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Terrorismo: condannato in appello Acquaviva
I giudici della Corte d’Appello gli hanno inflitto 4 anni e 6 mesi
E’ colpevole di atti di terrorismo seppur lieve. Questa la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Catania, che ha inflitto la pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione a carico di Andrea Acquaviva, l’agente di commercio siracusano, arrestato nel marzo del 2005 a conclusione delle indagini relative alla, serie di attentati incendiari ai danni del sindacato Cgil, del patronato Inca, del palazzo Zeta e del pronto soccorso dell’azienda ospedaliera “Umberto primo” di Siracusa nei primi due mesi del 2005.
I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta avanzata dal pubblico ministero Pulejo, il quale ha insistito sulla matrice terroristica di quegli attentati. L’imputato, pur vedendosi ridotta di un anno la condanna in appello, si è vista applicare l’aggravante dell’atto terroristico lieve, che di fatto non gli consente di potere godere dei benefici dell’indulto e quindi di tornare in libertà in breve tempo.
Acquaviva, assistito dagli avvocati Aldo Ganci ed Emanuele Midolo, ha assistito impassibile al verdetto, che è stato emesso intorno alle ore 15, dopo circa una quarantina di minuti di camera di consiglio. Subito dopo è stato nuovamente tradotto nel carcere dell’“Ucciardone” di Palermo. I legali della difesa, non appena verranno a conoscenza delle motivazioni della sentenza di secondo grado, decideranno se ricorrere per Cassazione.
Anche in secondo grado, quindi, ha retto il castello accusatorio a carico dell’ex esponente di Forza Nuova, che si è reso responsabile di un’excalation di attentati consumati nel giro di un mese nel capoluogo. In primo grado, i giudici della prima sezione del tribunale di Siracusa lo avevano condannato a 5 anni e per fabbricazione e detenzione di materie esplodenti, danneggiamento aggravato e minaccia aggravata plurima. tutti unificati dal vincolo della continuazione. In sostanza, l’ex esponente locale di Forza Nuova è stato riconosciuto come unico responsabile della serie di attentati incendiari, poi rivendicati tramite volantini o telefonate anonime alle sedi di giornali locali, soprattutto quelli ai danni dell’ex sede provinciale della Cgil in via Aristotele, avvenuto il 13 gennaio 2005, rivendicato una settimana dopo da una sedicente organizzazione denominata “Nuclei Comunisti Combattenti”; del patronato Inca Cgil di via Socrate il primo febbraio; ai danni del palazzo Zeta di viale Zecchino il 7 febbraio dello stesso anno, e quello al pronto soccorso dell’azienda ospedaliera “Umberto primo” di Siracusa, quando la Polizia recupera un rudimentale ordigno esplosivo. I poliziotti allontanano l’ordigno dall’ospedale che, portato in luogo più idoneo, viene esaminato dagli artificieri e dalla Polizia Scientifica.
L’imputato è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, Rosetta Caia, Francesco Sortino, Angelo Bianca, Fausto Di Pietro, Paolo Trincali e Giuseppe Zappulla, quest’ultimo quale legale rappresentante della Cgil, con il patrocinio dell’avvocato Umberto Di Giovanni.
Francesco Nania
Acquaviva: la Procura ricorre in appello
Per il pm Pulejo errata l’assoluzione per gli atti terroristici
Il pubblico ministero Francesco Pulejo ha impugnato la sentenza del tribunale di Siracusa, che ha condannato in primo grado Andrea Acquaviva, il quarantenne agente di commercio siracusano, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione il 26 febbraio scorso.
La Procura distrettuale di Catania, sezione reati con finalità di terrorismo ed eversione, ha prodotto un faldone di oltre un centinaio di pagine per dimostrare che la sentenza di primo grado è stata non congrua con la reale entità del gesto commesso da Acquaviva. Come si ricorderà, l’imputato è stato condannato perché ritenuto responsabile degli attentati incendiari ai danni della sede della Cgil, del sindacato Inca, al palazzo Zeta, tutti rivendicati con volantini e telefonate anonime da un fantomatico nucleo comunisti combattenti.
Il tribunale ha, però, assolto Acquaviva dal reato più grave, quello di terrorismo, per il quale il pubblico ministero Pulejo aveva chiesto la condanna dell’imputato a 6 anni e 10 mesi di carcere. Per il rappresentante della pubblica accusa i giudici avrebbero erroneamente assolto Acquaviva dall’imputazione di atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi.
Accusa e difesa si troveranno nuovamente di fronte, quindi, al processo d’appello per la vicenda che ha avuto avvio il 13 gennaio 2005, quando ignoti, utilizzando una bomboletta del gas da campeggio, danneggiò la porta d’ingresso della sede della Cgil in via Agatocle, cui fece seguito la collocazione di un ordigno rudimentale davanti alla sede del patronato Inca di via Socrate il primo febbraio dello stesso anno, il successivo incendio della cabina dell’ascensore del palazzo Zeta di viale Zecchino il 7 febbraio, per finire con la collocazione nel corridoio del servizio di pronto soccorso dell’azienda ospedaliera “Umberto primo” di Siracusa, di una borsa all’interno della quale vi erano tre bombolette di gas da campeggio, un flacone di liquido infiammabile, una confezione di chiodi a spillo ed uno spago, assemblati con nastro adesivo.
Tutti questi attentati, rivendicati con telefonate anonime, per la Procura distrettuale di Catania sarebbero da ricondurre a veri e propri atti di terrorismo eseguiti dall’Acquaviva insieme ad altre persone rimaste però ignote. L’agente di commercio siracusano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti oggetto della contestazione ed anzi, in sede processuale ha riferito di essere stato lui preso di mira da attentati incendiari. Ha anche sostenuto esservi stata una macchinazione nei suoi confronti, accusando nemmeno velatamente i suoi ex amici del movimento Forza Nuova, per il quale nell’estate del 2004 si era candidato a sindaco di Siracusa.
Acquaviva si trova detenuto nel carcere di massima sicurezza di Palmi ormai dalla primavera del 2005. La Corte d’Appello ha di recente respinto la richiesta dei legali della difesa (avvocati Emanuele Midolo ed Aldo Ganci) di remissione in libertà o comunque di un trasferimento del loro assistito nel carcere di Siracusa. Acquaviva potrebbe tornare libero l’8 settembre prossimo, alla naturale scadenza dei termini della custodia cautelare. Ma l’azione della Procura distrettuale potrebbe anche costituire un ostacolo, atteso che il ricorso in Appello è corredato anche da una specifica richiesta di sospensione dei termini della custodia cautelare.
Francesco Nania