L'unica gabbia che vogliamo e' quella dell'Ammore
Nelle nostre cittą esistono, nascosti allo sguardo, protetti da mura che li rendono invisibili,
luoghi chiusi, nati per racchiudere ed isolare l'"illegalità".
Dalla legge e dai media vengono chiamati Centri di Permanenza ed Assistenza Temporanea, sono in realta'
istituzioni totali che si impadroniscono di parte del tempo e degli interessi
di coloro che da essa dipendono, che tendono a circuire i comportamenti dei
reclusi in una sorta di azione inglobante. Questo carattere inglobante o totale č simbolizzato
nell'impedimento allo scambio sociale e all'uscita verso il mondo esterno,
spesso concretamente fondato nelle stesse strutture fisiche dell'istituzione:
porte chiuse, alte mura filo spinato. (Goffmann, Asylums,1974)
A Torino, corso Brunelleschi. A Milano, via Corelli. A Roma, Ponte Galeria. A Bologna, via Mattei. A Trapani, Serraino Vulpitta. Ed altri ce ne sono e ce ne saranno: a Modena, Bari, Crotone, San Foca (Lecce)... un elenco di nomi che verranno ricordati con vergogna nella nostra storia
I
CPT
, ovvero delle vere e proprie
gabbie
per uomini e donne, colpevoli di esistere e di non essere "legali" e
per questo rinchiusi in
lager:
videocamere, mura di cinta, container, filo spinato, cancelli,
poliziotti
e
croce rossa militare,
imprigionati per 60 giorni, in attesa di essere espulsi.
CPT come spazi di eccezione al cui interno rinchiudere esseri umani ridotti a
nude esistenze.
Questi
spazi di confinamento arbitrario di fatto erigono nuove
frontiere all'interno delle nostre cittą: l'assurdo di un
mondo che abbatte ogni limitazione alla
libera circolazione di merci, denaro e
flussi finanziari, ma che teme l'idea che gli esseri umani si possano
muovere liberamente sfuggendo al
controllo, e che per questo costruisce vere e proprie
prigioni
chiamandole con nomignoli fantasiosi per tenere linda la propria coscienza.
>> continua
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