Morti in carcere - La salma di Daniele Franceschi arriva in Italia decomposta e svuotata

Dopo il fermo e l'aggressione della madre da parte della polizia francese, la salma di Daniele Franceschi arriva in Italia decomposta e svuotata.

fonte: rainews24


La salma di Franceschi è giunta solo ieri a Pisa, a bordo di un G-222 dell'aeronautica militare italiana. C'erano anche la madre di Daniele, Cira Antignano e la cugina di lei, Maria Grazia Biagini, rimaste a lungo in Francia per chiedere la restituzione del corpo.

Svuotato
Ma soprattutto, il cadavere di Daniele Franceschi, il viareggino morto in carcere in Francia il 25 agosto scorso, in circostanze da chiarire, è in avanzato stato di decomposizione ed è ormai "privo degli organi", come conferma il medico legale, Alessandro Grazzini, dell'Ospedale 'Versilia' di Viareggio, dopo una prima 'ricognizione esterna'.

Nessuna precauzione per conservare la salma
"E' stato conservato a 26 gradi", precisano i familiari, il cui strazio, dopo aver lottato un mese e mezzo per riportare il feretro in Italia, conosce "quest'altro affronto": la madre, Cira Antignano, racconta di averlo trovato "nello stesso lenzuolo , senza vestiti, come quando l'ho potuto rivedere la prima volta per l'autopsia in Francia. Lo hanno tenuto a temperatura ambiente -aggiunge- e non hanno fatto nulla per conservarlo. Di lui non è rimasto quasi nulla".

"Resta evidente la frattura al naso", aggiunge l'avvocato che assiste la famiglia Franceschi, Aldo Lasagna, che si interroga sulle possibilità concrete di una seconda
autopsia, comunque autorizzata dalla Procura di Lucca.

Una sola autopsia per una sola verità
Risultato, resta così solo l'esito della prima autopsia, quella eseguita in Francia, in base alla quale Daniele sarebbe morto per "cause naturali". Ma la mamma di Daniele, quando poté vedere la prima volta il figlio, in quell'occasione, per l'autopsia a Nizza, lo trovò "col volto tumefatto e il naso fratturato". Il problema, tuttavia, è quello delle probabili lesioni interne, che i medici e le autorità del carcere francese avrebbero drammaticamente sottovalutato, fino alla morte di Daniele. L'impossibilità di svolgere una seconda autopsia e la rimozione degli organi interni dal cadavere, il suo stato di elevata decomposizione, non aiutano certo a dissipare i dubbi sulla versione ufficiale delle autorità francesi. 

Testimoni
L'ex compagno di cella di Daniele e un ex detenuto del carcere di Grasse sarebbero pronti a testimoniare, dalla parte della famiglia italiana. Il primo testimone sarebbe il compagno di cella di Daniele, autore della lettera spedita alla famiglia, ai primi di settembre, e che sarebbe pronto a deporre in tribunale, riguardo alle circostanze della morte del 36enne viareggino. Il 6 settembre scorso, 11 giorni dopo la morte del viareggino, il franco-algerino Abdel, suo compagno di cella, ha mandato una lettera, che porta la data del 27 agosto.

Non fu morte accidentale
"Abdel racconta che Daniele si sentì male il 23 agosto - ha raccontato lo zio di Daniele, Marco Antignano - e che per tre giorni, nonostante le ripetute richieste di aiuto, nessuno intervenne in suo aiuto. Solo una volta lo portarono in infermeria dandogli delle pastiglie".  Abdel, che sostiene di aver trovato per primo Daniele, morto, a faccia in giù, si dice "pronto anche a testimoniare" che "non è morto di causa naturale".  La lettera era stata tradotta dal francese da un altro detenuto italiano, Gino che lavorava con Daniele nelle cucine.

Ven, 15/10/2010 – 22:32
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