Bergamo – Erano circa una sessantina le persone che quest’oggi si sono date appuntamento all’esterno di Palazzo Frizzoni, proprio mentre in Consiglio comunale si discuteva la previsione di bilancio per l’anno 2013. Verso le 19, il presidio si è spostato all’interno della sala consigliare dove la seduta è stata interrotta per alcuni minuti da un coro di proteste. Giovani e famiglie, migranti e non, hanno contestato così il piano delle alienazioni approvato in Giunta comunale il 24 aprile scorso e pronto per essere discusso dal Consiglio. Il piano prevede la vendita di una quota non irrilevante del patrimonio pubblico comunale, per un’operazione che si preannuncia tutt’altro che indolore: tra i beni da alienare figurano, tra gli altri, gli stabili dell’ambulatorio comunale, dell’osservatorio delle donne, due cascine storiche della città e, soprattutto, circa 200 alloggi popolari.
Ed è proprio la vendita di questi ultimi ad alimentare le polemiche. Poche settimane fa l’Associazione Inquilini e Abitanti aveva allestito all’esterno del Municipio una mostra fotografica con la mappatura dei circa 200 alloggi comunali consegnati al degrado da anni di inutilizzo.
L’Assessore D’Aloia aveva acconsentito al confronto con i delegati sindacali e alcune delle 1000 famiglie che, inserite nella graduatoria ERP, attendono da mesi l’assegnazione di un alloggio. L’Assessore aveva fornito rassicurazioni circa la volontà di reperire i fondi per ristrutturare il 60% delle 200 case segnalate da As.I.A. È per questo forse che l’approvazione del piano delle alienazioni suona ora come una beffa: l’intenzione della Giunta sembrerebbe infatti quella di reperire tali risorse attraverso un piano di alienazioni che prevede la vendita di altri 200 appartamenti.
In questo senso le parole del delegato di As.I.A. appaiono eloquenti: «Recuperare 130 alloggi comunali sfitti da anni vendendone altri 186 equivale al gioco delle tre carte e non dà risposta alle centinaia di famiglie che attendono l’assegnazione di una casa popolare. La mancanza di denaro non è una giustificazione accettabile, perchè il patto di stabilità può e deve essere rotto quando in gioco è la dignità di migliaia di persone». Intanto, si attendono le prime reazioni da parte dell’opposizione ed eventuali repliche della Giunta Tentorio. Certo è che dai toni della contestazione la battaglia sembrerebbe tutt’altro che destinata a sopirsi.