Regno Unito: occupati uffici della BAE Systems

tradotto da 325collective

Regno Unito, Filton, 26 aprile 2007
Giovedì 26 aprile, 5 attivisti sono riusciti ad occupare gli uffici della BAE Systems di Filton per un'ora e mezza, come parte di "un'indagine fai da te su crimini di frode e genocidio". L'azione ha causato una significativa interruzione dei lavori di questa industria di morte. Anche se dall'interno gli uffici in questione appaiono come molti altri, rappresentano davvero il ventre della bestia: BAE Systems è il principale costruttore di armi del Regno Unito, fornisce armi al governo britannico nonchè armi pesanti ad una serie di spietati regimi in giro per il mondo. Questa compagnia è marcia fino al midollo, attualmente nel mirino della SFO (ndt. dipartimento britannico antifrode) per traffici sospetti con Sud Africa, Romania, Tanzania, Repubblica Ceca, Cile, Qatar e responsabile di decine di migliaia di morti e sofferenze infinite, il tutto finanziato in parte con milioni dei contribuenti. I loro affari soffiano sul fuoco delle guerre e degli stermini, al fine di mantenere il mondo in perenne conflitto e traducendosi in notevoli guadagni! L'occupazione di giovedì ha fatto sì che per loro non fosse la solita giornata in ufficio.
"Per favore la prossima volta scegliete un altro ufficio. Non potrei affrontare nuovamente questa situazione!" sono state le parole di un impiegato dei venditori di armi costretto ad affrontare un caotico ambiente lavorativo, dove praticamente nulla era più al proprio posto in seguito ad una "seria revisione degli archivi". Sembrava quasi che una bomba fosse esplosa all'interno dell'ufficio.
Ovviamente la spiegazione che questo piccolo inconveniente era davvero piccolo rispetto a ciò che le vittime degli articoli venduti dalla sua compagnia devono sopportare, incontrò orecchie tappate. Come mai tutti i venditori di armi sembrano avere lo sguardo glassato quando inizi a parlargli di cosa di fatto la armi causino alle persone? I tentativi dell'azione di richiamare le coscienze degli sgomenti lavoratori riuniti della BAE e confrontarli con la realtà dei fatti hanno incontrato sguardi attoniti e tentativi di apparire troppo occupati per ascoltare. Quelli più esasperati sceglievano quindi la comprovata tecnica difensiva dello scherno e della derisione [...].
Prendeva quindi campo un rapido scambio etico di idee da parte dei visitatori sulla lavagna dell'ufficio, dove venivano indicati progetti futuri e risultati da raggiungere per l'azienda. Sulla lista "cose da fare" veniva indicato come indirizzo di sviluppo e traguardo etico: "Smettere di armare dittatori", "Fermare la guerra totale", "Trovarsi una coscienza" e "Smettere di lavorare per la BAE".

Il clima è cambiato quando la polizia ha fatto irruzione rompendo il vetro della finestra per interrompere il presidio degli "investigatori fai da te" barricati nell'ufficio, è quasi sembrato che andasse in frantumi anche lo scudo illusorio di sicurezza inespugnabile e irresponsabilità dietro il quale si nascondono coloro che traggono profitto dagli omicidi di massa. Di certo non si avvicina minimamente al suono di una bomba che esplode o di una mitragliatrice che spara, ma è un inizio.
Con bombolette di spray CS puntante in faccia gli attivisti si sono seduti in cerchio unendo le braccia e rifiutandosi pacificamente di alzarsi finchè non si fosse conclusa l'indagine ufficiale della SFO riguardante l'affare Al-Yamamah (ndt. La Colomba: caso di forniture di armi per l'Arabia Saudita in cambio di petrolio), in occasione del quale milioni di sterline dei contribuenti sono finite in un buco nero. [...]
Gli attivisti sono infine stati trascinati via dagli agenti e tratti in stato di fermo alla stazione di polizia di Trinity per furto e resistenza. Sono rimasti in fermo per 14 ore e due del gruppo vegani non hanno mangiato per 11 ore finchè non è stato accettato un pacco dai sostenitori all'esterno. [...]
Il processo si terrà il 18 giugno.
Non possiamo permettere a compagnie come la BAE di perseverare impunemente. Sta alle persone comuni, come quelle che hanno preso parte a questa azione, affrontare queste realtà e lottare per un mondo dove non ci sia posto per loro. L'industria delle armi, come il capitalismo che la genera, non può essere riformata, resa meno corrotta o in qualche modo più etica. Ci sono molti modi per iniziare a demolirla.
Iniziamo adesso!

Mer, 23/05/2007 – 16:49
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