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pubblicato il 21.12.05
Il saluto romano di Di Canio
·

Da www.kataweb.it

Canio, punito per il saluto romano: una giornata

Contrariamente al primo episodio di Livorno il capitano della Lazio paga il gesto ripetuto all’Olimpico contro la Juve. ‘’Evocava il regime fascista, caratterizzato da violenza verso gli oppositori e discriminazione razziale’’

ROMA – A differenza di quanto successo una settimana fa dopo Livorno-Lazio, stavolta Paolo Di Canio paga con una giornata di squalifica il saluto fatto ai tifosi della Lazio in occasione della gara di sabato contro la Juve.

Per il giudice sportivo, il gesto del giocatore biancoceleste è ‘’certamente da interpretare come un saluto romano’’. Per responsabilità oggettiva la Lazio è stata multata di 10 mila euro.

Ma dove sta la novità? Il gs ha tenuto conto della relazione del collaboratore dell’ufficio indagini nella quale viene rilevato come Di Canio, subito dopo la sua sostituzione, “iniziava a salutare i propri tifosi con entrambe le braccia tese ed alzate. Subito dopo, in rapida successione, abbassava il braccio sinistro, lasciando alzato e teso quello destro per qualche secondo insieme alla mano”.

Insomma secondo il giudice “il gesto del calciatore è certamente da interpretare come un saluto romano” e quindi costituisce una violazione delle norme regolamentari “in quanto lesivo del dovere di correttezza imposto dall’articolo 1 del codice di giustizia sportiva” e “in quanto evocativo del regime fascista, caratterizzato da violenza verso gli oppositori e discriminazione razziale”.

Per determinare la sanzione, il giudice sottolinea che “Di Canio ha commesso il fatto con piena consapevolezza della sua illiceità” quindi “la piena intenzionalità dell’atto caratterizza in termini di specifica gravità l’oggettiva violazione delle norme del codice di giustizia sportiva”. (19 dic 2005)


Da L’Unità

Calcio: Di Canio, la squalifica e’ una sentenza politica
‘Quello che e’ successo e’ vergognoso, ora aspetto societa’
(ANSA) – ROMA, 19 DIC – ‘Sono allibito, questa squalifica e’ una ingiustizia ma soprattutto una sentenza politica’. Cosi’ l’attaccante della Lazio Paolo di Canio. Il giocatore si e’ sfogato per la squalifica di un turno per il saluto romano mostrato a Livorno. ‘Basta andare a leggere la motivazione – osserva Di Canio – che fa a cazzotti con la sentenza. Io gia’ tante volte ho spiegato che quel saluto si riferisce e si faceva gia’ nell’antica Roma ed e’ un senso di appartenenza. Io saluto cosi’ e lo rifaro’ sempre’.


7 Gennaio 2005

Da La Repubblica

Aperto un fascicolo sull’esultanza del biancoceleste al termine del derby
Il giocatore: “Sono un professionista, no alle strumentalizzazioni politiche”
Saluto romano, bufera su Di Canio
La Figc attiva l’ufficio indagini
Il ds della Roma, Baldini: “Un gesto che è apologia di reato”
Alessandra Mussolini: “Mi ha commosso”

Paolo Di Canio

ROMA – L’esultanza di Paolo Di Canio durante e dopo il derby vinto ieri sera dalla Lazio sulla Roma sarà oggetto di valutazione da parte dell’ufficio indagini della Federcalcio. Lo ha reso noto la Figc precisando che a disposizione dell’ufficio indagini sono stati messi elementi di documentazione fotografica e che “sull’episodio sarà anche ascoltato il giocatore ai fini di valutarne l’esatta portata”.

L’azione si riferisce al comportamento del giocatore biancoceleste al termine del derby vinto ieri sera. Il derby è finito da pochi minuti. Paolo Di Canio trascinatore dei biancocelesti si scatena. In maglietta corre sotto la curva nord. Esulta con gli ultras laziali. E’ un tripudio di abbracci e urla. Di Canio si sbraccia. E uno scatto lo immortala con un braccio destro proteso al cielo. Una scena vista altre volte nel corso di questo campionato. “E’ un saluto fascista, una vergogna per il calcio, per la città e per la Lazio” dice il diessino Enzo Foschi.

Non sono certo un mistero le simpatie politiche di Di Canio. Nella sua vendutissima autobiografia c’è un capitolo dedicato a Benito Mussolini. Sul suo braccio fa bella mostra un tatuaggio di tre lettere: dux. Un omaggio che fa esultare Alessandra Mussolini: “Che bello quel saluto romano, mi ha affascinato tanto. Mi ha commosso e gli scriverò un biglietto di ringraziamento”. Si schiera con Di Canio anche l’ex direttore di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione Comunista, Sandro Curzi: “Tra me e lui le idee politiche sono decisamente opposte, ma non vorrei che questo episodio servisse da pretesto per discriminarlo”.

Lascia passare quasi un giorno il direttore sportivo della Roma, Franco Baldini, ma poi è chiaro il suo commento. “Il signor Paolo Di Canio ieri sera, sul finire della partita, con i suoi atteggiamenti è riuscito a privare la propria squadra della vittoria legittimamente conseguita sul campo – ha detto il dirigente – La vittoria è stata della Lazio tutta, di Papadopulo in particolare, ma soprattutto era stata dello stesso Di Canio. Dal gol che ha sancito il 2-1 della Lazio in poi, ci ha invece regalato tutto un repertorio di gesti ed atteggiamenti che hanno consegnato al mondo l’immagine di Roma che non è certo quello che forse tutti avremmo voluto, non io almeno”.

“Oltre alle provocazioni ed agli sfottò, ma fin lì credetemi ancora ci sto – specifica Baldini – si è arrivati addirittura ad essere offensivi verso il pubblico avversario, istigando alla violenza e compiendo gesti che a tutt’oggi possono configurarsi come apologia di reato”.

Nel frattempo intorno al nome di Di Canio si consuma una querelle politica tutta interna ad Alleanza nazionale. Le ostilità le apre il ministro romanista Maurizio Gasparri che stuzzica il governatore del Lazio Francesco Storace. Oggetto, una possibile candidatura di Di Canio alle prossime regionali. “Capisco che alla ricerca di voti ci si attacchi a tutto, e non c’è dubbio che per il bacino d’utenza di Storace, Di Canio possa portare consensi, però consiglierei di riequilibrare: per ogni laziale ci sono sette romanisti, è statisticamente provato…” dice Gasparri. Ma Storace nega tutto: “E’ una bubbola che gira da tanto tempo. Di Canio è un calciatore e non credo che gli interessi fare il consigliere regionale”.

In serata il giocatore della Lazio dà la sua versione dei fatti e fa riferimento ad Alessandra Mussolini chiamandola con il cognome da coniugata, Floriani. “Alla luce delle considerazioni espresse da qualcuno – afferma l’attaccante biancoceleste -, tra cui la signora Floriani, faccio presente che sono un giocatore professionista e vorrei sottolineare che le mie esultanze non hanno nulla a che vedere con comportamenti politici di alcun tipo, in particolar modo quelli espressi dalla signora Floriani”.

(7 gennaio 2005)


Il commento

Da l’Unità del 13.01.2005

Stella di David e saluto fascista
di Furio Colombo

Cominciamo con un breve ripasso della storia. Chi faceva il saluto romano, come Di Canio allo stadio di Roma? I fascisti. Li ricordiamo per molte ragioni. Eccone alcune: l’uccisione di Matteotti, la morte in prigione di Gramsci, il delitto dei fratelli Rosselli, le leggi razziali, la caccia agli oppositori politici, ai partigiani, le impiccagioni per le strade, la collaborazione fervida per completare la deportazione ad Auschwitz e lo sterminio di tutti gli ebrei arrestati in Italia. Chi ha cominciato a usare come simbolo la stella di Davide?

I sopravvissuti di Auschwitz, gli scampati ai campi di sterminio, le carrette del mare cariche di profughi che andavano a cercare, nella terra che stava per diventare Israele, la vita che in Europa si era cercato di estirpare. Con la volonterosa collaborazione dei fascisti. Torniamo ai giorni nostri e vediamo che cosa accade, oggi, qui, in Italia, in Europa. Ecco la lista degli eventi.

1. Il calciatore Di Canio fa il saluto fascista rivolto agli spalti dello stadio Olimpico. Gli spalti ringraziano. L’opinione pubblica si mostra comprensiva. Uno sportivo, un ragazzo vivace.

2. Nel “Processo” di Biscardi, il popolarissimo programma Tv, Bruno Vespa afferma che il saluto romano di Di Canio a Roma non è più offensivo del saluto col pugno chiuso di Lucarelli a Livorno. Gli astanti approvano, dimenticando che il saluto romano, come tutto il fascismo, è vietato dalla legge che – dai tempi in cui si sono aperti i cancelli di Auschwitz – non fa distinzione fra brigate nere, calciatori e naziskin. È (o almeno era) una legge per cancellare, per dimenticare, per non offendere i sopravvissuti.

3. Negli stessi giorni del gesto del nostro Di Canio, in Olanda si decide di chiedere un favore ai giocatori e ai tifosi dell’Ajax, popolare squadra di calcio di quel Paese. Bisogna sapere che c’è sempre stato un legame fra quella squadra e la stella di Davide (a volte cucita sulle magliette) a causa dei ricordi delle deportazioni naziste e del lungo vivere insieme di alcuni calciatori nel quartiere ebraico di Amsterdam. Adesso i dirigenti dell’Ajax hanno rispettosamente fatto notare ai giocatori e ai tifosi che quella loro mania della stella di Davide e delle bandiere ebraiche sventolate durante le partite, irrita molte tifoserie avverse. Perché scatenare violenze quando è così facile scucire la stella? «Se evitiamo di scatenare i tifosi di destra facciamo un favore anche agli ebrei, che restano fuori dalle polemiche» hanno detto. «E poi» ha osservato, secondo lui con buon senso, il presidente dell’Ajax «noi non siamo ebrei. Che c’entriamo?» Ha dimenticato che l’argomento era già stato usato anche ai tempi delle deportazioni da molte persone per bene che non volevano essere coinvolte.

Però quell’argomento ci offre uno spunto. Perché all’Olimpico – o almeno nello studio di Biscardi – nessuno si è alzato a dire «Senta un po’ io quel saluto non lo voglio. Io non sono fascista». C’è ancora tempo per dirlo, da Biscardi, allo stadio e fuori. Forse porterà a un ripensamento anche i dirigenti dell’Ajax.
La storia comincia dai simboli. Ritirare la stella di Davide (cioè dei perseguitati) ed esibire, fra la benevola comprensione di tutti, il saluto fascista (cioè dei persecutori), porta male all’Europa. Quello di Di Canio forse è soltanto un gesto stupido. Ma tutto il fascismo è iniziato con gesti stupidi. Ed è finito a Salò.


da www.tifonet.it

Caso Di Canio, I commenti dei politici
13/12/2005 – di ITALIA MEDIA ; Fonte: www.italiamedia.net
Strano, An: “Bisognerebbe punire anche Diliberto e Bertinotti”

Il saluto romano di Paolo Di Canio e le critiche suscitate hanno provocato le reazioni di alcuni esponenenti politici. Per il deputato di An Nino Strano certe polemiche sono assurde. “Il calciatore Paolo Di Canio, se ha fatto il saluto romano, è liberissimo di farlo. Cosa dovremmo dire di tutti quelli che fanno il pugno chiuso che rappresenta la criminale dittatura del comunismno nel mondo che ha causato milioni di morti? Io credo che bisognerebbe cominciare a punire il buon Diliberto e Bertinotti che salutano con il pugno chiuso”. Molto pesante il commento di Armando Cossuta, presidente dei Comunisti Italiani. “Esprimo dissenso, anzi disprezzo per quel gesto fascista, provocatorio e proibito dalla Costituzione”. Gli risponde La Russa che difende Di Canio. ”È ora di piantarla con queste esagerazioni. Ognuno è libero di salutare come vuole, non mi pare che quello di Di Canio sia un gesto violento e non c’è nulla di drammatico”. Più pacato il commento del sindaco di Roma Veltroni che aveva voluto Di Canio come tedoforo. “Non mi piace quello che è successo: penso che la politica debba restare fuori dagli stadi e questo valga per i tifosi e per i giocatori tanto più”.


Da L’Unità del 12 Dicembre

Di Canio, dove finisce il calcio

Paolo Di Canio non ritratta, non si giustifica e non si vergogna. «Non ce la faccio a non salutare così: saluterò sempre come ho fatto ieri, perchè è un senso di appartenenza al mio popolo», afferma dopo aver risposto con il braccio teso al coro «Duce Duce» che si alzava dalla curva dei suoi sostenitori durante la partita Livorno – Lazio. Un comportamento non solo estraneo alla democrazia italiana, ma pericoloso per la sicurezza nel corso di una partita a rischio.

Il biancoceleste, di fronte alle critiche, replica: «I tifosi della Lazio portano in giro valori e civiltà, ci mettono sempre la faccia e non si nascondono. Li abbraccio, così come abbraccio quelli che non sono potuti venire in una piazza rossa che ogni volta
manifesta volgarità nei nostri confronti. Sono orgoglioso di far parte di questo popolo laziale. Quando si hanno valori veri, si è sempre nel giusto». Ma ora cosa fare delle sue dichiarazioni: un altro perdono o una punizione esemplare?


Dal Corriere della Sera

La Comunità ebraica di Roma pensa a querela

Di Canio: «Saluterò sempre così»

Il calciatore dopo il saluto romano di domenica: «Non ce la faccio a non salutare così è un senso di appartenenza al mio popolo»

ROMA – «Non ce la faccio a non salutare così: saluterò sempre come ho fatto ieri, perchè è un senso di appartenenza al mio popolo»: Paolo Di Canio non fa alcuna marcia indietro all’indomani di Livorno-Lazio, e intervenendo in diretta a una radio romana (RadioSpazioAperto) spiega perchè ieri ha fatto il saluto romano all’indirizzo dei suoi tifosi.
RISCHIO QUERELA – Il caso Di Canio si allarga. Il nuovo saluto romano del calciatore della Lazio a Livorno rischia infatti di portare il capitano biancoazzurro in tribunale. «Questa sera davanti al consiglio della Comunitá ebraica di Roma chiederò di valutare l’ipotesi di adire le vie legali contro Paolo Di Canio. Se la Comunitá decidesse di non accettare questa proposta, potrei farlo a titolo personale o in qualitá di Presidente della Federazione Italia Maccabi».
Questo il commento di Vittorio Pavoncello, Presidente della Federazione Italia Maccabi dopo il reiterato «saluto romano» di Paolo Di Canio ai suoi tifosi dopo la gara Livorno-Lazio di ieri. «Reiterato perché – spiega Pavoncello – anche dopo il gol di domenica scorsa ha fatto la stessa cosa. Sta diventando un mito per i giovani, è un cattivo esempio. Il fatto, poi, che sia stato scelto come tedoforo per la Fiaccola Olimpica di Torino 2006 è una cosa che porta vergogna alla cittá di Roma».
POLEMICHE – Ma il saluto romano di Di Canio fa discutere anche il mondo politico. «Provo riprovazione, dissenso e disprezzo nei confronti di un giocatore che fa il saluto fascista verso una curva di cui conosce gli orientamenti politici. È un gesto volutamente provocatorio, che può determinare conseguenze pericolose». Così il presidente dei Comunisti Italiani, Armando Cossutta, commenta il saluto romano con cui ieri Di Canio si è rivolto verso la curva dei tifosi livornesi, notoriamente di sinistra. Cossutta chiede che il laziale venga punito, ricordando che il saluto fascista «è interdetto e proibito dalla nostra Costituzione».
12 dicembre 2005


Da Il Giornale

Di Canio non molla «Il saluto romano? Lo farò sempre»

Marcello Di Dio

da Roma

Nessuna marcia indietro, anzi una difesa strenua di quel saluto romano immortalato da telecamere e fotografi. «Non ce la faccio a non salutare così, saluterò sempre come ho fatto domenica, perché è un senso di appartenenza al mio popolo», le parole di Paolo Di Canio. Che, per nulla pentito del gesto, sceglie la trasmissione degli Irriducibili, gruppo storico del tifo laziale, in onda sull’emittente romana Radio Spazio Aperto, per parlare di quanto accaduto a Livorno. Non usa giri di parole Di Canio nei 45 minuti in cui rimane in diretta. Nemmeno quando chiede l’aiuto della società dopo le polemiche inevitabili e la recidività del comportamento. Il leader della Lazio aveva già mostrato il braccio teso nel derby romano del 6 gennaio scorso, gesto costatogli diecimila euro di multa: «Stavolta – sottolinea Di Canio – mi aspetto una difesa agguerrita da parte del mio club e una presa di posizione immediata del presidente Lotito, altrimenti mi inc… In altre situazioni, altre società sono scese in campo per difendere i propri giocatori, anche di fronte a un gesto antisportivo. Io sono già stato condannato a marzo e non ho detto nulla».
Lotito resta spiazzato dalle sue dichiarazioni. «Ma chi l’ha autorizzato a parlare?», chiede a uno dei suoi collaboratori. Poi in serata arriva il comunicato della società, nel quale si denuncia «il clima da guerra ideologico-politica che la tifoseria livornese ha creato intorno alla partita ed è solidale con i propri giocatori, tecnici e tifosi. La Lazio ripudia qualunque forma di razzismo e di politicizzazione sia sul campo che fuori».
Tutto ciò dopo il fiume in piena Di Canio. «A Livorno hanno tirato un razzo verso il nostro pullman quando stavamo entrando allo stadio. È stato un gesto vigliacco, il bersaglio ovviamente ero io. E il fatto è stato minimizzato». Poi un attacco alla comunità ebraica che ha chiesto di «porre fine a questa vergogna». «Sarebbe pericoloso se dovessero prendere provvedimenti disciplinari nei miei confronti dopo che è insorta la comunità ebraica.
Io ho mostrato indifferenza verso chi mi ha tirato oggetti e insultato con frasi tipo “Di Canio a testa in giù come Mussolini”».
E a chi gli chiede se avesse pensato di fermare la partita per le offese ricevute risponde: «Se avessi fatto come Zoro, mi avrebbero accusato di istigare il pubblico alla violenza». E il suo saluto romano, allora? «Durante la partita ho subito un fallo da rigore e ho preso un colpo al ginocchio ma ho continuato a giocare. Quando sono uscito ho salutato il mio popolo, senza nemmeno degnare di uno sguardo una curva patetica (quella del Livorno, ndr). Ho fatto un saluto normale, ho detto ai miei tifosi che avevamo vinto… L’arbitro prima della partita ci ha invitato a comportarci bene e in effetti in campo non è successo niente. La differenza è che noi accettiamo che lui (Lucarelli, ndr) faccia cento metri per andare a esultare sotto la sua curva dopo aver segnato. Se l’avessi fatto io, sarebbe stata istigazione». Il portiere del Livorno, Amelia, ha criticato il comportamento di Di Canio.
«Come fa a parlare di me? È un ragazzetto… Io domenica sono stato un esempio, me lo dico da solo. I miei genitori mi hanno insegnato a guardare tutti in faccia. Io metto in campo energie positive, pensando solo al popolo biancoceleste». Che elogia spassionatamente, lui per primo è un tifoso laziale. «Siamo orgogliosi di essere obiettivo di gente che non incarna i nostri valori. Voglio solo ringraziare di cuore i tifosi della Lazio che domenica erano allo stadio. Portano in giro valori e civiltà, ci mettono sempre la faccia e non si nascondono. Li abbraccio, così come abbraccio quelli che non sono potuti venire in una piazza rossa che ogni volta manifesta volgarità nei nostri confronti».
Saluti (non romani) e appuntamento sabato alla Juve. La cassetta della trasmissione finirà già oggi sul tavolo degli 007 federali. Quasi certo il deferimento, ma potrebbe arrivare anche la stangata.


Dal Corriere della Sera

Il premier «assolve» Di Canio: un po’ esibizionista ma un bravo ragazzo
Berlusconi: il fascismo? Non fu criminale
Difende Bush: la spada più che il codice contro i terroristi

ROMA – «Non si può combattere il terrorismo con il codice in mano», sostiene Silvio Berlusconi. Lo penseranno pure in tanti, in Italia, ma a quanto si può ricordare così su due piedi una valutazione del genere non è mai stata abituale da parte di un presidente del Consiglio della Repubblica. Negli anni Ottanta, al di là di quanto ciò fosse vero al cento per cento o di meno, la più frequente delle tesi governative era che il terrorismo nostrano era stato battuto nell’ambito della legalità, tuttalpiù aggiungendo leggi apposite nell’ordinamento. «Se combattono con una spada, bisogna difendersi con una spada», ha sostenuto invece senza mezzi termini il Cavaliere parlando dei terroristi nell’anno quarto della nostra storia dopo le stragi dell’11 settembre.

SULLA LINEA BUSH – Cornice di queste affermazioni sulla linea di George W. Bush è stata la sala di Palazzo Chigi nella quale Berlusconi ha ricevuto ieri a colazione una ventina di corrispondenti stranieri. Invece di andare nella sala della stampa estera, ha preferito giocare in casa. Arrivato all’appuntamento con quasi un’ora di ritardo, ha ripagato l’attesa degli ospiti con un profluvio di tesi che non possono non fare notizia. Per esempio, secondo il block notes di uno dei presenti: «Il fascismo in Italia non è mai stato una dottrina criminale. Ci furono le leggi razziali, orribili, ma perché si voleva vincere la guerra con Hitler. Il fascismo in Italia ha quella macchia, ma null’altro di paragonabile con il nazismo e il comunismo. Era una dittatura, però nata e finita con se stessa».

IL «BRAVO RAGAZZO» – Giudizi destinati a sollevare nuove discussioni e proteste venuti fuori quando, ascoltate accuse a ripetizione verso il comunismo, un giornalista irlandese ha domandato se in Italia semmai non ci siano ancora residui di fascismo. «Il fascismo è finito, il comunismo continua», ha obiettato Berlusconi citando la Cina, la Corea del Nord e «i due partiti comunisti» italiani con la falce e martello, «simboli del terrore e della miseria». Qualcuno ha osservato che allo stadio il calciatore Paolo Di Canio ostenta il saluto romano. Il presidente del Consiglio: «Un fenomeno di nessuna importanza. Di Canio è un ragazzo per bene, non è fascista. Lo fa solo per i tifosi, non per cattiveria. Un bravo ragazzo, ma un po’ esibizionista».

CIA & LEGITTIMITÀ – Meno contenti, rispetto all’attaccante della Lazio con il tatuaggio «Dux», hanno motivo di essere i magistrati che chiedono di estradare 22 agenti della Cia per il sequestro dell’imam Abu Omar a Milano. «Non credo che il caso sia fondato», lo ha liquidato Berlusconi, capo del governo tenuto a trasmettere le richieste di estradizione. «Quando centinaia di migliaia di vite sono a rischio, i Paesi devono usare strategie segrete e le armi disponibili per difenderle», ha affermato. Di voli segreti con prigionieri, Berlusconi ha detto di non sapere: il comportamento della Cia è stato «legittimo» perché Bush è «un sincero democratico».

Maurizio Caprara
21 dicembre 2005


Dal Times

Europe

The Times December 22, 2005

Berlusconi defends player’s Fascist salute
From Richard Owen in Rome

SILVIO BERLUSCONI has defended a Fascist salute given by Paolo Di Canio, the controversial captain of Lazio and former West Ham United player.
The Italian Prime Minister, whose centre-right coalition faces a tough re-election battle in April, also suggested that Fascism was not as bad as Nazism or Communism.

Di Canio, 37, was fined €10,000 (£6,800) this week and banned for one game after making the straight-armed salute to Lazio supporters during a match against Juventus last weekend. His gesture — the third such incident this year — was widely condemned by politicians, players, fans and Jewish groups.

However, Signor Berlusconi said that the player had been misunderstood. “Di Canio is an exhibitionist,” he said. “His salute had no significance — he’s a bravo ragazzo [good lad].”

Jewish groups in Italy have threatened to take Di Canio to court. Fascist symbols are banned by the postwar Italian Constitution. Sepp Blatter, the President of Fifa, the world governing body of football, said that players who make the salute should be banned for life.

Di Canio, who missed Lazio’s match against Lecce yesterday, said that his salute was not political and that he would continue to make it for “my people”. Hardline Lazio fans, known as ultras, espouse far-right views, and Di Canio has the word Dux — an apparent reference to Benito Mussolini, the wartime Duce — tattooed on his arm. Di Canio’s career includes stints with Celtic, Sheffield Wednesday, Charlton Athletic and 4½ years with West Ham. He also made the salute in a Lazio match with AS Roma in January and against Livorno last week.

Signor Berlusconi was speaking during a Christmas lunch for foreign correspondents based in Rome. He said that Mussolini’s rule had never amounted to a criminal doctrine. The Fascist era was marred by the “indelible stain” of the race laws that persecuted Italian Jews, but Mussolini had acted less out of conviction than out of a desire to appease Adolf Hitler, his ally.

Signor Berlusconi also said that Western governments could not play by the rules to defeat Islamic terrorism. Italian magistrates are seeking the extradition of 22 CIA agents suspected of kidnapping Hassan Mustafa Osama Nasr, an imam known as Abu Omar, on a street in Milan and flying him to Egypt for interrogation and torture under US “extraordinary rendition” procedures.

“I don’t think there is any basis to the case,” Signor Berlusconi said. “When hundreds of thousands of lives are at risk, countries have to use the secret methods . . . available to them to defend those lives . . . You cannot tackle terrorism with the lawbook in your hand. If they fight with a sword, you have to defend yourself with a sword.”

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