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Il tribunale di Milano ha condannato, con giudizio per direttissima, alle pena di 8 mesi di reclusione Daniele Armanini, il ventinovenne accusato di aver lanciato, il 27 febbraio scorso, una molotov contro un gazebo di propaganda elettorale di Lino Guaglianone, candidato di An alle prossime elezioni regionali. L’accusa aveva chiesto per l’imputato la pena di 10 mesi di reclusione. La difesa del giovane ha sostenuto la tesi che non era Armanini l’uomo che lancio’ la bottiglia incendiaria. Prima dell’inizio del processo, si e’ svolto un presidio davanti al palazzo di giustizia a cui hanno preso parte una quarantina di esponenti del centro sociale Vittoria, di cui Armanini e’ frequentatore. Qualche momento di tensione tra le forze dell’ordine e i giovani del centro sociale si e’ registrato in aula, poco prima dell’inizio del processo. ()
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da corsera
Otto mesi per la molotov contro gazebo di An. L’Antiterrorismo: servono pattuglie.
MILANO – La prima condanna. Per la nuova stagione di violenza politica che sta avvelenando la campagna elettorale di Milano (tra meno di un mese si vota per la Regione). Otto mesi di carcere, con la condizionale, all’esponente del centro sociale Vittoria che il 28 febbraio lanciò una molotov contro l’ufficio di Lino Guaglianone (candidato di An in passato legato ai Nar di Giusva Fioravanti). Un attacco che, stando alla ricostruzione degli investigatori, è stato «vendicato» nella notte di giovedì con la devastazione dello stesso Vittoria. Ieri i militanti hanno atteso la sentenza con un presidio davanti al palazzo di giustizia. Il centro sociale, un vecchio stabile in una zona semicentrale della città, era già stato incendiato l’estate scorsa. Qualche giorno prima un gruppo di skinheads aveva attaccato un altro tempio dei «rossi» sui Navigli, il Conchetta (sei giovani accoltellati). Una scia di violenza che periodicamente riemerge in città e che ha avuto un’impennata nelle ultime settimane.
Sono almeno una ventina gli episodi registrati soltanto tra febbraio e l’inizio di marzo: molotov contro gli uffici elettorali di Guaglianone e Piergianni Prosperini (altro candidato di An, attuale vicepresidente del consiglio regionale che nei manifesti di propaganda elettorale, abbigliato da crociato con il Duomo alle spalle, si propone come «baluardo della cristianità» e «flagello dei centri sociali»), gazebo danneggiati, vandalismi. Una radicalizzazione dello scontro politico al quale si aggiungono attacchi contro le agenzie di lavoro interinale e i due ordigni esplosi davanti alla caserma dei carabinieri di via Vincenzo Monti. Una convergenza di vari livelli e strategie che preoccupa il prefetto, Bruno Ferrante, e l’assessore comunale alla Sicurezza, Guido Manca.
Per questo ieri si è svolto un vertice in questura al quale hanno partecipato il prefetto Carlo De Stefano, direttore dell’Ucigos, e Francesco Gratteri, capo dell’antiterrorismo (inviati a Milano dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu). La decisione annunciata alla fine dell’incontro: «Pattuglie specifiche per controllare gli obiettivi più sensibili». «La nostra preoccupazione – ha spiegato De Stefano – è quella di evitare che le intemperanze si diffondano e si propaghino. Questo non è un rischio remoto perché almeno parte dei raid degli ultimi giorni potrebbero essere connessi». De Stefano e Gratteri hanno incontrato anche il procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici.
E all’appello del prefetto, lanciato per mantenere i toni del confronto politico su un piano di moderazione, ha risposto ieri il presidente della Regione, Roberto Formigoni: «Siamo consapevoli del fatto che questi attacchi possono diventare anche più pericolosi. Però non c’è motivo di allarme».