Dei delitti e delle pene: quando si muore tra le sbarre come a Livorno

fonte panorama.it

Mentre le polemiche sulle scarcerazioni facili e l’indulto riempiono le pagine dei giornali, il caso del carcere di Livorno richiama l’attenzione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma passa inosservato all’opinione pubblica. Panorama.it ha deciso di raccontare quello che succede dietro quelle sbarre.

Il corpo coperto con il lenzuolo, la testa avvolta in un sacchetto di plastica. Così è stato ritrovato nella sua cella nel carcere delle Sughere di Livorno, avvelenato con il gas di un fornello da campeggio, un detenuto polacco di 29 anni. È il secondo caso di suicidio in appena tre giorni registrato nel mese di settembre nell’istituto penitenziario costruito per ospitare 250 persone che ne accoglie mediamente 360. Qualche giorno prima si era tolto la vita un albanese poco più che ventenne da poche settimane trasferito nella casa circondariale livornese dal carcere di Prato. Per uccidersi aveva utilizzato la felpa che indossava legandola alle sbarre della finestra. Tra un caso e l’altro, ha tentato il suicidio il papà di uno dei bimbi rom morti nel rogo della sua baracca il 10 agosto.

Sono 33, secondo la rivista online Ristretti, i detenuti che si sono tolti la vita nelle varie carceri d’Italia, nei primi nove mesi di quest’anno. Una lunga lista di morti che riaccende i riflettori sulle condizioni carcerarie tra sovraffollamento, cure mediche non sempre adeguate e il crescente numero di immigrati. Le storie dell’albanese e del polacco potrebbero confondersi e perdersi tra le centinaia di storie di detenuti che decidono di uccidersi in cella. Ma nel carcere livornese delle Sughere, struttura costruita alla periferia della città nel 1984 e fortemente compromessa dall’umidità, le morti per suicidio appaiono troppo frequenti. Il numero più alto è stato registrato negli anni 2003 e 2004 quando i morti sono stati 7. Al fianco dei suicidi, tanti tentativi sventati dalla polizia penitenziaria che in qualche caso non sono neanche finiti nelle statistiche.

La stessa direzione del carcere ha colto la gravità del problema e ha deciso di potenziare i controlli tra i detenuti considerati a rischio, migliorando il servizio d’ascolto tra i carcerati extracomunitari, con più disagi nella comunicazione e nella gestione degli affetti. Proprio loro, spiega il direttore del carcere sono i più fragili e incapaci di affrontare il regime carcerario.

“Dal 2004 abbiamo pianificato e incrementato la presenza all’interno del carcere di associazioni costituite da immigrati nate anche in collaborazione con soggetti istituzionali” dichiara Anna Cirneco, direttore del carcere delle Sughere “ciò ha permesso una sensibile riduzione dei casi di suicidio”. Un dato che rimane comunque molto alto anche per la presenza di un settore, quello dedicato all’osservazione psichiatrica dei detenuti, che non è presente in altre strutture carcerarie toscane. Un reparto che coesiste con sezioni di massima sicurezza (sia maschile che femminile), con sezioni di alta sicurezza e con quella di elevato indice di vigilanza (presenza media di 75-80 persone spesso declassificate dal 41 bis).

Caratteristiche peculiari che, secondo uno studio effettuato da Laura Astarita, Paola Bonatelli e Susanna Marietti sulle 208 carceri italiane, rendono il carcere livornese un modello della massima separazione e fanno sì che sia gestito “con una forte attenzione agli aspetti custodialistici che hanno ricadute negative su attività trattamentali”.

E il clima non è certo favorito da un giallo che ancora scuote l’ambiente carcerario livornese: era l’11 luglio del 2003 e un detenuto, Marcello Lonzi, fu trovato senza vita nella sua cella. Morte naturale fu il verdetto che portò ad una prima archiviazione. Una ventina di detenuti pochi giorni dopo scrissero a un quotidiano: “Siamo tutti sotto choc per quanto sta accadendo. Abbiamo paura persino ad andare a colloquio con i familiari perché non sappiamo che cosa possa accadere”. Oggi, oltre 4 anni dopo, la procura di Livorno ha riaperto quell’inchiesta e disposto la riesumazione del cadavere.

Lun, 08/10/2007 – 14:55
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