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Stefania Prestigiacomo e i suoi colossali interessi

La Ministra Stefania Prestigiacomo (ma non solo) dichiara che il progetto nucleare italiano andrà avanti, spera che “gli italiani” non si facciano prendere dall’emotività. Dichiara che non c’è nessun “allarme rosso” smentendo addiritture le dichiarazioni ufficiali del presidente della Tepco, l’azienda elettrica che “gestisce” la centrale di Fukushima.  Perchè la Ministra per l’ambiente si è spinta a tal punto? Che sia in preda ad una crisi emotiva?  Che abbia qualche interesse nel colossale business nucleare? Non sarà forse che i suoi interessi + IVA stanno per essere travolti?

Stefania Prestigiacomo (Siracusa, 16 dicembre 1966) è un’imprenditrice e politica italiana.

Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del Governo Berlusconi IV, in carica dall’8 maggio 2008.

GLI AFFARI DEI PRESTIGIACOMO. Tutta la famiglia Prestigiacomo è molto attiva in Sicilia. Anche grazie alla Coemi spa, società di Priolo Gargallo (Siracusa), «nata nel 1974», si legge nel sito, «come emanazione della Ditta Prestigiacomo, già operante da lungo tempo nel settore delle manutenzioni elettriche». La Coemi è controllata dalla Fincoe srl, la cassaforte della famiglia Prestigiacomo, in cui hanno quote il ministro, la sorella Maria Pia, e il padre Giuseppe. Ora, la Coemi ha tra i suoi clienti colossi come:

ABB SPA

AIR LIQUIDE SPA

ANSALDO SPA

DOW POLIURETANI SRL

EDISON SPA

ENEL SPA

ENI SPA

ERG PETROLI SPA

ESSO ITALIANA SRL

EUROTECNICA SPA

FOSTER WHEELER ITALIA SPA

ISAB ENERGY SRL

MINISTERO DIFESA

POLIMERI EUROPA SRL

SASOL ITALY SPA

SIEMENS SPA

SNAM SPA

SNAMPROGETTI SPA

TECHINT SPA

WYETH LEDERLE SPA

COEMI: Solidità e competenza per gli impianti elettro-strumentali industriali.

http://www.coemi.it/default.html

COEMI nasce nel 1974 come emanazione della Ditta Prestigiacomo, già operante da lungo tempo nel settore delle manutenzioni elettriche.

Forte di una solida esperienza, l’azienda intraprende un processo di rapido sviluppo, svolgendo le proprie attività di installazione e manutenzione di impianti elettrici e di strumentazione per aziende chimiche, petrolchimiche, farmaceutiche, manifatturiere.

Il raggio di azione di Coemi si allarga velocemente, partendo dalla zona industriale di Priolo (SR) per abbracciare un’area sempre più vasta, operando in diversi settori: industriale, civile e militare, con la realizzazione di impianti di forza motrice e luce, cabine e sottostazioni elettriche, impianti di strumentazione industriale. Tra i lavori effettuati, la partecipazione alla costruzione di impianti per Polimeri Europa, Sasol, Esso, Agip, Erg, Isab Energy, Enel, ecc.

COEMI, divenuta SpA nel 1981, ha mantenuto negli anni la propria vocazione a seguire l’evoluzione del mercato. L’organizzazione dell’azienda, costantemente migliorata nel corso degli anni, oggi è in grado di assistere il Cliente dalla progettazione alla messa in marcia di impianti elettro-strumentali anche con servizi completi “chiavi in mano” (ingegneria, montaggi, fornitura materiali).
Grazie alla valorizzazione del proprio organico, oggi consistente in oltre 300 dipendenti, Coemi è in grado di gestire progetti di notevole complessità, integrando all’occorrenza le proprie maestranze con risorse specializzate presenti sul territorio.

Riprendiamoci le nostre vite!

L’assurdità, la pericolosità, l’incremento di nocività che la tecnologia atomica comporta sono note a tutti: radiazioni, scorie, incidenti, inquinamento e ulteriore militarizzazione della società. E nessuna menzogna del potere e degli interessi industriali potrà nasconderlo.

Ciò che sta accadendo in questo momento in Giappone dimostra l’impotenza degli ingegneri, dei governi, delle agenzie di sicurezza che si trovano a gestire questo tipo di emergenza.

Se fossimo afflitti di quell’odiosa abitudine che si riassume nella frase “l’avevamo detto” questi avvenimenti ci darebbero l’occasione di far sentire la nostra voce. Ma a cosa servirebbe?

A cosa servirebbe quando poi ci troviamo costantemente succubi di chi ci vuole imporre il nucleare? Succubi di gentaglia che accetta consapevolmente il rischio che milioni di persone possano morire a causa di un incidente nucleare, che la vita presente e futura sia minacciata, che interi ecosistemi spariscano dalla faccia della Terra.

Presidenti, capi di governo, ministri, parlamentari, capi delle multinazionali dell’energia, tecnici specializzati, ingegneri, scienziati, direttori di centrali, mass media riescono a pensare solo in termini tecnici, economici, affaristici.

Tutta gentaglia che ci racconta che il nucleare è il mezzo necessario per far fronte al fabbisogno energetico del Paese e che le tecnologie di nuova generazione sono economiche, ecologiche e sicure. E che ancora oggi si ostinano a ribadire, senza alcuna vergogna, che le centrali giapponesi hanno retto, che il nucleare è sicuro, che i reattori resistono a qualsiasi evento. Ci dicono di stare calmi, se ne stanno occupando loro…

Eccole qui le loro sicurezze, i loro calcoli, i loro studi, le loro soglie di rischio, la loro tecnologia, il loro progresso, la loro infallibilità: un mostro che è fuori controllo, un mostro che sta avvelenando persone, animali, aria, acqua, suolo!

E noi come ci opponiamo?

Contrapponendo al nucleare le energie alternative? Il referendum?

Rivendichiamo il nostro diritto all’autodifesa.
“Il diritto all’autodifesa per chi è minacciato di morte e in ogni momento può essere aggredito è naturalmente naturale!” (Gϋnter Anders.)

La lotta al nucleare va inserita dentro un quadro più generale di critica radicale dell’esistente, perché le nostre esigenze di vita sono incompatibili con gli interessi economici e sociali del sistema capitalista.

Autorganizziamo le lotte!

A noi non interessa proporre alternative per il funzionamento di questo mondo ma anzi riteniamo assolutamente necessario immaginare un’alternativa a questo mondo e alla sua immane produzione di nocività.

Assemblea permanente Contro il nucleare Una volta per tutte, Milano-Saronno

Mobilitiamoci subito!

Pochi giorni fa la corte costituzionale ha bocciato le normative regionali di Campania, Puglia e Basilicata che vietavano la costruzione di installazioni nucleari sui loro territori.
Il governo vuole costruire le nuove centrali ad ogni costo, e diviene chiaro come il tanto propagandato consenso dei vari territori sia un subdolo inganno che fa parte di un programma ben stabilito. Ovviamente era comunque stupido pensare che una semplice legge di qualche regione possa fermare un piano di ritorno al nucleare cosi importante per gli equilibri economici e militari dello stato italiano. Ancora una volta, se non volete il nucleare e credete che questo si possa evitare impugnando leggi e votando chi si dice contrario alla costruzione di nuove centrali in campagna elettorale, potreste rimanerne delusi e con un bell’impianto magari a pochi chilometri da casa vostra (anche se pensiamo a come si possa dormire tranquilli sapendo che esiste una centrale anche lontana qualche centinaio di chilometri!).
Il governo sta tastando il terreno per capire quali possano essere i siti idonei alla costruzione di nuove centrali non solo dal punto di vista tecnico ma sta cercando di capire quali possano essere i siti idonei tecnicamente e senza una grossa opposizione popolare pronta a contrastarlo.
Diventa quindi indispensabile mobilitarsi immediatamente ogni volta che viene nominato un nuovo sito. Se è vero che la battaglia contro il nucleare sarà alla lunga una battaglia a livello nazionale  non dobbiamo dimenticarci  che ogni opposizione a livello locale può costituire un grosso intoppo a questo progetto omicida. Non dimentichiamo gli esempi della Val di Susa, di Scanzano e di tutti quei luoghi dove la gente si è schierata in prima persona per impedire opere distruttive e dannose. Questo è l’unico mezzo che abbiamo per contrastare il ritorno al nucleare in Italia.
Un esempio di questo tipo l’abbiamo avuto a San Benedetto del Tronto dove il 17 aprile scorso, una manifestazione molto partecipata a percorso le strade della cittadina marchigiana per dire no alla possibilità di una centrale nella zona Sentina, una delle ultime zone umide per la migrazione dell’avifauna, presente tra la foce del Po e il Gargano ed  uno dei rarissimi tratti di spiaggia sabbiosa con retroterra non edificato di tutto l’Adriatico.
Dopo questa mobilitazione il nome della Sentina sembra essere sparito dai possibili siti idonei. Ovviamente i marchigiani sanno che devono comunque stare sempre all’erta ma è stato importante opporsi da subito per far capire che, di giochetti subdoli tra governo e regioni, la gente ne ha piene le tasche.
Solo se ci muoviamo in prima persona, mettendo energia e determinazione in quello in cui crediamo , riusciremo a cambiare le cose.

Abbiamo preparato un poster che riguarda proprio questa necessità di muoversi da subito in qualsiasi luogo sia indicato come possibile sito per la costruzione di nuove centrali.
Potete scaricarlo,  stamparlo e diffonderlo dalla sezione download dove potete trovare anche altri poster.
oppure da qui: Scarica il pdf  per la stampa (circa 48mb)

Nucleare a Caorso

CAORSO SEMPRE PIU’ INSISTENTEMENTE VIENE INDICATO COME “SITO IDEALE” PER LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA CENTRALE NUCLEARE.

NO ALLA CENTRALE A CAORSO! NO ALLA CENTRALE SUL PO! NO ALLE CENTRALI IN ITALIA!NO AL NUCLEARE, UNA VOLTA PER TUTTE!

La vecchia centrale si trova in un corto circuito tra chi vuole completarne lo smantellamento, chi cerca di riavviarla e chi invece preferisce ricostruire da zero. Ma è fuori da ogni dubbio che il piano di ritorno al nucleare del governo sia destinato a far tappa in riva al Po.

In cima alla lista delle preferenze dei francesi Edf (Électricité de France), partner di Enel nella costruzione dei reattori EPR c’è proprio Caorso. E anche la presidente di Confindutria, Emma Marcegaglia, ospite degli industriali di Piacenza ha risposto sulla possibilità di rimettere in attività la centrale nucleare di Corso: “Andare a produrre energia nucleare là dove ci sono già le centrali è certamente una scelta più veloce”. L’ ad di Ansaldo Claudio Gemme sogna che Caorso torni in attività. I resti del più grande impianto nucleare in Italia fanno gola anche agli americani della General Electric, quelli che negli anni settanta realizzarono progetti e brevetti utilizzati dalla Ansaldo nucleare nella costruzione della centrale. Trent’anni dopo si ripresentano, come se nulla fosse, con la folle idea di riavviare Caorso recuperando e ammodernando le strutture esistenti. Secondo i loro studi, con due anni di lavoro la centrale sarebbe ripristinata utilizzando una tecnologia vecchia, ma ancora presente in 40 centrali nel mondo e con costi molto più bassi: 2 miliardi contro i 4, 4,5 di Enel e Edf.

A voler allungare le mani su Caorso ci sono anche i tedeschi della E. On che, insieme a un altro colosso francese, Gdf-Suez, sono pronti a dar vita a una cordata alternativa per la realizzazione dei nuovi impianti nucleari in Italia. A differenza dei concorrenti Enel e Edf, sarebbero disposti ad aprire il consorzio alla partecipazione delle utility locali. Uno scenario sperato dalla bolognese Hera e da Iren (gruppo nato dalla fusione di Enia con la ligure-piemontese Iride). Per le ex municipalizzate, oggi quotate in borsa, è impensabile non poter essere tra coloro che domani produrranno energia dall’atomo. Rimane molto ambigua la posizione del sindaco Fabio Callori (Pdl ) che in un primo momento annunciava battaglia, poi in un intervista a Repubblica dichiara “Ma la nostra posizione è chiara: il mio Comune non è disposto a un futuro atomico fino a quando non chiuderà con il passato”. (Il passato a cui si riferisce sono le mancate compensazioni…) per poi confermare la volontà di costruire una centrale nucleare a fianco di quella vecchia, certo… lo spazio a ridosso dell’argine non manca, ma “sarà fondamentale il gradimento dei miei concittadini. Quarant’anni a fianco della centrale non li ha resi né favorevoli, né contrari” .

Eppure tra i caorsani il collegamento tra la presenza di Arturo (nomignolo del reattore) e l’aumento delle malattie tumorali emerge spesso, collegamento ipotizzato anche dall’Ordine dei Medici di Piacenza. Secondo i dati Ausl per 9 anni vi è stato un aumento di tumori rispetto alla media provinciale. L’Arpa rileva tracce di cobalto nel fondale del canale di scarico della centrale, Cesio 137 e Iodio 131. Tracce che, secondo il direttore dell’Arpa Sandro Fabbri, sono al di sotto dei livelli di legge. La pesante eredità della passata stagione nucleare oltre ai danni alla popolazione e all’ambiente è stivata nei magazzini : 8700 fusti di scorie (pari a 1.500 tonnellate)! Le ultime barre di combustibile nucleare sono partite alla fine di giugno per la Francia, dove verranno recuperati uranio e plutonio, ma ciò che resterà delle barre, ovvero altri rifiuti radioattivi, ritornerà in Italia nel 2025.

OGGI COME IERI
Gli interessi e gli affari legati ai progetti nucleari in Italia sono incompatibili con le nostre esigenze di vita!

OGGI COME IERI
Istituzioni varie, industriali, partiti politici studiano il programma di rilancio dell’energia atomica in modo che i vantaggi che essa può apportare fungano da contrappeso ai rischi che comporta la sua messa in opera. I rischi vengono compensati economicamente (tramite riduzioni delle tasse e finanziamenti ai comuni).

OGGI COME IERI

Gli effetti nocivi delle radiazioni sono occultati nel concetto di “soglia” cioè la dose massima di radioattività ammissibile per cui i rischi per la salute umana (tumori, leucemie, danni genetici) si ritengono compatibili coi benefici economici.
I rischi e gli effetti disastrosi che provocano le centrali nucleari e la radioattività sono sotto gli occhi di tutti!! La nostra salute, il nostro territorio devono essere denuclearizzati, basta dosi di radiazioni, basta centrali, basta affari sulla nostra pelle!!

NOI VOGLIAMO IL RISCHIO ZERO!
IL RISCHIO ZERO ESISTE:
Basta non costruire centrali nucleari!

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Invito ad una riflessione su ricerca – università – lavoro

Invito ad una riflessione su ricerca – università – lavoro
Quando quello che difendiamo è ciò che ci distrugge

Negli incontri del nostro collettivo è emerso negli ultimi giorni l’esigenza di voler far delle riflessioni sulla questione dell’azienda Mangiarotti Nuclear i quali lavoratori sono in lotta per mantenere il posto di lavoro. Abbiamo deciso di portare queste riflessioni nel corteo dello sciopero generale di oggi  essendoci nei comunicati degli studenti in lotta riferimenti per dare solidarietà ai lavoratori della  Mangiarotti. Essendo il nostro un progetto che cerca si di opporsi con ogni forza al ritorno del nucleare ma porta con se anche  una critica al sistema stesso dal quale il nucleare dipende ci è sembrato opportuno portare qualche spunto di riflessione alla questione della Mangiarotti e della ricerca universitaria stessa.

Il punto che vogliamo toccare è: come si possono supportare lotte di lavoratori che cercano di mantenere aperta una fabbrica che produce nocività, morte, guerra e tutto quanto concerne con il nucleare (qui parliamo di nucleare per questo caso specifico ma potrebbero esserci diverse circostanze, per esempio lottereste mai con lavoratori  che vogliono mantenere il loro posto in una fabbrica che produce mine antiuomo?). Purtroppo le lotte per il lavoro degli ultimi anni si limitano semplicemente a difendere i posti di lavoro e sono vuote di contenuti più critici che possano essere da catalizzatori per un cambiamento reale della società.

In più c’è anche il discorso sulla ricerca universitaria, visto che è anche il tema per cui da più di un anno a questa parte, migliaia di studenti sono costantemente in mobilitazione per la famigerata riforma Gelmini. Anche qui il discorso è simile a prima, non si tratta solo di capire quanti fondi andranno alla ricerca o meno si tratta di capire che tipo di ricerca vogliamo effettuare. Se l’università studia nuovi metodi per la fissione nucleare è ovvio che questi metodi verranno poi utilizzati per costruire centrali e bombe, è ovviamente tutto collegato.

Da qui l’invito a leggere i testi che abbiamo preparato e dai quali sarebbe interessante creare discussione sulle questioni esposte.

Scarica da qui
Versione per lettura: RicercaUniversitaLavoro.pdf
Versione stampabile: RicercaUniversitaLavoro_imposed.pdf

Dansette