Antiguerra sì, pacifici per oggi no Milano, tensione tra diversi gruppi e qualche vetrina infranta al corteo dei centri sociali. Una giornata difficile LUCA FAZIO MILANO In alto, sul camion che apre uno dei cortei più difficili degli ultimi anni a Milano, c'è un volto dipinto su un lenzuolo. E' Dax che sorride, lui ieri ha guidato 25 mila persone, una marcia compatta, a tratti disordinata, tesa, arrabbiata, per la pace ma non certo pacifista, una marcia partita dal quartiere Ticinese che dopo 5 ore è arrivata in piazza Duomo. Davanti a Dax, una data - 16 marzo 2003 - e una grande scritta su sfondo rosso: «Ucciso perchè militante antifascista». Non è stato un percorso tutto in discesa. Perchè non è facile ricordare un amico ucciso a coltellate, perchè è incredibile ritrovarsi al pronto soccorso con la faccia spaccata a calci dai poliziotti per essere andati a trovarlo all'ospedale, e perchè solo l'altra notte un ragazzo del centro sociale Orso è stato prelevato da un'auto con il lampeggiante spento - poliziotti... - e portato a spasso per una chiacchierata molto poco amichevole. Eppure, viste le premesse, è stato un corteo che si è risolto senza incidenti di rilievo, pieno di bandiere rosse ma anche color arcobaleno. Gli amici e i compagni di Davide non sono stati lasciati soli, tutti i vari pezzi del movimento si sono dati una mano nel tentativo di disinnescare le prevedibili tensioni e anche alcuni politici, con il Prc in prima linea, hanno dato prova di saggezza. Dietro i compagni di Davide in testa - i militanti del centro sociale Orso - ha sfilato il movimento antagonista, il sindacalismo di base al gran completo, i disobbedienti, e anche tanta gente affacciata alle finestre, passanti e persone che pur non frequentando i centri sociali ieri hanno colto tutta l'importanza di essere con loro. In mezzo, salutati, quasi accarezzati, c'erano anche la mamma e il papà di Carlo Giuliani.
Non poteva certo essere un corteo pacificato perchè molti ragazzi che ieri hanno attraversato Milano la guerra un po' se la sentono anche addosso, in casa. «All'ospedale come alla Diaz, massacro e menzogne», recita uno striscione. «E' giusto esserci per far capire la volontà di quanto è successo - spiega Giuliano Pisapia, parlamentare del Prc - anche all'ospedale San Paolo. Sono fatti molto gravi che non potevano non avere risposta politica. E' giusto esserci per tradurre la rabbia in una mobilitazione contro la guerra e contro ogni violenza». Per Graziella Mascia, parlamentare del Prc, «il ministro questa settimana dovrà rendere conto di quello che è accaduto all'ospedale San Paolo».
Lo sa anche la polizia che in questi giorni è successo qualcosa che non doveva succedere. E ieri non una divisa, non un casco blu, ha pedinato il corteo. Questa, dopo i pestaggi, sarebbe stata vissuta come una «provocazione» capace di innescare scintille. Dunque, in assenza delle «forze dell'ordine», si è trattato di un corteo molto strano, preoccupato e autogestito, sospeso tra molti mal di pancia e la voglia di dare una grande prova di maturità. Viste le premesse, è andata bene. Anche se qualcosa è successo, giusto quello che di solito viene cucinato in tv per screditare la piazza senza andare troppo per il sottile. Qualcuno ha spaccato due finestre che esponevano bandiere a stelle e strisce, altri, forse sempre quel qualcuno, ha sfondato due vetrine: un'agenzia immobiliare e una gioielleria. Poi, qualche altro vetro in frantumi.
La manifestazione era nazionale. Tutti sapevano che qualcuno sarebbe venuto da fuori, gruppi che difficilmente si possono controllare in una situazione così anomala. Anche pezzi di tifoserie ultrà non milanesi, un fenomeno che si sta riversando sempre più nella politica e che innesca dinamiche da stadio anche quando non è il caso, come ieri, una giornata per Dax e contro la guerra, nata per rispondere alla violenza con la forza e con la mente lucida espressa in questi giorni proprio dalla mamma di Davide. Quasi tutti ieri avevano il mente il suo disperato appello: «Non smettete mai di lottare per i più deboli ma non cadete nel tranello della violenza, non cadete nelle mani di chi vuole schiacciarvi». Alla fine è andata proprio così, il corteo dei centri sociali è diventato qualcosa di più grande e partecipato, e tutti si sono stretti attorno ai ragazzi condividendo lo sgomento per quello che è successo a Davide e poi ancora all'ospedale una settimana fa. «Quello è stato uno scandalo», è la considerazione ricorrente. E di qualche cosa si deve essere reso conto anche il prefetto di Milano, Bruno Ferrante, seguito a ruota dal questore: «Se qualche poliziotto ha sbagliato pagherà», è questo il messaggio che più volte hanno lanciato in queste ore. Non è una questione irrilevante, perchè le piazze continueranno a essere piene, contro la guerra e contro la violenza.
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