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UNIVERSITÀ ARGENTINA |
11/11/2004 |
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La buena educación
Nella zona centromeridionale dell'Argentina è nata e cresciuta nell'arco di due settimane un'ondata di occupazioni in diverse Università pubbliche.
Neuquen, Cipolletti, General Roca, Bariloche e infine Viedma, capitale della provincia di Rio Negro; in queste zone gruppi e collettivi studenteschi protestano contro l'offensiva del governo nazionale di Kirchner, che negli ultimi mesi ha intensificato la sua politica di "riforma" delle strutture universitarie.
Il senso dell'azione riformatrice va ricercato principalmente nell'applicazione, attraverso la LES (Legge sull'Educazione Superiore, apporvata nell'era Menem), dei principi contenuti nel documento della Banca Mondiale datato 1993 "lecciones de la experiencia", in riferimento all'educazione superiore nel terzo mondo. Ma cosa avrebbe potuto proporre mai la Banca Mondiale, allora come oggi, se non tagli ai finanziamenti statali nella pubblica istruzione e ricerca di investimenti alternativi in gruppi e strutture private?
I risultati: il governo argentino attualmente spende per ogni studente tre volte meno rispetto a quelli di Messico, Cile, Brasile e Uruguay.
Insieme al taglio degli investimenti pubblici gli studenti contestano il ruolo della CONEAU, una commissione prevista dalla stessa LES e formata da personaggi designati dal parlamento e dal potere esecutivo, oltre a rettori di università pubbliche e private. La CONEAU ha il compito di valorizzare alcune carriere universitarie, ritenenute di "interesse nazionale": quelle maggiormente legate al settore produttivo, alle ingegnerie, ai campi economico-produttivi stretegici. Per altre invece è prevista la riduzione dei "contenuti" (per esempio per l'area politica ed economica) oltre ad una effettiva riduzione del valore dal titolo stesso ottenuto dallo studente.
Un' università su tutte si è opposta negli utlimi mesi all'applicazione della LES: la Università Nazionale del Comahue di Neuquen, città che negli utlimi anni ha vissuto momenti di forte tensione sociale e di grandi mobilitazioni popolari in appoggio agli operai della fabbrica Zanon. Oggi gli studenti resistono e proseguono l'occupazione della sede centrale dell'università e di diverse altre facoltà, nonostante la repressione da parte di polizia e istituzioni locali e la rottura del tavolo di trattative con il rettorato.
Scrivono dall'occupazione di Neuquen: "Sappiamo tutti che un fiore non fa primavera e che non basta dire no. Dobbiamo costurire la nostra proposta alternativa, che vada oltre l'occupazione e che superi il concetto di autonomia universitaria e del titolo professionale che ogni studente ottiene per poi giocare il suo ruolo nell'ambito del mercato del lavoro. Partiremo dall'università e dalle forme di studio per costuire il nostro modello alternativo di società.
Audio dall'occupazione di Comahue: 1
Collegamenti: Indymedia Argentina | ANred
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PALESTINA |
10/28/2004 |
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IL MOSTRO E IL BAMBINO
La striscia di Gaza è un lembo di terra di 360 Kmq (10 Km per 36 Km), ha
una popolazione arabo palestinese di 1.400.000 abitanti. Dal 1967 quasi
settemila coloni si sono insediati nella striscia di Gaza, ignorando le risoluzioni ONU 181 del 1947 e 242 del 1967. Nel corso degli anni i coloni sionisti si sono insediati, scortati militarmente dall’esercito
dello Stato d’Israele, ignorando gli accordi di
Oslo del 1993, sottoscritti bilateralmente, e ogni comune regola di buon senso. Sharon
con l’appoggio di Peres
approva alla Knesset
una risoluzione unilaterale di ritiro dalla striscia di Gaza, dopo aver "terminato" una delle peggiori carneficine che l'IDF abbia mai sferrato nei confronti della seconda Intifada, causando quasi duecento morti, per la maggior parte civili, e la nascita della "Fascia di sicurezza" profonda nove chilometri in territorio palestinese.
I coloni che Sharon e il suo Governo hanno deciso di evacuare sono 8000 su 250.000 presenti nei Territori palestinesi. Verranno smantellati 21 insediamenti di Gaza e quattro dei 160 insediamenti della Cisgiordania, con alcune centinaia di abitanti. 30 mila dollari la somma degli incentivi destinati alle famiglie di coloni che intendano trasferirsi nel Neghev o in Galilea.
Prosegue intanto, l’edificazione del muro dichiarato
illegale nella West Bank, con l’intento di isolare la popolazione civile palestinese in un enorme ghetto e di annettere ad Israele il 50% della terra palestinese.
Precedenti feature su indymedia:
- Prigionieri in sciopero della fame
Approfondimenti:
- Operazione giorni di penitenza
- Notizie da warnews
- La campagna palestinese contro il muro
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WALMART ALLE PRESE CON L'IMPERO |
10/25/2004 |
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"Vorrei vedere le piramidi di Teotihuacan..."
Per chi ricordasse la canzone dei Vallanzaska "vorrei vedere le piramidi
di Keope" il problema della visibilità era la miopia.
Spostandosi di qualche meridiano a ovest, più o meno alla stessa
latitudine, il problema di visibilità, in questo caso delle piramidi
di Teotihuacan sarà invece addotto allo shopping center Walmart.
Il princiaple sito
archeologico del centro Messico, di origine Tolteca, successivamente
primo centro di culto dell'impero Azteco, sta disputando la tierra
sagrada su cui poggia con un altro "impero", pero' commerciale, che
vuole occuparne
parte del territorio e competere sul livello attrattivo.
La suddetta multinazionale, accusata oltretutto di sfruttamento,
si è mossa infatti per costruire una sua figliazione proprio
all'interno del sito archeologico, con il benestare dell'UNESCO,
il cui direttore è l'architetto italiano Francesco Bandarin, e dell'INAH
(Istituto Nacional de Antropologia y Historia) ente che si occupa della
difesa del patrimonio archeologico di tutto il Messico. D'altronde, un sito conosciuto ed ambito da piu' di 2300 anni avrebbe fatto
gola a chiunque, cosi come al signor Sam Walton, che pare abbia giocato
bene le sue conoscenze
all'interno dell'INAH stesso.
Purtroppo, questa brillante trovata non è andata a genio agli/le attivist*
messican* che hanno addirittura organizzato uno sciopero della
fame ed un presidio,
prontamente sgomberato
dalle forze dell'ordine locali.
Ma la fama di Walmart e l'avanzamento dei
lavori hanno facilmente attraversato l'oceano fino ad arrivare in
Italia, con una petizione
di artisti, storici ed intellettuali messicani per lo smantellamento
di questa "opera d'arte contemporanea", ritenendo probabilmente che
stonasse accanto alle rovine.
D'altronde, di capricci per manie di grandezza ne siamo affetti un po
tutti. Non sono quindi forse perdonabili?
Nel frattempo, se vi trovaste nei pressi dei grandi magazzini Walmart,
si sollecita di comprare yomango
do you?
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Pescatori contro le basi |
05/10/2004 |
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Giochi di Guerra
9500 persone, 47 navi, 46 aerei : è in grande stile l'operazione Destined Glory 2004 , che si tiene fino al 16 di ottobre in Italia, nella base sarda di Teulada. Si tratta di una esercitazione Nato alla quale partecipano sottomarini, navi e aerei militari di 11 Paesi diversi,durante la quale verranno usate armi da fuoco e riprodotte operazioni militari tipiche dei conflitti armati. Le prove serviranno anche per dimostrare la capacità operativa della Nrf (Nato responce force), nata in ottobre 2003 ma non acora operativa, fortemente voluta dal governo americano che sta cercando in tutti i modi di passare il testimone delle operazioni militari in Iraq, per dedicarsi solo agli aspetti più lucrosi della occupazione.
Le operazioni verranno tenute nel poligono militare di Teulada, 7 mila metri quadri di territorio reso brullo da bombardamenti e cannonate, che si trovano all'estrema punta meridionale della Sardegna, e confinano con uno degli ultimi sistemi di dune naturali rimasti in Italia.
Questa volta però, le forze Nato troveranno a fronteggiarli anche i pescatori delle marinerie del basso Sulcis, che hanno portato le loro barche in mare per contro la base. Da anni protestano perché siano riconosiuti indennizzi, salvaguardata la attività di pesca, bonificato il mare dai rifiuti militari.
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ostaggi a bagdad |
21/09/2004 |
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Chi li ha fatti sparire?
Nessuna nuova informazione su Simona Pari, Simona Torretta, , Ra'ad Ali' Abdul-Aziz e Mahnaz Bassam. E in questo sistema in cui l'informazione diventa un mezzo capace di trasformare la realtà, anche il silenzio ha un significato.
Le ipotesi infatti si moltiplicano, ma in nessun caso viene data a loro la dignità di essere divulgate. E' sempre più chiaro invece il messaggio che invita in questo momento operatori sociali, e forse anche imprenditori che non appartengono alla schiera delle aziende approvate e protette dal governo americano, a lasciare il Paese. Senza intralci, gente da proteggere, o che potrebbe testimoniare sui metodi adottati, potrà infatti essere fatta piazza pulita delle ultime tracce dell'Iraq di un tempo, visti i metodi adottati dai protagonisti della scena e i comportamenti degli autori dei sequestri
Una contromossa basata sull'uso dei media la invece fatta Un ponte per..., decidendo di intervenire con un video in cui i rapiti presentano se stessi e il lavoro che stavano facendo in Iraq. In contrapposizione ai filmati delle ultime decapitazioni, video è stato trasmesso, in arabo,su Al Jazeera e Al Arabya.
Le due cooperanti italiane lavorano nella ONG "Un ponte per..." e
fanno parte di quel gruppo di Ong che, come Intersos in cui lavora
uno degli operatori locali sequestrati, portano avanti
progetti di
monitoraggio e promozione dei diritti della popolazione irachena nonche'
di ricostruzione, anche in tempo di guerra, molto spesso finanziati
dalle istituzioni pubbliche e privati. La loro organizzazione era stata a suo tempo tra le firmatarie
dell'appello contro
ogni compromissione tra ONG e governi di guerra.
Oltre a fare
cooperazione, le operatrici hanno poi trovato il tempo di fare informazione
indipendente, raccontando cio' che i giornalisti non sanno o
non vogliono raccontare (e qualcuno adesso lo ammette).
Dalla notizia del rapimento appelli,
iniziative
e commenti
vengono diffusi e organizzati dal mondo dell'associazionismo, del pacifismo, dalle comunita' islamiche e dalle donne musulmane. Media e politici istituzionali, invece, approfittano del
sequestro per continuare a giustificare l'intervento militare in Iraq: a sentire loro,
chi oggi critica la guerra si schiera automaticamente con i sequestratori, anche tra coloro che fino a ieri
sostenevano la priorita' del ritiro delle truppe.
Paradossalmente, oggi l'operato dei pacifisti in Iraq viene
esaltato senza vergogna anche da chi, come il governo
italiano, alle stesse ONG vuole tagliare
i fondi.
mobilitazioni | commenti
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