Le aspettative da parte di tutti erano molto positive ma purtroppo il Comune di Parma nella persona dell’assessore ai servizi sociali Rossi ha opposto alle richieste degli occupanti un vero e proprio muro di gomma. L’assessore è stata categorica nell’affermare che per coloro che non hanno tuttora trovato una soluzione alternativa all’occupazione il Comune di Parma intende offrire solo ospitalità nell’ostello comunale ed eventualmente in residence mentre per la signora single la prospettiva è il dormitorio.
L’indifferenza dell’assessore di fronte alla possibilità di risolvere in modo pacifico lo sgombero del palazzo , con una posizione che la stessa ha dichiarato essere condivisa dal sindaco, fa il paio con il sostanziale immobilismo della giunta grillina sul tema delle politiche abitative.L’assessore in un recente passato è giunta addirittura a chiedere aiuto ai privati proprietari come se gli stessi fossero motivati dalla solidarietà e non dal profitto e rifiuta per principio di andare a scalfire gli interessi privati che regolano a tutto tondo il mercato dell’abitare.
La soluzione all’emergenza abitativa che coinvolge in modo sempre più drammatico migliaia di famiglie italiane e straniere si può concretamente realizzare nella requisizione delle migliaia di alloggi vuoti, abbandonati oppure mai abitati che sono disseminati in giro per la città. Invece tutte le istituzioni sembrano volgersi alla massima tutela della proprietà immobiliare privata.
I precedenti sgomberi delle case occupate di Borgo Poi, Via Trento, Via Bengasi e della scuola di Marore sono lì a dimostrare che proprietari, magistrati, polizia e istituzioni preferiscono tenere gli alloggi vuoti e destinati al progressivo degrado piuttosto che utilmente vissuti e abitati da persone in carne ed ossa.
Il richiamo al rispetto della legalità che famiglie ed attivisti si sono sentiti ripetere da parte dell’assessore Rossi stride non poco sia con quanto previsto dalla Costituzione che ricordiamo prevede all’art 42 che la proprietà possa essere limitata per assicurarne la funzione sociali, sia con il fatto che di fronte all’emergenza la stessa amministrazione viola la normativa ospitando presso i dormitori anche i minori. Sembra che anche per la tanto invocata legalità esistano due pesi e due misure, la legalità che garantisce la speculazione sembra infatti essere posta su uno scalino più alto della legalità che garantisce i diritti dei minori; scelta del tutto arbitraria e spinta dal fatto che, come al solito, le istituzioni scelgono di schierarsi dalla parte di chi detiene il potere economico non curandosi degli interessi dei cittadini "semplici".
La Rete Diritti in Casa prende atto che l’amministrazione Pizzarotti, che è stata eletta sulla base di un programma e di dichiarazioni di rottura rispetto al passato, si sta limitando solamente a pagare i debiti delle amministrazioni precedenti e a dare compimento a progetti fallimentari avviati in precedenza (per le politiche abitative vedasi il Parma Social House). Anche il commissario prefettizio ci sarebbe riuscito, senza tanto clamore mediatico.
Il tutto ci conferma che solo la mobilitazione sociale e il conflitto che vada ad intaccare la grande proprietà immobiliare possono portare a passi in avanti verso l’affermazione del diritto all’abitare, al reddito, a un’esistenza degna.
Per le famiglie di Via Casa Bianca non possiamo che confermare la volontà di resistere ad oltranza e dal basso, ritenendo inaccettabili le proposte fin qui pervenute.
La Rete Diritti in Casa e le famiglie di Via Casa Bianca