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I FIGLI SO’ PIEZZ’ ‘E CORE
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ APPELLO CONTRO LA VIOLENZA POLITICA APPARSO SU TUSCIAWEB.
Con sorpresa, ed anche qualcos’altro, abbiamo letto l’appello contro la “violenza politica” a firma di Carlo Galeotti e Antonello Ricci (Antonello Ricci, Carlo Galeotti, Contro ogni forma di violenza politica, www.tusciaweb.it, 18 gennaio 2006).
Per commentare l’appello, sarebbero sufficienti i nominativi delle adesioni giunte e, soprattutto, il tenore delle adesioni stesse. La destra viterbese, per la quale figurano molte di tali adesioni (persino P.Signorelli!!!! ), ha esultato entusiasta. Quella stessa destra che non ha speso una parola per condannare l’accoltellamento del 4 dicembre scorso, si è trovata così legittimata a dire la propria. Lo crediamo bene! I due estensori dell’appello non hanno accennato alla matrice politica della violenza; non c’è traccia dell’ideologia fascista, che è alla base delle decine e decine di aggressioni perpetrate ai danni di giovani di sinistra da 2 anni a questa parte. Sembra una violenza che nasce da non si sa dove, senza che gli estensori spendano una parola nel dichiararsi antifascisti (a poco vale dire che si hanno “posizioni politiche ben note”). Ovviamente questa è una lavata di mani per quanti hanno idee politiche molto vicine al fascismo, i quali difatti non hanno mancato di far pervenire la loro solidarietà agli scriventi e a sottoscriverne l’appello. Non gli è sembrato vero!
Si dirà che le adesioni sono giunte anche da “sinistra”. Ebbene, ciò è accaduto perché l’appello deborda di retorica a buon mercato in più parti, con i vari richiami a padri e madri di famiglia “Per cui riecheggia nei nostri cuori il dolore delle famiglie coinvolte, tutte le famiglie”. Ci mancava che concludessero citando “Son tutte le belle le mamme del mondo, quando a un bambino si stringono al cuor” e poi sembrava di leggere il testo d’una canzone sanremese degli anni ’50, quando, pena la censura, la DC imponeva che si parlasse solo di mamme e madonne. Per cui in tanti sono stati tratti in inganno, nei loro sentimenti di genitori (molti hanno motivato l’adesione proprio in quanto tali), e hanno sottoscritto un appello dai chiari contenuti qualunquisti e cerchiobottisti, magistralmente nascosti dietro a dell’inutile buonsenso.
Ci sembra molto ambigua l’espressione “violenza politica” usata dagli intellettuali sopra citati: non vi si coglie in pieno se ci si riferisce solo ad una violenza fisica o ad una violenza generale.
Leggendo l’appello ci accorgiamo che si scrive come se si vivesse fuori dal contesto in cui i fatti sono accaduti e, cosa ancora più allarmante, che ci si dimentica (o ci si vuole dimenticare) di fatti e azioni precedenti, che in qualche caso li hanno visti protagonisti.
Dimentica, il caro Antonello, che sue precedenti richieste di attenzione e adesione su problemi cittadini, come nella battaglia per la salvaguardia dell’Arcionello, hanno richiamato molta gente ( di qualsiasi “colore” ) a partecipare, ma per risultati incerti, in termini di coinvolgimento proprio di quella parte di “colore” diverso, come nel caso del sindaco di Viterbo Gabbianelli, il quale ha prodotto solo illusioni e speranze sull’Arcionello, dimostrando, come si chiede nell’appello in questione, “di che pasta è fatta la democrazia viterbese”.
Dimentica, il caro Carlo, che proprio il giornale on-line Tusciaweb, del quale è direttore, ha pubblicato l’intervista ad uno di questi “nostri figli”, il quale ha esattamente dichiarato la sua ideologia nazifascista, non proprio in sintonia con le parole espresse nell’appello.
Mettere sullo stesso piano aggrediti ed aggressori è semplicemente vergognoso.
Reputano i due scriventi, ed anche gli aderenti all’appello, “vittime” in ugual misura l’esercito americano e il popolo iracheno? O l’esercito turco e il popolo curdo ? O la superpotenza Israele e la resistenza Palestinese ?
E’ ora di chiedersi,cari Antonello e Carlo, invece di un’adesione, di uscire dall’ambiguità e dal consociativismo che emerge in maniera lampante dalle adesioni date, e di non cercare di spostare l’attenzione dalla realtà degli episodi accaduti, solo perché conviene politicamente o perché ci sono rapporti sociali e di “amicizia” che portano a preoccuparsi più degli aggressori che degli aggrediti.
Non siamo sicuramente per una risposta violenta, le nostre iniziative ed i nostri comunicati lo dimostrano, ma sicuramente non allarghiamo le braccia aspettando, come vostra richiesta, che questi “nostri figli” ci vengano restituiti.
Vorremmo inoltre ricordare, a tal proposito, che nell’appello non è affatto citata un’esperienza come quella del nostro Coordinamento, che gli estensori conoscono benissimo e che ha rifiutato la logica della guerra per bande, cercando il consenso alla luce del sole, con interventi e iniziative pubbliche delle quali tutti sono a conoscenza. Non è che per recuperare qualche accoltellatore fascista si sta cercando di far terra bruciata proprio attorno a noi?
Contro ogni forma di qualunquismo, da qualunque parte provenga!
CAT
Coordinamento Antifascista della Tuscia