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Three Members of U.S. Military Die in Italy Crash
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Reuters Saturday June 12, 2004 at 09:22 PM |
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NAPLES, Italy (Reuters) - Three members of the U.S. military were killed in a car crash on the outskirts of Naples on Saturday, police said. One man and two women were killed and two other women escaped with serious injuries from the burned-out wreckage of a private car in which they were traveling toward the nearby U.S. Navy base at Capodichino.
NAPLES, Italy (Reuters) - Three members of the U.S. military were killed in a car crash on the outskirts of Naples on Saturday, police said. One man and two women were killed and two other women escaped with serious injuries from the burned-out wreckage of a private car in which they were traveling toward the nearby U.S. Navy base at Capodichino.
Police said there was no other vehicle involved in the accident about 5 a.m. local time (11 p.m. EDT on Friday).
A Pentagon spokesman said he could not confirm the incident.
http://www.reuters.comnewsArticle.jhtml jsessionid=5GTGDTLBCC2LICRBAE0CFFA?type=topNews&storyID=5406060
www.reuters.com/newsArticle.jhtml;jsessionid=5GTGDTLBCC2LICRBAE0CFFA?type=top...
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strage di Ustica
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Europa fuori dalla n.a.t.o. u$a fuori dall'UE Sunday June 13, 2004 at 09:43 PM |
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INTERVISTA A ENRICO BROGNERI
L’avv. Enrico Brogneri è stato definito l’ <<unico testimone oculare>> nell’ambito della strage di Ustica. Brogneri è anche autore del libro "Ai margini di Ustica".
Domanda: Avvocato Brogneri, cosa ha visto esattamente, alle 21,20, la sera del 27 Giugno 1980?
Risposta: Ero stato a trovare i miei genitori e mi stavo recando a prendere mia moglie quando, percorrendo via Jan Palach, ho visto un aereo militare sorvolare la città di Catanzaro a bassissima quota e a motori e luci spente, sembrava in planata. La circostanza potrebbe a prima vista sembrare del tutto banale ma non è così, specie se si considera che 20 minuti prima, capisce? Venti minuti prima era precipitato il DC9 ITAVIA, nel Tirreno.
D.: Nel suo libro sembra convinto che il DC9 sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Cosa è accaduto secondo lei?
R.: L’ipotesi della battaglia aerea, svoltasi in prossimità del DC9, non è nuova. Prima di me l’avevano sostenuta altri, per esempio Andrea Purgatori e Claudio Gatti. Non è questo il punto. La divergenza, invece, è nello scenario. Gatti nel suo libro attribuisce la tragedia ad un errore dell’aviazione israeliana. Io, al contrario, ho pensato ad un qualcosa di più complesso, nel quale è il complotto a determinare la tragedia.
D.: Qual è la sua teoria del complotto in proposito?
R.: Nel mio libro: "Ai margini di Ustica", ho sostenuto l’ipotesi dell’abbattimento del DC9, nel corso di una battaglia aerea intrapresa per impedire che i francesi consegnassero l’uranio all’Irak. Devo premettere che, ogni qual volta ho fatto riferimento ai francesi, agli italiani o agli americani e così via, ho inteso sempre riferirmi ai rispettivi servizi segreti deviati. Ebbene, dicevo che i servizi segreti francesi, lo SDECE per intenderci, d’accordo con quelli italiani, avevano predisposto un piano ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea con un cargo camuffato, che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non correre i rischi, che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’ ITAVIA. Capisce? La possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 era stata preventivata. Quà sta il fattaccio. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Lo sapevano e addirittura avevano reso ancora più probabile l’accadimento quando, da veri e propri professionisti del delitto, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare.
D.: Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad, il servizio segreto israeliano?
R.: Appunto. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché,in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, come è accaduto, proprio il DC9 a rimetterci le penne. Il DC9, non il loro cargo camuffato, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato e portò a termine la missione.
D.: I politici italiani hanno avuto un ruolo rilevante in questo complotto?
R.: Fu un complotto con conseguente proliferazione di intrighi, colpi di scena, depistaggi, false dichiarazioni, occultamento delle prove, furti e distruzioni di documenti, veleni, morti sospette. Per quanto concerne il ruolo dei politici, io non escludo che qualche personaggio, anche di grande rilievo, possa aver recitato una parte molto importante. Il mio scenario è senza dubbio agghiacciante, ma non sono stato io a sostenere per primo l’idea che dietro Ustica c’è qualcosa di inconfessabile, voglio dire che la tragedia può anche suggerire l’idea di un business oltre misura, di una tangentopoli irrispettosa di ogni regola e di ogni valore, compresa la vita umana. Quando sono questi gli argomenti, i politici ci sono sempre.
D.: Lei ha certamente svolto indagini su questa drammatica vicenda, di cui se ne interessa da oltre dieci anni. Cosa ha scoperto in concreto?
R.: E’ il depistaggio del Mig libico che mi ha consentito di intuire talune circostanze. Io sono convinto, l’ho sostenuto e lo sostengo con decisione, che lì, nel Comune di Castelsilano, non è caduto alcun Mig. Sono stati i nostri servizi, d’accordo con i francesi, che hanno voluto farci trovare quell’aereo militare. In realtà, a cadere è stato un altro aereo da guerra, forse proprio quello che ho visto io e che di certo non era il Mig libico ritrovato. Io ho visto un altro aereo, un aereo con una sagoma completamente diversa, un aereo da guerra che, con ogni probabilità, apparteneva ad una nazione il cui nome non doveva e non poteva essere rivelato. Questa è stata la consegna, non si doveva rivelare la vera nazionalità. E’ nata così la messinscena della pista libica; bisognava comunque soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica e si è allora pensato di addossare la responsabilità a quel Gheddafi imprevedibile.
D.: Ma che tipo di aereo ha visto?
R.: L’aereo, da me avvistato, aveva una sagoma triangolare e compatta simile a quella dei Mirage francesi o dei Kfir israeliani. Deduco che, probabilmente, c’entrano i francesi o gli israeliani o entrambi.
D.: In tutta questa faccenda hanno avuto un ruolo i mass media?
R.: La sensazione che ne ho ricavato è che molti giornalisti possono essere stati anche essi depistati. E’, però, prematuro che parli ora di quest’aspetto, di questa terza peculiarità del depistaggio del famoso Mig. Le anticipo, comunque, che esistono concrete possibilità che, dietro la faccenda di Castelsilano, si nasconda qualcosa che richiama il gioco delle scatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio, ma di questo ne parlerò in un’altra occasione.
D.: Un’ultima domanda. Molte persone, in qualche modo coinvolte col caso Ustica, sono misteriosamente decedute. Lei crede che questa gente sia stata assassinata? E se sì, lei, che con la sua testimonianza prova, tra l’altro, la stretta correlazione tra il Mig libico e la strage di Ustica, teme per la sua vita?
R.: Lei mi pone interrogativi difficili e pericolosi. Credo che una buona parte di questi potenziali testimoni, che avrebbero potuto riferire circostanze interessanti per l’inchiesta, sono stati eliminati di proposito. Sarà un caso, ma a me i misteri, che ruotano intorno al DC9, sono sempre sembrati qualcosa di più di una semplice fatalità, senza dire di altri strani episodi, non sufficientemente sospettati. Lei mi chiede se temo per la mia vita. Devo ammettere di avere avuto e di avere una grande preoccupazione per la mia incolumità. Come ho scritto nel mio libro, a volte penso di tutto: a mio padre che m’aveva consigliato la massima prudenza, all’elenco delle morti misteriose e alla qualifica di "testimone scomodo" che m’aveva attribuito "L’Espresso". La storia di Ustica, ad ogni buon conto, io l’ho solo raccontata. Loro invece, i responsabili, i carnefici ma anche i depistatori, l’hanno scritta col sangue delle loro vittime.
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ustica: link muro di GOMMA
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by
triramolla Sunday June 13, 2004 at 10:01 PM |
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http://italy.indymedia.org/news/2004/05/557544_comment.php#559066
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/546310.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/539369_comment.php#545673
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/543308.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/05/542697.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/04/538645.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/04/538624.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/04/538624.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/04/536395.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/04/529840_comment.php#529863
USTICA CONSPIRACY Una cospirazione italiana oscura e mortale. I documenti, i processi, le responsabilità di una delle tragedie più drammatiche della storia italiana. Direttamente dall'archivio di Banca Dati della Memoria. Per tornare qui: "back" sul navigatore. http://www.clarence.com/contents/societa/memoria/ustica/ http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/xfiles/
Il Grande Vecchio dello spionaggio americano, l’uomo che conosce i misteri di Ustica, è riemerso dalla pensione per aiutare a Baghdad gli iracheni a organizzare i nuovi servizi segreti.
L'uomo che sa tutto di Ustica crea l'intelligence iracheno
Duane "Dewey" Clarridge, capo della Cia in Italia tra il 1979 e il 1981, dopo l'esperienza italiana, venne promosso e divenne il capo del Centro per il Controterrorismo della Cia.
WASHINGTON - Il Grande Vecchio dello spionaggio americano, l’uomo che conosce i misteri di Ustica, è riemerso dalla pensione per aiutare a Baghdad gli iracheni a organizzare i nuovi servizi segreti. Duane "Dewey" Clarridge, capo della Cia in Italia tra il 1979 e il 1981, all’epoca della strage di Ustica e della vicenda del Mig libico, si è materializzato in questi giorni a Baghdad per mettere la sua vasta esperienza a disposizione della neonata intelligence irachena. Dopo l’esperienza italiana, Clarrige era stato promosso capo della divisione America Latina della Cia, per diventare poi il capo (tra il 1984 e 1986) responsabile della Divisione Europea. Quindi aveva creato il famoso Centro per il Controterrorismo della Cia, diventando lo stratega di alcune delle più importanti operazioni clandestine della Cia sotto l’amministrazione Reagan. La nuova missione di Clarridge, nell’Iraq post-Saddam, è adesso quella di insegnare al nascente servizio segreto iracheno le tecniche per dare la caccia ai terroristi (anzichè proteggerli). La Superspia, che ha 72 anni, ha sempre mantenuto stretti contatti con l’Iraqi National Congress. La sua ultima apparizione conosciuta a Baghdad si era verificata nel 1986 quando aveva incontrato il capo dell’intelligence di Saddam Hussein, allora ancora amico degli americani, per negoziare la consegna di Muhammed Abu Abbas, il terrorista protagonista del dirottamento dell’Achille Lauro. Sotto l’amministrazione Reagan la superspia aveva aiutato l'insurrezione dei Contras in Nicaragua e quindi coordinato nel 1985 le operazioni di Oliver North per trasferire missili terra-terra all’Iran. Quando nel 1987 era divampato lo scandalo Iran-Contras Clarridge era rimasto impigliato nella rete delle rivelazioni. Il primo giugno 1988 aveva dovuto lasciare la Cia. Tre anni dopo era stato incriminato, dagli inquirenti, per avere mentito in almeno sette occasioni al Gran Giurì. Ma non venne mai processato, grazie al provvidenziale perdono del presidente George Bush senior, giunto il 24 dicembre 1992, pochi giorni prima dell’arrivo alla Casa Bianca di Bill Clinton. Una superspia non va mai in pensione. Clarridge aveva mantenuto stretti contatti con l’Iraqi National Congress mettendo a punto negli anni successivi, per i "falchi" dell’amministrazione di George W. Bush, un piano per rovesciare Saddam Hussein armando l’opposizione locale, seguendo il modello Nicaragua e Afghanistan. Una delle critiche di Clarridge adesso da Baghdad agli americani, secondo una intervista ad un giornale di New York, è quella di «non avere fatto alcuno sforzo per addestrare gli iracheni in azioni di sostegno alle truppe Usa: ogni plotone o ogni compagnia americana avrebbero dovuto avere almeno un iracheno con sé». Se rappresentanti iracheni fossero entrati a Baghdad insieme agli americani - sostiene Clarridge nell’intervista - sarebbe stato possibile mettere più l’accento sulla "liberazione" del paese piuttosto che sulla sua "occupazione" da parte delle forze Usa. La superspia ha sottolineato che in occasione della cattura di Saddam sarebbe stato «molto importante» che nella "foto ricordo" fossero apparsi anche poliziotti iracheni oltre ai soldati americani. Cristiano Del Riccio (25/02/04)
L'uomo che sa tutto di Ustica crea l'intelligence iracheno http://italy.indymedia.org/news/2004/03/492530.php http://web.freepass.it/crimelist/ustica.htm
io non sono certo complottista ma ti ricordo quello che hanno fatto in italia i servizi segreti con la strage di bologna l'italicus e ustica (bohn dietro ustica c'erano gli americani ). comunque bologna e' tutta farina del sacco italiano o al novanta per cento. e tu pensi che i servizi segreti russi, che discendono dal kgb, che hanno esperienza di guerre come quella in afghanistan molto di piu' dei nostri dilettanti, non sarebbero capaci di fare molto ma molto peggio? fra l'altro personalmente NON credo che gli attentati palestinesi siano opera del mossad, visto che i palestinesi LI RIVENDICANO e visto che mi e' capitata fra le mani parecchia propaganda palestinese di recente... invece i ceceni non li rivendicano ma li condannano. ti ricordo che anche durante il rapimento al teatro i ceceni (che pure in quel caso erano di un'ala islamista) ,nonostante l'avessero minacciato, NON si fecero esplodere in mezzo agli ostaggi ma anzi secondo molte testimonianze cercarono di aiutarli ad uscire... e ti ricordo anche che gli stessi servizi segreti russi immisero nel teatro un gas velenoso ben sapendo che anche molti ostaggi sarebbero morti, e SI RIFIUTARONO DI FORNIRE AGLI OSPEDALI GLI ANTIDOTI AL GAS , a mio parere per evitare che si potesse sapere che gas era e infatti TUTTORA NON SI SA CHE GAS SIA STATO UTILIZZATO, ne' vennero predisposte ambulanze all'uscita del teatro...e secondo te gente che fa cose del genere si fa problemi a far saltare in aria un pochi di concittadini? http://italy.indymedia.org/news/2004/02/488354_comment.php#488549
italy.indymedia.org/news/2004/05/544680_comment.php#564115
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Di Ustica chi dice piu nulla?
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non votare x amici stragismo nato Sunday June 13, 2004 at 10:06 PM |
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AEREO
AEROFLOT FUORI PISTA A FRANCOFORTE I MEDIA TACCIONO |
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by disinformazione.it Monday January
19, 2004 at 08:55 PM |
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DA QUALCHE ORA L`AEREOPORTO DI FRANCOFORTE
BLOCCATO...
UN AEREO DELL'AEROFLOT E` USCITO FUORI PISTA DURANTE
L'ATTERRAGGIO ,NON SI SA SE CI SONO MORTI E FERITI.SI SA SOLAMENTE
CHE C'ERA MOLTA NEBBIA.QUASI TUTTE LE COMPANIE HANNO ANNULLATO I
VOLI.MA I MEDIA TACCIANO PERCHE'. IL SITO http://www.ryanair.com/ E'
L`UNICO CHE HA MESSO NELLO SPAZIO ARRIVI DEL PORTALE QUESTO
INCIDENTE...ASPETTIAMO PER SAPERE DI PIU'
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e di
Ustica chi dice piu nulla? |
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by yankee di merda ed a$$a$$ini
Monday January 19, 2004 at 09:19 PM |
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Bisogna mantenere la memoria vigile, attiva consapevole !
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Roma. Torre di
controllo di Ciampino. 27 giugno
1980. Ore 20, 59
minuti e 45 secondi. Sul punto di
coordinate 39°43’N e 12°55’E scompare dalla
schermo radar un velivolo civile. E’ il Dc9
I-TIGI della società Itavia, in volo da Bologna
a Palermo, nominativo radio IH870, con a bordo
81 persone, 78 passeggeri e tre uomini di
equipaggio. Il controllore di turno cerca di
ristabilire il contatto con il pilota del Dc9.
Lo chiama disperatamente una, due, tre volte. A
rispondergli solo un silenzio di morte. Scatta
l’allarme, ma non scattano i soccorsi che
arrive- ranno sul punto di inabissamento
dell’aereo, a metà tra le isole di Ponza ed
Ustica, soltanto la mattina dopo. Un ritardo
sospetto. Così come misteriosa è la causa della
scomparsa del Dc9. La cosa più facile?
Attribuire il disastro ad un difetto strutturale
dell’aereo, un cedimento. La tesi del cedimento
strutturale del Dc9 dell’Itavia resterà per
quasi due anni la spiegazione ufficiale della
tragedia, tanto che la società proprietaria
dell’aereo diventerà il primo capo espiatorio e
sarà costretta a scio- gliersi. Ma in ambienti
giornalistici la tesi semplicistica
della sciagura
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comincia quasi subito a
fare acqua. Che qualcosa in questa storia non
quadri dovrebbe capirlo anche il magistrato
romano al quale l’inchiesta è affidata. Per
consegnare al pubblico ministero Santacroce i
nastri di Roma Ciampino, sui quali era impressa
tutta la sequenza del volo del Dc9, fino alla
scomparsa dagli schermi radar, l’aeronautica
militare impiega ben 26 giorni. Addirittura 99
per consegnarli i nastri di Marsala. Senza
contare il materiale che gli verrà tenuto nasco-
sto. Insomma il fatto che l’arma azzurra giochi
sporco di fronte alla morte di 81 persone e che,
specie all’inizio, il governo italiano sia più
di ostacolo che di aiuto all’inchiesta
giudiziaria è la prima vera risposta ad una
domanda che ancora oggi in molti si pongono: chi
ha abbattuto il Dc9 di Ustica?
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LE 81 VITTIME DELLA
STRAGE DI USTICA La morte in una serena
notte d'estate
LA STRAGE DELLA
VERITA' L'ottantaduesima
vittima
BOLOGNA-USTICA Ipotesi per due
stragi
incrociate
USTICA E IL PARLAMENTO La strage di
Ustica nelle audizioni della commissione
stragi
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Giochi di
morte sul Cermis |
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by e chi sa mai che sara quel qualcosa?
Monday January 19, 2004 at 09:24 PM |
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Yankee a$$a$$ini = veri terroristi
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20
morti: sette tedeschi, cinque belgi, tre italiani, due austriaci, due polacchi e un’olandese. Tutti i passeggeri
della funivia del Cermis. Turisti, gente in
vacanza nel pieno della stagione sciistica,
travolti da una fine assurda: il gioco violento
ed infantile, di quattro militari che si
cedevano superuomini, quattro militari che
indossavano la divisa da ufficiali
dell’aeronautica militare americana. Il loro
aereo, un Ea-6b, dislocato ad Aviano (Pordenone)
nell'ambito di missioni in Bosnia per conto
della NATO, sceso volutamente troppo a bassa
quota durante un’esercitazione nella zona di
Cavalese, in val di Fiemme, trancia a velocità
micidiale un cavo della funivia ed urta la
cabina dell’impianto che precipita al suolo.
Unico superstite il manovratore che resta appeso
nel vuoto. La cabina che stava scendendo
verso Cavalese si schianta al suolo poco lontano
dal greto del fiume Avisio, dopo essere
precipitata nel vuoto per più di cento metri.
Dopo la sciagura l’aereo militare con a bordo il
cap. Richard J.
Ashby, pilota e comandante del
velivolo; il cap. Joseph P.
Schweitzer, navigatore e ufficiale
numero uno alle contromisure elettroniche; il
cap. William L.
Raney, navigatore e il cap.
Chandler P.
Seagraves, navigatore, rientra
alla base di Aviano, senza neppure aver lanciato
l’allarme e senza avvertire il suo comando di
quanto accaduto. L’unica preoccupazione del
pilota e del secondo è quella i distruggere il
nastro di una videocamera con la quale avevano
ripreso tutte le pazzesche evoluzioni del loro
velivolo. E, forse, sta proprio in quella
videocamera la causa della tragedia: il cap.
Richard J. Ashby, che stava per lasciare Aviano
per rientrare in patria dove avrebbe cominciato
a volare su F18, voleva portare con sé un
ricordo del suo idiota "rambismo" in terra
italica.
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LE
VITTIME
CRONOLOGIA
DELLA VICENDA
INCHIESTE E
PROCESSI
LA
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE
PARLAMENTARE | | |
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li
abbiamo incastrati .... |
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by mino Monday January 19, 2004 at
09:26 PM |
mail: |
li dovevamo bombardare x terroristi di stato !!!
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Oltre alla commissione
parlamentare d’inchiesta, dalla cui relazione
finale sono tratti i documenti che proponiamo,
diverse autorità, italiane e statunitensi, si
sono occupate della tragedia del Cermis, una
tragedia quasi voluta e cercata dal pilota
dell’aereo assassino. L’assunto definitivo è
che nessuno ha pagato per aver stroncato 20 vite
di innocenti turisti. Mentre i due ufficiali
ausiliari del prowler, i capitani Raney e
Seagraves, sono subito stati scagionati, la
corte marziale americana ha assolto dall’accusa
di strage sia il cap. Ashby, pilota dell’aereo
maledetto, sia il cap. Schweitzer, primo
navigatore. Per il reato di cospirazione ed
ostruzione alla giustizia (la distruzione del
nastro della videocamera, contenente le immagini
del volo e forse anche del disastro), Schweitzer
ha ottenuto l’immunità perché ha accettato di
testimoniare contro il suo collega, mentre Ashby
è stato condannato a sei mesi, di cui cinque
scontati.
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Entrambi sono stati
radiati per indegnità dal corpo dei
marines. Le inchieste italiane della
magistratura penale di Trento e delle
magistrature militari di Padova e Bari hanno
assolto da ogni responsabilità due ufficiali
italiani che avrebbero dovuto controllare la
correttezza dei piani di volo
americani. Nessun risultato apprezzabile è,
infine, venuto dall’inchiesta amministrativa
dell’aeronautica militare italiana.
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L’INCHIESTA
MILITARE USA
IL
PROCESSO DAVANTI ALLA CORTE MAZIALE
USA
L’INCHIESTA
DELL’AERONAUTICA MILITARE
ITALIANA
I
PROCESSI DI TRENTO, PADOVA E
BARI
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Alto tradimento: dopo 23 anni chiesta la condanna di due generali per la strage di Ustica.
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by
non votare berlush, bush+berluskoni Sunday June 13, 2004 at 10:11 PM |
mail:
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Hanno impedito «l'esercizio delle attribuzioni del governo», tacendo sulla presenza di aerei e navi statunitensi nella zona in cui avvenne la tragedia del Dc9 dell'Itavia, caduto ad Ustica; hanno dato informazioni errate. Hanno depistato. Mentito. Per questo il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione (di cui 4 anni da condonare) per Lamberto Bartolucci, ex capo di stato maggiore della Difesa e per Franco Ferri, ex sottocapo.
Nello stesso tempo, però, la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione (con una formula equivalente alla vecchia insufficienza di prove) per gli altri due imputati: Corrado Melillo, ex caporeparto, e per Zeno Tascio, ex responsabile del Sios dell'Aeronautica militare.
Una richiesta che arriva nello stesso giorno in cui il Tribunale civile di Roma ha dichiarato che responsabili dell'incidente aereo sono i Ministeri della Difesa, dei Trasporti e dell'Interno, condannandoli a risarcire all'Itavia i danni, liquidati in 108 milioni di euro, pari a 210 miliardi di vecchie lire.
Un processo importante, ma dimezzato. Perché - è il caso di ricordare - nonostante l'impegno del giudice Priore e la battaglia civile dell'associazione dei parenti delle vittime, con i suoi avvocati e i suoi consulenti, alla sbarra non sono mai arrivati i "veri" responsabili della tragedia, cioè coloro che (verosimilmente, perché non c'è certezza) hanno determinato l'abbattimento del Dc9 e la morte degli 81 passeggeri. Il "muro di gomma" ha impedito che su questo si raggiungesse la verità. Tuttavia, dall'indagine, è emerso con chiarezza che per coprire i retroscena di quella sciagura sono state fatte sparire le prove; sono state raccontate bugie.
Così alla sbarra, con l'accusa di alto tradimento, sono finiti 4 generali. Per due, ieri, è stata chiesta l'assoluzione. Per altri due la condanna. Quali le motivazioni? Per aver impedito "l'esercizio delle attribuzioni del Governo della Repubblica (…) abusando del proprio ufficio, fornivano alle autorità politiche, che ne avevano fatto richiesta, informazioni errate - tra l'altro escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei - anche tramite la predisposizione di informazioni scritte". Avevano taciuto, dice l'accusa, la presenza americana. Nello stesso tempo, l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" è stata chiesta rispetto alle presunte omissioni sulla caduta del Mig libico sulla Sila e per la contestazione di aver affermato "che non era stato possibile esaminare i dati del radar di Fiumicino/Ciampino, perché in possesso esclusivo della magistratura".
Una vicenda processuale lunghissima, che lascia molte amarezze. Perché mentre è importante, dopo tante reticenze e decennali omissioni, che in un'aula di giustizia venga riconosciuto che su Ustica furono violati i diritti delle vittime, dei loro familiari e, più in generali, del paese, la sensazione è che i veri colpevoli non verranno mai puniti. Anche il pubblico ministero, Vincenzo Roselli, al termine della requisitoria, si è espresso in questi termini: "Rimane l'amarezza per non aver individuato la precisa causa della tragedia e i suoi responsabili". Il magistrato ha parlato della "emozione di formulare le richieste alla fine di un processo durato 23 anni, caratterizzato dal tormentato tentativo di accertare la verità, tra mille amarezze. Un processo doloroso per le vittime, per i parenti e per noi, perché i morti di Ustica sono tutti noi".
Ovviamente non sono mancate le reazioni, a cominciare dalla senatrice Daria Bonfietti, che è presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime: "Oggi più che mai Ustica deve essere un grande problema di dignità nazionale. Abbiamo ancora una volta la conferma che i diritti del nostro paese furono violati e che non fu tutelata la vita di 81 inermi cittadini. Non entro nel merito di queste richieste, sulle quali i legali dell'Associazione avranno modo di pronunciarsi nelle loro repliche - ha commentato Bonfietti - voglio soltanto sottolineare che la requisitorie dei pm e le loro richieste conclusive sono state una completa conferma della sentenza ordinanza del giudice Priore: il Dc 9 Itavia con 81 persone a bordo fu abbattuto e i vertici dell'aeronautica militare nascosero questa terribile verità, anzi fecero di tutto per allontanare le possibilità che fosse nota, mentendo agli organi responsabili dello stato, in primo luogo governo e magistratura".
Considerazioni condivise dall'avvocato di parte civile, Alessandro Benedetti, che non ha voluto commentare la richiesta a 6 anni: "Interesse primario della parte civile non è, infatti, l'entità della pena o se effettivamente essa venga scontata, ma l'accertamento della verità e cioè che venga acclarato che il Dc9 è stato abbattuto in un contesto di guerra e che gli imputati, tramite le loro condotte, hanno impedito ai familiari delle vittime di conoscere le ragioni della morte dei propri cari. Voglio, però, sottolineare che la differenza fra noi e il pm non è nella ricostruzione dei fatti, bensì nella valutazione di tipo tecnico-giuridico che a quei fatti viene data. A quei fatti i magistrati non danno una valenza penale attraverso cui si possa pervenire a una condanna; noi, invece, sì".
Per la sentenza ci vorrà ancora del tempo. Ventitré anni di attesa, purtroppo, non sono sono ancora sufficienti.
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"E' lo Stato italiano contro una parte di se stesso, una parte malata che dopo il disastro obbedì oscuramente a logiche atlantiche anziché servire agli interessi del Paese ... una macchia nell'onore di tutta l'aeronautica militare."
In questi termini si esprime il tg3 a proposito dei recenti sviluppi nel processo che si svolge, in sordina, sulla strage di Ustica. L'accusa è quella di alto tradimento, un'accusa che mai prima d'ora era stata mossa contro alcun settore delle forze armate in tempo di pace. Tre sono le domande: quanti altri telegiornali (limitandoci pure al servizio pubblico) hanno dato questo rilievo alla notizia, se e quando ne hanno dato? Quale ruolo hanno giocato i poteri politici? E infine, quanti tra i responsabili di quella "macchia nell'onore" dell'aeronatica (e non soltanto di essa) sono ancora ai loro posti? http://italy.indymedia.org/news/2003/11/430743.php
italy.indymedia.org/news/2003/12/449273.php
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