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  • Assolto il partigiano Lilio

    Assolto con formula piena

    Il partigiano Lilio Giannecchini ha ricevuto per mesi attacchi e insulti provenienti, in egual misura, da destra e da sinistri esponenti del centrosinistra lucchese, che del garantismo hanno evidentemente un concetto tutto particolare: vale quando c’è di mezzo un potente amico loro, non vale se c’è di mezzo un “pesce piccolo”.

    La semplice notizia di una querela nei suoi confronti (presentata da Umberto Sereni) è stata presa a pretesto per estrometterlo dalla direzione dell’Istituto storico della Resistenza. “Ciò che soprattutto colpisce in tutta questa vicenda” – ebbero modo di scrivere qualche mese fa Donatella Zanotti e Donatella Rigali, due insegnanti di Borgo a Mozzano – “è l’improvviso accanimento da parte di noti personaggi e poteri. E’ inqualificabile questa coalizione di troppi contro uno”.

    Eh già, perché contro il vecchio partigiano Giannecchini si sono accaniti il presidente della Provincia, consiglieri comunali, consiglieri provinciali e portaborse vari, in un “tiro al piccione” che, per durata e intensità, ha ben pochi precedenti.

    Due domande sorgono spontanee:

    1) A parte invertite, cioè se Giannecchini avesse querelato Sereni e se quest’ultimo avesse ricoperto un incarico pubblico, qualcuno si sarebbe azzardato a chiederne le dimissioni?

    2) Ora che Giannecchini è stato assolto con formula piena, qualcuno si prenderà la briga di chiedergli scusa e di restituirgli il ruolo che gli spetta all’interno dell’Istituto storico della Resistenza?

    Sono ovviamente domande retoriche…

    Per riportare alla memoria la vicenda leggi la lettera aperta pubblicata a settembre dell’anno scorso.

    Pubblichiamo di seguito il resoconto di un episodio realmente accaduto pochi giorni fa.

    L’intento dei vassalli, valvassori e valvassini con seguito di “ciambellani”, servi e utili idioti è stato chiaramente premeditato e persecutorio nei confronti di Lilio Giannecchini.

    Alcuni giorni fa eravamo in Provincia per altri motivi e, passando davanti all’Istituto Storico, spingemmo la porta per vedere se era aperta, facendo così suonare il campanello (era l’8 ottobre, di lunedì mattina, uno dei pochi momenti in cui l’Istituto non è chiuso). A un tizio che venne fuori spiegammo che in passato venivamo spesso all’Istituto per chiedere documenti e gli chiedemmo che fine avesse fatto Lilio Giannecchini, tanto per sentire che aria tirava. Il tizio rispose testualmente: “FINALMENTE ce ne siamo liberati!”. Lo apostrofammo con durezza, dicendogli che se non era per Giannecchini quell’Istituto Storico lì neppure c’era, e che doveva vergognarsi a parlarne così. Il tizio non riuscì a replicare. Comunque la frase che pronunciò è illuminante e dà la misura dell’intento persecutorio che sta a monte di tutta la vicenda: non si aspettava altro che un pretesto qualsiasi per cancellare Lilio ed invadere l’Istituto come un’orda di barbari. Barbari a cui, a parte improbabili eccezioni, pare interessare solo una visibilità strumentale a interessi particolari che esulano da quelli perseguiti quando Giannecchini era Direttore: reperire raccogliere e pubblicare documenti, andare nelle scuole a parlare con i giovani, celebrare degnamente i tempi i luoghi e i protagonisti della Resistenza e della storia contemporanea. Cose che Lilio ha fatto per una vita con passione e dedizione totale. Giannecchini ha vissuto e vive per l’ideale della Resistenza e della verità storica ed ha costruito anno dopo anno l’Istituto Storico della Resistenza di Lucca tanto da sentirlo, a ragione, la sua casa, la sua creatura. Da quella casa, da quella creatura l’hanno strappato ignobilmente e vilmente, mettendosi tutti contro di lui. Non è retorica, è realtà. Certo pensavano di averlo eliminato e di averla fatta franca, ma non hanno messo in conto il fatto che Lilio è un indomito, anche se vecchio, e che ha degli amici veri. Fra questi amici incredibilmente non ci sono però quelli dell’Anpi di Lucca. Questa associazione, che si è allineata svelta svelta ad onorare il potere e che ha avuto un ruolo di protagonista nella persecuzione contro Lilio (chissà perché?), ha isolato e ferito uno degli ultimi Partigiani veri ancora viventi.

    Donatella Zanotti, Maura Bertolozzi, Ramona Monti


  • La delegittimazione di un Comandante partigiano

    Pubblichiamo l’attestato di solidarietà espresso da tre cittadini al partigiano Lilio Giannecchini. Segue la lettera aperta che il Comandante partigiano ha scritto in risposta.


    Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà a Lilio Giannecchini, partigiano e, fino al momento della sua discutibile estromissione, direttore dell’Istituto storico della Resistenza. Da mesi, come “pena aggiuntiva” a questo provvedimento, Giannecchini non viene più invitato, da Provincia e Comune, alle celebrazioni ufficiali che ricordano la lotta partigiana, alla quale ha partecipato da protagonista. Uno sgarbo inqualificabile, un atto di vera e propria cattiveria nei confronti di un uomo che, per la sua storia, meriterebbe solo grande rispetto e gratitudine. La Giunta provinciale e quella comunale hanno il dovere di porre subito fine all’emarginazione messa in atto nei confronti di Giannecchini.
    Tutti coloro che – come noi – deplorano il comportamento di questi due enti, è bene che si adoperino per far sentire il proprio dissenso.

    Massimiliano Piagentini
    Giovanna Niccoli
    Massimo Duranti

     

    Lettera aperta

    ai Cittadini che si riconoscono nei valori espressi dalla Resistenza
    ai Consiglieri Regionali toscani
    ai Consiglieri Provinciali di Lucca
    ai Consiglieri Comunali di Lucca
    ai Membri del Consiglio Generale dell’INSMLI
    e p.c. alla stampa

    Caro Massimiliano,
    in questo grigio clima politico, caratterizzato da complicità e da interessi bipartisan in cui il ricordo della Resistenza è diventato solo fonte di imbarazzo, il tuo messaggio rappresenta uno spiraglio di speranza per chi alla mia età si trovi a confrontarsi con l’indifferenza e la malvagità degli altri.

    Ho contribuito in misura determinante a fare dell’Istituto Storico della Resistenza in provincia di Lucca uno dei centri di documentazione ed informazione sugli anni che hanno portato al riscatto dell’Italia dalla dittatura fascista e dalla sua complicità col nazismo.

    In questi ultimi tempi sono stato oggetto di una feroce persecuzione in seno all’Istituto Storico stesso, portata avanti con pervicacia al fine di estromettermi dalla Direzione. Nell’esprimervi la mia riconoscenza per la solidarietà che mi avete espresso per una completa informazione segue la mia esposizione della questione.

    La catena degli eventi è partita da una pubblicazione sui giornali, relativa ad una querela fattami da un tal Sereni, cui avevo indirizzato una lettera privata; da tale pubblicazione il presidente dell’Istituto Storico di Firenze, Simone Neri Serneri, senza nemmeno tentare di appurare la sostanza
    della notizia appresa dalla stampa, è intervenuto durante una riunione del Consiglio Generale dell’INSMLI a Milano, cui sarebbe dovuto essere, per Statuto, convocato anche l’Istituto Storico della Resistenza in provincia di Lucca (cosa non avvenuta), per chiedere di farmi sospendere, pena l’esclusione dell’Istituto Storico lucchese dalla rete associativa facente capo all’INSMLI. E’ da notare che l’intervento del Neri è stato fatto anche fuori tema rispetto all’argomento trattato all’Ordine del Giorno e che la Deliberazione è stata adottata da Consiglio Generale in assenza dell’”accusato” e basandosi sul solo materiale del tutto opinabile proveniente dalla stampa.
    La Delibera stessa presenta aspetti particolarmente censurabile sotto il profilo della legittimità ad intervenire, dal punto di vista statutario, nella questione da parte dell’INSMLI nei confronti dell’Istituto Storico lucchese oltre che per la pretestuosità relativamente al merito della questione. Questa Delibera anomala è stata trasmessa via email a vari organi, tra cui l’Amministrazione provinciale di Lucca, il cui presidente, Stefano Baccelli, ha convocato la Giunta Provinciale per deliberare un intervento sul Consiglio Direttivo dell’Istituto Storico lucchese per ottenere la mia sospensione dalla funzione di Direttore dell’Istituto, in ottemperanza alla Delibera dell’INSMLI. L’atto provinciale è viziato sin dall’origine dalla falsa affermazione: “Ravvisata la propria competenza, ai sensi dell’art. 48 del D. Lgs. 267/2000″, come se l’Istituto Storico facesse parte dei propri organi provinciali, quando l’Istituto Storico lucchese è un organismo assolutamente autonomo ed indipendente. Da questo falso clamoroso è derivato una vera e propria persecuzione, portata avanti attraverso atti del Consiglio Direttivo, viziati nella forma e nella sostanza, culminati con una irregolare Assemblea dei Soci, nulla secondo l’art. 23 del Codice Civile, per i quali pende il giudizio della magistratura da me invocata.

    A seguire mi è stato negato l’accesso all’Istituto, cui avrei avuto diritto anche come semplice Socio; è stata violata la sede in cui avevo depositato i miei oggetti personali, utilizzando addirittura il falso pretesto che fosse stata decretata una disinfestazione, intervento sanitario di pertinenza ASL, la quale non è stata in alcun modo nemmeno interrogata.

    Successivamente è stato violato anche il magazzino dell’ITC Carrara, dato in comodato all’Istituto Storico, nel quale erano depositati documenti e libri di mia personale proprietà.

    Corollario intermedio alla mia emarginazione è stata la esclusione dal palco delle autorità nel corso delle cerimonie relative all’Anniversario della Liberazione ed altre celebrazioni, per le quali avevo diritto in quanto oltre che Direttore dell’Istituto Storico, anche Presidente dell’Associazione dei Perseguitati Politici. In conseguenza, dopo aver inutilmente esposto alle autorità locali la questione, mi sono rivolto al Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, perché mi venga restituito il mio onore e la mia dignità.

    L’ultimo episodio riguarda la commemorazione di Don Aldo Mei, sacerdote martire, fucilato il 4 agosto 1944 dai tedeschi, cui ho sempre partecipato, perché tra l’altro possiedo l’intero patrimonio della memoria, consegnatomi personalmente dalla madre del sacerdote. Questa volta, dopo che i giornali avevano riportato l’intero iter celebrativo, con la segnalazione della mia presenza, è stata operata una forzatura da parte dell’incaricato provinciale affinché fossi escluso ed è solo attraverso la buona volontà dell’incaricato comunale, Roberto Magrini del Comune di Lucca, che ho avuto la possibilità di trasmettere il testo del mio intervento, nel quale tra l’altro comunicavo la mia volontà di donare l’intero patrimonio documentario ed i cimeli relativi a Don Aldo Mei alla comunità ecclesiastica lucchese, perché potesse essere il nucleo di un museo a lui dedicato. I media locali hanno alterato o ignorato il mio intervento, per ragioni a me incomprensibili, ma certamente a loro note.

    La documentazione di quanto ho detto è reperibile presso il sito:
    www.idealievalori.org

    Sarebbe di gran conforto la solidarietà espressa anche da altri uomini
    attenti e sensibili.

    Lilio Giannecchini, detto “Toscano”
    Vicecomandante della Brigata Partigiana Oreste
    Email: toscano.brigataoreste@gmail.com
    Sito web: http://www.idealievalori.org

    Il Cav. Lilio Giannecchini, oggi trattato dalla Provincia di Lucca di Lucca come un appestato, è stato Comandante partigiano della Brigata Oreste ed ebbe un ruolo importante nel ruolo della liberazione di Genova dai nazifascisti, trattando tra l’altro la resa del generale tedesco Günter Von Meinhold.
    “La mia formazione è decorata di 3 medaglie d’oro, 14 d’argento, 14 di bronzo, 7 croci di guerra e la Stella dell’Unione Sovietica a ricordo del Partigiano russo Fiodar Alexander Poetar (medaglia d’oro caduto nelle nostre file).” Toscano.