da “A sarà düra – Storie di vita e di militanza no tav”, a cura del Centro sociale Askatasuna

Clicca su continua o apri il pdf, e buona lettura!

L’8 dicembre è l’anniversario della “liberazione” di Venaus. Qui, nel 2005, doveva essere realizzata la discenderia del progetto TAV, una galleria di servizio afferente al tunnel di base. Dopo una forte repressione del presidio del movimento No Tav da parte delle forze dell’ordine, con persone ferite gravemente anche alla testa, la Valle con un incontenibile moto d’orgoglio si riprese Venaus. Le guardie scapparono, letteralmente.

Ogni anno, l’8 dicembre, si fa qualcosa in omaggio a quello del 2005.

Questo è il mio 8 dicembre 2011, presso la baita in Clarea, zona in cui è stato spostato il cantiere e dove attualmente provano a scavare il tunnel geognostico. La baita è stata il primo presidio in pietra e legno costruito dai No Tav sui terreni acquistati in massa per contrastare un cantiere che da ipotetico è divenuto “zona di interesse strategico nazionale”. Lì ci sono le reti, il filo spinato, l’esercito, i lince. Quanti momenti nella baita… e quante notti di guardia. Un baluardo di ribellione proprio al confine con le reti del fortino. Un luogo di serate comunitarie, di musica, chiacchierate, pranzi, cene e bevute. Si imparava a stare insieme alla baita, a sorridere, a dirsi “ciao” invece che “buongiorno”. Sapevamo che l’avremmo persa, ma era sempre un momento futuro. Fino a quando non l’hanno presa, con la forza, quasi uccidendo uno di noi.

8 DICEMBRE 2011 – UNA GIORNATA QUALSIASI

 Il mio 8 dicembre 2011 è stato svegliarmi presto, veder scappare una ventina di omini blu alla sola nostra vista, in baita… poi notizie di gente che stava arrivando a Giaglione, in tanti… Sono state ideate due cose. Un’occupazione pacifica dell’autostrada e una gita per i boschi, arrivando da più parti, con meta la baita. Cominciamo a preparare qualcosa per il pranzo… Già… il pranzo che non c’è mai stato… Arrivano le prime persone, poi altre, dai vari sentieri, e poi ancora gente dalla Ramat… Tanti e tante… Ci si abbraccia con i compagni che si conosce, si scambiano due parole… Si deve decidere il modo in cui agire… Molti vanno alle reti, io devo stare su, non posso scendere, anche se vorrei… Ma ho il telefono della baita, devo informare gli altri a Susa, e devo chiedere cosa succede lì… Occupata l’autostrada!!! Si comincia bene! Invece no… primo tentativo di tagliare le reti andato così così, gli sbirri usano gli idranti e fanno male a più di una persona, mirano soprattutto su chi fotografa e filma, come al solito! Rientro momentaneo delle persone che erano alle vasche, cambio d’abiti e di nuovo su… Cominciano a tirare i lacrimogeni, alle vasche, e poi nel bosco… Divampa un incendio, ci danno la colpa… Ma noi siam lì per difenderla la valle, chi cazzo volete prendere in giro? Non le daremmo mai fuoco! Sale la tensione, gli sbirri escono dalle reti, malmenano chi capita a tiro, un anziano prende una manganellata in testa, una minorenne viene ripetutamente colpita a calci in tutto il corpo, pietre tirate in testa anche ad un giornalista della Rai, colpito poi ripetutamente da più lacrimogeni… Un attimo di tregua, prendo lo zaino e me lo tengo a portata di mano, si cerca di salvare il salvabile… Comincia un fitto lancio di lacrimogeni, è difficile respirare, ci si protegge come si può. Eh sì, stanno sparando anche sulla baita! Dopo circa 20 minuti, apro la porta della baita per far entrare alcuni feriti, un lacrimogeno cade proprio lì, sull’uscio. Non vedo più niente, il mio respiro si fa corto, sempre più corto, cado in ginocchio, ho una crisi respiratoria, sento che qualcuno mi vuole aiutare, ma io cerco aria, non sento, mi portano fuori dalla baita, dove comunque non si respira, mi butto in faccia l’acqua e maalox, per vedere se qualcosa cambia, ma niente… Cerco di allontanarmi, tossisco forte, non riesco a riempire i polmoni, piango, continuo a soffocare…

Il sole sparisce e tutto diventa nebbioso,

un fumo acre ti riempie i polmoni ed il cervello,

le gambe vorrebbero correr via, ma rimani lì,

senza forze e senza pensieri, a pianger lacrime non tue,

la pelle brucia, e brucia ancora,

e lo sguardo di una coppia anziana ti rimane impresso

perché chiede a nessuno il perché…

 Arrivo oltre il ponticello sul torrente Clarea, ma ci sparano anche lì, proseguo un po’, fino alle casette… Ecco un gruppetto di persone, mi danno un po’ di limone, lo passo in faccia, uso l’acqua e maalox per fare degli sciacqui… Respirare è ancora difficile, ma ci riesco… Vado più avanti, alle casette un ragazzo è sdraiato su un pietrone, ha l’orecchio insanguinato, un occhio gonfio, una striscia bluastra sulla tempia sinistra. Davanti c’è un plotone numeroso di agenti della polizia che blocca il passaggio. Alcuni stanno chiedendo, implorando, anche urlando, di far passare un’ambulanza per portare via il ferito. Nessuno si muove, una poliziotta bionda urla che non si può passare, dura, inflessibile. “E’ minorenne!” “Fatecelo portare su” “Ha bisogno di aiuto! E’ svenuto”… Ci vuole l’intervento di un vice sindaco e di due avvocati, dopo mezz’ora ci danno il permesso di portarlo su… OMISSIONE DI SOCCORSO…! Arriviamo a fatica allo svincolo dell’autostrada, trasportando il ragazzo con uno dei nostri scudi, lo adagiamo per terra, continuiamo a dirgli di star sveglio, perché per lo choc perde momentaneamente e frequentemente la lucidità… lo copriamo, ha mal di stomaco, ha freddo… Dopo mezz’ora arriva l’ambulanza, della polizia! Ma ci prendono in giro? Il medico lì presente ci comunica che l’ambulanza del 118 sta arrivando, perciò il fratello del ragazzo decide di aspettare ancora qualche minuto. Verrà portato a Susa… Poi lo portano per sicurezza al CTO… Ancora problemi per noi per andar via di lì… Uno squadrone di ottuse divise blu ci dice che non abbiamo nessun permesso per passare e tornare a casa! Ma cosa vuol dire? Siamo ostaggi? Ci volete pestare? Siete scemi? Sotto c’è un plotone che non ci fa passare per rientrare in baita, sopra uno che non ci fa passare per andare a Giaglione… Quindi? Che si fa? Magari, rendendosi conto dell’insensatezza della loro azione, ci fanno passare tra le vigne alte, per poi scendere dopo i new jersey e tornare a valle. Carico un po’ di persone in auto e mi reco a Giaglione. Paolo mi comunica che alla baita hanno distrutto tutto… Col magone scendo a Susa, raggiungo gli amici e compagni sull’autostrada e comunico le ultime notizie… Mi sento arrabbiata, triste e preoccupata. Fosse per me gli occuperei l’autostrada ad oltranza… Ma dopo la diretta di “Piazza Pulita” finisce tutto e si torna a casa…

 Alicia Inthebox