Bergamo – Domenica, in Viale Venezia, un alloggio sfitto è stato occupato e sottratto all’incuria in cui l’amministrazione di Bergamo l’aveva lasciato. Lo stabile che oggi ospita nuovi abitanti era già stato simbolicamente occupato il 26 aprile scorso da Unione Inquilini e dal candidato sindaco di Bergamo Rocco Gargano, con l’obiettivo di denunciare l’enorme patrimonio lasciato sfitto dalla Giunta Tentorio. Superato il periodo elettorale, il disagio abitativo in città resta grave e a distanza di 10 mesi l’occupazione che è andata in scena domenica scorsa è tutt’altro che simbolica. L’appartamento è in ottimo stato e immediatamente abitabile, nonostante non sia stato assegnato.
In contemporanea all’azione di riappropriazione, nel vicino quartiere di Celadina si è celebrato un anno di occupazione della palazzina in via Monte Grigna, recuperata dal comitato di lotta per la casa: a fronte di anni di abbandono e degrado pubblico, ora la casa è abitata da 25 persone, che l’hanno risistemata e ci vivono stabilmente.
Tuttavia, dopo oltre un anno il sindaco Gori continua a negare la residenza, applicando l’art. 5 del Piano Casa e mettendo dunque in grave difficoltà le famiglie con minori, che hanno trovato un tetto, ma che senza l’iscrizione anagrafica non possono godere dei diritti fondamentali, quali l’iscrizione a scuola o l’assistenza medica. La risposta del sindaco infatti non lascia spazio ad alcuna apertura: “Non possiamo concedere la residenza a chi occupa una struttura non di sua proprietà. È un principio assolutamente scorretto”. Proprio l’articolo 5 del Piano casa, però, è da mesi al centro di una battaglia giudiziaria, in quanto i comitati di lotta per la casa, insieme ad As.I.A. e associazioni come Avvocato di strada, hanno denunciato l’incostituzionalità di questa legge, che negando la residenza danneggia i diritti fondamentali (voto, istruzione, assistenza medica), garantiti proprio dalla Costituzione.
La negazione delle residenze risulta inoltre una scelta prettamente politica, che differenzia tra l’altro la giunta bergamasca da quella di altre città: a Pisa, Firenze ed Asti, infatti, la lotta dei comitati per la casa ha ottenuto la garanzia della non retroattività dell’articolo 5 (che non verrà quindi applicato alle occupazioni già esistenti), mentre a Reggio Emilia ad alcuni migranti di provenienza libica è stata riconosciuta la residenza in case occupate.
A Bergamo, invece, la giunta comunale preferisce altre soluzioni, come quella di un fondo anti sfratti, che destina all’emergenza casa 215mila euro.