Le tre famiglie e la signora single che hanno abitato nello stabile hanno trovato una soluzione alternativa, in tutti e tre i casi precaria. E’ stato veramente desolante constatare, negli innumerevoli incontri e presidi di protesta, riscontrare che da parte dell’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore Rossi, non si è potuto ma più probabilmente voluto, trovare una soluzione adeguata per famiglie nei cui nuclei ci sono tanti minori e addirittura un bimbo nato a gennaio 2014.
Se da un lato si è notata un’indifferenza non casuale nel senso che riteniamo che all’amministrazione penta stellata non piaccia troppo l’attivismo della Rete Diritti in Casa e la sempre più ampia presa di coscienza, da parte delle persone in difficoltà, che la casa non è un privilegio, dall’altro c’è la ben più drammatica constatazione che gli strumenti in mano all’amministrazione Pizzarotti per fronteggiare l’emergenza casa si sono esauriti o sono completamente inadeguati. In occasione delle elezioni i proclami di cambiamenti “rivoluzionari” dei 5 stelle si sprecavano, oggi ci troviamo di fronte a un riverente timore di intaccare le posizioni dei poteri forti della città. Le scelte, sul fronte delle politiche per la casa, devono essere fatte in modo serio e deciso. Occorrono : il blocco degli sfratti, la requisizione degli edifici vuoti e la conversione del Parma social House in case popolari. Le case ci sono già per tutti, basti vedere quante ce ne sono di vuote e inutilizzate e la requisizione, che non è fantascienza, consentirebbe anche di realizzare il risparmio di suolo agricolo tanto propagandato in periodo elettorale. Il moderatismo legalitario di questa amministrazione, tra l’altro, fa a pugni con le posizioni assunte dai colleghi di partito in altre situazioni, così vediamo che ad Ancona il M5S appoggia l’occupazione di Cà de Nialtri, a Roma la deputata Lombardi sostiene e dà voce ai compagni del movimento di lotta per la casa colpiti dalla repressione, a Parma invece le occupazioni danno fastidio all’amministrazione che non cerca nemmeno di trovare soluzioni adeguate a famiglie che hanno intrapreso il percorso di lotta e che si impegnano quotidianamente per difendere il diritto alla casa di altre persone in stato di necessità.
Per quanto ci riguarda la lotta è solo all’inizio e saranno i fatti a dimostrare se le grandi proprietà immobiliari e i poteri forti della città potranno continuare ad agire indisturbati a sostegno della rendita parassitaria oppure se c’è una possibilità di cambiamento reale in questa società con una divisione più equa della ricchezza che possa garantire un’esistenza degna a tutti/e.
Rete diritti in casa-parma