Gradisca d'Isonzo - Riapre il CIE?

da alcunianarchiciudinesi

Dal pattume mediatico di regime («Il Piccolo» online, 22 dicembre 2015) si apprende che il Viminale vuole riaprire il C.I.E. di Gradisca d’Isonzo (Go) che era stato chiuso dai migranti stessi nell’unico modo in cui si possono chiudere questi lager, con la rivolta e la distruzione.
Il Ministero dell’Interno, il 28 settembre 2015, ha presentato un documento intitolato Roadmap italiana, che illustra un piano di apartheid con cui rinchiudere e controllare i migranti, elaborato in conformità all’Agenda europea. Nel testo si sostiene volontà di riaprire il C.I.E. di Gradisca (la cui struttura attualmente è usata come cosiddetto centro di accoglienza, con dentro 200 migranti, oltre ai 200 che si trovano nell’adiacente C.A.R.A.) e quello di Milano. Uno scenario a suo tempo ipotizzato anche dall’ex prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto, e sostenuto anche oggi dagli ambienti della polizia di Stato.
Non si sa dove verrebbero collocati i 200 migranti che si trovano ora nella struttura di Gradisca nel caso questa tornasse a essere C.I.E..
A pagina 14 il suddetto dossier si esprime in questi termini: «Una politica di rimpatrio forzato sostenibile ed efficace implica l’aumento del numero di posti nei Cie nazionali, attraverso la riapertura del Cie di Milano (132 posti) e Gradisca d’Isonzo (248 posti), dove poter attuare tutte le procedure necessarie per il rimpatrio forzato dei migranti irregolari».
Gradisca e Milano andrebbero a integrare i C.I.E. ancora oggi attivi nel Paese: Bari (112 posti), Brindisi (83), Caltanissetta (96), Crotone (30), Roma (250), Torino (180) e Trapani (204).
Potranno riaprirne quanti ne vogliono, ma la lotta dei migranti ci insegna: i C.I.E., come tutte le galere, si chiudono col fuoco e la rivolta. E non sono solo parole, si pensi ai recenti fatti del lager di Torino e a come è stato chiuso qualche anni fa quello di Gradisca.
Tutti liberi!

Mer, 30/12/2015 – 22:14
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