Lucca Libera!

La città non si vende né si compra... si vive!

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Richiediamo uno spazio autogestito

Il soggetto di questa frase è un generico “noi” che sta ad indicare tutti quegli individui, associazioni e gruppi, più o meno organizzati, i quali fanno della socialità un preciso carattere distintivo; entrando più nello specifico tutti coloro che si riconoscono all’interno di quell’ area della cittadinanza genericamente definita “alternativa”, ma che ha al suo interno precise potenzialità ed attitudini, oltre ad un comune retaggio culturale riconducibile alle idee di socialità ed antifascismo.

Da cosa nasce l’esigenza di uno spazio autogestito a Lucca?

Nella nostra città non esistono luoghi dove sia possibile non solo partecipare ma in particolare produrre iniziative e progetti vicini alle idee, agli interessi od anche solo ai gusti di quel generico “noi” a cui si faceva cenno in precedenza.
La disgregazione e l’isolamento in cui versa quest’area potenzialmente attiva della città ha fatto sì che in questi anni si verificassero alcuni fenomeni sociali, l’uno causa reciproca degli altri.
Per cominciare l’impossibilità, come già accennato, di costruire forti iniziative politiche, sociali e culturali per quei singoli o sparuti gruppi i quali, da soli, per quanto ben disposti e determinati, non hanno potuto tuttavia far crescere e prosperare nel tempo i risultati ottenuti a prezzo di enorme sforzo, in conseguenza appunto dell’assenza di un adeguato numero di sostenitori.
La seconda lampante conseguenza di questa frammentazione è l’assenza di un forte movimento di base che dovrebbe nascere dalle suddette iniziative e da queste prendere la forza necessaria per dare voce con continuità a tutti i “cani sciolti”, i “randagi sociali” della realtà lucchese; una voce compiutamente politica, in grado di rapportarsi con tutte le istituzioni alle quali, via via, sia necessario rivolgere le proprie istanze.
La combinazione di questi due fenomeni, e di altre cause più particolari qui non indagate, genera la mancanza, per i giovani lucchesi, di una valida alternativa agli ammiccamenti propagandistici dell’estrema destra con i risultati che possiamo constatare,ahimè, senza troppa difficoltà.

Come possiamo curare queste vere e proprie malattie del tessuto sociale della città?

Dare vita ex novo ad un percorso di aggregazione ed autodeterminazione il quale abbia come obiettivo la realizzazione di uno spazio sociale, può essere una risposta.
Questo spazio aperto dovrebbe essere il contenitore fisico nel quale ogni individuo interessato possa portare la propria esperienza, le proprie idee e soprattutto i propri progetti, sui quali far vivere e prosperare lo spazio stesso. Ma non solo, perché questo contenitore svolga la propria funzione non può esclusivamente essere contaminato dall’esterno ma deve bensì uscire dai propri confini e spostare le proprie iniziative con costante periodicità su tutto il territorio, nelle scuole, sui luoghi di lavoro,su quelli di svago, sia nel centro che nella periferia.
Proprio i temi che riguardano la scuola, il lavoro e le sue “precarie” deformazioni, la mancanza di un’offerta culturale e di svago sufficientemente variegata e la delicata questione dell’avanzamento delle destre estremiste, richiedono già da subito riflessioni ed interventi che siano complemento e completamento del nuovo percorso qui proposto.

Detto ciò, cosa è possibile fare per ottenere questo spazio?

E’ ovvio che i principali interlocutori per una siffatta richiesta siano le istituzioni, le quali, per loro stessa natura e costituzione, dovrebbero rispondere direttamente alle esigenze dei cittadini. Ma ahimè, nella nostra città la sordità di queste strutture si è fatta cronica. E’ quindi necessario raccogliere un ampio consenso grazie al quale poter richiedere con forza lo spazio che ieri ed oggi ci è stato negato.
Alla luce di passate esperienze e recenti discussioni è già stata tracciata una linea guida generale, in tutto e per tutto perfettibile, per poter muovere i primi passi in tal senso:

- Passaparola, ovvero sensibilizzazione diretta di conoscenti ed amici verso l’argomento
- Piccole iniziative musicali e culturali in genere sparse sul territorio, in centri di ritrovo e di svago.
- Ricucire i rapporti con il modo dell’associazionismo e con quella parte di società civile vicina al tema degli spazi sociali
- Ricostruire all’interno delle scuole una rete di collettivi studenteschi che coinvolgano i più giovani e stimolino la loro partecipazione ad una socialità “alternativa”
- Raggiunto un numero adeguato di simpatizzanti convocare ufficialmente una permanente assemblea cittadina aperta a tutti i singoli che ne vogliano far parte.
- Fatto nascere il nuovo soggetto politico la neonata assemblea si dovrebbe impegnare con una o più iniziative a proseguire l’opera di sensibilizzazione precedentemente intrapresa di modo da farsi riconoscere come interlocutore dalla cittadinanza e dalle istituzioni e rivolgere verso queste ultime le proprie richieste.