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diritti-locale (24)

Sfratti a Parma: settanta attivisti mobilitati, 4 famiglie non finiranno in strada

Parma – giovedì, 12 febbraio 2015

In via Umbria, in via Brescia, in via Imperia e in via Saffi. Quattro esecutuvi nei confronti di altrettante famiglie che stamattina avrebbero dovuto liberare gli appartamenti in cui si trovano in affitto, per morosità o per finita locazione.

Gli attivisti della Rete Diritti in Casa qualche giorno fa hanno lanciato il No Sfratto Day e stamattina più di 70 persone si sono mobilitate per cercare di evitare che le famiglie finissero in strada, condizione che con queste condizioni meteo non è certo delle migliori.

Stamattina, a partire dalle ore 8, gli attivisti della Rete Diritti in Casa si sono divisi nei vari appartamenti e sono riusciti ad ottenere quattro rinvii da parte degli ufficiali giudiziari, tre rinvii al 21 aprile e un rinvio all'8 aprile.

(da: http://www.parmatoday.it/cronaca/sfratti-famiglie-bambini.html)

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QUANDO I MOVIMENTI RIESCONO A CAMBIARE LA REALTÀ: UNA VITTORIA PER LA DIGNITÀ, UNA VITTORIA PER I CITTADINi

L’occupazione degli alloggi annessi all’ex cinema Lux di Piazzale Bernieri si è conclusa il 29 dicembre 2014 con la fuoriuscita dei nuclei occupanti cui è stata garantita una soluzione alternativa.
Una famiglia era già uscita da quasi un anno in seguito ad assegnazione casa emergenza, le altre 4 famiglie si sono già trasferite in un palazzo di proprietà della curia e gestito dal Comune di Parma in Piazzale San Giacomo che è stato concesso in comodato all’Associazione Senza Frontiere strettamente collegata alla Rete Diritti in Casa.
Nello stesso edificio si trasferiranno a breve anche le famiglie che stanno tuttora occupando lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio di via Bixio 61 così come parte delle attività socio/ricreative che sono ospitate nello stesso palazzo.
Questo edificio era vuoto ed inutilizzato, senza nessuna destinazione d'uso prossima e la concessione in comodato costituisce un valore aggiunto per tutta la città, essendo patrimonio pubblico che rientra nella disponibilità dei cittadini, assolvendo alla funzione fondamentale di casa e riparo per persone che oggi incolpevolmente non possono permettersi un affitto e non hanno altresì la possibilità di entrare in casa popolare data la scarsità e l'inadeguatezza del patrimonio residenziale pubblico.

Il trasferimento delle 2 occupazioni nel nuovo edificio di Piazzale San Giacomo è frutto di una lunga trattativa tra occupanti e Amministrazione Comunale che vede rispettati i principi base da sempre seguiti dalla Rete Diritti in Casa in tutte le trattative che si intavolano in caso di sfratti e sgomberi: la garanzia del passaggio da casa a casa e il rispetto di standard minimi di vivibilità per la soluzione alternativa.
Per la Rete Diritti in Casa la concessione del comodato per il palazzo che accoglie gli ex occupanti non costituisce né un risultato eclatante né una sconfitta del movimento di lotta per la casa costretto al compromesso. Il criterio base che da sempre la Rete persegue è quello di dare una risposta concreta alle persone che intraprendono con la Rete il percorso di lotta per l’abitare, questo perché si ha l’ambizione di rendere il movimento di lotta per la casa un movimento di massa, che viva concretamente la possibilità di raggiungere con la lotta risultati concreti e sempre più ampi.
La purezza la lasciamo volentieri agli eroi, a noi importa che il movimento di lotta per l’abitare prenda sempre più corpo e consistenza e il raggiungimento di piccoli obiettivi come il rinvio di uno sfratto, la concessione di una casa d’emergenza, il riallaccio di utenze dopo un distacco, la concessione di un immobile in comodato o di una residenza rafforzano la convinzione che la lotta paga e fanno crescere coscienza e speranze per chi sta dentro la lotta o per chi vi deve entrare.
Il fatto che le istituzioni vengano a patto con il movimento di lotta per la casa a Parma è il risultato di un lungo percorso iniziato nel 1999 con la lotta contro la chiusura degli alloggi per migranti di Via Piacenza. Nel tempo i rapporti di forza che la mobilitazione per il diritto all’abitare ha saputo mettere in piedi sono cresciuti esponenzialmente, abbinati a una buona capacità di denuncia dei disastri causati dalla trasformazione in pura merce della naturale esigenza di avere un luogo in cui vivere la propria intimità e le proprie relazioni sociali e della inconsistenza delle politiche abitative pubbliche. Le istituzioni sono dovute venire a patti e trattare alla pari con gli occupanti e con chi li sostiene perché gli sgomberi dei due palazzi occupati avrebbero avuto un duro costo sia in termini repressivi che sociali ed hanno preferito evitare di colpire duro anche perché sanno bene che il movimento di lotta per la casa ha capacità di agglomerare intorno a sé altri percorsi politici e sociali che avrebbero implicato una dura resistenza. La trattative è stata condotta oggi con un’Amministrazione pentastellata che ha riconosciuto in questa ed altre occasioni la consistenza del percorso di lotta portato avanti in città e che non ha potuto fare a meno di concedere qualcosa. Siamo ben coscienti che questa trattativa non può costituire un precedente generalizzabile così come non poteva esserlo la concessione del comodato da parte della Provincia per la Casa Cantoniera di Via Mantova. Tantomeno ci sentiamo corresponsabili per tante scelte incondivisibili fatte dall’amministrazione Pizzarotti.
Ogni parziale risultato non ferma la lotta per la casa a Parma così come nel resto d’Italia. La lotta contro la speculazione privata e contro la mancanza di politiche pubbliche che ne limitino il dominio prosegue come se nulla fosse. Dopo il boom edilizio (e speculativo) degli anni 2000 ci si trova oggi nell’assurda situazione per cui a fronte di una emergenza abitativa drammatica inasprita da una crisi che non ha fine per migliaia di famiglie nella nostra città (milioni in Italia), c’è sovrabbondanza di alloggi nuovi e vecchi inabitati che potrebbero benissimo esaurire il bisogno. A fronte di rivendicazioni che questo sistema economico politico non può tollerare (requisizione dello sfitto e dell’invenduto) la lotta continua ovunque con le requisizioni dal basso, le lotte per l’autorecupero di alloggi pubblici e privati, tutti percorsi che creano una nuova solidarietà e ricomposizione tra sfruttati e bisognosi e che prospettano nuovi modi di intendere l’abitare e il vivere incentrati sul mutuo appoggio e l’autogestione, con i quali si superano ostacoli che la gestione pubblico/burocratica rende spesso insormontabili.
Stiamo parlando di percorsi necessariamente di lungo periodo che necessitano di intersecarsi e intrecciarsi con altri percorsi di lotta che si muovono con gli stessi presupposti e che hanno la necessità di una dimensione per lo meno nazionale che si sta delineando.
E’ un percorso questo che non prende neanche in considerazione le tempistiche e i tatticismi delle scorciatoie elettorali e che non sente la mancanza di un soggetto politico istituzionale forte a sinistra perché sta cercando di creare con altri percorsi di lotta simili una strada diversa e più consistente per creare una società nuova.

PARMA 11 GENNAIO 2015

Rete Diritti in Casa

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Sabato 18 ottobre diversi nuclei famigliari hanno occupato alcuni appartamenti lasciati marcire da anni in Borgo Bosazza.
Chi ha occupato? Gli occupanti sono famiglie e single, che sono in attesa di casa popolare. Purtroppo le politiche sociali non sono una priorità per il Paese da ormai tanti anni. In un periodo di crisi come questo le case popolari andrebbero costruite, non vendute, ma per mancanza di buon senso o malafede i nostri governanti la pensano diversamente. La casa è una necessità per tutti e queste persone agiscono per garantirsi questo diritto.
Perchè lo hanno fatto? Perchè la casa è una necessità, e non si può rischiare di morire di freddo mentre tante case vengono tenute chiuse. E’ più responsabile il padre che sceglie di vivere in strada o chi prova comunque a garantire un tetto alla sua famiglia? Queste famiglie hanno scelto e hanno deciso che l’occupazione è l’unica, e ultima, possibilità per provare a vivere in maniera degna.

Chi è il proprietario? Il proprietario è uno speculatore. Anzi una famiglia di speculatori. Sono persone che comprano case per poi chiuderle, per far sì che i prezzi degli affitti rimangano alti, per aver dei beni da usare come garanzia in banca, altre volte anche solo per avidità. Ora gli accaparratori e gli speculatori non ci sono mai piaciuti. Ma riteniamo che questi siano quelli della razza peggiore. Chi specula sui beni primari (cibo, acqua, casa) specula direttamente sulle nostre vite e questo non ci piace. Rigettiamo questi meccanismi iniqui che permettono a pochi di arricchirsi sulle spalle di tanti, sul lavoro degli altri: sono questi i veri parassiti della città.
E le case? Le case erano abbandonate da anni, murate, umide e sporche. Ora ritorneranno a vivere, ad essere riscaldate e pulite. Borgo Bosazza tornerà ad essere animato da tanti bellissimi bambini.
La Rete Diritti in Casa, Art Lab Occupato e Spa Sovescio appoggiano e sostengono attivamente queste due occupazioni in Borgo Bosazza. Siamo al fianco di chi lotta contro questa società ingiusta, in difesa della libertà e della dignità, a testa alta contro gli speculatori, costruendo un futuro di giustizia e eguaglianza.
Siamo al fianco di tutti i fratelli e le sorelle che in questi giorni, durante la settimana europea per il diritto alla casa e alla città, animano le strade e le piazze di decine di città d’Europa per garantire il diritto all’abitare.
Invitiamo tutti per un pranzo sociale in B.go Bosazza a partire dalle 12:30 (ad offerta).
Ogni martedì sportello antisfratto e antidistacco in via Mantova 24 presso la Casa Cantoniera Autogestita dalle 18:30 alle 20

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Sui fatti di Lunedì 9 Giugno, comunicato della Rete Diritti in casa

Oggi eravamo come tanti giorni a difendere due nuclei sotto sfratto. Persone colpevoli di aver perso un lavoro, di non aver un reddito sufficiente a garantire la rendita dei soliti noti a Parma.
In via d’Azeglio l’ufficiale giudiziario si è presentato con la Polizia. Polizia che, approfittando di un presidio completamente composto da migranti, non ha perso l’occasione di fare la voce grossa, di minacciare, di impaurire, di strattonare e di malmenare chi era solidale con la persona. I nostri eroi in divisa non si sono fatti problemi, nonostante la presenza di invalidi e minori. “Parassita” era il termine con cui questi ‘’professionisti’’ si rivolgevano agli attivisti, fra un “ti svito la testa” e un “vi butto tutti giù dalla finestra”. Arroganti come al solito con i più deboli non hanno invece proferito parola nei confronti del proprietario che più volte ha assunto comportamenti penalmente rilevanti.
Il presidio trovatosi impreparato di fronte ad una tale manifestazione di ignoranza e cattiveria ha reagito comunque in maniera determinata e orgogliosa sapendo rimanere al proprio posto, disobbedendo ad ordini illegittimi e rivendicando il proprio diritto a sapere quello che stava succedendo, per dare sostegno a questa persona.
I rambo hanno abbassato la cresta e i toni.
E’ finita con lo sfratto eseguito, un trattamento sanitario obbligatorio per l’inquilino moroso in ospedale, un militante migrante (rimasto solo dentro l’appartamento insieme a quattro poliziotti) ferito e poi suturato a causa dell’intervento evidentemente non troppo leggero degli agenti.
Quindi tutto bene quel che finisce bene direte voi: la sacralità della proprietà privata è stata rispettata, eseguendo il volere del proprietario a discapito della dignità dell’abitante; è stata distribuita la razione giornaliera di insulti e minacce (e per i più fortunati anche botte) nei confronti di chi si oppone a questo ordine ingiusto di cose; le forze dell’ordine e la loro legalità a senso unico hanno vinto, forse a discapito della Vera Giustizia e dei diritti, primo fra tutti quello ad avere un tetto, ma queste sono quisquiglie..
E invece no: non paghi dell’andamento della giornata i nostri agenti sono andati in ospedale a farsi refertare. In Italia funziona così, come si fecero refertare gli agenti che uccisero Federico Aldrovandi, pratica comune per le forze dell’ordine quando hanno qualcosa da nascondere.
Le minacce, le denunce, gli abusi non fermeranno i nostri progetti, che evidentemente iniziano a fare paura a molti, agli speculatori come ai politici di professione, passando per i giornali che della disinformazione fanno il loro obiettivo, servendo solamente gli interessi dei proprietari, come la beneamata Gazzetta degli industriali. La stessa Gazzetta che solo pochi giorni fa ha lanciato un attacco POLITICO verso il Sovescio occupazione abitativa e sociale che dell’integrazione tra migranti e il quartiere in cui vivono ne ha fatto uno stile di vita.
Tutto questo non fa altro che incrementare la rabbia. Ormai gli argini sono troppo stretti per questo fiume in piena, noi siamo qui determinati e orgogliosi nella lotta.
Ci vediamo nelle strade!

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Nell’articolo pubblicato domenica 8 giugno della Gazzetta di Parma riguardante via Bixio, la strada che ci ospita viene descritta come “malata” e ancora lontana dalla guarigione, con attività commerciali che chiudono in continuazione e tanti stabili che rimangono sfitti e abbandonati al degrado.
In pancia, un articolo del prezzolatissimo Gian Luca Zurlini ci riguarda e dunque attira immediatamente la nostra attenzione. In questo secondo articolo, l’Spa Sovescio viene descritto come una “spina nel fianco” per i residenti della via; è più che esplicita l’associazione che Zurlini tenta di fare in questo modo tra la presenza del Sovescio e la condizione di abbandono della via, dichiarando senza mezzi termini che “nessuno dei residenti è disposto a dichiararlo apertamente per paura di ritorsioni”. Aldilà di queste illazioni che meritano una querela, ci chiediamo che metodo abbia utilizzato il giornalista per portare a termine la sua profonda “inchiesta sul campo”, ma è chiaro che più che d’inchiesta si debba parlare di opinioni o supposizioni personali su relazioni e realtà esistenti all'interno del quartiere che Zurlini non ha mai visto o indagato per davvero.
Il nostro prosegue affermando che il PROBLEMA sarebbe rappresentato -testuali parole - dalla presenza di una palestra popolare e spazi adibiti ad attività culturali. Ci si chiede allora da quando in qua attività sportive, culturali e didattiche siano così dannose alla salute o pericolose per chicchessia… Probabilmente a Zurlini e al suo giornale, in realtà, danno più fastidio quei valori che tentiamo di promuovere con le nostre attività, più che le attività in sé stesse: l'antifascismo, l'antirazzismo, l'antisessismo. Se per Zurlini certi valori sono motivo di esclusione, dichiariamo di essere ben consapevoli e ben felici di ripudiare razzismo e fascismo, a partire dallo stabile a cui abbiamo ridato vita. Il resto dell’articolo infatti, non può che descrivere abbastanza verosimilmente tutto quello di cui legittimamente ci occupiamo, salvo chiudersi alla fine dichiarando che ormai rappresentiamo un "problema di ordine pubblico" per il via vai che le
nostre attività hanno richiamato. Zurlini però deve chiarirsi con se stesso: preferisce la desertificazione o la vivacità in via Bixio?
E’ vero che ci siamo ripresi un diritto, quello di poter avere un tetto, in quanto famiglie che non avevano che la strada, così com’è vero che all’interno del Sovescio vengono organizzati corsi gratuiti di arabo e d’italiano, di meditazione, di tango, di pugilato, di jujitzu, cineforum, presentazioni di libri e così via. Solo, non capiamo a quali residenti possano dar fastidio o quali gravi problemi di "ordine pubblico" possano scaturire da una normale e libera partecipazione associativa.
Per questo, nei giorni che verranno, a differenza di Zurlini, andremo realmente a confrontarci con i nostri vicini per sapere se le parole della Gazzetta di Parma corrispondano al vero o se, come crediamo noi, quest’articolo non sia che l’ennesimo attacco allo spazio Sovescio e a tutte le persone che lo abitano e frequentano.
Vorremmo inoltre ricordare alla Gazzetta di Parma, ai suoi proprietari ed ai suoi “giornalisti”, che il problema che affligge via Bixio, ma anche tutte le attività commerciali del centro storico, sono proprio lescelte politiche e speculative nei decenni sponsorizzate dal vostro “giornale”, che hanno voluto la proliferazione di centri commerciali e che rendono Parma una delle città col maggior numero di grandi centri commerciali per abitante.
Possiamo ipotizzare quasi con certezza da chi sia stato ordinato quest’attacco nei confronti dell’S.P.A. Sovescio e dello stesso quartiere Oltretorrente; in ogni modo, il ruolo che spetta alla Gazzetta ed ai suoi “giornalisti”, è quello di essere sempre in prima fila nel difendere palazzinari, speculatori, fascisti del terzo millennio e criminalizzare solidarietà, attivismo e coloro che lottano per i propri diritti.

Gli abitanti, le famiglie e i frequentatori dello SPA Sovescio.

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Lettera aperta al Sindaco di Parma Federico Pizzarotti

Scriviamo questa lettera prima di tutto per fare chiarezza, per contestualizzare il problema abitativo a Parma, per ricercare soluzioni che vadano oltre gli annunci pubblicitari e possano risolvere la questione segnando un forte cambio di rotta rispetto alla gestione cittadina delle politiche abitative degli ultimi 15 anni.
La Rete Diritti in Casa nasce dal Comitato Antirazzista, è autonoma nonostante spesso collabori con altre realtà e lavora sulla questione abitativa da ormai più di 10 anni. In questi anni centinaia di sfratti sono stati rinviati, grazie alla solidarietà attiva dei picchetti antisfratto, decine di case sono state occupate, si è prodotto tanto a livello di analisi e dossier, di crescita personale e collettiva dei militanti e dei migranti che ci attraversano.
Oggi la situazione delle case occupate a Parma parla di 10 occupazione abitative attive, per un totale di 138 persone di cui 25 minori che si trovano all'interno di case occupate. Questo dato tutt'altro che trascurabile ha un effetto significativo sul numero di famiglie o singoli che rimane da gestire al Comune.
E' vero: l'occupazione è un atto illegale, un'illegalità giusta diciamo noi. Di fronte alla vergogna dello spreco di edifici lasciati marcire per anni mentre così tante persone vivono in strada, l'occupazione è la sacrosanta riappropriazione di chi non può far altrimenti. Non raccontiamoci la manfrina che chi occupa è il “furbo”, vuole saltare la fila, non ha voglia di pagare l'affitto.
Oggi le liste per le case popolari sono sature, le liste per i dormitori sono sature, con casi di persone cacciate fuori dai dormitori a dicembre, e, come riconosce l'Assessore Rossi, i servizi sociali del comune non hanno le risorse per far fronte all'emergenza. In una casa queste famiglie hanno la possibilità di ricominciare, di trovare un lavoro, di assumere dei ritmi di vita normali, mentre in un dormitorio vincono l'alienazione, la miseria, l'abbrutimento generale.
Chi oggi occupa una casa non ha i soldi per pagarsi l'affitto e non vuole vivere per strada: che colpa ha commesso? Deve morire per strada così che poi monti quell'indignazione da bar, così che poi le istituzioni riconoscano la “tragedia” della povertà?
É un dato dell'ISTAT di questi giorni che un milione di famiglie sono senza alcun reddito. Tenere le case sfitte e abbandonate (spesso senza motivo) al giorno d'oggi è immorale, uno spreco da combattere. Non solo con le armi dell'informazione, della propaganda, della sensibilizzazione, ma anche con le armi dell'azione diretta, della riappropriazione dal basso, dell'impegno tangibile. Questa è la nostra risposta, ma qual è quella delle istituzioni?
Noi giochiamo a viso scoperto, combattiamo la legge ingiusta, senza paura delle conseguenze, come fecero in tanti prima di noi, dai partigiani a Rosa Parks, passando per Don Milani e i comitati di base degli anni '70. Ed è qui che si pone il nodo centrale della questione. Sindaco lei deve scegliere chi vuole essere, che parte vuole assumere, come rapportarsi con i movimenti e con chi occupa una casa, deve dirci chi oggi è il criminale, il povero che occupa una casa o chi possedendone a decine le lascia vuote a puri fini speculativi.
O sarà il Sindaco sceriffo, che firmerà decreti di sgombero, che dirà “non posso fare niente”, che non andrà oltre deboli proclami e sterili azioni intraprese nel recinto di una prassi e di una normativa che serve per avvantaggiare i soliti, che ha causato la situazione in cui viviamo. Il Sindaco del rispetto della legalità, di quella stessa legalità che la ha obbligata a dover mandare i nostri rifiuti all'inceneritore, firmando un bel “pagherò” in termini di salute e tumori per la cittadinanza; di quella stessa legalità che stimola il mercato del gioco dell'azzardo, con tasse risibili e controlli inesistenti, facendo sì che oggi la nostra città sia invasa da Slot; di quella stessa legalità del patto di stabilità e dei debiti, che seppur commessi da ladri, per opere inutili e faraoniche, vanno comunque pagati, a costo di tagliare servizi e stipendi.
Oppure può essere il Sindaco della gente, il Sindaco degli ultimi, il Sindaco schierato al fianco di chi oggi, dopo aver lavorato per anni, con paghe da fame e orari e condizioni da schiavo, non si può permettere di pagare un affitto, ovvero di garantire una rendita a chi invece spesso non lavora. Può scegliere di stare dalla parte di quei tanti muratori che dopo aver costruito centinaia di case si trovano nel paradosso di non possederne nessuna. Può scegliere di tutelare la salute, fisica e psichica, di chi, senza alcuna alternativa, si è trovato obbligato ad occupare una casa, cancellando le ordinanze di sgombero che lei ha firmato ma che ha evidentemente scritto qualcun altro.
Può scegliere se scrivere la storia, ricorrendo allo strumento della requisizione per attuare quella redistribuzione della ricchezza che è per noi l'unica possibile via d'uscita da questa crisi causata anche e soprattutto dalla volontà di non andare ad intaccare le grandi ricchezze e le rendite.
Un sindaco in Italia già lo fece, si chiamava Giorgio la Pira, e così facendo scrisse la storia. Un esempio unico di coraggio e virtù.
Nel 1951 La Pira divenne sindaco di Firenze, democristiano, giurista, antifascista e padre costituente, si trovò in una città con più di 2000 sfrattati, e emanò una requisizione delle case abbandonate per poter ospitare queste famiglie. Il Consiglio di stato gli diede ragione contro i ricorsi dei proprietari privati, proprio perchè le sue requisizioni erano temporanee e non definitive, erano requisizioni e non espropri, ed erano state effettuate per evitare problemi di ordine pubblico. La Pira applicava la legge, e a ragione, perchè credeva che la legge fosse il garante della libertà individuale solo fino a quando lo Stato poteva garantire i diritti fondamentali, cui si rifaceva la Costituzione. Se lo Stato non poteva garantire casa, reddito e dignità, avrebbe dovuto la legge piegarsi agli usi che avrebbero permesso il ripristinarsi dell'ordine sociale.
Qualche decennio dopo un altro sindaco di Firenze, attuale Presidente del Consiglio, ha deciso di dichiarare guerra ai movimenti per il diritto all'abitare aiutato dal suo fedele pasdaran Angelino Alfano, attuale ministro degli Interni ed ex portaborse di Berlusconi.
Sta a Lei scegliere se vuole essere il nuovo La Pira o l'ennesimo Renzi di turno, se vuole improntare la sua politica su un cambiamento e dei segnali forti e radicali o se vuole limitarsi a sistemare i conti e a limitare i danni, anche se a questo punto bisognerebbe chiedersi dove sta la differenza rispetto ad un commissario prefettizio.
Anche la recente legge di Renzi che include la cancellazione della residenza per chi abita in case occupate è secondo noi contro ogni fondamentale diritto umano, in Italia attraverso la residenza passano i diritti alla salute e all'assistenza che evidentemente sono necessari a chi si trova senza un tetto! Come non prevedere una residenza fittizia cui ricorrere per tutti i senza tetto? Non stiamo parlando di clandestini, ma di gente che ha i documenti 'in regola' e che anzi rischia anche di perdere il permesso di soggiorno dopo magari aver lavorato per 15 anni nel nostro paese e aver pagato tasse e contributi, come molti dei nostri occupanti, e si trova a perdere tutto a causa di uno sfratto.
Per concludere con ogni evidenza il problema non riguarda solamente noi a Parma, ma un'idea perversa di società e sviluppo che ciancia di diritti, sostenibilità ed eguaglianza ma poi si arrende subito ai pescecani del cemento, delle banche e delle grandi proprietà.
Se i nostri progetti saranno fermati dagli speculatori in questa città si aprirà una ferita profonda. Sarà miseria, sarà delinquenza, sarà mancanze di prospettive, e probabilmente sarà anche tanta rabbia cieca. E la responsabilità sarà anche della dirigenza del suo Comune.
La stessa amministrazione che destina ingenti parti del bilancio per la assistenza sociale andrebbe a distruggere quelle esperienze già funzionanti, autogestite che sono radicate sul territorio e non pesano assolutamente sulle casse del comune.
La invitiamo nelle case occupate, in Casa Cantoniera, progetto che quest'anno spegne undici candeline, al Sovescio, ad Artlab per toccare con mano il lavoro che facciamo, per sentire la gioia di chi costruisce insieme a noi relazioni sociali libere, di chi è riuscito a determinare la gestione della propria esistenza. Siamo convinti di essere il futuro, e basta venire ad una nostra cena per farsi contaminare dal clima inebriante che si respira nel meticciato di cui siamo composti, uniti non dalla stessa appartenenza geografica, dall'estrazione sociale o da altre sovrastrutture, ma coesi nella solidarietà attiva, nella lotta, nei percorsi di autogestione, di mutuo soccorso.
Ed è questa le resistenza per la quale tutti noi vogliamo lottare, per difendere quello che ci siamo conquistati, spesso a caro prezzo, lottando contro un modello di sviluppo avverso alle forme organizzative autogestite e libertarie ed una società che sta assumendo sempre più tratti barbari e disumanizzanti.
Le auguriamo una attenta lettura del nostro dossier di modo che possa trovare lo spunto per fare quelle scelte coraggiose che noi tutti auspichiamo.

RETE DIRITTI IN CASA

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Oggi sabato 29 Marzo 2014 sei nuclei famigliari supportati dalla Rete Diritti in Casa hanno liberato uno stabile che giaceva da ormai 10 anni in stato di abbandono.
Questi nuclei, con anche alcuni minori, hanno deciso di determinare le proprie vite e il proprio futuro nel senso della dignità, mettendo in essere una pratica giusta e necessaria, ancorché illegale. Non è giusto che tante famiglie, dopo anni e anni di lavoro in Italia e contributi versati, si trovino smembrate nei dormitori o impossibilitate a vivere una esistenza tranquilla e serena perché sottoposte alle regole rigide degli ostelli. La perdita del lavoro non è una colpa, così come non lo è non potersi più permettere di pagare un affitto. La mancanza di reddito è una fatalità che colpisce sempre più famiglie, circa settecento a Parma, che dopo aver perso il lavoro ed aver esaurito i risparmi perdono anche la casa.

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COMUNICATO STAMPA DELLA RETE DIRITTI IN CASA IN MERITO ALLO SGOMBERO DELLA CASA OCCUPATA DI VIA CASA BIANCA 64

Oggi 3 marzo si è conclusa, dopo solo 10 mesi, l’occupazione della palazzina di via Casa Bianca 64.
 Le pressioni della proprietà sul tribunale e sulla questura alla fine han fatto sì che lo stabile dopo aver ripreso vita con l’occupazione tornasse ad essere vuoto ed abitato solo da topi e piccioni, così come era fino allo scorso maggio 2013.  La proprietà, due ricche famiglie parmigiane dotate di un patrimonio di decine e decine di appartamenti e negozi, ha preteso con forza lo sgombero, non sappiamo se per avviare altri progetti speculativi sull’area, che andrebbero ad ingrassare un già abbondante bottino, oppure per cruda volontà di affermare la superiorità del diritto di proprietà rispetto al diritto ad un’esistenza  degna da parte di chi si trova in grave situazione di difficoltà economica.
Non ci meraviglierebbe vedere, dopo lo sgombero, la casa continuare a marcire inutilizzata come d’altronde è successo dopo gli sgomberi di via Bengasi, Borgo Poi e dopo lo sgombero della ex scuola di Marore.

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Tanta presenza militante e solidale, l'ufficiale può solo rinviare!
Anche oggi due sfratti.
Anche oggi due famiglie rischiano di finire in strada.
Anche oggi il comune non propone niente, se non vaghe promesse di ostelli.
Cassa integrazione a 0 ore, tuguri di 30 o 40 metri quadri affittati a prezzi spropositati, case fredde perchè, purtroppo, i costi sono tanti e i soldi pochi.
Eppure i visi sono sorridenti, si scherza, si beve il the insieme, l'atmosfera è stranamente rilassata e positiva.
Come mai?
Perchè anche oggi la solidarietà ha vinto. Tanti sfrattati e occupanti, insieme a tanti compagni e militanti si sono opposti al fatto che il "diritto" alla rendita scavalcasse il diritto alla vita e alla dignità.
Anche oggi non è uscito nessuno.
Anche oggi l'ufficiale ha rinviato.
Anche oggi il proprietario se ne è andato con le pive nel sacco.

Non ci fermeranno mai!

Rete Diritti in Casa

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Residenza per tutti e tutte!

Un'altra decisiva vittoria.
Oggi i 12 nuclei occupanti gli stabili di piazzale Bernieri e di borgo San Giuseppe (Sovescio) insieme a numerosi solidali si sono recati agli uffici dell'anagrafe presso il DUC di Parma per vedere riconosciuto i loro diritti.
Infatti ogni volta che si presentavano singolarmente gli veniva negata la possibilità di presentare la domanda per la residenza adducendo motivi tecnici (in particolare la cancellazione del numero civico). La residenza è fondamentale per poter aver accesso a tutte le prestazioni sociali e mediche, oltre che per veder riconosciuti i propri diritti politici; negandola si pongono gli individui in uno stato di invisibilità e di incapacità di far valere i propri diritti.
Ci siamo presentati in massa volendo parlare con i responsabili, convinti che questi motivi tecnici fossero solamente un paravento per nascondere scelte politiche indegne e insostenibili.
Una delegazione è stata ricevuta dalla responsabile del procedimento Turci Elena e dall'assessore ai servizi demografici Giovanni Marani.
Riconoscendo la gravità della situazione, e l'impossibilità di trattare una questione gravemente lesiva dei diritti come semplice questione tecnica, hanno subito concesso la residenza e l'accesso ai diritti a tutti gli occupanti che, risultando residenti fuori città, erano privi di qualunque tipo di tutela e diritto (dall'avere un medico di famiglia a poter mandare i propri figli a scuola, dal poter essere seguiti da un assistente sociale ad avere i diritti politici).
In questo modo è stata subito risolta la questione più impellente.
Per martedì prossimo è stato fissato un tavolo fra gli assessori competenti e gli uffici tecnici per risolvere le questioni pratiche e far sì che la residenza corrisponda effettivamente con quella degli stabili occupati, eliminando così ogni possibile ostacolo a portare avanti un esistenza degna e tranquilla negli stabili occupati.

Adelante companeros!

Rete Diritti in Casa

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