Napoli - Le "ronde" degli ex-detenuti, per la sicurezza dei turisti

13 giugno 2009
Progetto della Regione per 426 ex reclusi che diventano "operatori per la sicurezza urbana", di Cristina Zagaria.
Arrivano le ronde. Ronde per i turisti, fatte da ex detenuti. Hanno tutti una casacca gialla, un cappellino e un tesserino di riconoscimento e sono ovunque, sguinzagliati in città. Sono ex detenuti, liberi grazie all’indulto o agli arresti domiciliari, con permesso del giudice, impegnati sul territorio come "Operatori per la sicurezza turistica urbana".
A portare in strada gli ex carcerati è il progetto della Regione che si chiama "Esco Dentro", coinvolge 426 ex detenuti, sei istituti di formazione e una miriade di aziende, cooperative, società, su sette progetti differenti. Uno dei primi a partire, in questi giorni, è proprio quello rivolto ai turisti. "Sono esattamente il contrario delle ronde padane - precisa l’assessore alla Formazione della Regione, Corrado Gabriele - Sono ronde partenopee, cioè puntiamo sui soggetti più deboli e diamo loro dignità di accogliere e rappresentare la città". L’assessore previene anche le possibili polemiche. "È vero sono ex detenuti a cui affidiamo i turisti, ma hanno seguito un corso c’è sempre un tutor che li segue - attacca l’assessore - E poi chi meglio di un ex detenuto conosce i rischi della città?".
Gli operatori per la sicurezza con le casacche gialle, coordinati da "Teleservizi", sono nei punti strategici della città: Molo Beverello, Avvocata, porto, Mercato Pendino, San Lorenzo Vicaria. Sono una settantina e danno informazioni turistiche. Aiutano i gruppi ad attraversare la strada. Scortano le comitive che vogliono avventurarsi nei vicoli. L’esperienza sul campo arriva dopo 60 ore di teoria e durerà sei mesi. Ogni operatore riceve una borsa di accompagnamento di 500 euro al mese, mentre gli istituti di formazione hanno un contributo di 1000.
"È un progetto da oltre un milione di euro rivolto a soggetti svantaggiati - chiarisce Gabriele - che portiamo avanti insieme a una miriade di altri progetti per aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro. La settimana scorsa sono, per esempio, partiti i corsi di formazione per hostess e steward per le navi da crociera".
Cosa fanno gli ex detenuti del progetto "Esco Dentro"? "Sono vere e proprie scorte per i turisti" spiega Vincenzo Minopoli, della Mirea-group, uno degli istituti di vigilanza in campo. "Questi ragazzi hanno tanta voglia di fare - aggiunge Minopoli - I primi giorni c’è stato qualche problema per affiatare il gruppo e renderli meno irruenti con i turisti, ma se hanno un passato difficile, hanno anche tanta voglia di lavorare". "Noi siamo i primi, ma speriamo che altri ex detenuti possano entrare a far parte del progetto - dice Pietro Ioia, portavoce dei Don, Detenuti organizzati di Napoli - La Regione deve strapparli alla strada, deve fare prima della camorra".
Il Questore: le ronde non convincono, serve la polizia, non loro
Meglio andarci piano con l’idea delle ronde campane. Non fosse altro perché l’iniziativa, a sentire una serie di addetti ai lavori, appare più chiara nella sua natura sociale, di recupero degli ex detenuti, che non in quella funzionale di aiuto ai turisti e alla sicurezza cittadina. "Noi non abbiamo ricevuto nessuna richiesta su questo", dice subito il questore Santi Giuffrè. Dunque le forze dell’ordine non sono coinvolte.
Ed è la premessa a un giudizio che si divide in due: "È cosa giusta offrire una sponda a chi deve essere traghettato fuori da esperienze come il carcere. Non so invece quanto possa essere utile su strada gente non raccordata, senza divisa. Forse lo scopo principale è dare un lavoro agli ex detenuti e magari anche un appoggio alle guide turistiche, che possono trarne beneficio. E se questo può essere fatto con poco costo è già una cosa positiva".
Sembra voler dire un "non scherziamo" Pasquale Gentile, presidente degli albergatori napoletani: "Non conosco nel dettaglio il progetto, e quindi ho difficoltà a esprimere un giudizio. Posso solo dire che l’assistenza ai turisti è più compito delle forze dell’ordine. Insomma andrebbe affidato al presidio territoriale di queste ultime.
Diciamo che sotto l’aspetto sociale la cosa può avere anche un fine positivo, sono un po’ più scettico sulla sua utilità sul campo". Scetticismo che trapela anche dalle labbra di Maurizio Marinella, uno dei napoletani più noti all’estero grazie alle sue cravatte: "Non riesco a dare un giudizio. Posso solo dire che qui dalle nostre parti, a piazza Vittoria, non si è visto nessuno, e la zona continua a essere in queste condizioni, con turisti abbandonati a se stessi e qualche sparuta pattuglia di servizio solo la sera".
È un altro tipo di scetticismo quello che espone invece Giovanni Laino, professore a Architettura, impegnato sul territorio con l’Associazione Quartieri Spagnoli, uno dei luoghi più a rischio della città. "In linea generale - dice - questi progetti di traghettamento di disoccupati o detenuti verso una stabilizzazione del reddito sono rischiosi, anche perché quella stabilizzazione poi non si può fare, il che significa ingenerare un circuito perverso, dannoso anche sul piano della spesa pubblica.
Poi bisognerebbe sapere come avvengono le selezioni. Troppo spesso queste cose si risolvono in potere di ricatto sotto elezioni e in attività fittizie. Non avrei preconcetti sulla funzione, il tipo di utilizzo proposto può essere utile, e queste azioni di sviluppo locale che legano reddito a utilità sociale ci sono in tutta Europa. Ma noi tendiamo a farle male e a produrre situazioni in cui poi nessuno fa nulla, specie se l’intervento si rivolge a molte persone".
Assume i panni di un San Tommaso anche l’assessore cittadino al turismo Valeria Valente, anch’essa all’oscuro del progetto: "Il tipo di funzione può essere utile. Poi però tutto dipende dal tipo di formazione fatta. Se si è prodotta una qualificazione, una competenza, nulla in contrario. Ma bisogna vedere con quali modalità si è agito, come sono stati selezionati. C’è stata selezione dopo la formazione? Parliamo pur sempre di un servizio di accoglienza, che richiede gentilezza, un minino di conoscenza delle lingue, una capacità di relazionarsi al prossimo che può variare da singolo a singolo".
Tratto dalla Repubblica

Lun, 15/06/2009 – 11:19
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