LE VENE APERTE DELL’AMERICA LATINA
In tutto il paese sono evidenti i segnali di una strategia politica generale
che tende alla criminalizzazione e alla repressione (legale e illegale) dei
movimenti sociali e politici che stanno sostenendo il “que se vayan todos”.
Non sono passate neanche 20 giorni dalla brutale repressione dei lavoratori
statali a Jujuy e dall’attentato alla Abuela de Plaza de Mayo Estela Carlotto
che continua la salda alleanza tra le forze di polizia e
gli “sfasciascioperi” che tendono agguati ai lavoratori della fabbrica Zanon,
che continua ad ottenere appoggio e solidarietà.
Quest’ultima settimana una serie di eventi hanno finito per dimostrare che il
piano di governo e dei suoi mezzi di disinformazione per fare fronte alla
crisi sociale e politica è semplicemente più repressione e più manipolazione.
A Santa Fe un giornalista è stato minacciato dallo stesso SIDE locale. A
Entre Rios una manifestazione di lavoratori statali è stata repressa e ci
sono stati diversi feriti, mentre durante la notte la casa di un dirigente
sindacale è stata colpita da proiettili sparati da sconosciuti. A Rosario,
all’interno dell’edificio universitario, una militante universitaria è stata
torturata per la seconda volta. A Buenos Aires una manifestazione diretta
verso l’ambasciata statunitense, convocata in omaggio al Che, della cui morte
ricorreva il trentacinquesimo anniversario, è terminata con scontri tra
manifestanti e la polizia che circondava in forze la residenza del portavoce
locale della “giustizia infinita”.
Sempre a Buenos Aires la CTD Aníbal Verón continua a soffrire la strategia
del terrore. Lunedì è stato sequestrato e torturato un piquetero del MTD di
Lanús: la parapolizia ha cercato i dati di altri attivisti, e informazioni
sugli obbiettivi e le forme di organizzazione dei Movimenti di Lavoratori
Disoccupati. Martedì scorso una marcia della stessa corrente piquetera, che
reclamava aiuti alimentari al Governo della Provincia di Buenos Aires ha
dovuto sopportare le minacce e le intimidazioni di un apparato di polizia
assolutamente smisurato. Giovedì, nello stesso quartiere di La Fe di Lanús, è
stata portata avanti una inammissibile persecuzione poliziesca, che con 400
agenti ha messo a soqquadro decine di case del quartiere con la scusa di
essere alla “ricerca di pericolosi assassini”, come ha titolato il giornale
Crónica, sulla stessa linea secondo la quale una marcia piquetera
aveva “trasformato in inferno la città”.
La stessa linea era stata adottata dal giornale Infobae, diretto da Daniel
Haddad, padrone anche di Canal9, socio di Pagina12, che è socio del Clarín,
che è socio del La Nación, che è socio a sua volta di La voz del interior,
che sono padroni di Radio 10 e di radio mitre e di FM 100, e di Canal 13, e
di ciudad digital, e…. durante la settimana successiva alla repressione del
26 giugno Hadad stesso voleva legare la figura dei piqueteros all’immagine
del “sovversivo” e del guerrigliero, versioni ufficiali del “terrorismo
internazionale” con cui i media stanno occultando e giustificando il
terrorismo di Stato che continua a diffondersi in tutti i campi della vita
sociale e politica.
I mezzi corporativi e l’apparato repressivo si sono occupati dunque di
criminalizzare e reprimere i piqueteros nel contesto di un Connubio che
sembra abbastanza pericoloso. Lo stesso martedì in cui il Che veniva
ricordato in tutta l’America Latina, la CTD Aníbla Verón riceveva il MOCASE,
Movimiento Campesino de Santiago de Estero, inaugurando una mensa popolare
che porte il nome di “Darío Santillan”. Si è aperto uno spazio di scambio tra
i movimenti che stanno scoprendo di avere molto in comune, ben al di là della
distanza tra la campagna e la città. L’Incontro, di fronte all’assedio
mediatico e della polizia, ha potuto realizzarsi in sintonia con i principi
che esprimono le parole d’ordine comuni “Riforma agraria, Sovranità
alimentare, Lavoro, Dignità e Trasformazione Sociale”.
E in un’altra occasione una massiccia mobilitazione della Aníbal Verón e del
MOCASE, ha omaggiato Darío Santillan sul Puente Pueyrredon. Un impressionante
dispositivo di polizia e militare (gendarmeria) ha impedito l’accesso del
corteo alla Plaza de Mayo attraverso le strade, per cui migliaia di persone
hanno dovuto prendere i treni in direzione della Capital. Nella stazione di
Costitución la polizia ha bloccato i due treni che trasportavano i piqueteros
tra la gente comune. Circondati da cani, alla fine i piqueteros hanno
accettato che le mani poliziesche sporche e assassine toccassero i loro
corpi, i loro termos, i loro mate, alla ricerca delle armi che già sapevano
di non poter trovare. Uno per uno a migliaia hanno oltrepassato i filtri
della polizia per accompagnare le Madres nel loro consueto giro della Plaza
de Mayo del giovedì, attraverso la quale dicono al mondo che l’unica forma di
ricordare i 30000 desaparecidos è continuare la propria lotta.
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