Il Progetto | |
magliette |
Londra è piena di italiani, specialmente in estate. Un’emigrazione mordi e fuggi che affolla i corsi di lingua e offre i suoi servigi al flessibile mercato del lavoro britannico. Molti scelgono di acquistare un pacchetto “tutto compreso” da un’agenzia specializzata: saranno inseriti in una prestigiosa scuola di inglese, alloggeranno nelle zone più trendy di Londra e riceveranno assistenza per trovare un impiego. Egemone in questo settore è la Easy London, l’”associazione turistica giovanile” che fa capo a Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova. Questi non ama la pubblicità: ogni volta che i giornali si impicciano dei fatti suoi va su tutte le furie e minaccia querele a destra e a manca. E’ già successo nel 2001, quando, sull’onda delle rivelazioni fatte dalla stampa, fu lanciata una campagna di boicottaggio contro Easy London, e gli affari di Fiore ne uscirono ridimensionati.
Diverse sedi dell’associazione cessarono le attività e molti potenziali clienti raggiunsero Londra per altre strade. Strane storie circolarono sulla qualità dei servizi offerti dall’agenzia. Si parlò di alloggi fatiscenti e di costi astronomici, di lavoro sottopagato e di gestione militare della riscossione degli affitti. Telefonando oggi alle sedi di Easy London si possono avere informazioni discordanti sulla questione: da Milano assicurano che non vi è nessun rapporto fra l’associazione e Forza Nuova e considerano frottole le storie sugli energumeni del servizio d’ordine; a Roma, invece, la domanda suscita imbarazzo, come provenisse da un’epoca rimossa..
Il responsabile della sede milanese è Andrea Calvi, ex esponente dei NAR arrestato nel 1983 assieme a Gilberto Cavallini; a Roma il capo è Maurizio Catena, già leader degli Irriducibili, gli ultras della Lazio vicini alla destra radicale.
Del resto, l’agenzia ha sempre dato lavoro ai camerati; anche Andrea Insabato, l’autore dell’attentato al Manifesto del dicembre 2000, era stato a Londra nel ’96, alle dipendenze di Meeting Point, l’omologo di Easy London in Inghilterra, continuando a ricevere piccole somme di denaro dopo il suo ritorno in Italia. Quello di Fiore è un progetto ambizioso: dare vita ad una comunità militante con un braccio politico (Forza Nuova) ed uno economico (Easy London e tutte le società consociate), una rete internazionale di “soccorso nero” costruita sull’asse Roma-Londra ed in rapida espansione nell’Europa orientale. Di certo, Fiore non ha fatto tutto da solo. Oltre al contributo del compianto Massimo Morsello, l’amico di una vita, decisiva per le sue fortune è stata la protezione delle autorità britanniche, in quei ruggenti anni ’80 londinesi in cui un manipolo di camerati italiani dispersi dalle indagini antiterrorismo riuscì a tingere di nero un brandello della megalopoli. Commemorando Morsello in occasione della sua scomparsa, così Fiore rievoca quei tempi: E’ qui che con altri camerati inizia un’ avventura politica economica e spirituale che stravolgerà le regole della politica e darà l’ incipit alla più entusiasmante rimonta umana di un uomo e di un mondo politico. Braccati, calunniati, perseguitati, i camerati londinesi gettano i semi per una vera e propria riconquista economica politica e spirituale i cui frutti nel tempo saranno vastissimi. Formidabili quegli anni. Per gli esuli italiani in terra albionica, la mera cronaca si trasforma presto in uno spumeggiante romanzo criminale. Da sguatteri squattrinati e tassisti part-time, Fiore e i suoi fedelissimi vengono coinvolti dalla meglio gioventù dell’estrema destra britannica in una serie di iniziative imprenditoriali. La prima in ordine di tempo si chiama “Grifucci”: una società che si occupa di importare prodotti alimentari dall’Italia e che avrà vita breve. Quindi vi è la fondazione della Heritage tours, che organizza visite guidate al centro di Londra mettendo a disposizione dei turisti stranieri guide in francese, italiano e tedesco. Portano avanti la baracca due giovani promesse della destra britannica, Nick Griffin e Michael Walker. Il loro appartamento è un crocevia di incontri; oltre agli inseparabili Fiore e Morsello vi transitano nei primi anni ’80 personaggi come Robin Davies, assistente dello storico revisionista David Irving, e Gareth Light, all’epoca astro nascente dei giovani tories. Destra di governo e destra antagonista, quindi. Forse più di governo che antagonista, visto che al piano di sotto abitava Nicholas Ridley, a quei tempi ministro del tesoro nel governo conservatore di Margaret Thatcher. I camerati lavorano per campare, ma campano per fare politica. Con l’appoggio logistico e finanziario di una “grande vecchia” dell’antisemitismo e del cattolicesimo oltranzista, Rosine de Bounevialle, organizzano campi di addestramento paramilitare a Liss, nell’Inghilterra meridionale, sfornano riviste ed opuscoli a getto continuo e danno la scalata ai vertici del National Front, il principale movimento dell’estrema destra. Era stata proprio la League of Saint George, l’organizzazione di cui faceva parte anche la de Bounevialle, ad organizzare l’espatrio e il soggiorno oltremanica dei neofascisti italiani, quando la rete gettata dai magistrati che indagavano sulla strage di Bologna aveva preso pesci grandi e pesci piccoli. Fra quelli scampati alla cattura, non vi è dubbio che i più fortunati siano stati i londinesi. Così fortunati da indurre anche camerati che avevano scelto altre mete per la latitanza a raggiungere l’accogliente e tollerante capitale del Regno Unito. E’ il caso di Luciano Petrone, l’autore di quella che la stampa spagnola definì “la rapina del secolo”, trenta miliardi di lire dell’epoca trafugati dal caveau di una banca a Marbella negli ultimi giorni del 1982. Una vita consumata lungo la sottile linea di confine fra eversione nera e criminalità comune, quella di Petrone, con un mandato di cattura per l’omicidio di due poliziotti ed un’agiata latitanza al sole delle Baleari, sotto l’ala protettiva di Stefano Delle Chiaie. E’ solo per amore che si trasferisce a Londra: a Marbella ha conosciuto Imogen Lucas-Box, un’avvenente starlet inglese, ed ha fatto valere le sue credenziali di latin lover. Per amore si farà anche arrestare, nel gennaio del 1983, tornando ingenuamente nel lussuoso appartamento della sua fiamma presidiato dalla squadra antiterrorismo. Fra amori e amorazzi, Petrone aveva trovato il tempo di rivedere i vecchi camerati, gli stessi che proteggeranno la sua fidanzata dall’assalto dei fotografi il giorno del processo; con Roberto Fiore, poi, aveva fatto coppia fissa, presentandogli anche la donna che avrebbe dato all’ex leader di Terza Posizione il primo figlio: una ragazza inglese impiegata presso la Lucas-Box come bambinaia.
Intanto, però, solo una parte del bottino era stata recuperata, quella in possesso di alcuni esponenti di secondo piano della banda di rapinatori. Che fine hanno fatto tutti gli altri soldi?
Il Corriere della Sera aveva adombrato già nel 1983 la possibilità che la “rapina del secolo” fosse stata organizzata per finanziare il circuito internazionale dell’eversione nera. Forse ci sono altre ragioni dietro il trasferimento a Londra di Luciano Petrone. I camerati lasciano calmare le acque, poi si gettano a capofitto nel mercato immobiliare. In pochi anni tirano su un impero. Eppure, a sentir loro, avevano le tasche vuote al momento del loro arrivo in Inghilterra. Fiore, inoltre, ha sempre respinto con fermezza l’accusa di essere fuggito con la cassa di Terza Posizione. Fatto sta che i camerati italiani conquistano l’elegante West End londinese, acquistando e ristrutturando palazzi e prendendo in gestione diverse proprietà immobiliari.
Tutto potrebbe andare per il meglio, se gli esuli italiani non avessero alle calcagna i segugi della rivista antifascista Searchlight. Sono state proprio le inchieste di Searchlight a rivelare, nel corso degli anni, le vicende di Fiore e soci. La più oscura riguarda il sostegno ricevuto dall’MI6, il braccio militare dei servizi segreti britannici; le barbe finte di sua maestà avrebbero prima scongiurato l’estradizione dei nostri, poi tollerato il loro business. Un’eco sinistra giunge anche in Italia, quando, il nove gennaio del 2001, l’onorevole Fragalà ,di Alleanza Nazionale, dichiara davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo di essere in possesso di un documento che attesta il coinvolgimento di Fiore nell’MI6 sin dall’inizio degli ’80. Non c’è, tuttavia, solo l’intelligence a supportare le imprese della cricca. La chiesa cattolica londinese, infatti, vede di buon occhio l’intraprendenza dei devoti e laboriosi giovanotti italiani, al punto da entrare in affari con loro. Viene così creata una catena di charity shop (negozi di beneficenza) in nome di San Michele Arcangelo, con la benedizione del reverendo Michael Crowdy, . I negozi non vendono solo paccottiglia: diffondono pubblicazioni antisemite e pubblicizzano il progetto di ristrutturazione di un villaggio abbandonato nella Spagna rurale. Il villaggio in questione è Los Pedriches, nei pressi di Valencia; nelle intenzioni dei promotori avrebbe dovuto rappresentare “un faro di speranza per i nazionalisti di tutta Europa”. I luogotenenti di Fiore in terra spagnola, tuttavia, vengono coinvolti in alcune vicende tragicomiche e l’avventura si conclude ingloriosamente, con un camerata inglese che prende a sassate la finestra del sindaco. Il risalto dato alla vicenda dalla stampa britannica spingerà le autorità ad intervenire, congelando per un breve periodo i fondi delle società coinvolte nel progetto. Come svuotare la Manica con un cucchiaino. Gli affari, negli anni ’90, vanno benissimo: dopo il crollo del comunismo si è aperto un immenso mercato ad est, e nelle residenze gestite da Meeting Point iniziano ad essere ospitati anche polacchi e croati. L’agenzia di collocamento per estremisti neri funziona a pieno regime: i più presentabili fra i camerati lavorano nell’amministrazione, gli altri vanno ad ingrossare le fila del servizio d’ordine. Allo stesso tempo Massimo Morsello porta avanti la sua vecchia passione per la musica, organizzando, fra le altre cose, il concerto di Romano Mussolini (famoso più come figlio del duce che come jazzista) nel ’96 e la tournee inglese di Enrico Ruggeri nello stesso anno. Anche la comunità italiana di più antica emigrazione si lascia conquistare da Fiore e Morsello: in occasione degli europei di calcio del ’96 i due entrano in affari con Wolfgang Bucci, direttore del periodico “L’italiano”, per la vendita di pacchetti turistici ai tifosi italiani in trasferta a Londra.
Durante tutti gli anni ’90 gli investimenti del gruppo si concentrano prevalentemente nei quartieri di Maida Vale, Paddington e Kensington, ma il cuore dell’organizzazione batte a Lambeth, sull’altra sponda del Tamigi, dove ha sede la scuola di inglese e dove la fantomatica “Siddons university” organizza nel ’97 un seminario di formazione politica che annovera, fra i relatori, alcuni noti intellettuali neofascisti come Piero Vassallo ed Agostino Sanfratello e la discussa antropologa Cecilia Gatto Trocchi..
L’espansione è inarrestabile, ma lascia una scia di sangue. Nel ’98 un camerata inglese sospettato di essere la gola profonda che aveva rivelato ai giornali i legami fra l’estrema destra e le attività dei charity shop è picchiato a morte su un autobus da individui sinistramente simili a quelli che Meeting Point impiega nelle sue strutture. L’anno successivo muore la madre putativa del gruppo, Rosine de Bounevialle, e, in base ad un patto precedentemente stipulato, le sue proprietà terriere e immobiliari a Liss passano sotto il controllo di una serie di società guidate da Roberto Fiore. Mentre alcuni eredi denunciano l’illegittimità dell’atto, Searchlight dichiara di avere accesso a una fonte che parla della possibilità che Rosine de Bounevialle, poco prima di morire, avesse avuto l’intenzione di revocare il patto, destando grandi preoccupazioni presso i beneficiari.
Oggi, dopo la morte di Morsello ed il trionfale ritorno in patria di Fiore, è il circondario di Maida Vale l’emblema di quella “little (black) Italy” costruita pezzo per pezzo in un quarto di secolo. Le strade intorno a Shirland Road parlano italiano: paninoteche, negozi di prodotti alimentari, caffetterie, negozi di arredamento ed una gran quantità di inquilini che vivono nelle dimore gestite da Easy London e Meeting Point. Anche il patriarca ha preso casa nei paraggi: in Lanark Road sorge l’umile dimora di Roberto Fiore, valore stimato circa due milioni di euro, a pochi passi da una scuola privata cattolica. Curiosando fra gli scaffali dei negozi, fra grissini, crema di capperi e tutto ciò che fa “made in Italy”, è possibile fare alcune scoperte interessanti: la merce esposta non appartiene ai più noti marchi nazionali, ma proviene da piccole aziende agro-alimentari della Puglia e della Sicilia. Queste imprese non hanno mercato in Gran Bretagna: i loro prodotti vengono acquistati direttamente dai punti vendita londinesi, con esorbitanti costi di trasporto. Si tratta, probabilmente, di aziende selezionate: l’attenzione rivolta al mondo rurale è una delle costanti dell’azione politica di Roberto Fiore, in Inghilterra come in Italia. Forza Nuova, d’altra parte, si dichiara “da sempre al fianco degli agricoltori italiani” e recentemente ha dato vita alla Lega della Terra, che organizza alcune decine di piccoli agricoltori del frusinate.
Da quando c’è anche il partito da mandare avanti, Fiore è costretto a dedicare meno tempo alle sue creature imprenditoriali, lasciando spazio ad una schiera di giovani alter ego. Fra questi, uno che sta facendo carriera è Davide Olla, che ha avuto fra l’altro l’onore di rappresentare la comunità alle elezioni politiche del 2006: candidato nella circoscrizione Europa per Alternativa Sociale, ha raggranellato 551 voti a Londra e 804 nel Regno Unito.
Sono dunque diversi gli elementi che attestano l’esistenza di un legame fra Forza Nuova e le attività imprenditoriali di Fiore in Gran Bretagna, e parecchi sono anche i misteri che aleggiano su questa vicenda. Fare una stima del giro d’affari è pressoché impossibile. Euro o sterline non fa differenza: si tratta di diversi milioni all’anno.
Ricordate la profezia? I frutti nel tempo saranno vastissimi.RF
Questo articolo è stato pubblicato sul mensile “La voce delle voci” di febbraio 2008.