Lucca Libera!

La città non si vende né si compra... si vive!

La città non si vende né si compra... si vive!

Expandmenu Shrunk


GIORNATA NAZIONALE NO TAV

A Lucca, in piazza San Michele, presidio per la GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO lanciata dal movimento No Tav.

Nel corso dell’iniziativa abbiamo intervistato Renato del gruppo “Amici della Val di Susa” e Luciano del movimento “Salviamo le Apuane”. Ecco cosa ci hanno detto.

 

Lucca Libera: come e perché avete deciso di raccogliere l’appello di mobilitazione nazionale lanciato dal movimento No Tav?

Renato: come gruppo di Lucca “Amici della Val di Susa” abbiamo organizzato lo scorso luglio una gita-incontro in Val di Susa per conoscere più da vicino la realtà e le motivazioni del movimento No Tav, visto che, chiaramente, attraverso i mezzi di comunicazione di massa passano tutt’altre notizie. Abbiamo poi invitato alcuni di loro a Lucca, per un’iniziativa tenutasi a Capannori nel mese di ottobre, affinché esponessero anche qui le loro motivazioni. Noi ci siamo trovati molto vicini alle loro proposte e a quelle della rete contro le Grandi Opere Inutili e a favore delle Piccole Opere Utili. Abbiamo tentato e tentiamo di essere vicini a loro in tutte le maniere possibili. Ora, nello specifico, si trattava di sostenere la raccolta fondi per le spese legali che ammontano a più di 220.000 euro e di essere solidali con gli arrestati e tutti gli indagati del movimento. Oggi a Lucca ci stiamo mobilitando, un po’ come in tutta Italia. E’ importante far vedere che loro non sono isolati, ma anzi dappertutto ci sono persone che sostengono le loro lotte e sono anche in grado di legarle ad altre lotte che ci sono nei territori, qui, in particolare, quella di “Salviamo le Apuane – Chiudiamo le cave”.

Luciano: condivido le motivazioni espresse da Renato. Siamo rimasti colpiti, soprattutto, dalle persone che sono venute a trovarci a Lucca: i media ci propinano sempre la versione dei No Tav come dei facinorosi, delle persone esagitate. In realtà per la maggior parte si tratta di famiglie e abitanti della Val di Susa, assolutamente tranquilli, che vogliono solo avere la possibilità di dire la loro su ciò che avviene nel loro territorio. Ritengo che la quella lotta sia giusta e quindi, per ciò che possiamo, da sostenere. Quando sono venuti da noi, sono rimasti colpiti da quello che sta avvenendo sulle nostre montagne: non avevano mai visto una devastazione così grave, soprattutto nella zona di Carrara e di Massa. Negli ultimi anni l’escavazione del marmo ha avuto un’accelerazione enorme rispetto al passato. Con l’iniziativa di oggi abbiamo cercato di unire questi due temi, perché appartengono alla medesima volontà di salvaguardare il paesaggio e le persone che vivono nei territori interessati.

Lucca Libera: quali elementi in comune riscontrate tra la lotta di “Salviamo le Apuane – Chiudiamo le cave” e quella del movimento No Tav?

Luciano: principalmente il fatto che il territorio è di tutti e chi ci abita ha il diritto di dire la propria su come viene usato. A Carrara, purtroppo, le lobbies legate all’industria del marmo sono talmente forti che impediscono una reale e libera espressione da parte della popolazione. Il fatto che le cave esistano da centinaia di anni e le città siano legate alla “cultura del cavatore”, quasi una figura mitica, fanno perdurare l’idea che le cave siano necessarie per andare avanti. In realtà, è un fattore che limita la crescita e la possibilità di alternative lavorative. Così in Val di Susa, l’apertura del tunnel mangerebbe tantissimo territorio, aumenterebbe l’inquinamento, installerebbe per decenni un cantiere pericoloso, darebbe il via, cioè, a tutta una serie di fattori talmente negativi da limitare lo sviluppo della Valle. Ciò rende praticamente inevitabile il nostro appoggio alla loro lotta.

Renato: questo legame è davvero forte. Poi, viene sempre sbandierato il ricatto del lavoro: le cave portano lavoro, il Tav porta lavoro… Per me è proprio il contrario. Nel caso del Tav è evidente: c’è un grosso finanziamento, un forte esborso di denaro a fronte della creazione di pochi posti di lavoro. Se le stesse cifre venissero utilizzate per tante piccole opere utili, il ritorno in termini di lavoro sarebbe molto più grande. Le Grandi Opere Inutili sono lavori con un’alta intensità di capitale, le Piccole Opere avrebbero invece un’alta intensità di lavoro. Questo bisogna cercare di farlo passare nella mentalità delle persone, pervasa invece dall’idea che si debbano spostare camionate e trenate enormi di merci da una parte all’altra dell’Europa. Ma è una filosofia che uccide l’ambiente e le persone; a questo bisogna opporci. Bisogna invece creare tante piccole zone che in qualche maniera creino in sé il lavoro; naturalmente c’è bisogno del commercio, ma esso non dev’essere il motore, ma una sorta di residuo, un bisogno complementare. In questo modo si avrebbe una maggiore intensità di lavoro con un minor consumo dell’ambiente. Nello stato di cose attuale, invece, si crea lavoro, quando si crea, attraverso la distruzione dell’ambiente, nel caso in ipotesi si avrebbe lavoro attraverso la protezione dell’ambiente. Questo è vero anche per le Apuane, oltre che per il Tav.

Luciano: infatti gli occupati nel settore del marmo sono in netto calo, nonostante sia aumentata tantissimo l’escavazione e la produzione in tonnellate di marmo. Oltretutto oggi viene data molta più importanza agli scarti che non ai blocchi di marmo; in passato era il contrario, si cercava sempre di limitare al massimo la parte da scartare e grazie a ciò si escavava molto meno. Il sistema che hanno trovato di ricavare il carbonato di calcio dal marmo comporta uno sfruttamento indiscriminato di tutto ciò che è frantumabile: basta rompere la montagna, tirare giù pareti intere…

Renato: il marmo che vedete sui monti diventa componente di colle, detergenti, vernici, ecc.

Luciano: sì, le multinazionali adoperano il marmo per questo, e più il marmo è puro, più è utilizzabile per tali scopi: basta frantumarlo, polverizzarlo. Diviene così ingrediente per l’industria farmaceutica, per l’industria chimica, per l’edilizia… Del resto la polvere di marmo già negli anni Trenta veniva utilizzata per fare il pane, i fornai ne aumentavano così il peso: una frode ai danni dei consumatori.

Lucca Libera: a vostro avviso, che significato assume, nel contesto attuale di diffusa mobilitazione territoriale per la difesa dei beni comuni e contro le devastazioni, l’accusa di terrorismo formulata contro quattro attivisti No Tav?

Renato: l’accusa chiaramente è strumentale, è evidentemente assurda, così come le motivazioni addotte. L’imputazione di terrorismo che hanno formulato non viene legata all’utilizzo di metodi di lotta violenti, ma semplicemente perché si dà un’immagine negativa dell’Italia. Viene dunque distorta la parola “terrorismo”, viene utilizzata a proprio piacimento. L’accusa, quindi, risulta priva di qualsiasi fondamento. Questo, da un lato, serve a spaventare l’opinione pubblica: quando non si hanno altri strumenti si tira fuori il “terrorismo”, e in questa maniera si vuol creare un fossato che possa rendere difficile alla gente ascoltare le ragioni del movimento. Una funzione, quindi, strumentale di comunicazione. Dall’altro lato, cercano delle motivazioni “giuridiche” per fermare una lotta che non riescono a fermare.

Luciano: la penso come Renato: hanno trovato un escamotage, giocando fra le righe della “legalità”, per cercare di fermare il movimento colpendo nominalmente quattro componenti. Credo che ci sia la possibilità in futuro di scoprire la verità, vedremo allora che si tratta di un’operazione fatta perché non sanno più a cosa attaccarsi. Da parte nostra, siamo impegnati ad aiutarli con la solidarietà e il sostegno per le esorbitanti spese legali che tutto il movimento sta affrontando.