Ferrara - Report corteo di Sabato

fonte zic

Circa duecento in piazza, molte azioni ma poca tensione
*Corteo anarchico a Ferrara [report]*

Un mese fa gli elenchi di nemici da colpire, pubblicato sul sito informa-azione, e il relativo caso mediatico. Sabato scorso corteo «contro la repressione», nessun incidente ma saltano le telecamere, i muri si riempiono di scritte e manifesti, gli slogan sono dei più intransigenti.
18 maggio 2009 - Daniel Dreiberg

Cinque elenchi di bersagli: istituzioni, forze dell'ordine, partiti, sindacati, associazioni, media locali, agenzie interinali, banche. Tutti relativi alla città di Ferrara e pubblicati sul sito anarchico informa-azione.info. Da ciò un caso mediatico, un mese fa, intenso ma breve, presto sommerso da terremoto e influenza.
«Una montatura orchestrata magistralmente da questura e giornalisti», secondo un comunicato, intitolato «Mai più l'altra guancia» pubblicato sul medesimo sito con cui anonimi, riconducibili all'ala più radicale dell'anarchismo emiliano-romagnolo, hanno convocato, una settimana più tardi, un corteo nella sonnacchiosa città estense. Alti i toni: «Ci accusano di essere terroristi... Ma i veri terroristi sono coloro che bombardano intere popolazioni inermi, che uccidono impunemente un ragazzo di 20 anni come Federico Aldrovandi, che deportano gli immigrati nei lager della democrazia, che causano morti sul lavoro, che producono disastri ambientali, che tramano per il ritorno al nucleare... Da qui la necessità impellente di rilanciare lo scontro. Di acutizzare le contraddizioni insite in questo sistema-dominio. Di non farsi schiacciare e di rispondere colpo su colpo».
Sabato scorso si è dunque tenuto a Ferrara il corteo degli anarchici. Un nostro collaboratore era con loro.

Alle quindici e trenta erano circa centocinquanta i manifestanti presenti nel piazzale della stazione. Molti da fuori (Bologna, Modena, Rovereto, Verona, soprattutto), molti vestiti di nero. Nere le bandiere, neri gli striscioni. Il treno da Bologna era stato fermato quaranta minuti in stazione, si viene a sapere, perché alcuni erano senza biglietto.

Il corteo parte un'ora dopo, tra hip hop francese e interventi dal sound system, soprattutto di stampo antirazzista, contro gli ex-cpt e i provvedimenti xenofobi del governo. Non manca un ricordo per Federico Aldrovandi, ucciso durante un fermo di polizia, un'alba di quattro anni fa, nel capoluogo estense.

Già dopo pochi metri partono le affissioni a colla, numerosissime e di ogni tipo (molti i manifesti che attaccavano vari candidati alle amministrative), altri si dedicano a strappare i manifesti elettorali, quando non direttamente a buttare a terra i pannelli predisposti dal comune per la propaganda, non mancano ovviamente le scritte a bomboletta spray. Soprattutto in questa fase iniziale, lungo viale Cavour e corso Isonzo, la reazione dei ferraresi sembra essere principalmente di curiosità, verso le azioni dei dimostranti e gli interventi al microfono: da quelle parti i cortei sono sempre stati sporadici. «Sono repressione e isolamento che ci costringono ad attacchinare a volto coperto», si sente a un certo punto dal furgone, quasi a scusarsi. Da un ufficio pubblico viene strappata e calpestata una bandiera tricolore.

Nonostante non sia certo un corteo posato e festaiolo, il clima non è dei più tesi, i volti (quelli scoperti) sono sorridenti, si respira tutto sommato un'aria serena. La polizia a vista è poca, ma blocca tutte le possibili vie di fuga ai lati del percorso del corteo, che nel frattempo è ingrossato fino a duecentocinquanta manifestanti circa, qualcuno è arrivato in ritardo.

La dottrina Maroni non ha risparmiato la città estense: parte del centro è preclusa, si deve sfilare lungo la darsena, tra campi e capannoni industriali, fino a raggiungere Viale Alfonso d'Este. Il corteo torna nel vivo, meno hip hop adesso e molti più cori e slogan, contro razzisti e fascisti, contro la chiesa, contro le morti sul lavoro. L'ultimo tratto di questo lunghissimo corteo (oltre sette chilometri, tre ore e mezza per percorrerli tutti) sfila per il centralissimo corso Giovecca, ed è sicuramente la parte più arrabbiata: sul corso c'è una banca dopo l'altra, tutte le telecamere sul percorso vengono divelte, qualche bancomat danneggiato (relativamente pochi). Il tutto tra petardi e fumogeni, ad un certo punto una bomba carta. Qualche negozio del corso abbassa la serranda, da dietro i dipendenti guardano gli anarchici sfilare, chi incuriosito, chi divertito, chi spaventato. Altri negozi restano aperti.C'è tensione, qualcuno si aspetta lo scontro con le forze dell'ordine, ma i nervi restano saldi, alle venti si raggiunge nuovamente la Stazione, si scoprono i volti, sereni e soddisfatti, la manifestazione si scioglie rapidamente.

Lun, 18/05/2009 – 13:50
tutti i contenuti del sito sono no-copyright e ne incentiviamo la diffusione