Il 5 dicembre 2011 ci è venuto a trovare Nikos, un compagno del Gruppo dei comunisti libertari di Atene, che in una conferenza pubblica al Circolo Berneri ci ha raccontato diverse cose interessanti sulla società, il movimento anarchico e le lotte in Grecia. Le sue parole sono state un utilissimo spunto di riflessione sulla situazione greca di questi ultimi tempi, ma anche su quello che succede in Italia, sulle similitudini e le differenzi dei movimenti sociali nei due paesi. Se, come ci diceva Nikos, in Grecia la crisi economica si è tramutata oggi in una crisi dell’intero sistema sociale e politico capitalista, è bene cominciare a chiedersi a che punto siamo di questo processo qui in Italia. Forse molto più avanti di quanto venga generalmente percepito e di sicuro di quanto riportano i mass media. È bene allora cominciare a esserne consapevoli, per intensificare la lotta da tutti i lati contro questo sistema, per coniugare il necessario attacco con la costruzione di reti solidali e la sperimentazione di alternative autogestionarie.
Riportiamo qui un riassunto della conferenza: un punto di vista parziale, come ha sottolineato più volte lo stesso Nikos, ma a nostro avviso estremamente significativo.
Alla fine degli anni Novanta i movimenti anarchici greci hanno portato a maturazione un’evoluzione importante delle proprie impostazioni di lotta sia per quanto riguarda le tematiche affrontate sia per quanto riguarda la pratica dell’azione sovversiva quotidiana.
Molte/i compagne/i infatti hanno constatato come una lotta politica solida e radicata avesse bisogno di basarsi su relazioni sociali altrettanto solide, con le persone e con i luoghi; perciò si è deciso di smettere di agire solo nel centro di Atene e di cominciare a intervenire invece nei quartieri dove si viveva e lavorava. Qui accanto alle “solite” attività politiche e controculturali sono state costruite assemblee in cui fossero rilevanti tematiche relative al quartiere, come ad esempio la pianificazione urbana e l’uso degli spazi pubblici. Ciò ha permesso di costruire rapporti di fiducia, di solidarietà e al contempo di vincere delle battaglie su obiettivi specifici.
Queste assemblee locali si basano su tre principi:
1. la democrazia diretta, secondo cui l’unico strumento per raggiungere una decisione è sempre l’assemblea locale: durante le assemblee c’è il tentativo di raggiungere un consenso, senza che nessuno impedisca in alcun modo ad altri di dimostrare una posizione alternativa, riconoscendo invece i limiti propri e altrui, e concentrandosi su ciò su cui c’è accordo;
2. l’estraneità ai partiti politici e ai meccanismi istituzionali: in generale la società greca è stata abituata a lottare attraverso il partito e i sindacati controllati e le lotte sociali vedono una forte presenza del partito comunista di stampo stalinista. Ormai però lo stato greco è percepito dalla società in generale come qualcosa di ostile pertanto tante forme di delega sono automaticamente escluse;
3. la neutralizzazione delle gerarchie informali e invisibili che si creano dove ci sono diversi livelli di esperienza e partecipazione politica: ciò consiste nel non volere invocare o attendere l’intervento di esperti, ma nell’affrontare difficoltà ed esperienze insieme, come crescita collettiva, in un tentativo continuo di responsabilizzare tutti i partecipanti.
Dopo questo lungo percorso, nel dicembre 2008, quando l’assassinio di Alexis Grigoropoulos ha innescato una rivolta senza precedenti, le assemblee cittadine hanno iniziato ad occupare gli edifici municipali nei quartieri, bloccando le attività del sindaco, con la partecipazione anche di centinaia di persone. La questione centrale è stata quella di portare avanti la rivolta ed espanderla, di offrire solidarietà concreta agli arrestati, di resistere agli attacchi indiscriminati e brutali da parte dell’anti-sommossa. Da allora a oggi la situazione si è ulteriormente modificata: la crisi si è aggravata e però i processi di autorganizzazione si sono ulteriormente strutturati: oggi la questione che viene affrontata quotidianamente dalle assemblee è quella dell’autogestione come organizzazione politica e delle lotte del quartiere. Queste assemblee affrontano anche tematiche generali, con una forte connotazione di classe e una prospettiva internazionale; inoltre partecipano agli scioperi generali con le proprie modalità, nonostante non ci sia una percezione positiva dei sindacati e della partecipazione sindacale. Le assemblee locali sono diventate così un punto di riferimento e un modo attraverso il quale molti attivisti dei movimenti sociali trovano il modo di partecipare agli scioperi e alle agitazioni.
È significativo poi che oggi siano in atto tentativi di organizzazione alternativa del conflitto sia all’interno dei sindacati classici, sia attraverso assemblee parallele nei luoghi di lavoro che spesso riescono a coordinarsi con le assemblee locali.
Le assemblee locali si occupano di tematiche di classe, ma non da un punto di vista meramente lavorativo o settoriale, perché chi partecipa all’assemblea di quartiere si sente nello stesso momento abitante del quartiere e lavoratore, anche se è uno studente, un precario o un disoccupato.
Nel corso del 2011 la partecipazione di segmenti non politicizzati della società è aumentata sempre più: oggi solo ad Atene ci sono circa trenta assemblee locali in città e nelle periferie circostanti e si è arrivati al punto che durante le manifestazioni gli spezzoni delle assemblee locali sono più numerosi di quelli dei sindacati.
Queste assemblee locali da una parte chiedono e rivendicano della riforme da parte dello stato, come quando si oppongono a una tassa o chiedono più fondi alle municipalità per le scuole, ma allo stesso tempo si percepiscono come qualcosa di diverso dalle istituzioni, c’è tendenzialmente
un rifiuto verso i partiti e le istituzioni, e non circoscrivono il loro agire politico dentro il quadro delle leggi borghesi.
Almeno per quanto riguarda le assemblee alle quali il gruppo di Nikos ha partecipato, il modo di reclamare qualcosa dallo stato o dal municipio non implica una legittimazione di queste istituzioni, perché l’idea diffusa è che le ricchezze appartengono ai cittadini e questi rivendicano semplicemente ciò che spetta loro.
Di fronte a una crisi del sistema capitalista e in generale della società greca non c’è nessuno spazio politico che può dire di proporre davvero delle soluzioni alternative. Tale incapacità indica quale debba essere uno degli obbiettivi principali del movimento anarchico, ovvero quello di cercare di costruire soluzioni concrete. La rivolta sociale deve portare alla trasformazione radicale dell’esistente, prima che altre formazioni politiche, sistemiche o fasciste, intervengano a proporre o imporre una svolta ancora più autoritaria della nostra società.
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