Cile - Comunicato di Marcelo Dotte e Esteban Huińiguir

fonte: hommodolars.org

Santiago del Cile, 11 novembre 2008

E' trascorso del tempo da quando siamo stati arrestati. Siamo stati sequestrati a Pudahuel, in piazza Víctor Jara, in 3 compagni ed un altro di noi nelle perquisizioni successive. Da allora non abbiamo potuto vedere i nostri figli, la nostra gente, gli amici, i compagni e le compagne, i fratelli e le sorelle mapuche. Ogni giorno sentiamo la loro mancanza.
Abbiamo atteso con pazienza l'esito del processo nei nostri confronti, confidando nella nostra innocenza, ma così non è stato. I giudici hanno seguito la linea dello Stato e noi siamo stati condannati in maniera esemplare, prima di un segnale di qualche forma di resistenza.
La tesi fondamentale dei nostri accusatori si basava sulla "riarticolazione dell'organizzazione Lautaro", un'idea che portano avanti il potere e la polizia da un po' di tempo e che ha preso forza dalla morte dello sbirro Moyano, durante il recupero del denaro nel Banco Security. Quanto esposto spiega le perquisizioni e gli interrogatori ai quali siamo siamo stati sottoposti da parte degli agenti del servizio OS-9 e della DIPOLCAR.

I testimoni ed i periti della Fiscalia Publica (procura civile) sono degli oscuri personaggi, torturatori ed assassini: il capitano Araya dell'OS-9 e il capitano Arenas, noti dagli anni '90 quando hanno dato vita a falsi scontri, come quello in cui è caduta la "ragazza dagli occhi di luna" -Norma Vergara Cáceres- il 26 marzo 1993. Questi sono stati i nostri accusatori; il loro unico obiettivo era quello di perseguitarci e punirci. La vendetta delle istituzioni repressive cilene: DIPOLCAR, LABOCAR, GOPE, OS-9, OS-7, SIP, capitani, tenenti, ufficiali...

Processo totalmente incosciente: non si sono potute verificare le affermazioni e le prove dei testimoni dello Stato. Inoltre, per suffragare l'accusa della polizia, il magistrato Emiliano Arias ha chiuso la sua arringa dicendo: "... se in una perquisizione in una casa si trova una bandiera del Colo-Colo (squadra di calcio cilena - ndt), tutti quelli che vivono in quella casa sono del Colo-Colo, a maggior ragione quando due di quelli che vivono lì giocano in quella squadra... ", discorso razzista e fascista, una minaccia per tutto coloro che la pensano diversamente. Attenti, gli hanno dato ragione.
Allora, possiamo dire che quella che pensavamo essere una montatura, ha il sentore di un circo orchestrato e parafrasando Vicente Huidobro "la giustizia in Cile farebbe ridere se non facesse piangere".
La Defensoria Publica, il municipio di Santiago, il potere politico dello Stato si sono tutti stretti "oltre ogni ragionevole dubbio" considerandoci colpevoli.
Allo stesso modo, frutto della persecuzione politica nei confronti degli ex prigionieri politici, all'interno della paranoia dello Stato di polizia tesa ad intimidire e reprimere, hanno arrestato Pablo Morales, per un presunto debito di oltre 15 anni fa con la procura militare.
A dipingere tutto questo sfoggio di etica giudiziaria sono stati i mass-media, proponendo fin dal primo minuto del nostro arresto delle soggettività all'opinione pubblica, stigmatizzandoci, spianando il terreno affinché fossimo fucilati se trovati colpevoli.
Sappiamo anche che tutti i nostri amici, familiari ed altri che hanno dato vita alla nostra difesa sono stati e lo sono ancora sottoposti a pedinamenti, avvertimenti, minacce, cercando di intimidirli sia sul nostro appoggio e nel prosieguo della lotta sociale.
Infine, sappiamo che così come lavorano i tribunali nelle loro aule d'ingiustizia, con le inconsistenze ed i pregiudizi, allo stesso modo funziona il governo del capitale, criminalizzando qualsiasi cenno di Sovversione e di Ribellione, intimidendo quelli che appoggiano e lottano per una nuova forma di vita, più solidale e libera, pretendendo che restiamo immobili a livello sociale, ipnotizzati dagli show dei politici e dei banchieri che in televisione ci offrono la vita a credito.
Di fronte a questo stato di cose noi non ci rassegneremo mai, ancor meno adesso. Noi non resteremo tranquilli, sapranno del nostro fermo convincimento.
Siamo popolari, mapuche e non sottomessi.

Abbattere le muraglie dello sterminio e dell'isolamento!

Potenziare l'autonomia nell'azione scatenando la sovversione!

Contro qualsiasi autorità: non sottomissione!

La lotta continua: svegliando il dormiente e organizzando il desto!

Marcelo Dotte, Esteban Huińiguir
Prigionieri politici
Dalla sezione di massima sicurezza del carcere di Santiago (M.A.S.)

Mer, 12/11/2008 – 16:36
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