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3 Maggio 2005
PIAZZA FONTANA: ASSOLUZIONE LIBERA IMPUTATI ANCHE DA ACCUSA DI ALTRI 4 ATTENTATI
Roma, 3 mag. – (Adnkronos) – Il verdetto di assoluzione della seconda sezione penale nei confronti dei tre imputati principali della strage di Piazza Fontana chiude il sipario non soltanto sulle accuse per la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura,ma anche su altri quattro attentati la cui matrice ideologica era stata ricondotta all’eversione di destra. In particolare ci si riferisce alle due valigette di esplosivo ritrovate all’Altare della Patria, ad una altra carica esplosiva ritrovata alla Bnl in via san Basilio a Roma, che provoco’ 16 feriti, e al mancato attentato alla banca Commerciale di Milano. Furono tutti attentati avvenuti nello stesso giorno.
(Dav/Pn/Adnkronos)
03-MAG-0520:11
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da Il Manifesto
Cancellata la strage di piazza Fontana
Dopo otto ore di camera di consiglio la Cassazione conferma la decisione di Milano: assolti i neofascisti Zorzi, Maggi e Rognoni per insufficienza di prove. L’avvocato dei familiari delle vittime: «Siamo nauseati. E’ un altro pezzo di storia che resta coperto dal mistero»
SARA MENAFRA
ROMA
E’finita. La storia giudiziaria della strage di piazza Fontana, si chiude con l’assoluzione definitiva di Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni e Delfo Zorzi e con quest’ultimo che annuncia di voler tornare in Italia. Ci ha messo otto ore la seconda sezione della corte di Cassazione presieduta da Francesco Morelli per decidere il verdetto. Prima, venerdì scorso, anche a causa della «malattia» di un consigliere, aveva deciso di rimandare tutto di un fine settimana.
Ora però la decisione c’è, e anche se «la verità su quella strage è forte e indelebile» come ha scritto sulle pagine di questo giornale Giorgio Boatti (autore del libro inchiesta Piazza Fontana) è quella decisione che permette a Carlo Maria Maggi di dire «mi equiparo» ai familiari delle vittime della strage, a chi ha visto la sua vita spezzarsi insieme alle 17 vittime e agli 87 feriti che dal 12 dicembre 1969 per 36 anni e 11 processi hanno aspettato giustizia e ora dovranno rimborsare allo stato le spese processuali. Ed è quella decisione che permette a Zorzi di dirsi «un po’ commosso» attraverso il suo avvocato e annunciare che a questo punto potrebbe far ritorno dal suo esilio miliardario in Giappone.
A parte gli ex imputati e i loro legali, i protagonisti di quest’ultima puntata sono tutti amareggiati. Il più arrabbiato sembra essere Federisco Sinicato, l’avvocato dell’associazione dei familiari delle vittime che ha aspettato la sentenza a Milano. La settimana scorsa aveva dovuto insistere con i familiari delle vittime perché non lo accompagnassero a Roma «sarebbe stata una fatica probabilmente inutile», aveva chiosato. «I familiari sono nauseati e anche io sono molto stanco – dice ora – avevamo presentato altri riscontri e altri documenti alle prove, contro gli stragisti, la Cassazione non le ha volute leggere».
Gli altri, in forme diverse, spiegano tutti che per come era andato il processo milanese, questa decisione era in qualche modo scontata. La mette così anche Enrico Delehaye, il pg che venerdì scorso aveva usato parole spietate contro il ricorso presentato dalla procura di Milano, sostenendo che la sentenza di assoluzione era «argomentatissima». «Noi non facciamo giudizi di merito – ripete ora – era difficile che una sentenza come quella potesse essere annullata per “vizio di motivazione”, anzi forse questo tipo di giudizio in Cassazione andrebbe direttamente abolito». Parla di «mistero misteriosissimo» Franco Coppi, che venerdì aveva argomentato a lungo il ricorso presentato dal comune e dalla provincia di Milano. E Laura Bertoè Viale, il sostituto procuratore di Milano: «Ci sono voluti 30 anni per capire che Freda e Ventura erano colpevoli. Ora tra quanto si saprà se Maggi, Zorzi e Rognoni sono i veri responsabili?»
Guido Salvini, il gip che come giudice istruttore aveva avviato l’inchiesta su Ordine nuovo e portato a processo Zorzi Maggi e Rognoni e Stefano Tringali per favoreggiamento: «Mi sembra che la sentenza di appello che ha assolto i singoli imputati abbia affermato chiaramente che gli attentati del 12 dicembre, come quelli precedenti, furono opera dei gruppi di Ordine nuovo». In realtà la sentenza di ieri è un brutto colpo per tutte le indagini su Ordine nuovo ancora in corso. Soprattutto perché mette una pietra sulle dichiarazioni di Carlo Diegilio, il pentito di Ordine nuovo, sui cui racconti si poggiano anche i processi per l’attentato alla questura milanese e quello della strage di Brescia.
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da L’Unita’
Nessuno colpevole per Piazza Fontana. E i parenti pagheranno pure le spese
di red.
La strage di Piazza Fontana resta senza un colpevole dichiarato. E c’è anche la beffa. La seconda sezione penale della Cassazione, infatti, ha respinto il ricorso della Procura generale di Milano e delle parti civili, confermando pienamente la sentenza assolutoria per i tre neofascisti, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Rognoni, assolti il 12 marzo 2004 dalla corte d’assise d’appello di Milano. È maturata la prescrizione invece per Stefano Tringali, colpevole di favoreggiamento nei confronti di Zorzi, la cui pena in appello era stata ridotta da tre anni a un anno. Per l’effetto del rigetto dei ricorsi della Procura e delle parti civili, la seconda sezione penale ha condannato alle spese processuali gli stessi familiari delle vittime che si erano costituite parti civili.
Dal Comune di Milano però arriva almeno una buona notizia, che getta acqua sul fuoco delle polemiche. Il sindaco Gabriele Albertini ha annunciato che l’amministrazione cittadina si farà carico delle spese processuali, dopo che questa si è costituita parte civile per tutta la durata del processo. Certo la sostanza del processo non cambia: «Con rammarico delusione constatiamo che a 36 anni dalla strage di piazza Fontana, l’unica cosa certa sono i nomi delle vittime – ha detto il primo cittadino – Abbiamo intenzione di pagare tutte le spese addebitate alle parti civili».
«La sentenza è una vera botta per i famigliari delle vittime della strage di Piazza Fontana», ha commentato amaramente Massimo Giannuzzi, avvocato di Stato, l’unico legale presente alla lettura in tribunale. La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Milano e dalle parti civili contro le assoluzioni dei tre.
Diverso il commento dall’altra parte. «L’unica cosa che posso dire è che questa è una Corte di legittimità. Ha agito secondo diritto», ha detto il procuratore generale della Cassazione, Enrico Delehaye. Alla richiesta di fornire un suo giudizio, come cittadino e non come rappresentante dell’accusa, il pg ha risposto: «Ho detto quello che potevo, forse più di quanto ci si aspettasse».
«Una sentenza che non rende giustizia», hanno detto sconsolati alcuni dei famigliari delle vittime della strage di Piazza Fontana. A farsi portavoce del loro stato d’animo è uno dei loro legali l’avvocato Federico Finicato. «Siamo davanti ad una sentenza che non rende giustizia- ribadisce il legale- un processo che ha portato tantissimi elementi ma le prove non si sono volute leggere». Amaro il suo commento: «È un altro pezzo di storia che resta coperto dal mistero».
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ROMA – Dopo 36 anni, nessun colpevole per la strage di Piazza Fontana. Questo il verdetto (l’ultimo, a meno che non spuntino nuove prove, fatto inverosimile) della corte di Cassazione che ha respinto il ricorso della Procura generale di Milano e delle parti civili, confermando pienamente la sentenza assolutoria per i tre imputati principali: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Rognoni, assolti il 12 marzo 2004 dalla corte d’ assise d’appello di Milano, erano stati condannati in primo grado all’ergastolo. È maturata la prescrizione invece per Stefano Tringali, colpevole di favoreggiamento nei confronti di Zorzi, la cui pena in appello era stata ridotta da tre anni ad un anno. «C’è amarezza per una strage che resta impunita», ha detto l’avvocato Coppi, legale dei familiari di alcune delle vittime. «Sollevati» e «commossi» gli imputati.
36 ANNI DI INDAGINI- Si chiude il sipario su quello che è stato il primo clamoroso attentato della storia dell’Italia repubblicana. Alle 16,37 del 12 dicembre del 1969 alla Banca dell’Agricoltura esplose un ordigno con 7 chili di tritolo contenuti in una borsa lasciata sotto un tavolo, uccidendo 17 persone e ferendone oltre 80. Tante le piste battute in quasi 36 anni d’indagini e processi, da quella anarchica a quella neofascista con inchieste che hanno coinvolto anche i servizi segreti e sulle quali ha pesato a lungo la morte in questura del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli e, sullo sfondo, anche quella, tre anni dopo, del commissario di polizia Luigi Calabresi, accusato dalla sinistra extraparlamentare di essere l’assassino di Pinelli.
AI FAMILIARI LE SPESE PROCESSUALI – Per l’effetto del rigetto dei ricorsi della Procura e delle parti civili, la seconda sezione penale ha condannato alle spese processuali gli stessi familiari delle vittime che si erano costitute parti civili. «La sentenza è una vera botta per i familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana» commenta Massimo Giannuzzi, avvocato di Stato, l’unico legale presente alla lettura del dispositivo in Cassazione, commenta amaramente la decisione della seconda sezione penale. «Non posso essere contento di questa decisione – ha aggiunto – Tuttavia, per valutarla, attendo di conoscere le motivazioni dei giudici della Seconda sezione penale».
LE ALTRE REAZIONI – «La verità giudiziaria non si esaurisce sempre nella condanna dei singoli responsabili». Questa la riflessione di Guido Salvini, il magistrato di Milano che dal 1989 al 1997 ha indagato sulla strage di piazza Fontana. «Mi sembra – ha aggiunto – che la sentenza di Appello che ha assolto i singoli imputati abbia affermato chiaramente che gli attentati del 12 dicembre, come quelli precedenti, furono opera dei gruppi di Ordine Nuovo e questo rimane così un punto fermo».
04 maggio 2005
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ROMA – La seconda sezione penale della Cassazione ha confermato l’assoluzione per i tre neofascisti accusati della strage di piazza Fontana, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. Rigettato, dunque, il ricorso presentato dalla Procura di Milano e dalle parti civili contro il verdetto con il quale la Corte d’assise d’appello di Milano – il 12 marzo 2004 – aveva annullato le condanne all’ergastolo emesse in primo grado. Per l’effetto del rigetto dei ricorsi della Procura e delle parti civili, la seconda sezione penale ha condannato alle spese processuali gli stessi familiari delle vittime che si erano costituti parti civili. Annullata definitivamente la condanna a un anno di reclusione per favoreggiamento per Stefano Tringali. Per conoscere le motivazioni della decisione bisognerà attendere almeno 30 giorni.
“Una sentenza che non rende giustizia”: questo il primo commento dei familiari delle vittime diffuso dal portavoce, l’avvocato Federico Finicato. “Siamo davanti a una sentenza che non rende giustizia – ribadisce il legale – un processo che ha portato tantissimi elementi ma le prove non si sono volute leggere. E’ un altro pezzo di storia che resta coperto dal mistero”.
“L’unica cosa che posso dire è che questa è una Corte di legittimità. Ha agito secondo diritto”. Così il procuratore generale della Cassazione, Enrico Delehaye, che aveva chiesto anch’egli il rigetto dei ricorsi, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla decisione. Alla richiesta di un giudizio, come cittadino e non come rappresentante dell’accusa, il pg ha risposto: “Ho detto quello che potevo, forse più di quanto ci si aspettasse”.
La sentenza ”è una vera botta per i famigliari delle vittime” ha commentato invece Massimo Giannuzzi, avvocato di stato, l’unico legale presente alla lettura del dispositivo in Cassazione; “non posso essere contento di questa decisione – ha aggiunto – tuttavia, per valutarla, attendo di conoscere le motivazioni dei giudici”.
E’ stato il primo clamoroso attentato della storia dell’Italia repubblicana. Alle 16.37 del 12 dicembre del 1969, alla Banca dell’Agricoltura a Milano esplose un ordigno con sette chili di tritolo. Morirono 17 persone, oltre 80 quelle ferite. Tante le piste battute in quasi trentasei anni d’indagini e processi, da quella anarchica a quella neofascista, con inchieste che hanno coinvolto anche i servizi segreti e sulle quali ha pesato a lungo la morte, in questura, del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli e, sullo sfondo, anche quella, tre anni dopo, del commissario di polizia Luigi Calabresi, accusato dalla sinistra extraparlamentare di essere l’assassino di Pinelli.
Le indagini, da Milano si sono allargate al Veneto fino al Giappone, dove è residente Delfo Zorzi, l’uomo ritenuto – dagli ultimi magistrati che hanno indagato sulla vicenda – la ‘mente’ della strage. I processi, dal capoluogo lombardo vennero invece trasferiti a Roma, poi a Catanzaro, per tornare infine, nel 2000 a Milano.
(3 maggio 2005)
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