Lucca Libera!

La città non si vende né si compra... si vive!

La città non si vende né si compra... si vive!

Expandmenu Shrunk


LIBANO

Frammenti di vita quotidiana nel campo profughi palestinese di Ain el Hilweh e nel sud del Libano. Foto fornite dal curatore della pagina SLAM di Lucca Libera!, scattate quest’estate durante un viaggio di solidarietà e collaborazione internazionale organizzato dall’associazione Sumud.

[Clicca su "more"  per vedere le immagini. Il caricamento della pagina potrebbe essere lento]

            img_3254.jpg

img_3041.jpg img_2974.jpg 9017_1221922673466_1390941022_645511_5294905_n.jpg img_3258.jpg img_3416.jpg  img_3548-crop.jpg 7316_1218708711419_1339923900_612491_3947033_n.jpg img_3556.jpg 9017_1221922553463_1390941022_645508_6539122_n.jpg 10723_1159399437516_1603693379_425301_6664581_n.jpg9017_1221922593464_1390941022_645509_2791667_n.jpg 9017_1221883672491_1390941022_645338_275776_n1.jpg 7316_1218995438587_1339923900_613486_2331836_n1.jpg 9017_1221883312482_1390941022_645329_2155066_n.jpg img_2991.jpg img_2994.jpg img_3009.jpg img_3051.jpg img_3421.jpg img_3063-crop.jpg img_3088.jpg img_3236.jpg img_3246.jpg img_3261.jpg img_3272.jpg img_3284.jpg img_3286.jpg img_3287.jpg img_3324.jpg

IN LIBANO

 

Partire per il Libano.

Partire per portare aiuto e solidarietà alla popolazione palestinese, che qui vive da 60 anni in condizioni disumane, lontana dalla propria terra, rinchiusa in campi di contenimento. Questa condizione è di fatto una violazione alla dichiarazione universale dei diritti umani, che nel primo articolo dice “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Siamo partiti non solo con il progetto di ristrutturare un edificio che sarà adibito al recupero degli anni scolastici, ma anche per incontrare questo popolo e con i nostri occhi vedere le condizioni in cui vive e con le nostre orecchie ascoltare la sua esperienza.

Il campo profughi palestinese di Ein el-Hilweh è un vero e proprio ghetto, un carcere a cielo aperto in cui quasi 100mila palestinesi vivono come reietti.  Il nome del campo significa “Sorgente di acqua dolce”, ma in arabo “ayn” indica sia “sorgente” che “occhio”, e “hilwah” sia “dolce” che “bella”.

Questo, in breve, il racconto dell’esperienza che abbiamo vissuto.

Atterriamo alle 4 di  mattina del 18 agosto all’aeroporto di  Beirut, lì ci accolgono i nostri amici di Nashet l’organizzazione di giovani Libano-Palestinese con noi gemellata. Veniamo fatti salire su un pulmino che ci trasporterà al nostro primo punto notte, una casa alla periferia di Sidone, poco distante dal campo profughi. Arriviamo a Sidone che è quasi l’alba, la poca luce ci mostra i contorni di una parte della cinta muraria che delimita il campo profughi di Ein el-Hilweh. Veniamo ospitati per qualche ora nella casa di un esponente del Fronte Popolare e presto siamo pronti per il pulmino che ci porterà al campo, verso il luogo dove consumeremo il nostro primo pasto in terra libanese. L’aria di convivialità ci permette di presentarci e cominciare a conoscerci, la maggior parte di noi si è vista per la prima volta all’aeroporto di Beirut. La brigata è composta non solo da italiani ma anche da membri provenienti da Austria, Germania e Regno Unito. Ad oscurare la giornata festosa arriva la notizia che l’esercito Libanese non ci rilascerà il visto per entrare nel campo. Il  rifiuto viene motivato con l’inusualità di un gruppo tanto numeroso che chiede d’entrare. Noi supponiamo che abbiano avuto un ruolo non irrilevante anche le motivazioni politiche.

Seguendo il consiglio dei nostri amici di Nashet, l’indomani mattina, molto presto, ci rechiamo ad incontrare esponenti politici che ci permettano di forzare il “muro” che l’esercito libanese ci ha messo davanti.

Il primo incontro è con i dirigenti del Partito Democratico Popolare, un partito d’impostazione marxista-leninista con posizioni nettamente antimperialiste che ovviamente considera fondamentale la resistenza palestinese e ha un rapporto di collaborazione con la resistenza nazionale libanese

Il secondo incontro è con Osama Saad, leader del Partito Popolare Nasserista ed extraparlamentare, con lui si è parlato dell’importanza della resistenza palestinese e del sostegno internazionale in suo favore. Tutto questo ci impegna l’intera  mattinata, ma ci permette di aver accesso al campo nel primo pomeriggio. La nostra missione può avere inizio.

Appena arrivati prendiamo visione dell’edificio da ristrutturare appurando condizioni in cui si trova. Alcuni interventi, come la riparazione del tetto e di alcuni muri, sono già stati fatti grazie ai fondi inviati in anticipo. Subito iniziamo a preparare ed organizzare il lavoro. Ci dividiamo in gruppi e di gran lena ci mettiamo al lavoro.

Le giornate di lavoro sono così composte: sveglia alle 7:30, colazione e inizio dei lavori alle 8:30; una breve pausa per pranzare alle 13:00 e subito di nuovo al lavoro fino alle 17. Tutti i volontari (italiani, austriaci, tedeschi, inglesi e palestinesi) collaborano in un clima allegro e molto motivato.

Nel tempo libero stiamo insieme, chiacchieriamo di vari argomenti, ci raccontiamo le diverse esperienze e proviamo ad imparare un po’ ognuno la lingua dell’altro.

Inoltre partecipiamo ad alcune attività culturali e politiche. Incontriamo fra gli altri un rappresentante della Youth Advocacy Process, una ONG che si occupa a livello legale ed informativo dei diritti dei profughi palestinesi in Libano. Poi visitiamo le tombe dei martiri della resistenza all’interno del campo, e partecipiamo a un dibattito sulla storia della questione palestinese dalla Nakba (“catastrofe”, l’inizio dell’esilio dalla Palestina nel 1948) ad oggi, coordinato da Zafer al-Khateeb, presidente di Nashet.

Nei giorni seguenti incontriamo due rappresentanti del Comitato Popolare, che è l’istituzione amministrativa del Campo. Ci spiegano come funziona il Comitato e quali sono le sue funzioni. Il Comitato non viene eletto, ma è composto da rappresentanti nominati dai partiti dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

Visitiamo anche l’ospedale di al-Nidaa, che stanno ampliando con la costruzione di una nuova ala. Sulla strada per l’ospedale riusciamo a dare uno sguardo un po’ più approfondito al Campo e notiamo costantemente macerie e immondizia ai bordi delle strade, stretti vicoli,cavi elettrici intrecciati,edifici precari e persone armate ovunque.

Interveniamo alla commemorazione per Abu Ali Mustafa, il segretario generale dell’FPLP assassinato dai sionisti nel 2001. Poi incontriamo i rappresentanti dei gruppi principali del Campo (Al-Fatah, Hamas, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina).

L’unica escursione fuori del Campo è un viaggio nel sud del Libano per visitare alcuni luoghi significativi dell’attacco israeliano del 2006.

La nostra presenza all’interno del campo ha suscitato l’interesse dei media libanesi, e la nostra Brigata è stata intervistata da vari giornali, fra cui Al-Akhbar, Daily Star, Addiyar e Al-Binaa, e dalla televisione Al-Manar degli Hezbollah.

Simone C. e Francesco G.