La questione delle linee elettriche ad alta tensione non riguarda solo molti territori italiani. Oltre confine, in Francia, la popolazione della valle della Durance si trova a fronteggiare dal 2011 il devastante progetto imposto da RTE (Réseau de Transport d’Electricité, l’omologo della nostra Terna). Pubblichiamo qui una serie di testi diffusi dai collettivi NO THT (Trés Haute Tension) che lottano per impedire la realizzazione di tale progetto e, infine, una breve analisi in generale su questo movimento, tratta da NUNATAK (rivista di storie, culture, lotte della montagna). Si tratta di testi piuttosto interessanti in quanto da una parte denotano una serie di similitudini tra i progetti contestati da popolazioni che vivono in territori anche molto lontani tra di loro, dall’altra permettono di allargare lo sguardo sulle dinamiche complessive del mercato europeo dell’energia e sulle sue infrastrutture di produzione e trasporto.
Le foto a corredo dei testi sono relative alla manifestazione tenutasi tra i paesi di Mont-Dauphin e St. Crispin nella valle della Durance il 20 settembre scorso.
LINEE THT: IL RISCHIO E’ REALE
Le Hautes-Alpes, e particolarmente la valle della Durance, da Gap a Briançon, sono interessate dall’imminente costruzione di una linea ad altissima tensione (THT: saranno installati 225.000 volts, con la possibilità futura di potenziamento a 400.000 volts). Alcuni collettivi si oppongono a questo progetto, in quanto lo ritengono pericoloso allo stesso tempo per la salute, l’ambiente e l’economia del nostro territorio, a cui siamo molto legati.
E DOMANI, QUANTE LEUCEMIE?
Studi scientifici evidenziano gravi rischi sanitari, a breve e a medio termine, per gli esseri viventi in prossimità di queste linee ad alta ed altissima tensione che emettono campi elettromagnetici a bassissima frequenza:
- Salute e condizioni di vita degli abitanti: in un primo tempo stato depressivo, vertigini, nausee, insonnie, problemi auditivi e digestivi, elettrosensibilità, poi… leucemia (in particolare leucemie acute infantili), senza dimenticare le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
- Patologie e comportamenti anormali degli animali selvatici e domestici: aggressività, agitazione, problemi di peso.
- Malfunzionamento degli apparecchi elettronici ed elettrici e di assistenza medica.
Anche l’Assicurazione Sanitaria ci sconsiglia di abitare vicino ad una linea THT. L’Assicurazione Sanitaria di Mayenne (dipartimento della Loira) avverte: “Scegliere il luogo in cui vivere è essenziale, sebbene non sia sempre possibile farlo. E’ preferibile non risiedere in prossimità di: linee ad alta tensione, centrali elettriche o antenne trasmittenti di radio, televisioni o cellulari” (2007).
IMPATTI AMBIENTALI A CASCATA
Api e impollinazione
I campi elettromagnetici provenienti dalle linee ad alta tensione possono mutare il comportamento delle api: esse sono molto sensibili a tali campi, essendo dotate di microcristalli addominali che contengono magnetite.
Disturbo nei comportamenti animali
Molteplici studi riportano disordini comportamentali negli animali che vivono in prossimità di linee THT. L’attività agricola pagherà un pesante tributo alle linee THT. Conigli che non si riproducono, maialini nati morti, mammelle delle vacche infettate, ecc.; nel 2008 alcuni agricoltori si appellarono alla giustizia, e il Tribunale di primo grado dette loro ragione riconoscendo la responsabilità di RTE riguardo alle condizioni del loro bestiame.
L’installazione della linea si traduce in pratica in 80 metri di disboscamento in larghezza e in tralicci alti più di 40 metri. Sono necessarie, nelle zone più accidentate, decine di viaggi di elicotteri per ogni traliccio, la sistemazione di vie d’accesso, camion sulle strade, migliaia di tonnellate di cemento. Le specie animali endemiche del territorio saranno costrette, nella migliore delle ipotesi, a spostarsi, o addirittura scompariranno. Il loro ambiente subirà un grave impatto, a lungo termine si modificherà l’intero ecosistema vegetale e animale.
CONSEGUENZE ECONOMICHE
I turisti in mezzo ai tralicci? L’economia locale alpina vive per l’80% di turismo. L’attrazione turistica si basa essenzialmente sul carattere selvatico e incontaminato dei suoi paesaggi. Che ne resterà dopo l’installazione di più di 100 km di linea sostenuta da centinaia di tralicci? In un periodo in cui la contrazione turistica estiva si conferma di anno in anno, come si può credere che queste linee apporteranno un valore aggiunto economico? RTE ha promesso un gran numero di posti di lavoro locali, ma le gare d’appalto hanno premiato essenzialmente imprese esterne al territorio. A ciò si aggiunge il deprezzamento della terra, si tratti di terreni agricoli o edificabili.
Ci chiediamo: a chi giova questo cantiere? Quale spazio riserva alla popolazione del territorio alpino sulle scelte politiche (ed economiche)? Lasceremo che il grande capitale continui ad arricchirsi espropriandoci?
…E INCONSEGUENZE POLITICHE
Ci si può infine stupire delle contraddizioni tra i propositi politici regionali (modello PACA: clima, aria, energia), nazionali (Conferenza sul clima di Parigi 2015 COP 21), locali (il Gran Brianzonese è diventato un Territorio ad Energia Positiva) e le decisioni prese sul terreno. RTE non tiene conto dell’inchiesta pubblica, tenutasi nel giugno 2013, che ha raccolto un’opposizione quasi totale della popolazione e degli eletti locali (il 98% delle opinioni espresse vanno in questo senso), con 2.000 contributi scritti e 12.500 firme raccolte in una petizione. Purtroppo, il silenzio di un gran numero di eletti, comprati dalle favole sulle opere compensatrici, pone la questione dell’assenza di una visione a lungo termine del territorio in coloro che sono in teoria amministratori nell’interesse collettivo.
Non ci sarà budget per i servizi basilari del vivere in comune (ospedale di Briançon, taglio dei treni), ma per la filiera nucleare sì: Areva (multinazionale dell’energia nucleare) e i suoi 5 miliardi di perdite, centrali nucleari moribonde. Questo genere di politiche imposte dall’alto di grandi progetti inutili, sostenuti dal fumo mediatico benpensante, con l’aggravante del taglio dei servizi pubblici essenziali, non è né più né meno che un tappeto rosso srotolato all’estrema destra, dato che un numero sempre più grande di persone si sente espropriato e ingannato.
(Il collettivo) NO THT 05 è in mobilitazione: http://notht05.noblogs.org
CONTRO LA THT, IL NUCLEARE E IL SUO MONDO
Il progetto delle linee ad altissima tensione avanza poco a poco. Un traliccio dal design dimostrativo all’Argentière, la Dichiarazione d’Utilità Pubblica firmata dai ministri e dalla Prefettura, picchetti d’individuazione che spuntano qua e là…
Lo Stato e RTE pensano di aver vinto la partita, ma non tengono conto degli abitanti della valle e dei dintorni, i loro amici, tutti coloro che non vogliono vedere questo progetto realizzarsi e che demoliranno il loro “bel traliccio dal modernissimo design”!
Col pretesto della modernizzazione, ci vendono nuove linee THT per continuare a tessere la rete europea di trasporto dell’energia nucleare. E’ chiaro, solo il nucleare può fornire un energia tanto potente da alimentare le reti che vanno da 225.000 a 400.000 volts su migliaia di chilometri. Queste linee, da qualche anno a questa parte, si sono moltiplicate e ovunque hanno incrociato resistenze e sabotaggi: dalla lotta contro linea Cotentin-Maine, progettata per distribuire la produzione del futuro reattore EPR, all’opposizione in Catalogna alla MAT (Muy Alta Tension), che servirà ad esportare il nucleare fino al sud del Mediterraneo.
Si poteva pensare che dopo Fukushima il nucleare avrebbe conosciuto un rallentamento, ma niente affatto. La Francia lo sviluppa e lo esporta un po’ dappertutto: centrali EPR (Reattore europeo ad acqua pressurizzata) a Flamville e in Cina, centrale sperimentale ITER (Reattore internazionale termonucleare) prevista per il 2020 a Cadarache, THT ovunque… Bisognerà dunque imparare a vivere con un dosimetro e una tuta?
Senza dimenticare che il nucleare civile non si può dividere da quello militare: sia nella produzione che nella ricerca i due sono strettamente legati. Niente bomba atomica senza centrale, niente centrale senza bomba atomica.
Qui, questo progetto dovrebbe premettere di connettere future linee aumentando la potenza trasportabile tra la Provenza e la Maurienne: linee ad altissima tensione collegheranno le centrali del Rodano alla Maurienne e la Maurienne all’Italia. Il circuito verrà così chiuso, la tela di RTE si stende su tutti i territori.
Questo reticolato di linee dovrà altresì servire a trasportare l’elettricità prodotta dalla futura centrale a legna di Gardanne, costruita da E.ON, che si nutrirà del legname delle foreste del Sud-Est: da Cevennes alle Hautes-Alpes, passando per la Provenza. In prospettiva, boschi rasi al suolo! Si pensi, infine, anche al devastante progetto TAV Lione-Torino che, se un giorno sarà terminato, non potrà che essere straordinariamente energivoro…
Noi ci opponiamo alla THT perché è l’arteria dell’energia nucleare
Perché il nucleare è la guerra e il cancro
Perché esistono delle alternative
Perché questo ucciderà sempre più la valle
Perché lottare ci rende più forti e più solidali
Perché solamente lo Stato e i padroni si fregano le mani
Perché noi possiamo fermare i loro progetti
Non lo permetteremo né in Haute-Durance né altrove
notht05@riseup.net
RTE, NON MI AVRAI!
Appunti sulla lotta in corso contro l’altissima tensione (THT), il nucleare e il suo mondo in Haute-Durance
Da alcuni anni dei collettivi, l’associazione Avenir Haute-Durance e singole persone si oppongono e si organizzano per contrastare i progetti delle linee ad altissima tensione nella valle che si stende fra Gap e Briançon. RTE (Réseau de Transport Electricité) prende a pretesto il rinnovamento di una rete per aumentarne ampiamente la capacità.
Si prevede la realizzazione di due linee THT (225.000 volts) aeree: una prima tra la stazione di trasformazione di Pont Sarrazini e una stazione in costruzione nella zona di Pralong a Embrun e una seconda tra la stazione della diga di Serre-Ponçon e la stazione dell’Argentière-la-Bessée. La vecchia linea a 125.000 volt scomparirà e quelle a 63.000 volt sono in corso di parziale interramento. Verrà inoltre realizzata una linea a 63.000 volt tra l’Argentière e Briançon, in gran parte aerea.
RTE sta cercando di intensificare e aumentare la capacità della propria rete, creando delle connessioni nazionali e internazionali. Questo in vista di facilitare gli scambi e la speculazione sul mercato europeo dell’energia. Un altro progetto di linee THT è previsto nella Maurienne per una nuova interconnessione con l’Italia. I progetti che interessano la Haute-Durance potranno altresì essere collegati a questa interconnessione o anche direttamente all’Italia attraverso il Monginevro, sebbene RTE neghi questa ipotesi.
Queste interconnessioni permetteranno di migliorare gli scambi tra i paesi che si vendono reciprocamente l’energia elettrica su un mercato altamente speculativo. Ciò che appare, su scala europea, è la volontà di costruire un grande mercato unico dell’energia elettrica. La Francia, che grazie alle sue centrali nucleari può produrre una quantità di energia ingente e costante, esporta più di quanto non importi, ma ha bisogno di energia elettrica durante i picchi di consumo, in particolare nelle regioni in cui la produzione è scarsa, come le Alpi, o il consumo aumenta mostruosamente durante la stagione degli sport invernali. Questo picco corrisponde all’aumento massiccio della popolazione in inverno e al consumo delle stazioni sciistiche (impianti di risalita, pompaggio per la neve artificiale, ecc.). In più, RTE calcola un forte aumento del consumo nella valle della Haute-Durance nei prossimi anni. Questa stima consentirà di avere un margine sufficiente per sviluppare dei nuovi progetti turistici nella valle (più cannoni sparaneve, nuovi complessi turistici a Vars-Risoul, ecc.). La questione è capire se il turismo sia veramente un beneficio per la valle e i suoi abitanti o se esso sia, invece, nocivo. Il turismo ci rende completamente dipendenti dal buono stato dell’economia capitalista. Forse è il tempo di sviluppare una nuova autonomia, di riprendere in mano le nostre vite.
Quando si guarda la carta nazionale della rete di RTE, si osserva che mancano delle grandi capacità di trasporto di elettricità da questa parte del Massiccio degli Ecrins. I progetti della Haute-Durance e della Maurienne permetteranno dunque di allacciare tutto questo, in particolare le centrali nucleari del Rodano come Marcoule, all’Italia attraverso la Val di Susa, ma anche di collegare la regione della PACA (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) alle Alpi, pensando specialmente alla centrale a legna di Gardanne o al progetto nucleare ITER a Cadarache.
Dalla presentazione del progetto alla Dichiarazione di Utilità Pubblica, la maggior parte dei collettivi e l’associazione Avenir Haute-Durance hanno sostenuto l’interramento delle linee THT. Oggi il discorso è in parte cambiato, visto che è iniziato il progetto di costruzione delle linee aeree. Altrove ci si può interrogare sull’interramento di queste linee. Come si è potuto leggere recentemente, riguardo alla nuova interconnessione ad altissima tensione tra la Francia e la Spagna, il primo ministro francese Valls ha reso omaggio ai militanti anti-THT che hanno permesso che il progetto fosse interrato. Vittoria o sconfitta? Quando si sa che dal lato spagnolo le linee sono aeree e che ovunque le lotte contro i progetti capitalistici sono duramente represse dallo Stato. Inoltre, in aerea o in sotterranea, la questione della produzione e del consumo di elettricità, in gran parte nucleare, non è affatto risolta.
L’altra questione posta dalle linee THT, sia interrate che aeree, riguarda infatti la produzione di elettricità e il modello di società che ne consegue. E’ attraverso le infrastrutture che il capitalismo e lo stato pianificano il controllo sulle nostre vite, sui fiumi, le valli, le foreste. Tutto deve essere valorizzato, tutto è una merce.
Dal dicembre dell’anno scorso, si è formato un collettivo intorno alla proposta di una manifestazione contro i progetti delle linee THT in Haute-Durance, incentrata sulla produzione di elettricità in generale e sul nucleare in particolare (che rappresenta più di due terzi della produzione elettrica in Francia). Questa manifestazione ha riunito 300 persone ed è stata seguita da un’assemblea. Dall’assemblea sono nate riunioni che hanno permesso di rilanciare alcuni collettivi locali (Embrunais, Pays des Ecrins, Guillestrois).
In seguito, sono state organizzate delle serate con proiezioni di video che presentavano altre lotte (“Remballe ton elek” contro la THT Cotentin-Maine e il nucleare, contro la MAT (Muy Alta Tesion) in Catalogna , ecc.), un’assemblea e un concerto. L’obiettivo di queste serate è quello di avere un momento di discussione e d’incontro nella valle, al fine di poter cominciare ad organizzarci e coordinarci in un’assemblea orizzontale contro i progetti RTE, il nucleare ma anche contro il mondo che li accompagna.
Questa opposizione, che è ripresa negli ultimi anni in numerose lotte, significa che esiste una critica del mondo che produce e che è prodotto dal progetto e dall’infrastruttura in questione; che il problema non è solamente la THT, bensì il mondo che ne consegue, le ideologie del progresso, della merce e del controllo.
Le assemblee della valle potevano sembrare talvolta non molto preparate, forse perché si è fatta l’abitudine alle “riunioni pubbliche”. L’obiettivo di queste assemblee non era solamente d’informare, ma soprattutto di ritrovarsi, di discutere per poter organizzarsi. L’assemblea orizzontale, l’assemblea di coordinamento è uno strumento che può servire ad organizzarsi in maniera non gerarchica e diretta, senza rappresentanti, per criticare nelle parole e nei fatti ciò che ci devasta, ma anche per pensare delle solidarietà, degli scambi al di fuori del sistema del mercato e dello Stato.
Spesso, durante queste assemblee, si sono manifestati proposte e punti di vista molto differenti, talvolta divergenti; tra le iniziative prese in esame ricordiamo: essere solidali con le persone che rifiutano le proposte di RTE, marciare lungo il tracciato, sostenere le iniziative locali di produzioni di energia elettrica rinnovabili, proporre una manifestazione, chiamare uno sciopero, bloccare i lavori… Ora non resta che queste idee continuino ad essere messe in pratica: questo non è che un inizio.
Intorno a questa assemblea di valle e ai vari collettivi, sono nati diversi strumenti: mailing-lists, un blog, un collettivo di stampa. Si stanno intrecciando dei rapporti da Briançon a Gap e oltre. Sono stati pubblicati e diffusi documenti, libri, opuscoli. Spesso riportano l’indirizzo mail “notht05@riseup.net” come firma. Ma si tratta veramente di una firma? Questo indirizzo è uno strumento utilizzato da individui differenti e da vari collettivi. Non è l’espressione di un’unità, piuttosto di una molteplicità. L’espressione “NO THT” vuole essere una strizzata d’occhio alla lotta contro la linea ad alta velocità tra Francia e Italia: il movimento NO TAV. Il “NO THT” deve appartenere a tutti o, meglio, a nessuno. E’ l’espressione di coloro che sono in lotta contro la THT e il suo mondo, coloro che pensano che lottare significhi smetterla con la rassegnazione, al fine di riappropriarsi della vita.
Alcuni/e attivisti/e contro la THT e molto di più!
TURISMO 2.0
Perché non vogliamo la THT?
Il turismo e il suo mondo
La valle della Durance prende il nome dal fiume, un tempo capriccioso, che attraversa gran parte della regione PACA (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) da nord a sud. Questa valle è un’importante e antica via di comunicazione, che dal Colle del Monginevro segna il confine con l’Italia fino al suo sbocco nel Rodano e sotto Avignone. Porta aperta verso il sud, il clima secco di tipo mediterraneo domina largamente l’alta valle (da Tallard a Briançon), circondata da elevate montagne.
E’ in questo contesto geografico delle Hautes-Alpes che, dall’inizio del XX secolo, è stata operata la sistemazione dei corsi d’acqua delle catene montuose limitrofe. C’era l’esigenza di irregimentare l’acqua per produrre l’energia elettrica per le fabbriche, come quella dell’Argentière-la-Bessée fondata nel 1909 (Industria Pechiney, che chiuderà i battenti nel 1987). Si potenziava, nel contempo, il turismo climatico e di montagna tipico del secolo scorso, come ci ricordano le gare di sci organizzate al Monginevro nel 1907. In seguito, con il declino industriale l’economia della valle si orienta principalmente verso il turismo.
Le Haute-Alpes contano 142.000 abitanti ed hanno una capacità d’accoglienza di 387.000 posti letto. Ciò significa che il dipartimento è orientato verso il settore delle attività ricreative, che può rappresentare fino al 75% dell’attività nelle Queyras o il 50% nel Brianzonese. Il prodotto interno lordo del dipartimento è dato per l’80% dal turismo.
Il progetto della THT è ufficialmente legato a questa economia del turismo. Necessità di ammodernare una rete elettrica che sta invecchiando da una parte e previsione dell’aumento del consumo energetico dall’altra. Se un traliccio ne nasconde sicuramente un altro, è anche perché il dibattito sulla THT mira troppo spesso a camuffare certe realtà economiche e di pianificazione territoriale.
Nel 2007 9.100 persone dipendevano direttamente dal turismo nel dipartimento. E’ un fatto, il turismo è essenziale qui, il discorso rimane importante, ma esprimere delle critiche e delle riserve sul suo sviluppo sembra vietato. Ci sono, malgrado tutto, delle buone ragioni per apportare degli elementi al fine di alimentare un dibattito su questo argomento.
L’attività turistica viene senza posa messa in discussione dai professionisti del mercato, eterni insoddisfatti dei risultati mai sufficientemente rilevanti in termini di volumi d’affari, di presenze, di qualità, di trasporti, quando non si tratta di prendersela con il clima.
Il Consiglio Generale della Haute-Alpes ha convocato il 5 giugno 2014 delle riunioni sul turismo. A causa di un bilancio apparentemente in “stato d’urgenza”, è stato necessario ridefinire delle priorità: minor concorrenza interna al dipartimento, maggiore distribuzione delle risorse, accrescimento della frequentazione, aumento delle ricadute economiche e miglioramento delle rendite.
Cosa significa esattamente?
Il turismo in tutte le sue forme necessita dell’installazione di infrastrutture capaci di supportare il flusso generato dal proprio sviluppo (strade, reti ferroviarie, costruzione di alloggi, trasporto di elettricità…). Il Consiglio Generale è stato attratto dalle cifre esorbitanti dei Paesi della Savoia (sorta di marchio ed entità territoriale che raggruppa i dipartimenti della Savoia e dell’Alta Savoia) e vuole competere su un terreno in cui il “potere d’incantamento dell’industria turistica si basa sulla sua capacità di far dimenticare il suo carattere precisamente industriale” (R. Christin).
Il consenso alla THT s’inscrive in questo percorso. Accettare questo significa altresì approvare dei progetti parimenti nocivi per i territori e far ingoiare la pillola per altri progetti futuri (per esempio, il progetto di tunnel verso l’Italia) dicendo che, in ogni caso, l’infrastruttura esiste di già, perché non accettarne una in più?
Come una curva impennata in un grafico Excel, lo scenario di crescita della linea THT passa dai 180 MW nel 2008 a una previsione di 300 MW nel 2020. In questo brutto film, in prospettiva, agli operatori del turismo piacerebbe che il copione si allineasse a queste curve meravigliose.
Sviluppo industriale del turismo e THT sono dunque due aspetti dello stesso problema.
E’ in queste prospettive di sviluppo che si forgiano simili mentalità. Linee elettriche per rinforzare la rete in caso di picco di consumo, come le stazioni sciistiche richiedono con la creazione della neve artificiale. Un articolo in Charlie Hebdo dedicato a questo turismo e alle sue condizioni, ci ricorda queste cifre impressionanti: 25.000 kw/ora all’anno per un ettaro di pista, senza contare l’astronomico consumo d’acqua. Si tratta di un futuro senza territorio in cui la tecnologia e le reti a flusso continuo supportano perennemente pratiche che non sono mai state messe in discussione.
Un articolo più recente nel Courrier International, intitolato “Le Alpi viste dalla stampa straniera”, sembra muoversi nella stessa direzione. Il giornalista svizzero, che conosce particolarmente bene l’impatto delle stazioni degli sport invernali nel proprio paese, parla di “fuga in avanti di stazioni e impianti sciistici superattrezzati” per ciò che riguarda la Francia (nella fattispecie Rodano-Alpi). Con i loro 7 miliardi di euro annui, gli sport invernali rappresentano non meno del 18% dell’economia turistica nazionale.
Le Hautes-Alpes non sono certo risparmiate da nuovi investimenti, come testimonia la recente apertura del centro ludico balneare “Durancia” al Monginevro, 3.600 metri quadrati di piscine riscaldate a gas e un lounge bar dalle finiture vellutate dei palazzi parigini del XIX secolo (presentazione sul sito ufficiale).
I promotori di tali artifici mantengono i consumi al grado più alto affinché, in occasione di una nuova stagione, sia i turisti che i lavoratori di questo settore possano far perdurare questa fantasmagoria del merchandising (nuovi equipaggiamenti per non avere l’aria da sfigati, provare una nuova disciplina per distinguersi dai colleghi d’ufficio…) e del comfort assoluto.
Il turismo è dunque anche la mentalità che adotteranno gli abitanti locali per accogliere al meglio i vacanzieri e soprattutto per non opporsi criticamente a questo sistema. Sanno che essi stessi ormai sono dei turisti in altri momenti. Ogni disciplina sportiva ha i suoi codici così come ogni stazione sa fidelizzare una propria clientela (famiglie, ricchi budgets, brevi permanenze…). Le stazioni creano allora il loro marchio e i loro idoli che vengono eretti ad orgoglio locale (Serre-Chevalier, la stazione di Luc Alphand).
Preparare la stagione, accumulare i soldi per avere infine un profitto con la partenza dei turisti e sperare di essere turista a propria volta, come un piccolo rentier è fiero del proprio gruzzolo. Allora si potrà spendere il proprio denaro su altre montagne scoprendo che la vita è cara e constatando che 48,50 euro al giorno per persona è il limite accettabile (si tratta della spesa media di una persona nelle Hautes-Alpes e che resta la più bassa della regione PACA).
Il problema dunque è qui e altrove, come il nucleare. La montagna è un luogo di miseria nel XIX secolo fino al forte sviluppo del turismo invernale del dopoguerra, tanto che la si abbandona per stabilirsi altrove per beneficiare di condizioni di vita più favorevoli. Decenni più tardi, le montagne per sciare sono divenute zone di un ambiente di vita privilegiato. Sulla strada tracciata dall’ufficio del turismo, centinaia di alloggi rimangono vuoti per la maggior parte dell’anno, dotati dell’ultimo comfort alla moda. Lo scenario pare diventato troppo banale per essere descritto. Le vecchie linee elettriche vengono dismesse o rinnovate, altre vengono realizzate, aeree o interrate. Tutto sarà in funzione per le prossime vacanze, non occorre, soprattutto, cambiare modello. Lo stagionale si trasforma in lavoratore dell’edilizia e dei lavori pubblici nel periodo fuori stagione, i lavori possono riprendere.
I turisti tornano con le stagioni, i lavoratori si adoperano nel rendere la cartolina più bella della stagione precedente e il gioco è fatto, o quasi. Consumo dei territori in ciò che hanno di più ricreativo e consumo degli individui in ciò che hanno di più fragile.
Sono molti coloro che considerano i territori in modo diverso da un parco di divertimenti allacciato direttamente ad una centrale nucleare (o una centrale a biomasse in questo specifico caso).
Non è scontato scendere in strada, mettersi in movimento quando il bollettino meteo ha previsto cielo sereno dopo una forte nevicata. Eppure, è questo quello che sta accadendo nella valle.
Allora se alcuni dichiarano che non c’è nessuno che non conosca le Hautes-Alpes, questo forse non avviene per il tipo di turismo per il quale il dipartimento cerca di essere conosciuto, ma dal coraggio dei suoi abitanti nelle lotte portate contro di esso e le sue infrastrutture.
No, nessun tappeto rosso sarà srotolato né per la THT né per il Tour de France! Questa economia turistica che si poggia essenzialmente sulla società del salario con le sue cinque settimane di ferie all’anno va rifiutata. Quando il 65% dei francesi non parte mai per vacanze invernali, esistono delle ragioni per non piegarsi alle leggi del mercato turistico. Nonostante che i media evochino le vacanze invernali come una pratica diffusa alla maggior parte della società, la differenza tra le classi sociali è ben marcata (solo l’8% dei francesi parte per le vacanze invernali).
I territori sono essenzialmente percepiti come vetrine in cui ognuno dovrebbe partecipare attivamente senza indugiare troppo sul rovescio di tale quadro idilliaco: degradi ecologici, condizioni deplorevoli del lavoro stagionale, nessuna possibilità decisionale per gli abitanti, forti disparità economiche entro la stessa valle, accettazione della tecnologia del controllo e riduzione a gadget delle attività (microchip a radio-frequenza per l’identificazione negli skipass nei pacchetti sciistici dell’e-tourism).
In breve, il marketing rimodella i contorni di un’economia turistica fortemente ancorata al sistema capitalistico globalizzato. I territori non devono far altro che rivendere un’immagine di ciò che già sono: zone pervase dall’ideologia della crescita e dello sport spettacolo.
Attivisti NO THT della Durance
NUOVE VENE PER IL CAPITALE
Nella valle della Durance, da qualche tempo, è iniziata una lotta contro il progetto di linea elettrica ad alta ed altissima tensione dell’impresa RTE (Réseau de Transport Electricité, Rete di Trasporto Elettricità). RTE è un’impresa francese, filiale della EDF (Electricité De France), e gestisce più di 100.000 km di linee elettriche (da 63.000 a 400.000 volts).
RTE, firmataria di un contratto con lo Stato per la fornitura di un servizio pubblico, ha stimato che il fabbisogno energetico della Haute-Durance e lo stato attuale della sua rete elettrica giustificano la realizzazione di lavori di rinnovamento per il periodo 2010-2020.
Questo progetto si inscrive nel quadro di un’opera più ampia: RTE ha infatti elaborato sei progetti complementari, da realizzarsi progressivamente, al fine di migliorare i flussi di corrente elettrica e garantire una costante disponibilità della stessa, anche in periodi e orari con più alta domanda.
La prima fase dell’opera sarà realizzata nel 2016 e comporterà la sostituzione della linea a 150.000 volts tra l’Argentière-la-Bessée e Serre Ponçon, con una a 250.000. La seconda fase è prevista per il 2020 e consisterà nella sostituzione della linea di Embrun a 63.000 volts con una a 250.000, la sostituzione della linea dell’Argentière-la-Bessée con una a più alta capacità e infine l’abbandono di una linea a 125.000 volts.
Questa è la versione presente sul sito web di RTE. In realtà diverse coincidenze fanno pensare che il progetto finale sia quello di estendere la nuova linea fino alla frontiera italiana, passando attraverso il Monginevro.
Il corrispettivo italiano di RTE, Enel Energia, ha depositato alla Commissione Europea un programma per l’interconnessione delle reti italiana e francese attraverso il prolungamento della linea a 130.000 volts da Cesana a Briançon. Questo progetto (E135), potrà essere approvato e finanziato dalla Commissione solo se il trasporto di energia supererà i 130.000 volts. E’ quindi scontato che RTE non possa non sapere della richiesta italiana e che stia spianando la strada ad una linea ben più potente di quella annunciata. Guarda caso, il ministro per l’ecologia francese Ségolène Royale ha firmato (6 ottobre 2014) due decreti che autorizzano la costruzione di altrettante linee aeree da 250.000 volts tra Gap e Briançon, ma i piloni che verranno posati possono supportare una linea ben più importante da 400.000 volts.
Perché dunque aumentare la capacità della linea o quanto meno supporre l’ineluttabile incremento dei consumi elettrici, quando i dati degli ultimi anni in Francia non mostrano un aumento in questo senso?
RTE ha inoltre pubblicato dei dati falsi sul tasso di crescita della popolazione della Haute-Durance nel periodo tra il 2009 e il 2020, fissandolo all’1%, con un conseguente aumento di 20 MW del consumo elettrico, mentre l’INSEE (Istituio Nazionale di Statistica e Studi Economici) dichiara che il tasso di crescita sarà solo dello 0,68%, con un aumento di 13 MW.
Quest’opera di interconnessione tra l’Italia e la Francia si inscrive in un più ampio progetto di connessione tra i paesi europei attraverso linee ad alta ed altissima tensione. Il progetto tra Chambéry (Grande-Ile) e Torino (centrale di Piossasco) traduce bene la volontà di perseverare nella politica delle grandi opere, siano esse ferroviarie (TAV Torino-Lione) o concernenti la distribuzione di energia elettrica. Questa linea tra Savoia e Piemonte sarebbe di fatto un’anticipazione del progetto in sé, dato che la corrente continua a 320.000 volts seguirebbe interrata il tracciato dell’autostrada e del tunnel del Fréjus. L’Italia esporta 1.000 MW verso la Francia e ne importa 1.900 e queste linee mirano a mettere in sicurezza ed ottimizzare le rispettive reti energetiche, ovvero ad approvvigionarsi di energia sul mercato (il nucleare rappresenta il 74% della produzione energetica francese) al prezzo più conveniente.
I progetti di RTE preoccupano una parte degli abitanti delle Hautes-Alpes, che si sono organizzati in un’associazione chiamata Avenir Haute-Durance nel 2011, con l’arrivo delle prime notizie sull’opera. Quest’associazione ha svolto un’importante lavoro di ricerca in merito ai tracciati, alla loro nocività e sull’alternativa dell’interramento dei cavi elettrici, così da preservare il panorama e l’ambiente circostante. L’associazione si è sempre mossa attraverso metodi legali, come petizioni, conferenze informative per la popolazione e ricorsi giudiziari. Una parte degli abitanti della valle, però, non si riconosce nei metodi utilizzati da questa associazione e ha creato alcuni collettivi che si propongono di utilizzare altre strade per opporsi ai progetti di RTE. Questi collettivi, inoltre, rifiutano l’ipotesi di interrare i cavi ad alta tensione, ribadendo che il problema non è solo il danno paesaggistico, ma la logica che sta dietro queste grandi opere, legate a doppio filo alla produzione di energia nucleare.
L’obiettivo è quello di creare uno spazio di informazione, discussione e d’azione diretta, cercando di non soffermarsi solo sulla problematica locale, ma allargando la discussione a situazioni simili, limitrofe e non, e creando legami di solidarietà con altre lotte.