Sistema assistenziale come sistema di controllo

In questo breve studio vi è un capitolo estremamente esplicativo di ciò
che intendiamo per “precarizzazione assoluta”. Per quanto selvaggia,
oggi la precarietà è un prodotto del mercato del lavoro. Certo, i
governi l’hanno favorita e legiferata ma in questo momento il lavoratore
ha come controparte l’azienda o l’amministrazione, come nel pubblico
impiego. Una riforma come quella che il ministro Damiano sta studiando
invece introduce una forma di precarizzazione mista, prodotta dal
mercato e controllata dallo stato o dagli enti locali. Un sistema di
questo tipo non avrebbe rivali sociali. Leggere e ricordare per credere.

2 capitoli tratti da

Sergio Bologna

ed. Manifesto Libri

Dicevamo, per riprendere il discorso sul Partito comunista e per cercare
di capire le sue difficoltà, anche nel momento dei suoi maggiori
successi elettorali, che il suo potere virtuale nella società gli
derivava dall’ essere la maggiore organizzazione politica presente tra
la massa dei disoccupati; questo significa che la vera controparte
istituzionale della base comunista era l’amministrazione del Ministero
del Lavoro addetta alla gestione dei sussidi di disoccupazione, cioè un
apparato complesso e capillare, una delle colonne dello Stato
weimariano; il Partito comunista doveva dimostrare la sua abilità nell’
organizzare e gestire i conflitti sociali non sui luoghi di lavoro ma
sui luoghi dell’ assistenza.

Perciò è di fondamentale importanza, per
capire la crisi di Weimar e il passaggio al nazismo, conoscere a fondo i
meccanismi di controllo, di selezione e di disciplinamento di cui
l’apparato assistenziale poteva disporre. L’aumento vertiginoso della
disoccupazione conferì a questo apparato poteri larghissimi nella
fasefinale della Repubblica. potremmo dire che lo Stato, agli occhi del
cittadino, non aveva altro volto identificabile se non quello dell’
apparato assistenziale. I poteri discrezionali di questo apparato
aumentarono man mano, la sua funzione di "sportello di sussidi" fu
gradualmente sostituita dalla funzione di "raccolta d’informazioni sulla
persona".

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Ma L’eccesso di liquidità  non è andato a finzanziare i consumi delle famiglie

da La Repubblica _Affari&finanza_ 18 giugno 2007

Ma l’eccesso di liquidità non è andato a finanziare i consumi delle famiglie

di Giovanni Ajassa*

C’è sempre più moneta nel mondo. Gli aggregati monetari si espandono più velocemente della crescita nominale del Pil, ma senza che ciò generi inflazione. Accade soprattutto nell’area dell’euro. La tanta liquidità odierna non sembra presagio di aumenti futuri dei prezzi al consumo. Qualcosa sta cambiando nella distribuzione della moneta così da ridurre i rischi di rimbalzi inflazionistici. Proviamo a mettere qualche numero in fila.

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Serventi Longhi a Minchino: “Il contratto nazionale a tutela dei più deboli”

dal Corriere della Sera – 14/06/07 –

Caro Direttore, dalla scadenza del contratto dei giornalisti sono passati 837 giorni, e non pochi altri ne passeranno, se gli editori continueranno a rifiutarsi di sedere al tavolo. Ma i problemi non vengono mai da soli; e così ci tocca pure la bacchettata che ci rifila il professor Ichino, dalla prima pagina del Corriere

Sbagliano i sindacati, dunque sbaglia anche la Federazione della Stampa, quando parlano di un «diritto dei lavoratori al contratto». Questo diritto «non esiste proprio, ed è bene che non esista», argomenta l’editoriale, perché «se accordarsi fosse obbligatorio, avremmo un regime di cogestione». Non abbiamo certo le competenze del professor Ichino in materia di diritto del lavoro. Però non sono soltanto i sindacati a pensarla diversamente da lui. Ricordiamo le parole pronunciate in questi mesi dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha sottolineato ripetutamente «il diritto primario dei giornalisti ad un contratto di lavoro regolarmente rinnovato». Concetti simili hanno espresso i Presidenti del Senato e della Camera. Nelle loro affermazioni abbiamo colto un riconoscimento del valore del lavoro – giornalistico e no – che poco traspare dalle tesi di Ichino.

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iniziativa dei precari del Comune di Milano davanti palazzo Marino Lunedଠ14 maggio alle 17

Il Comune di Milano spenderà  quest’anno per i consulenti ed i dirigenti 48 milioni663mila250 euro.

La Moratti ha creato un super ufficio stampa con diciassette persone, ma secondo Repubblica "i diciassette comunicatori potrebbero non bastare".

Il capo ufficio stampa è De Bortoli che costa al Comune 132.452 euro.

A capo di tutta la dirigenza comunale c’è GianPiero Borghini, non eletto alle elezioni comunali, ma nominato City Manager al costo annuo di 279.540 euro.

Il vice direttore generale costa 264.680 euro.

Gli esempi potrebbero continuare.

E’ stato creato un Comitato strategico, con dodici super esperti, gettone di presenza per una sola riunione 2.500 euro.
Alcuni di questi super dirigenti, l’anno scorso si erano presentati alle elezioni comunali ed anche nazionali, ma non erano stati eletti, sono stati comunque premiati per le loro capacità  (?) e/o per la loro corrente politica.
Altri ex parlamentari, assessori, uomini di partito, consiglieri regionali o comunali sono stati nominati o addirittura sono alla guida delle società  comunali.
Invece per noi poveri precari da 1.000 euro al mese, non ci sono risorse sufficienti.

Ma forse abbiamo sbagliato noi,invece di studiare per i concorsi e di lavorare alacremente per il Comune, ci dovevamo candidare alle elezioni.


Per protestare contro questa situazione e per chiedere l’assunzione dei precari comunali, Lunedì 14 maggio alle ore 17 ci incateneremo simbolicamente sotto Palazzo Marino.

 

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volantino d’indizione dell’iniziativa

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I precari del Comune di Milano invitano il precariato comunale e le cortesi organizzazione sindacali all’incatenamento di Palazzo Marino di lunedì 14 maggio alle ore 17.15 indetto dai noi precari stessi per ricordare pubblicamente

la nostra richiesta:

ASSUNTI TUTTI!

P.S. Gli stessi precari si preoccuperanno di organizzare e colorare la piazza Sono bene accette ed anzi auspicabili le più svariate manifestazioni di solidarietà  da parte della cittadinanza

 

Rete preceria del Comune di Milano

Coordinamento precari del Comune di Milano

Precari tutti del Comune di Milano

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Tra minacce e vandalismi un Primo maggio di violenza

3 maggio 2007 – Il Giornale

Tra minacce e vandalismi un Primo maggio di violenza

di Paola Setti

 

Milano – Quale sia stato il clima lo raccontano gli atti del giorno dopo. Il documento approvato all’unanimità  dal consiglio comunale di Bologna, tanto per cominciare, che unisce la solidarietà  al sindaco Sergio Cofferati a quella per l’arcivescovo di Genova e presidente Cei Angelo Bagnasco. E poi i telegrammi che hanno attraversato l’Italia, gli appelli a non abbassare la guardia, le inchieste aperte e il potenziamento delle misure di sicurezza. àˆ stato un Primo maggio violento, in un incrociarsi di intimidazioni e in un crescendo di tensione che non s’è fatto mancare nulla, dalle minacce ai politici alle accuse ai religiosi, dalle aggressioni agli atti di vandalismo. Bagnasco ancora nel mirino. Non c’è solo il palco di piazza San Giovanni. Ci sono anche nuove scritte, comparse a Napoli in via Duomo e all’uscita della metropolitana di piazza Cavour. A vergarle con vernice spray nera, in qualche caso firmate con la A cerchiata degli ambienti anarchici, alcuni giovani dei centri sociali che il Primo maggio hanno partecipato al corteo Rdb-Cub contro la precarietà  del lavoro. Oltre all’alto prelato, cui sono rivolte frasi ingiuriose quali «Bagnasco boia», «Bagnasco erotomane represso» e «Bagnasco: se lo conosci lo eviti, se non lo conosci ti uccide», anche gli slogan «Cloro al clero» e «Rutelli, fatti un Bagnasco caldo». Sempre durante il corteo «Euromayday», sono state imbrattate le saracinesche di banche e ci sono stati momenti di tensione davanti al McDonald’s. Attacco al Referendum. Gli insulti, poi un tavolo scaraventato addosso. Nessuna conseguenza ma molta rabbia per l’onorevole Mario Segni, vittima dell’aggressione da parte di alcuni giovani estremisti di sinistra in piazza San Giovanni a Roma, nel corso del Firma day. Immediata la reazione del presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha invitato a «tutelare con il massimo di garanzie possibili» la raccolta di firme. Sentiti i ringraziamenti di Segni, che pure ha sottolineato come fra i responsabili del «clima finora inaccettabile» intorno alla consultazione ci sia lo stesso leader di Rifondazione per quella «assurda dichiarazione nella quale affermava che il referendum mina le basi della democrazia». Milano, le Br e Tronchetti scritte di solidarietà  ai presunti terroristi Br arrestati a febbraio sono apparse alla manifestazione per il Primo Maggio a Milano. Lungo il percorso del Mayday Parade 2007 è apparsa una scritta inneggiante al centro sociale Gramigna di Padova, coinvolto negli arresti, affiancata da una stella a cinque punte. Per il corteo sono circolate copie di una e-mail di uno degli arrestati dal carcere di Opera. Altre scritte sui muri di alcune banche attaccavano Marco Tronchetti Provera. Le minacce a Cofferati. Le prime tre lettere firmate Pcc, Partito comunista combattente, erano arrivate lunedì scorso alle redazioni bolognesi di Carlino, Corriere e Repubblica. La quarta s’è fatta attendere fino a ieri solo perché gli uffici del Comune nei giorni precedenti erano chiusi. àˆ identica alle prime, solo che questa è indirizzata direttamente al sindaco di Bologna. Stesso mittente, l’inesistente Gam di via dell’Inferno 1, la strada che interseca via Valdonica dove il 19 aprile 2002 fu ucciso Marco Biagi. E stesso contenuto: le minacce contro il Partito democratico e Cofferati e l’annuncio di azioni di guerra a partire da Bologna. La Procura indaga per istigazione a commettere reati contro le istituzioni e minacce aggravate dal fine eversivo: gli inquirenti sono convinti che gli autori non siano persone organiche alle Br, ma qualcuno che, con linguaggio «opportuno», «riecheggia, ma in qualche modo balbetta, le linee della seconda posizione Br».Ieri Cofferati ha annotato come alle minacce «sia giusto rispondere mantenendo tutto l’impegno di prima: la mia vita non deve cambiare». Di certo, ha segnalato, bisogna porre «molta attenzione» al «tentativo evidente di procedere a forme di arruolamento, in tempi passati riservate a quella parte di società  che proponeva follie terroriste». Convinto della necessità  di non cambiare abitudini anche il premier, che il Primo maggio non ha rinunciato alla consueta passeggiata per Bologna. I vandali. Cinque giovani calabresi sono stati denunciati per danneggiamento dopo aver completamente distrutto due vagoni del treno Villa San Giovanni-Roma, con il quale sono arrivati nella capitale per seguire il concerto del Primo maggio. Alla distruzione delle due carrozze – sono stati divelti i sedili, rotti i vetri, forzate le porte degli scompartimenti e dei bagni – hanno contribuito diversi giovani probabilmente ubriachi. La maggior parte però è riuscita a fuggire prima che gli agenti della Polfer potessero identificarli, tirando il freno di emergenza poco prima della stazione Termini.

 

Stelle a 5 punte e slogan sui muri I centri sociali lasciano il «segno» Milano – La scritta su cui tutti hanno puntato l’attenzione durante  l’edizione di quest’anno del «Mayday parade» -, la sfilata pomeridiana organizzata dai Cub (Comitati unitari di base) e dai centri sociali il Primo maggio per le vie della città  a sostegno del precariato – è quella nera, enorme, apparsa, qualche minuto prima delle 16, sui grandi muri tinteggiati di fresco di via Edmondo De Amicis 15, proprio a ridosso della chiesa ortodosso romena. La solita, minacciosa stella a cinque punte siglava la frase «Solidarietà  al Gramigna», il centro sociale padovano dove hanno militato e operato alcuni dei nuovi brigatisti arrestati di recente dalla Digos di Milano. In realtà  le scritte – ma anche i partecipanti – quest’anno sono stati molto meno rispetto a quelli delle precedenti e ben più agguerrite edizioni del «Mayday parade». Poco più di 5mila persone e una trentina di camion e autocarri allestiti, tra ragazze che ballavano scatenate strette in tutine rosa e la solita musica a palla, hanno movimentato la giornata prendendo di mira le solite banche, i bancomat e i fast food. La scritta con la stella a cinque punte si è contesa il premio del cattivo gusto con lo slogan «Provera muori» lasciato sui vetri della Banca Intesa di via Torino (davanti alla quale sono stati lanciati anche dei petardi) e con «Morte-disgrazia», il messaggio apparso sulle vetrine della concessionaria Bmw di via De Amicis. Per il resto i soliti «Fuoco alle banche», «Solidarietà  ai compagni arrestati», «Fuori i soldi».

«Le denunce scattate per i reati commessi in occasione del corteo del 25 aprile fanno ben sperare che si arrivi allo stesso esito per quello del recente primo maggio, – ha detto ieri il vicesindaco Riccardo De Corato – in modo da portare in tribunale i presunti responsabili, come è accaduto per la Mayday Parade di due anni fa. Per quell’episodio, infatti, si arrivò al rinvio a giudizio di 28 partecipanti, tra cui il leader no global Luca Casarini».

«Per ore il centro di Milano è stato ostaggio di queste persone che hanno trasformato la Mayday Parade in una Sprayday Parade.- conclude il vicesindaco -. Sulle centinaia di scritte apparse sui muri degli stabili giungerà  alla Procura della Repubblica un rapporto da parte del nucleo radiomobile dei vigili urbani come notizia di reato».

 

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