Era già tutto previsto. Su G8 e Cosenza

fonte http://spazio-di-documentazione-il-grimaldello.noblogs.org

Era già tutto previsto.
La sentenza relativa al processo contro 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti del G8 2001 non si discosta di un filo da quanto ci si aspettava. Infatti il potere, che ha sempre cercato di scrivere la storia dei movimenti di classe nelle aule di tribunale, è stato anche in questo caso ben sorretto dall’isolamento creato ad arte attorno a chi non rinnega il proprio orgoglio rivoluzionario, la propria ribellione. Isolamento voluto da quanti intendono ritagliarsi fette di quello stesso potere presentandosi come la sua faccia buona, un potere “riformato”, quello che concederebbe un po’ più di diritti se richiesti a bassa voce, senza disturbare.
Costoro sono arrivati ad indicare pubblicamente i cosiddetti violenti dei giorni del G8 ed a spostare il vero problema della rivendicazione di una rivolta collettiva ad una richiesta di verità e giustizia rivolta a chi devasta e saccheggia l’umanità attraverso le varie consorelle delle ThyssenKrupp, la desertificazione, la violenza sulle donne, le galere, le guerre più o meno umanitarie, i cantieri dell’alta velocità,……. il controllo totale della vita.
Insomma per qualcuno il potere cattivo può tranquillamente reprimere quotidianamente i proletari, ma deve riservare una sorta di immunità a chi si erge a portavoce o rappresentante di una classe che si ribella.
Il giochino è riuscito. Solo 10 compagni restano impigliati nelle maglie di questo processo, quelli per cui il tribunale ha deciso non ci fossero “scuse”, quelli che non hanno reagito ad un ordine pubblico “turbato” dalle stesse forze dell’ordine, ma che manifestavano radicalmente la loro estraneità e la loro contrarietà nei confronti dei padroni del mondo: senza portavoce, senza farsi rappresentare o voler rappresentare altri.
Siamo felici per tutti gli imputati che non torneranno in carcere, ma sottolineamo che un movimento, questo sì, devastato e saccheggiato non è riuscito ad opporsi a tutto ciò. In parte ha addirittura creduto (fatto finta di credere?) che alcune decine di migliaia di persone in piazza un mese prima della sentenza fossero un valido surrogato delle lotte che mancano, o sono scollegate o senza precisa direzione. Un movimento che avrebbe dovuto far intendere che se si fossero trovati capri espiatori avrebbe riproposto la stessa carica dirompente del luglio 2001 si è sciolto invece come neve al sole.
Stessa sorte si prospetta per tutti gli altri processi in cui sono imputati manifestanti contro il G8. Processi per lo più assolutamente dimenticati perché riguardano singoli, oppure il processo fotocopia del procedimento appena concluso, e cioè quello contro alcuni appartenenti al “Sud Ribelle”, dove gli imputati sono ancora divisi tra buoni e cattivi, tra rappresentanti (addirittura onorevoli…) e “persone qualunque”, tra chi ha già dichiarato di non identificarsi in una serie di iniziative radicali e chi si è rifiutato di farlo.
Il 21 gennaio saranno note le richieste di pena da parte del pubblico ministero: anche qui vedremo condannare i pochi che si rifiuteranno di trovare qualche “scusa”?
Ma siamo certi che qualcosa comunque si muove sotto il cielo di piombo di questo paese. Quanti continuano a resistere contro la TAV in Val Susa o contro il raddoppio della base militare a Vicenza, quanti iniziano a vedere responsabilità ben più vaste di quelle del padrone nella strage della ThyssenKrupp , le donne che ormai sanno che di rischiare la vita molto più fra le pareti di casa che uscendo da sole la sera e che hanno spazzato via il palco delle autorità dopo la manifestazione nazionale di Roma, chi è stato torturato a Bolzaneto o alla scuola Diaz, chi resta sconvolto nel vedere un ragazzo morto ammazzato all’autogril o in una galera, chi pensa che l’antifascismo militante sia un valore e non un reato da condannare con anni carcere, chi non vuole che uomini, donne e bambini di altri paesi siano bombardati in suo nome, chi non accetta che i suoi baci e i suoi passi siano costantemente osservati e filmati, insomma tutti quelli che rifiutano di spettacolarizzare le proprie volontà o di annacquarle in movimenti di opinione potrebbero trovare il modo e la forza per rifiutare decisamente ogni mediazione con il potere.
Indipendentemente dal fatto che la prossima sentenza contro il Sud Ribelle sia più o meno dura e che possa vedere un’adeguata risposta, il Sud era e sarà ribelle: dagli operai di Termini Imerese a Scanzano, a Melfi alle discariche di Acerra passa un unico filo che non ha bisogno di portavoce e rappresentanti

Il Grimaldello e i suoi amici

grimaldello@canaglie.org

Gio, 03/01/2008 – 20:05
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