Cronaca dell'udienza contro gli antifascisti torinesi.
Torino Lunedì 11 Giugno 2007
Processo agli antifascisti torinesi accusati di devastazione e saccheggio
Si è quasi conclusa la parte relativa ai testimoni d’accusa. Nella prossima udienza ci saranno le deposizioni degli imputati (di chi vorrà parlare) e poi i testimoni della difesa.
Da quanto è emerso sino ad oggi pare che la montatura del boia Tatangelo (uno dei Pm responsabili della morte di Sole e Baleno) si stia sgretolando da sola come un castello di carte mal costruito.
Se nelle prime udienze i testimoni-digos avevano dipinto uno scenario apocalittico della manifestazione, già nell’udienza del 24 aprile i responsabili di piazza della celere avevano delineato una situazione più vicina alla realtà.
Loro avevano ricevuto l’ordine di non far passare il corteo in via Po, i manifestanti avevano cercato di forzare il cordone per cui, dopo il lancio dei lacrimogeni, è partita la carica.
Quindi nessun disegno preordinato di mettere a ferro e fuoco il centro cittadino (come sostenuto dal Pm) ma una normale dinamica di piazza. Gli stessi poliziotti non hanno mai parlato di devastazioni ma sempre di semplici danneggiamenti.
L’udienza dell’11 giugno che avrebbe dovuto costituire l’asso nella manica dell’accusa, essendoci la deposizione delle parti lese, si è rivelato l’ennesimo flop.
L’anziano passante, che aveva subito la frattura della rotula e che – secondo il Pm – sarebbe stato travolto dai manifestanti, ha detto di aver cercato rifugio in un negozio e di essere caduto all’interno spinto da altri passanti che cercavano a loro volta di entrare.
I negozianti “devastati” non dicono nulla di rilevante.
Uno inveisce contro l’irresponsabilità della polizia che lancia lacrimogeni in centro di sabato pomeriggio, fregandosene dei passanti rendendo l’aria irrespirabile e creando una situazione di pericolo per i bambini.
Un’altra dichiara di non essersi trovata nemmeno in negozio perché al momento c’era una commessa albanese che adesso non lavora più lì e di cui non sa il cognome. Afferma di non aver subito danni. Tatangelo s’inalbera: “ma come? Lei ha denunciato specchi rotti, un frigorifero e altre cose”. La teste non ricorda.
Un barista, che aveva denunciato essergli stato sottratto il bussolotto della moneta contenente circa 170 euro, dichiara che in realtà non gli è stato asportato bensì rovesciato per terra, dal che lui aveva dedotto l’ammanco di tale somma. Provate a correre inseguiti dalla pula con 170 euro di moneta in tasca.
Il teste principale, quello che aveva denunciato il furto di uno spropositato numero di gelati (da cui l’imputazione per saccheggio), è introvabile. Sarà ai Caraibi a godersi il rimborso del comune.
Tatangelo si è impegnato a fare ricerche a fondo, poiché senza questa deposizione crolla anche il minimo appiglio a cui si può attaccare per sostenere le sue tesi deliranti.
Dall’andamento del processo appare sempre più palese la gestione sporca della vicenda. I testimoni, subornati dalla Digos e nella speranza di fare un lauto guadagno con rimborsi di danni inesistenti, hanno evidenziato come tutto sia stato montato a tavolino da Petronzi Tatangelo e amichetti vari, certi di trovare la complicità dei giudici Alessandro Prunas-Tola (Gip) Giorgio Semeraro (riesame) e Roberto Arata (Gup), che hanno protratto per ben 9 mesi le misure cautelari nei confronti degli imputati.
Il processo riprende Martedì 17 luglio 2007.
Sempre nell'aula 3 del palagiustizia di Torino
Parleranno i testimoni della difesa.
Stiamo preparando un grosso presidio di Solidarietà.
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