Sucate Expo 2015! Bocciate le istanze di Rho

 

Sequestrata la democrazia, zero opportunità per il territorio

Sucate è il quartiere immaginario in cui si materializzarono nella campagna elettorale milanese le paure indotte tra i cittadini dalla coalizione di centrodestra che sosteneva la Sindaca uscente Moratti, pronta a sostenere in questo immaginario quartiere un immaginario comitato contro la realizzazione di un’immaginaria moschea. Al consiglio comunale che si è tenuto ieri a Rho, si aveva la netta impressione di vivere a Sucate, con la differenza che i timori che si materializzavano erano quelli che abbiamo espresso in questi anni di opposizione sociale No Expo e che questo incubo di traffico, speculazioni e cemento prodotto negli anni dalle politiche del centrodestra, sta diventando realtà.
Il Sindaco Romano ha esposto in un lungo intervento quanto è emerso dai tavoli istituzionali che in queste settimane stanno affrontando i nodi irrisolti di Expo 2015, un groviglio di questioni che 3 anni persi a discutere delle poltrone del consiglio di amministrazione e del valore dei terreni, hanno reso oramai inestricabile.
La viabilità stralciata dall’accordo di programma, la questione dei parcheggi di Expo e quella dei nuovi parcheggi di Fiera, il rilancio dell’ospedale cittadino, l’integrazione tariffaria e il potenziamento della rete di trasporto pubblico, sono solo alcuni dei temi su cui ai cittadini di Rho è stata sbattuta la porta in faccia. Se tutto va bene, Romano riuscirà a strappare con le unghie che i terreni di proprietà del Comune di Rho siano valutati allo stesso prezzo di quelli di proprietà di Cabassi, cosa che in qualsiasi angolo del mondo sarebbe scontata, tranne che a Sucate.
Ma se a Sucate la popolazione dovrà versare lacrime e sangue, al contrario c’è un attore protagonista di Expo 2015 che si prepara a fare un lauto banchetto. Fiera Milano,  proprietaria di terreni sovrastimati che frutteranno una quota di partecipazione alla società Arexpo di circa il 35%, pretende di sfruttare l’Esposizione Universale per incassare piani integrati, nuovi parcheggi, opere viabilistiche che le saranno molto utili nel dopo Expo, una marea di visitatori in contemporanea allo svolgimento di Expo e molto probabilmente una grossa fetta di appalti alla controllata Sviluppo Sistema Fiera, il braccio che si occupa della costruzione di grandi opere e che gestisce le cosiddette valorizzazioni immobiliari.
Per la città di Rho, che insieme a Milano sarà chiamata a ratificare l’accordo di programma entro il 22 luglio, non sembrano esserci mediazioni: prendere o lasciare! Per quanti sostenevano che Expo può essere un’opportunità per il territorio, oggi è evidente che quella prospettiva è svuotata di senso da un meccanismo che attraverso un’urgenza indotta schiaccia in modo impietoso ogni spazio di discussione democratica, agitando, quando i rappresentanti del territorio pretendono di avere risposte, l’arma dell’imposizione dall’alto attraverso i superpoteri conferiti al commissario straordinario. Il prendere o lasciare passa in ultima istanza dal dispositivo coercitivo che viene applicato a chi osa contrattare condizioni migliori per i cittadini che rappresenta, attraverso la minaccia della sospensione delle regole democratiche per inappellabili decreti di urgenza e in nome di un inafferrabile interesse maggiore di carattere nazionale che richiama alla necessità di un sacrifico incondizionato di un territorio, i cui organi istituzionali non sono chiamati più a decidere, ma solo a ratificare e prendere atto.
Le forze politiche in consiglio comunale hanno espresso ieri quasi a voce unanime perplessità, nodi problematici, richieste di ascolto che non saranno mai prese in considerazione nei tavoli tecnici chiamati a chiudere in pochi giorni la partita. Persino le rivendicazioni finalizzate ad una riduzione del danno per il territorio che abbiamo espresso come Centro Sociale Fornace e No Expo hanno incontrato ampio consenso tra i banchi di maggioranza e opposizione, salvo poi dichiarare, tappandosi gli occhi e turandosi il naso, che sono pronti a votare l’accordo di programma, appellandosi ancora alle fantomatiche opportunità di Expo, rifiutando di ammettere che oramai non siamo più nel campo del possibile e delle ipotesi, che Expo è quella che si sta delineando ora e non sarà più realizzabile un’Expo diversa da questa.
Da parte nostra non perdiamo la speranza che come è avvenuto per il Piano Alfa, bocciato dal consiglio comunale lo scorso ottobre, dopo che Regione Lombardia aveva ignorato le istanze e le rivendicazioni espresse dal territorio nei mesi precedenti, ci sia una nuova prova di orgoglio della città di Rho, perché un evento di questa portata non può essere realizzato a discapito dei cittadini, sottraendone la sovranità, cancellando le regole democratiche, imponendo al territorio di subire in modo univoco gli interessi dei poteri forti che muovono capitali al solo fine speculativo senza dare alcuna prospettiva di sviluppo.
Vogliamo vivere a Rho, non a Sucate e a queste condizioni l’opposizione a Expo non potrà che crescere giorno dopo giorno nell’epicentro del terremoto che ci sta per investire.

 

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