Romano, dicci la verità!

 

Quali sono le reali motivazioni dello sgombero della Fornace?

In seguito alla contestazione del convegno “Il cambiamento e la sfida: Rho e il Post Expo” avvenuta settimana scorsa, il Sindaco di Rho ha rilasciato alla stampa una serie di dichiarazioni relative al futuro del centro sociale Sos Fornace. In particolare, secondo l’amministratore PD ci sarebbe “un problema relativo alla presenza di amianto sul tetto dell’edificio, ragion per cui è necessario intervenire a tutela della salute pubblica. La proprietà è pronta a bonificare tutto l’immobile dall’amianto, ma non potrà farlo fino a quando Fornace continuerà ad occuparlo. Per questo Fornace dovrà lasciare quell’immobile non potendo certo consentire che si metta a repentaglio la salute dei cittadini”.
È noto che tra la Fornace e l’attuale amministrazione comunale non vi siano buoni rapporti. In passato, più volte abbiamo denunciato le condotte dell’attuale maggioranza, totalmente asservita ai poteri forti del territorio quando si trattava di Expo, Fiera, Alfa Romeo e, ora, Post Expo.
Tuttavia, anche le dichiarazioni pretestuose del Sindaco devono avere un minimo di coerenza e razionalità per non risultare ridicole. Ci limitiamo a poche, brevi note al riguardo:
1) La Fornace è situata in una palazzina con un tetto rivestito in eternit di circa 100mq la cui bonifica potrebbe essere effettuata in una settimana di lavoro e senza necessità di sgomberare il centro sociale, visto l’assoluto favore da parte del collettivo alla bonifica dell’amianto.
2) Nel compendio territoriale dov’è situata la Fornace si trova l’ex MTM di ca. 9000 mq, dismessa dal 2004 con un tetto ricoperto in amianto. Di fianco, è ancora attiva la Nilit – almeno fino ad aprile stante ad un recente accordo sindacale – con un’estensione non molto diversa da quella dell’MTM. Ovviamente, il problema dell’amianto si pone negli stessi termini anche per le persone che vi lavorano.
3) Non si comprende, dunque, l’urgenza di uno sgombero previsto di qui a poche settimane considerato che non sarebbe risolutivo per la soluzione del problema, oltre al fatto che fino ad aprile la Nilit continuerebbe la propria attività.
L’impressione è che vi siano interessi economici, collegati al Post Expo, che si stanno muovendo su quell’area e che spingono per l’ennesima speculazione sull’area dismessa dell’ex MTM. Anche se non ancora di pubblico dominio, riteniamo che vi sia un soggetto pronto a compiere l’operazione immobiliare e che abbia chiesto precise garanzie all’amministrazione comunale sullo sgombero. Il Sindaco, diligentemente, ha portato la questione all’attenzione del Comitato Provinciale per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza.
Di fronte a questo scenario, ribadiamo la nostra convizione che la Fornace sia un bene comune. Un percorso costruito in 12 anni di opposizione sociale sul territorio, che non sarà certo uno sgombero a cancellare. La stessa palazzina dell’MTM – occupata dopo che la giunta Zucchetti aveva fatto radere al suolo la storica sede di via San Martino – ne è la dimostrazione.
La Fornace è il progetto politico che porta avanti e non le quattro mura dell’edificio occupato. Ribadiamo che lo sgombero manifesterebbe la chiara volontà politica, da parte dell’amministrazione comunale, di eliminare manu militari questo progetto. Un progetto che vogliamo salvaguardare. Per questo, non abbiamo alcuna difficoltà a raccogliere l’invito del Sindaco ad un incontro dove ragionare su possibili soluzioni che, per quel che ci riguarda, garantiscano il percorso politico e le pratiche di autogestione sperimentate in questi anni.

 

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