Bologna - Riflessioni su una città-caserma

Riceviamo e diffondiamo:


"Il fascismo è una cancrena eretta a sistema. Diventano fascisti solo a comando, sicuri del loro diritto e della loro impunità. Chi erano dunque questi uomini, cancro dell'umanità, così squallidi e miserabili travolti, in queste ore della notte, dal loro delirio isterico?... Degli onesti padri di famiglia? Figli, fratelli, mariti, come tanti altri? No, erano solo spazzatura frutto dell'arbitrio. Malati? Prodotti di una decenza organizzata? Forse. Miserabili, che i rutti dell'arbitrio rendeva folli di rabbia [...] Ah! Guardia, quanto eri piccola nella tua gretta eccitazione! Così piccola a confronto dell'odio smisurato che mi brucia dentro. Che ne sai degli incendi che, tra rivolte e rivoluzioni, hanno fatto il mondo? Non sei sempre fiera della tua funzione, te ne vergogni a seconda delle situazioni in cui ti trovi. Guarda queste catene, questo sangue e queste ferite, solo di questo sei capace?"

C. Bauer - Fratture di una vita



L'occhio del grande Moloch dei media si è posato sulla città di Bologna, alterando la realtà, scardinando e deviando i fatti tutto a favore di una narrazione tossica propria del dominio; dove in un gioco politico vediamo seguirsi dichiarazioni di vari figuranti che vanno da Salvini, che incita all'uso di "idranti e insetticida" contro gli/le studenti/esse plaudendo al questore e al PD, a Merola il quale dichiara che il nostro vivere si basa sulla repressione appellandosi ad una presunta natura masochista dei soggetti suddetti. Ma al di là delle provocazioni proprie dell'autorità, l'intento che mi pongo abbozzando queste righe è quello di dar luce a delle considerazioni e ad un'analisi parziale su alcune dinamiche che stanno prendendo piede in città, e che si pongono come modello nello sviluppo della società capitalistica e del suo apparato repressivo; analisi che spero possa essere presa in considerazione da più singoli affinché si possano affinare gli strumenti critici che ci possano portare a sabotare e a sovvertire questi meccanismi.

Negli ultimi tempi assistiamo alla diffusione di una retorica securitaria che dalle periferie al centro, diviene una giustificazione della proliferazione di telecamere, presidi militari e delle forze dell'ordine, di sperimentazione di dispositivi di controllo che trasformano il cittadino in sbirro - vedi la proposta di chat con le FFOO atte a segnalare qualunque comportamento "sospetto" -. Il mantra del "degrado" diviene un mezzo per criminalizzare l'alterità e porre una normalizzazione sui comportamenti individuali e collettivi, dove qualunque azione che violi in qualche modo la morale vigente può assumere i connotati di un atteggiamento sospetto - non si sa su quale criterio - e far scattare l'apparato repressivo. La crociata portata avanti dal bolognese medio il quale innalza sempre più la propria miseria allo status di privilegio, fino alle autorità locali - passando per l'infame giornalista di turno - contro la "decadenza morale" della città, si inserisce nel progetto delle istituzioni di trasformare Bologna in un luna park del consumo accessibile alle sole classi più abbienti, ove la povertà diventa uno stigma sociale, fattore di esclusione, marginalizzazione e deumanizzazione su criteri razziali, sessuali e classisti.
Quest'ultimo processo lo vediamo nelle politiche portate avanti tramite gli sgomberi, la gentrificazione che prende piede nelle periferie, nella criminalizzazione della solidarietà verso gli/le ultim*, nel tentativo di riconvertire l'hub della città in Cie - ove già son giunt* i/le migranti dal cpa di Cona dopo la rivolta seguita alla morte di Sandrine Bakayoko - e nel conseguente sgombero di qualsiasi spazio di aggregazione.

E' in questo contesto che s'inserisce l'apertura di quell'altra cattedrale del consumo che è F.I.C.O, ove tramite un'operazione di green-washing si cerca di portare avanti il modello di green economy risultato già fallimentare con l'Expo di Milano. Insomma, il copione che leggiamo è sempre lo stesso: il Capitale allarga i propri tentacoli, mercificando ogni spazio della nostra vita quotidiana, facendo diventare qualunque bisogno fonte di profitto e tramutandolo in lusso, atomizzando gli individui e subordinandoli a ruoli sociali e influenzando la nostra quotidianità tramite la distruzione delle nostre relazioni attraverso le quali, l'altr* viene deumanizzat* e ci si approccia ad ess* per il solo perseguimento di scopi utilitaristici. Bologna sta assumendo le forme una città-caserma dove si minaccia lo sgombero di uno spazio sociale come l'Xm24 per creare una stazione dei carabinieri e dove la celere entra in grande stile in una biblioteca per soffocare un'esperienza d'autogestione, divenendo protagonista di una commedia assurdista. Assistiamo allo spettacolo della violenza del dominio dove l'apparato poliziesco è solo l'ultimo degli agenti di un progetto di soppressione di qualunque esperienza, individuo o collettività che ha dichiarato guerra al presente facendo del proprio corpo uno strumento di rivolta e di affermazione dei bisogni e dei desideri individuali.

Nostro compito è creare una comunità desiderante, umana, che ponga le basi per un vivere radicale e che rompa con il dominio, abbattendo i suoi confini fisici e non  attraverso la fondazione di relazioni di mutuo appoggio e la riscoperta di quelle forme di socialità che il potere vorrebbe reprimere. Il prossimo passo è trovare i mezzi atti a rispondere alla guerra dichiarataci dall'alto, superando la vile criminalizzazione che stanno portando avanti ai danni di chi ha scelto di schierarsi contro questo modello sociale. Il conflitto che bisognerebbe seguire deve andare al di là del solo ambito universitario, delle dimissioni di qualche rappresentante di un sistema amorfo facilmente rimpiazzabile; al di là dei confini bolognesi. Se veramente vogliamo creare un terreno fertile per la creazione di legami sovversivi e di una complicità rivoluzionaria, tale lotta deve rompere con il suo essere parziale, e cercare l'intersezionalità con altre. La guerra da portare avanti è quella tra una vita tutta da ricostruire e una morte perpetua ed istituzionalizzata, alla riscoperta della nostra individualità che rompa con i ruoli sociali impostici e che possa dar luogo all'incontro tra singoli insorgenti.

Cane randagio

Sab, 18/02/2017 – 16:43
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