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La città non si vende né si compra... si vive!

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CARREFOUR: PRODURRE E CONSUMARE 24/7

 Conversazione con tre dipendenti del punto vendita Carrefour di Lucca. Le mirabolanti strategie dei supermercati per venderci qualche merce in più, alla faccia dei diritti dei lavoratori. E meno male che c’è il sindacato…

Un moderno centro commerciale sintesi esemplificativa dei complessivi rapporti sociali; il produciconsumacrepa (e sii anche felice) l’imperativo a cui conformarsi o rischiare l’esclusione; l’ideologica scissione di produttore e consumatore; il modello presente e futuro di un asservimento alle esigenze del totalitarismo del mercato.

 

Lucca Libera: quanti sono attualmente i dipendenti del punto vendita Carrefour a Lucca?

Layla: sono 140, per la maggior parte con contratti part-time.

Lucca Libera: quando ha aperto questo punto vendita?

Layla: è stato inaugurato il 4 aprile del 2000, sono 15 anni che è aperto.

Lucca Libera: a vostra conoscenza, che tipo di sviluppo ha avuto questo supermercato?

Salvatore: all’inizio funzionava abbastanza bene, anche se i dirigenti si sono più o meno sempre lamentati che le cose non andavano come volevano. Poi, da quattro o cinque anni a questa parte, la situazione è andata effettivamente peggiorando e, per almeno tre volte, hanno minacciato la messa in mobilità di una parte consistente del personale. I problemi si sono fatti più acuti negli ultimi due anni.

Lucca Libera: come è cambiata la vostra condizione lavorativa a causa di questo andamento negativo del Carrefour?

Layla: due anni fa sono stati fatti i contratti di solidarietà. In base ad essi i dipendenti si decurtano una parte dell’orario di lavoro e ricevono per le ore non lavorate, ma previste nel contratto, l’80% dello stipendio, che viene pagato dall’Inps. Questi contratti sono scaduti lo scorso febbraio. Ci sono stati, già prima della solidarietà, il blocco degli straordinari e il blocco della maggiorazione straordinaria del turno domenicale. Il blocco degli straordinari significa l’impossibilità da parte del lavoratore di farli, perché non vengono pagati: nel caso in cui per esigenze di servizio uno faccia una mezz’ora in più, questa deve essere recuperata, non viene retribuita. Nel caso un lavoratore si dimentichi di recuperarla oppure non sia possibile a causa dell’organizzazione del lavoro, essa non viene proprio pagata. Praticamente finisce che hai lavorato gratis per mezz’ora.

Aurora: non è che viene richiesto di rimanere di più, però in casi particolari è necessario lavorare di più, come quando c’è l’inventario.

Lucca Libera: per cercare di frenare il calo delle vendite quali misure ha adottato l’azienda?

Salvatore: innanzitutto le domeniche lavorative. Sono state istituite due anni e mezzo fa col decreto Monti. Non è stato firmato alcun contratto apposito. All’inizio erano volontarie ed essendo pagate bene, 130% di maggiorazione sulle ore in più lavorate di domenica, alcuni lavoratori le facevano volentieri.  In seguito la paga è scesa, hanno imparato il giochino. E’ cominciata la scelta tra lavoro straordinario e ordinario, che significava semplicemente avere un giorno di riposo in più. Per un periodo è stata istituita anche la “banca ore”, ovvero c’era solo la maggiorazione straordinaria e le ore lavorate di domenica venivano recuperate come giorni di permesso o ferie. Ora è rimasta solo la maggiorazione del 30% per il giorno festivo; in busta paga significa avere solo 10-12 euro lorde in più a fine mese, dopo che abbiamo lavorato anche di domenica.

Aurora: ovviamente all’inizio il consistente aumento dello stipendio faceva sì che molti lavoratori accettassero le domeniche lavorative, quando poi l’incentivo della paga è andato scemando è diminuita anche la volontarietà dei dipendenti.

Lucca Libera: e l’azienda come ha risposto a questa diminuita disponibilità a lavorare di domenica?

Aurora: assumendo lavoratori interinali. Poi però hanno visto che questi incidevano troppo sul bilancio, per cui hanno stipulato un accordo coi sindacati, Cgil-Cisl-Uil, secondo il quale si prevede di lavorare sedici domeniche l’anno con la sola maggiorazione del 30% per il giorno festivo. Ogni lavoratore deve fare quattro domeniche in tre mesi, senza altra possibilità di scelta; anzi, nel caso in cui l’azienda non ne abbia bisogno, alla fine, decide lei quando ci devi andare.

Layla: la cosa ci è stata presentata così: o accettavamo l’accordo oppure avrebbero aperto la mobilità, con il rischio di perdere 40 posti di lavoro.

Lucca Libera: e i sindacati hanno dunque firmato l’accordo…

Layla: sì, tutti e tre, all’unanimità. Prima hanno fatto le assemblee, in cui per alzata di mano ha vinto il sì all’accordo. Naturalmente i dipendenti avevano paura di perdere il posto di lavoro e sono stati in sostanza costretti ad accettare.

Salvatore: però, quando i lavoratori sono stati chiamati a firmare singolarmente e hanno letto il contratto, si sono accorti che le cose scritte erano diverse da quelle dette in assemblea dai rappresentanti sindacali. Ad esempio, in assemblea non si era parlato dei tre giorni di ferie che saranno persi nel 2016, così come è scomparsa la facoltà di scelta da parte dei dipendenti di quali domeniche lavorare. Ovviamente la maggior parte dei lavoratori si è arrabbiata di fronte a queste discordanze.

Aurora: i sindacati si sono per un po’ rimbalzati la palla l’un con l’altro e poi hanno finito col dire che avevamo capito male noi oppure che si erano spiegati male loro…

Layla: successivamente l’accordo è stato rivisto e, a detta dei sindacati, è stato migliorato; in realtà non cambiava molto. L’hanno dunque riproposto e, mentre la prima volta undici lavoratori non l’avevano firmato, la seconda volta non è stato firmato da una ventina di dipendenti.

Lucca Libera: un’altra misura dell’azienda per cercare di contrastare la crisi di vendite è stato il prolungamento dell’orario giornaliero fino a mezzanotte…

Salvatore: sì, un mese e mezzo dopo la firma di questo accordo, imposto con l’obiettivo di risparmiare sui costi, ovvero non utilizzare gli interinali, il Carrefour esce fuori con l’apertura del punto vendita fino a mezzanotte. Nel prendere questa decisione l’azienda non ha consultato nessuno, ha scavalcato anche il sindacato. Per prolungare l’orario ha assunto una decina di interinali e una guardia giurata, alla faccia del contenimento dei costi.

Aurora: noi dipendenti fissi, ad oggi, non siamo obbligati a fare l’orario prolungato, dalle 21.00 alle 24.00, ma hanno già cominciato a chiederlo a qualcuno, e qualcuno, pur essendo facoltativo, ha cominciato ad andarci. Ovviamente i capireparto hanno fatto la proposta a dei soggetti che sapevano che avrebbero acconsentito.

Lucca Libera: quando è iniziato precisamente l’orario prolungato?

Layla: il primo di giugno, noi l’abbiamo saputo il 27 maggio.

Lucca Libera: come interpretate questa strategia del Carrefour?

Layla: a Lucca ci sono diversi soggetti della grande distribuzione in concorrenza tra loro: Esselunga, Coop, Conad, Carrefour… Attualmente, in una situazione di consumi stagnanti, il Carrefour lamenta un calo delle vendite perché evidentemente subisce più di altri la concorrenza dei nuovi punti vendita comparsi nel territorio. Per contrastare questa tendenza prova ad allungare gli orari d’apertura con le domeniche e le sere al fine di conquistare una fetta maggiore della clientela complessiva.

Lucca Libera: a vostro avviso gli altri supermercati imiteranno la strategia del Carrefour?

Salvatore: sicuramente. Già l’hanno fatto con le domeniche: il Carrefour è stato il primo ad introdurle a Lucca. Anche se, bisogna dire, che sia l’Esselunga che la Coop tengono aperti i propri punti vendita molto meno di noi.

Lucca Libera: temete che l’orario di apertura serale venga ulteriormente prolungato?

Layla: sì, circola la voce di tenere aperto il punto vendita 24 ore su 24. A Massa questa sperimentazione del Carrefour dovrebbe partire a luglio.

Salvatore: anche a Lucca la proposta iniziale prevedeva l’apertura 24 su 24, ma il direttore avrebbe rinunciato perché non ce la faceva per l’organizzazione e la situazione economica era talmente critica che non era possibile pagare gli interinali per tutta la notte.

Aurora: l’apertura prolungata fino a mezzanotte è comunque un esperimento che durerà fino al 30 di settembre: vogliono vedere se funziona.

Lucca: anche l’orario serale costituirà un esempio da imitare per gli altri supermercati?

Aurora: sì, sicuramente. La concorrenza oggi è spietata, se vedono che funziona lo faranno anche gli altri. Anzi, ci sono voci che anche Mediaworld, a partire da luglio, potrebbe aprire fino a mezzanotte.

Lucca Libera: i dipendenti come hanno preso questa serie di allungamenti dell’orario di lavoro?

Salvatore: con grosso disagio, i prolungamenti hanno suscitato il malcontento generale.

Aurora: e il primo giugno è stato fatto uno sciopero, indetto da Cgil-Cisl-Uil, con un presidio davanti all’entrata del Carrefour.

Lucca Libera: e come ha reagito la direzione?

Layla: ha minacciato la mobilità se avesse fatto sciopero anche una sola persona. Ha chiamato in privato le RSU e ha detto loro che sarebbe stata aperta la procedura di mobilità per 40 dipendenti.

Aurora: che poi sono sempre 40-45 i lavoratori a rischio mobilità, nonostante che negli ultimi 10 anni i dipendenti complessivi siano già notevolmente diminuiti.

Lucca Libera: cosa pensate della strategia di prolungare gli orari di apertura fino a mezzanotte per cercare di risollevare le vendite?

Aurora: il punto vendita del Carrefour si trova fuori San Vito, praticamente in mezzo ai campi. Pensiamo che rischi di risolversi in un ulteriore grosso buco di bilancio, perché gli interinali o i dipendenti dovranno comunque essere pagati e in orari in cui difficilmente ci sarà una grossa affluenza di clientela.

Layla: il movimento di clienti c’è fin verso le 22.30 e bisogna considerare che siamo praticamente in estate. In inverno credo che ci saranno molte meno persone.

Salvatore: noi, comunque, ci auguriamo che questa cosa non vada in porto.

Lucca Libera: che rapporto avete con il sindacato? Ad esempio, come è stato preso dai lavoratori l’accordo sulle domeniche lavorative firmato da Cgil-Cisl-Uil?

Salvatore: riguardo a quell’accordo molti si sono sentiti obbligati a cedere per mantenere il numero di posti di lavoro. Certamente con rassegnazione, ma è stato accettato.

Layla: quasi tutti, però, hanno disdetto le tessere della Cgil, gli iscritti da circa 50 che erano sono rimasti una quindicina.

Lucca Libera: oltre a sfiduciare la Cgil, è stata intrapresa qualche altra iniziativa da parte dei lavoratori?

Aurora: alcuni hanno deciso di provare a costituire un Comitato di Base. Sinceramente, molti dipendenti non si sentono più tutelati dalle altre sigle sindacali, hanno assistito ad una gestione spesso poco chiara delle trattative per firmare gli accordi con l’azienda. Per tutelare i propri diritti con più trasparenza e determinazione hanno così deciso di intraprendere la strada di difendersi in prima persona, pur sapendo che si tratta di un percorso non facile e pieno di incognite.

Salvatore: d’altronde i sindacalisti durante una recente assemblea hanno esplicitamente attaccato chi non voleva firmare l’accordo sulle domeniche. E anche in modo concitato. Inoltre hanno fomentato una specie di conflitto fra i dipendenti, dicendo che alcuni non avevano voglia di lavorare. Tant’è che qualche dipendente è arrivato al punto di suggerire al direttore di mettere in mobilità coloro che non volevano fare le domeniche. Addirittura, la Cgil ha detto che, in caso di difficoltà di questi dipendenti non firmatari, il sindacato non li avrebbe difesi. Non ci sembra questo il modo stare dalla parte dei lavoratori che non accettano di buon grado i voleri della direzione aziendale.

Layla: oggi la Cgil tiene informati solo quelli che hanno la tessera, hanno anche costituito un gruppo whatsapp chiuso. E fanno anche delle riunioni nella loro sede, senza venire in azienda.

Salvatore: la Cgil ha voluto prima dividere i lavoratori, innanzitutto tra quelli full-time e part-time, per poi cercare di rendere più manovrabile la situazione.

Aurora: sembra quasi che il sindacato abbia tutto l’interesse a tenere succubi del proprio potere i lavoratori. Quando poi accade che il sindacato non sia in grado di mantenere questa sottomissione, allora si mette a fare il gioco dell’azienda, che ha strumenti e mezzi molto più convincenti.

Lucca Libera: e cosa pensate dello sciopero indetto il primo giugno? Perché la Cgil ha voluto farlo?

Layla: perché voleva uscire sul giornale e farsi un po’ di pubblicità. Aveva perso tante tessere nel mese precedente e aveva bisogno di ricostruirsi un po’ di credibilità di fronte ai lavoratori.

Salvatore: il malcontento dei dipendenti per i precedenti accordi sulle domeniche ha fatto sì che tentasse di recuperare qualche adesione. In realtà, alla Cgil non gliene frega niente dei problemi dei lavoratori.

Aurora: ha chiamato tutti i mezzi d’informazione per apparire ancora una volta ciò che non è… Intanto, almeno finora, la tessera non l’ha rifatta nessuno.