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[Post Dinamico] Oggi Atenco, domani chi?
by imc Sunday, May. 07, 2006 at 10:12 PM mail:

Post dedicato alla raccolta di informazioni, aggiornamenti, e approfondimenti.

.: leggi la feature Oggi Atenco, domani chi? :.

.: post dinamici - howto :.

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si ma non e' una guerra tra fioristi e municipio
by alice Sunday, May. 07, 2006 at 11:23 PM mail:

"il presidente municipale ritiene che la presenza dei venditori di fiori e piante sui marciapiedi del mercato di "Belisario Dominguez" sia deleteria all'immagine della città stessa."

una lettura un po' superficiale.. nell'area in cui ora sorge il mercato di atenco, Wal-Mart vuole costruire un megastore. esattamente come a teotihuacan, il sito archeologico.

http://www.ainfos.ca/it/ainfos04944.html
Alice

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Sommario errato
by Giovanna Monday, May. 08, 2006 at 5:54 AM mail:

Allora partiamo con ordine:

1) la polizia municipale di Texcoco cerca di sgomberare 8, dico otto, venditori di fiori dal mercato municipale. Gli otto venditori sono appoggiati dal Frente de Pueblos Unidos en Defensa de la Tierra, organizzazione che si é distinta nel corso del 2001 e 2002 per opporsi alla costruzione del nuovo aereoporto di Cittá del Messico, che doveva sorgere proprio ad Atenco espropriando a prezzi ridicoli terreni comunitari d'uso agricolo. Alla fine il Frente vince e l'aeroporto non si fa piú.
Tornando a quello che succede in questi giorni in seguito al tentativo di sgombero dei venditori di fiori, il Frente reagisce e mazzia ben bene diversi poliziotti costretti a ritirarsi. C'é da dire che situazioni del genere in Messico non sono affatto rare e che scontri tra commercianti del settore informale e polizia, dove quest'ultimi spesso hanno la peggio, sono all'ordine del giorno.
Peró qui la situazione é diversa, il Frente riuscendo a non far fare l'aeroporto ha fatto fare una gran figura di merda al governo federale, governato com'é noto dal PAN e al governo dello Stato del Messico, governato dal PRI e questi signori si contraddistinguono per non avere la memoria corta e assaporano la ghiotta occasione di vendetta.
Detto fatto in seguito agli scontri vengono arrestati i principali leaders del Frente e, in risposta agli arresti, Atenco insorge.
Gli scontri si susseguono per l'intera giornata e oltre a decine di arresti vedono anche un morto, un ragazzino di 14 anni colpito da un proiettile calibro .38, guarda caso il calibro delle pistole della polizia dello Stato del Messico. La mattina dopo all'alba una forza congiunta formata da piú di tremila agenti federali e locali assale Atenco e dopo una breve resistenza arresta piú di 220 persone. Ci sono, inoltre, alcuni desaparecidos, tra cui il figlio minore del principale leader del Frente e si racconta di almeno 4 ragazze violentate dai tutori dell'ordine.

2) rispetto al fatto che l'Istituto Nazionale di Migrazione abbia espulso illegalmente 5 stranieri, faccio notare che la notizia é tragicamente vera ma errata. Infatti l'art. 33 della costituzione messicana impedisce agli stranieri residenti nel paese qualsiasi tipo di attivitá politica pena, l'espulsione. Se poi la misura viene utilizzata a piacimento per espellere chi é scomodo é un'altra storia

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Diaspora vasca chiede la inminente scarcelazione di Leticia Ramírez Pacheco
by d Monday, May. 08, 2006 at 3:24 PM mail:

inente scarcelazione di Leticia Ramírez Pacheco e tutti li altri prigioneri .

http://www.redasociativa.org/elinsurgente/modules.php?name=News&file=article&sid=4937




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Un paio di risposte
by durito Monday, May. 08, 2006 at 10:18 PM mail:

Per quanto riguarda le espulsioni degli stranieri credo che l'INM non abbia alcuna autorità per applicare l'articolo 33 della costituzione. Potrei sbagliarmi, l'unica fonte che ho trovato e questo vecchio articolo de La Jornada che ne fa breve cenno: "Varias de estas expulsiones fueron hechas bajo el infausto artículo 33 de la Constitución. El INM no tiene jurisdicción para aplicar el artículo 33, pero en todos los casos fue la autoridad migratoria la que arrestó a los extranjeros. Sólo cuando Migración ya no pudo sostener sus argumentos en contra de los detenidos le pidió a la Dirección General de Gobierno, de Gobernación, que aplicara el artículo 33. En todos los casos se violaron las mismas garantías que a los sacerdotes expulsados de 1995. El INM demostraba que era un violador reincidente de los derechos humanos (Global Exchange: Extranjeros de Conciencia, 1999.)" http://www.jornada.unam.mx/2000/09/17/mas-varas.html.
Non so come si siano svolte le cose questa volta, se hai informazioni diverse o più approfondite ti prego di postarle.

Per quanto riguarda invece la futura costruzione di un Wal-Mart nella zona, credo abbia un ruolo secondario in quello che e' successo nei giorni scorsi e scarso spazio viene dato alla cosa nei comunicati e nelle rivendicazioni sia della commissione sesta che del Fronte dei popoli in difesa della terra.
Ritengo che più "banalmente" i governi nazionale e locale abbiano voluto emarginare una volta di più le popolazioni indigene negando loro gli spazi e la possibilità di godere dei prodotti della loro terra, non lasciandosi sfuggire l'occasione per vendicarsi della sconfitta subita nel 2002 quando il Frente riuscì ad impedire la costruzione dell'aeroporto.
Certo, il tutto si è svolto in un luogo simbolico e questo non ha facilitato una soluzione pacifica.
E' chiaro che il decoro cittadino era solo un pretesto.

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Raccolta post
by io Monday, May. 08, 2006 at 11:31 PM mail:

08/05/06 [Atenco] Comunicato della Commissione Sesta al Quarto Congresso Nazionale Indigeno
08/05/06 “Mano pesante” o caccia alle streghe?
08/05/06 Atenco: Brutalità e violenze della polizia
07/05/06 Messico: Brutalità della polizia ad Atenco
06/05/06 Sup Marcos ad Atenco sfida i media commerciali
06/05/06 FOTO - Subcomandante Marcos guida una marcia di protesta contro le violenze di Atenco
06/05/06 messico
05/05/06 protesta in s.critobal chiapas
05/05/06 Mexico: maxima alerta dei gruppi guerrilleros
05/05/06 FOTO > Messico, San Salvador Atenco. Altri 110 arrestati all'alba
05/05/06 Ore 18 all'ambasciata messicana di Roma
05/05/06 MEX.-POIZIA RIPRENDE ATENCO
05/05/06 comunicato della commissione di resitenza intergalattica in solidaritá con Atenco
04/05/06 FOTO - MESSICO: SCONTRI A TEXCOCO - L'indignazione di Marcos
04/05/06 FRONTE DEI POPOLI IN DIFESA DELLA TERRA - ATENCO
04/05/06 Comunicato EZLN di Moises
04/05/06 COMUNICATO DI ALLERTA ROSSA LLAMADO ALL'AZIONE DIRETTA
04/05/06 EZLN ALLERTA ROSSA

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INM
by Giovanna Monday, May. 08, 2006 at 11:37 PM mail:

Che l'INM sia un violatore sistematico di diritti umani é fuor di dubbio. Spesso a farne le spese sono gli emigranti centro americani che utilizzano il Messico come punto di passaggio per raggiungere gli USA. I casi di estorsione e violenza sessuale ai loro danni non si contano. In linea di massima il Messico svolge, rispetto agli USA, il ruolo svolto qualche anno fa dalla Polonia e da altri paesi dell'est europeo verso l'Unione Europea, ovvero riceve una pioggia di finanziamenti per fungere da primo filtro rispetto all'emigrazione centro e sud americana rivolta, come giá scritto verso gli States.
Rispetto all'aspetto legale, effettivamente, non so se l'INM abbia la capacitá giuridica autonoma di applicare direttamente l'art.33, peró sicuramente l'INM dipende direttamente dalla Secretaria de Gobernación, paragonabile al nostro Ministero dell'Interno. E non credo che in questo caso tardi nel ricevere qualsiasi autorizzazione legale nell'applicare il famigerato articolo.

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Testimonianza da Atenco
by Giovanna Tuesday, May. 09, 2006 at 4:18 PM mail:

Violaron a varias chavas camino al penal, denuncia

Valentina vivió el Chile de Pinochet, pero en México

Solecito Presentará demanda por haber sido objeto de abuso sexual

BLANCHE PETRICH
Foto

Valentina Palma, al momento de su detención, el pasado jueves en Atenco Foto Mario Antonio Núñez

Desde Chile, después de ser expulsada de México, Valentina Palma analiza con sus abogados tres demandas: una para exigir su derecho a concluir su carrera de cinematografía en México; otra penal, contra la corporación policiaca que la detuvo en Atenco, la golpeó, maltrató y abusó sexualmente de ella, y una tercera contra el Estado mexicano por deportación ilegal. Pero sobre todo, a cinco días de haber vivido la experiencia más aterradora de su vida, sostiene: ''Puedo decirlo con absoluta certeza: a varias chavas arrestadas en Atenco, con las que compartí cerca de 12 horas de prisión en Almoloyita, las habían violado durante el traslado del lugar de arresto al penal. Más de cinco, sin duda''.

La estudiante chilena lamenta que las autoridades mexicanas califiquen de ''mentiras'' y ''estrategia'' las denuncias sobre estas violaciones y torturas: ''Las chavas que yo vi lloraban mucho, estaban ensangrentadas, tenían la ropa desgarrada. Una llevaba los calzones rotos; la entrepierna del pants de otra estaba totalmente descosida. Nadie decía la palabra violación, pero eso es natural. Las mujeres, cuando salen de un episodio así, lo bloquean. Y no quisieron que las revisara el médico legista. Una lo expresó así: 'ya me metieron mano, no voy a ir a abrirme de piernas para que me esculque otro más'. Porque no había una doctora; era un médico sin sensibilidad y en extremo malhumorado''.

La estudiante del Centro de Capacitación Cinematográfica no acepta el alegato de uno de los funcionarios que participaron en su expulsión, quien le dijo que había estado en el lugar menos apropiado y en el momento menos indicado. ''La profesión que yo estudio, video documental, implica estar ahí, en el lugar menos apropiado y en el momento menos indicado, para registrar lo que pasa.''

El suyo es parecido a aquellos testimonios que en los 70 los mexicanos escuchábamos en el Chile de Pinochet. Pero esto le ocurrió a una chilena en México, apenas la semana pasada:

''Oí por la radio que en Atenco habían matado a un muchachito de 14 años. Decidí tomar mi cámara e ir a grabar; es la tendencia natural de alguien que busca ser una profesional en esto de documentar lo que pasa. Llegué al pueblo como a las 8 de la noche del miércoles. Estuve grabando las guardias que organizaba la gente. Luego me fui a la plaza. Ahí estaba, ya medio adormilada, cuando empezaron a tañer las campanas y a dar voces de que estaba entrando la policía. Volví a los puestos de guardia, grabé el ir y venir de las bicicletas, de la gente informando en todos los puestos. Cuando empezó el ataque guardé mi cámara y me fui a refugiar a la biblioteca, frente a la iglesia. Ilusamente pensé que podía esperar ahí a que se calmaran las cosas. Entraron dos muchachos que no conocía y estábamos esperando cuando llegó la policía. Dos me tomaron de los brazos, mientras otros dos me golpeaban. Eran de uniforme azul. Supongo que eran de la policía municipal. A las mujeres nos daban toletazos en pechos y nalgas.

''Nos llevaron a un costado de la iglesia, donde ya había muchos detenidos, y nos obligaron a arrodillarnos; nos seguían golpeando. Cuando sonó en mi mochila mi celular, un policía ordenó que me registraran. Me robaron todo: documentos, mi material, la cámara. Luego nos subieron a una camioneta. No pude ver de qué color era, pero era grande. Me arrojaron sobre unos cuerpos ensangrentados. Uno de los uniformados me ordenó que pusiera la cara contra el piso, pero había un charco de sangre. Como me resistí aplastó mi cabeza con su bota. Ahí empezó el abuso sexual''. El traslado duró de las ocho de la mañana hasta las tres o cuatro de la tarde. Un recorrido incierto y horas de tortura continua.

''Me insultaron, me manosearon todo lo que quisieron. Yo era la única mujer. Fue una violación, aunque no hubo penetración. Nos ordenaban permanecer inmóviles. A mi lado venía un viejito que gemía y pedía piedad. Su cara era una sola costra de sangre. Traté de tocarlo y me golpearon. No puedo quitármelo de la cabeza, iba muy mal.''

Cuando llegaron al penal y los bajaron del autobús, Valentina llevaba los pantalones a las rodillas y el cuerpo manchado de sangre, propia y ajena. Al llegar a Chile, lo primero que hizo su madre fue llevarla a un reconocimiento médico. El informe de los galenos describe numerosos moretones en nalgas, senos y posible fractura de costillas. Durante las horas de detención, en México, también fue revisada por varios médicos legistas, pero ninguno le entregó su reporte.

Al bajar de los camiones ''nos taparon la cabeza y nos hicieron pasar entre dos hileras de policías que nos pateaban. Nos separaron a hombres de mujeres. Ahí vi a una policía y me dije gracias, al fin. Pero ella apenas me vio dijo: 'déjenme a esta perra', y me empezó a golpear con las manos en los oídos. Cuando me ingresaron fue cuando vi a las chavas con los pantalones y la ropa interior rotos, llorando mucho. Eramos 25 o 30 mujeres, muchas en shock. Conozco esa reacción, la crisis después de un episodio de violación. Al menos dos sufrieron violación con penetración, aunque nadie pronunciaba esa palabra. Una contó que el hombre que la agredía le ordenó decirle jinete y se burlaba. Las custodias nos preguntaban si habíamos sido violadas, como si supieran.''

Después de 12 horas en Almoloyita, Valentina, junto con dos españolas, fue trasladada a Toluca, luego al centro de detención migratoria de Iztapalapa y finalmente al aeropuerto. A las siete de la tarde del día 5, amigos y familiares interpusieron un amparo contra su deportación. A pesar de ello, a las 11 de la noche fue subida a un avión, junto con su compañero, el estudiante de antropología Mario Aguirre, y ambos trasladados a Santiago de Chile sin una declaración oficial de deportación ni algún otro documento de por medio.

Pero para Valentina éste no es el final: ''Más allá de mi deportación ilegal, contra la que voy a luchar, denuncio desde aquí que en Atenco hubo abusos y violación contra mujeres como una arma de represión''.

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lettera di Marcos ai familiari di Alexis Benhumea Hernández
by alice Sunday, Jun. 11, 2006 at 5:32 PM mail:

Lettera del Subcomandante Insurgente Marcos alla famiglia di Alexis Benhumea Hernández
Con la vita, con la dignità. con la memoria, ribelliamoci, sfidiamoli. Non avranno né pace né tranquillità.

di Subcomandante Marcos

9 giugno 2006

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO

7 giugno 2006

Alla famiglia di Ollin Alexis Benhumea Hernández:

Compagna, compagno:

Ci hanno avvisato a metà mattina. Abbiamo dunque saputo che, dopo essersi scontrato con l’ostinata resistenza che la forza di Alexis ha opposto per più di un mese, l’assassinio iniziato l’alba del 4 maggio si era consumato.


La famiglia di Benhumea Hernández si addolora il loro figlio e fratello.
Foto: D.R. 2006 Erwin Slim
Il governo messicano ha assassinato un giovane. Ollin Alexis, il suo nome; cognome Benhumea Hernández. Più di 30 giorni ci sono voluti per ammazzargli la vita. Per opera della morte con la quale il governo uccide, di buon mattino moriva questo giovane compagno.

Quando il sistema riscuote il suo conto crudele con la vita di un giovane come Ollin Alexis, la morte appare come un’assurda interruzione, come un nonsenso caduto in mezzo al cammino che lo taglia irrimediabilmente.

Due decenni di vita incompiuta, strappata da una granata… da un’arma… da un poliziotto… da un governo… da un sistema.

Appena alcune ore prima, tra chi là in alto litiga per fare bottino della nostra patria, uno aveva promesso il mortale destino di Alexis a tutti i giovani del Messico… e migliori stipendi ed alibi per gli assassini.

Un altro ha dimenticato di ripetere l’applauso entusiasta concesso, quando ancora per le strade di Altenco scorreva il sangue fresco, ed Alexis agonizzava senza poter ricevere l’assistenza medica che gli avrebbe salvato la vita.

Un altro ancora ha ripetuto il silenzio complice.

E là in alto balbettano solo alcune scempiaggini e dicono di discutere idee.


Foto: D.R. 2006 Erwin Slim
- Dopo tutto – pensano là in alto -, a chi importa un giovane del basso e a sinistra?

E rispondiamo:

A noi.

A noi, importa a noi.

A noi importa la sua morte e a noi importa la sua vita.

E, con cura, con dolore, della sua morte prendiamo nota nel lungo conto dei sospesi che dovremo riscuotere un giorno. Dalla sua vita e dalla sua posizione politica siamo giunti alla decisione che abbiamo assunto.

Il governo messicano ha ucciso Ollin Alexis. Ha cominciato ad ucciderlo l’alba del 4 maggio del 2006 ed ha finito di assassinarlo il 7 giugno dello stesso anno.

L’ha ucciso perché ne aveva paura. Perché la sua presenza solidale a San Salvador Atenco, il 4 maggio 2006, metteva a rischio la legalità, le istituzioni, gli investimenti stranieri, “lo stato di diritto”, le buone maniere, la tranquillità, la pace e la stabilità.

Ollin Alexis Benhumea Hernández, studente della UNAM, era una minaccia e per questo l’hanno eliminato. La sua giovinezza era un pericolo. Ora le borse ed il flusso di investimenti e le campagne elettorali ed il governo di Vicente Fox e quello dello stato del Messico e quello di Texcoco ed il PAN ed il PRI ed il PRD possono stare tranquilli perché Ollin Alexis è morto. Chi l’ha assassinato ha ricevuto onorificenze, premi, congratulazioni. “Ordine! Mano pesante!”, hanno abbaiato i padroni di tutto, ed i cani da caccia hanno obbedito.

Questo temevano e questo ammazzano: 20 anni di fresca esistenza, un universitario che studiava contemporaneamente due facoltà (economia e matematica), un artista con 10 anni di pratica nella danza, una passione per la storia e per l’impegno con quelli in basso, un altro giovane dell’altra .


Foto: D.R. 2006 Enlace Zapatista
Lì c’è l’immagine di Ollin Alexis in terre zapatiste: in piedi, diritto, giovane, dietro il comandante Gustavo (in una delle riunioni preparatorie dell’altra?), attento, che osserva, impara, con noi.

Sconosciuto a molti, Ollin Alexis acquisisce ora nome e volto a causa della brutalità di chi non sa governare se non intimidendo, reprimendo, violentando, imprigionando, assassinando.

Questo, la morte omicida dei giovani, è ciò che offre questo governo.

Ed ora impariamo a coniugare il suo nome con la morte, quando vorremmo e vogliamo nominarlo in vita.

Un’altra ragazza, condiscepola di Alexis e di tutti quelli che ci troviamo nella grande scuola dell’altra, alcuni giorni fa gli scrisse con la speranza che si rimettesse e ritornasse alla lotta in un mondo dove la vita è ingiusta.

“Dipende da noi che smetta di essere così”, ella scrisse nella lettera.

È vero che Alexis non potrà più leggere quelle righe, ma è anche vero che è di molte e molti l’impegno che riflettono quelle righe:

Che Alexis non riposi solo nella notte, che non lo trovi solo l’oscurità della terra.

Che la voce collettiva che, con lui, stiamo costruendo per attraversare il silenzio lanci il lampo che, come albero di luce, ferisca a morte le tenebre.


Foto: D.R. 2006 Erwin Slim
Sì, dipende da noi… che il vento del basso si sollevi, cresca, avanzi.

Compagna, compagno:

Che cosa possiamo dire a voi che lo avete conosciuto tutta la vita, la cui morte fa male come a nessun altro?

Ci mancherà? Ci mancherà, ma mai come a voi.

Alexis non sarà più con voi, ma ci saremo noi, noi, l’altra che siamo.

Secondo il nostro modo, secondo cui Alexis non sia solo, è anche, e soprattutto che voi non siate soli.

Per questo vi chiedo di accettare l’abbraccio che, collettivamente, noi zapatisti vi diamo, di ricevere il saluto del nostro silenzio per quello che è, cioè, dolore e rabbia condivisi.

Con questa indignazione solleviamo insieme lo sguardo verso quelli che in alto ci ammazzano con la morte omicida, col disprezzo e con l’oblio. In piedi sfidiamoli e diciamo:

“Cosa puoi tu, maledetto, contro l’aria?
Cosa puoi tu, maledetto, contro tutto
Ciò che fiorisce e sorge e tace e guarda,
e mi aspetta e ti giudica?”

(Pablo Neruda. Canto General).

Con la vita, con la dignità, con la memoria, ribelliamoci, sfidiamoli. Non avranno né pace né tranquillità.

Bene. Salute e rabbia che partorisca domani.

Dalla Altra Città del Messico.
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, giugno 2006

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