Lettera aperta al Sindaco di Parma Federico Pizzarotti
Scriviamo questa lettera prima di tutto per fare chiarezza, per contestualizzare il problema abitativo a Parma, per ricercare soluzioni che vadano oltre gli annunci pubblicitari e possano risolvere la questione segnando un forte cambio di rotta rispetto alla gestione cittadina delle politiche abitative degli ultimi 15 anni.
La Rete Diritti in Casa nasce dal Comitato Antirazzista, è autonoma nonostante spesso collabori con altre realtà e lavora sulla questione abitativa da ormai più di 10 anni. In questi anni centinaia di sfratti sono stati rinviati, grazie alla solidarietà attiva dei picchetti antisfratto, decine di case sono state occupate, si è prodotto tanto a livello di analisi e dossier, di crescita personale e collettiva dei militanti e dei migranti che ci attraversano.
Oggi la situazione delle case occupate a Parma parla di 10 occupazione abitative attive, per un totale di 138 persone di cui 25 minori che si trovano all'interno di case occupate. Questo dato tutt'altro che trascurabile ha un effetto significativo sul numero di famiglie o singoli che rimane da gestire al Comune.
E' vero: l'occupazione è un atto illegale, un'illegalità giusta diciamo noi. Di fronte alla vergogna dello spreco di edifici lasciati marcire per anni mentre così tante persone vivono in strada, l'occupazione è la sacrosanta riappropriazione di chi non può far altrimenti. Non raccontiamoci la manfrina che chi occupa è il “furbo”, vuole saltare la fila, non ha voglia di pagare l'affitto.
Oggi le liste per le case popolari sono sature, le liste per i dormitori sono sature, con casi di persone cacciate fuori dai dormitori a dicembre, e, come riconosce l'Assessore Rossi, i servizi sociali del comune non hanno le risorse per far fronte all'emergenza. In una casa queste famiglie hanno la possibilità di ricominciare, di trovare un lavoro, di assumere dei ritmi di vita normali, mentre in un dormitorio vincono l'alienazione, la miseria, l'abbrutimento generale.
Chi oggi occupa una casa non ha i soldi per pagarsi l'affitto e non vuole vivere per strada: che colpa ha commesso? Deve morire per strada così che poi monti quell'indignazione da bar, così che poi le istituzioni riconoscano la “tragedia” della povertà?
É un dato dell'ISTAT di questi giorni che un milione di famiglie sono senza alcun reddito. Tenere le case sfitte e abbandonate (spesso senza motivo) al giorno d'oggi è immorale, uno spreco da combattere. Non solo con le armi dell'informazione, della propaganda, della sensibilizzazione, ma anche con le armi dell'azione diretta, della riappropriazione dal basso, dell'impegno tangibile. Questa è la nostra risposta, ma qual è quella delle istituzioni?
Noi giochiamo a viso scoperto, combattiamo la legge ingiusta, senza paura delle conseguenze, come fecero in tanti prima di noi, dai partigiani a Rosa Parks, passando per Don Milani e i comitati di base degli anni '70. Ed è qui che si pone il nodo centrale della questione. Sindaco lei deve scegliere chi vuole essere, che parte vuole assumere, come rapportarsi con i movimenti e con chi occupa una casa, deve dirci chi oggi è il criminale, il povero che occupa una casa o chi possedendone a decine le lascia vuote a puri fini speculativi.
O sarà il Sindaco sceriffo, che firmerà decreti di sgombero, che dirà “non posso fare niente”, che non andrà oltre deboli proclami e sterili azioni intraprese nel recinto di una prassi e di una normativa che serve per avvantaggiare i soliti, che ha causato la situazione in cui viviamo. Il Sindaco del rispetto della legalità, di quella stessa legalità che la ha obbligata a dover mandare i nostri rifiuti all'inceneritore, firmando un bel “pagherò” in termini di salute e tumori per la cittadinanza; di quella stessa legalità che stimola il mercato del gioco dell'azzardo, con tasse risibili e controlli inesistenti, facendo sì che oggi la nostra città sia invasa da Slot; di quella stessa legalità del patto di stabilità e dei debiti, che seppur commessi da ladri, per opere inutili e faraoniche, vanno comunque pagati, a costo di tagliare servizi e stipendi.
Oppure può essere il Sindaco della gente, il Sindaco degli ultimi, il Sindaco schierato al fianco di chi oggi, dopo aver lavorato per anni, con paghe da fame e orari e condizioni da schiavo, non si può permettere di pagare un affitto, ovvero di garantire una rendita a chi invece spesso non lavora. Può scegliere di stare dalla parte di quei tanti muratori che dopo aver costruito centinaia di case si trovano nel paradosso di non possederne nessuna. Può scegliere di tutelare la salute, fisica e psichica, di chi, senza alcuna alternativa, si è trovato obbligato ad occupare una casa, cancellando le ordinanze di sgombero che lei ha firmato ma che ha evidentemente scritto qualcun altro.
Può scegliere se scrivere la storia, ricorrendo allo strumento della requisizione per attuare quella redistribuzione della ricchezza che è per noi l'unica possibile via d'uscita da questa crisi causata anche e soprattutto dalla volontà di non andare ad intaccare le grandi ricchezze e le rendite.
Un sindaco in Italia già lo fece, si chiamava Giorgio la Pira, e così facendo scrisse la storia. Un esempio unico di coraggio e virtù.
Nel 1951 La Pira divenne sindaco di Firenze, democristiano, giurista, antifascista e padre costituente, si trovò in una città con più di 2000 sfrattati, e emanò una requisizione delle case abbandonate per poter ospitare queste famiglie. Il Consiglio di stato gli diede ragione contro i ricorsi dei proprietari privati, proprio perchè le sue requisizioni erano temporanee e non definitive, erano requisizioni e non espropri, ed erano state effettuate per evitare problemi di ordine pubblico. La Pira applicava la legge, e a ragione, perchè credeva che la legge fosse il garante della libertà individuale solo fino a quando lo Stato poteva garantire i diritti fondamentali, cui si rifaceva la Costituzione. Se lo Stato non poteva garantire casa, reddito e dignità, avrebbe dovuto la legge piegarsi agli usi che avrebbero permesso il ripristinarsi dell'ordine sociale.
Qualche decennio dopo un altro sindaco di Firenze, attuale Presidente del Consiglio, ha deciso di dichiarare guerra ai movimenti per il diritto all'abitare aiutato dal suo fedele pasdaran Angelino Alfano, attuale ministro degli Interni ed ex portaborse di Berlusconi.
Sta a Lei scegliere se vuole essere il nuovo La Pira o l'ennesimo Renzi di turno, se vuole improntare la sua politica su un cambiamento e dei segnali forti e radicali o se vuole limitarsi a sistemare i conti e a limitare i danni, anche se a questo punto bisognerebbe chiedersi dove sta la differenza rispetto ad un commissario prefettizio.
Anche la recente legge di Renzi che include la cancellazione della residenza per chi abita in case occupate è secondo noi contro ogni fondamentale diritto umano, in Italia attraverso la residenza passano i diritti alla salute e all'assistenza che evidentemente sono necessari a chi si trova senza un tetto! Come non prevedere una residenza fittizia cui ricorrere per tutti i senza tetto? Non stiamo parlando di clandestini, ma di gente che ha i documenti 'in regola' e che anzi rischia anche di perdere il permesso di soggiorno dopo magari aver lavorato per 15 anni nel nostro paese e aver pagato tasse e contributi, come molti dei nostri occupanti, e si trova a perdere tutto a causa di uno sfratto.
Per concludere con ogni evidenza il problema non riguarda solamente noi a Parma, ma un'idea perversa di società e sviluppo che ciancia di diritti, sostenibilità ed eguaglianza ma poi si arrende subito ai pescecani del cemento, delle banche e delle grandi proprietà.
Se i nostri progetti saranno fermati dagli speculatori in questa città si aprirà una ferita profonda. Sarà miseria, sarà delinquenza, sarà mancanze di prospettive, e probabilmente sarà anche tanta rabbia cieca. E la responsabilità sarà anche della dirigenza del suo Comune.
La stessa amministrazione che destina ingenti parti del bilancio per la assistenza sociale andrebbe a distruggere quelle esperienze già funzionanti, autogestite che sono radicate sul territorio e non pesano assolutamente sulle casse del comune.
La invitiamo nelle case occupate, in Casa Cantoniera, progetto che quest'anno spegne undici candeline, al Sovescio, ad Artlab per toccare con mano il lavoro che facciamo, per sentire la gioia di chi costruisce insieme a noi relazioni sociali libere, di chi è riuscito a determinare la gestione della propria esistenza. Siamo convinti di essere il futuro, e basta venire ad una nostra cena per farsi contaminare dal clima inebriante che si respira nel meticciato di cui siamo composti, uniti non dalla stessa appartenenza geografica, dall'estrazione sociale o da altre sovrastrutture, ma coesi nella solidarietà attiva, nella lotta, nei percorsi di autogestione, di mutuo soccorso.
Ed è questa le resistenza per la quale tutti noi vogliamo lottare, per difendere quello che ci siamo conquistati, spesso a caro prezzo, lottando contro un modello di sviluppo avverso alle forme organizzative autogestite e libertarie ed una società che sta assumendo sempre più tratti barbari e disumanizzanti.
Le auguriamo una attenta lettura del nostro dossier di modo che possa trovare lo spunto per fare quelle scelte coraggiose che noi tutti auspichiamo.
RETE DIRITTI IN CASA