Repressione | Genova - Report della giornata e dichiarazione degli imputati per la cacciata della Lega Nord

Nella mattinata del 12 luglio si è svolta l'ultima udienza del processo per i tentativi di contrasto al convegno organizzato dalla Lega Nord  il 2 dicembre 2012.

Il PM ha chiesto pene variabili fra 2 anni e 4 mesi ed i 2 anni e 5 mesi. Alcuni imputati hanno letto una dichiarazione che trovate di seguito.

Il pomeriggio è stato appeso uno striscione sopra la galleria della centrale Piazza Dante.

In serata, altri nemici/che della Lega Nord hanno attacchinato e realizzato scritte sul Palazzo della Regione quali “Rixi boia”, “Chi vuole i recinti troverà sempre le pietre. Distruggiamo le frontiere”, “Su le mani sulla Lega Nord”.

La sentenza verrà letta il 13 settembre.



DICHIARAZIONE SPONTANEA DEGLI IMPUTATI AL PROCESSO PER LA CACCIATA DELLA LEGA NORD DAL CENTRO STORICO IL 2 DICEMBRE 2012

Questa dichiarazione rappresenta esclusivamente il pensiero degli imputati che la sottoscrivono e non vuole entrare in merito ai fatti specifici contestati. Riteniamo assolutamente irrilevante il fatto che soggetti, la cui storia politica parla da sé, ricorrano al metodo della denuncia penale e della calunnia nei confronti di chi li avversa, allo scopo di garantire pubblicamente e socialmente la loro legittimità ad esistere. Il nostro intervento oggi non ha nessun interesse di affrontare la questione attraverso il linguaggio del codice penale né difendersi da eventuali singole responsabilità penali. I nostri avvocati si occupano già di questo.

In quest’aula dobbiamo rispondere dei reati di aggressione e rapina in concorso per fatti avvenuti all’interno della trattoria “La Lanterna” il 2 dicembre 2012, ma siamo stati tutti identificati in quanto partecipanti alla contestazione del congresso nazionale della Lega Nord, tenutosi ai Magazzini del Cotone quella stessa mattina. In quella data era presente a Genova l’allora segretario del partito (attuale presidente della Regione Lombardia) Roberto Maroni, noto xenofobo, omofobo, fomentatore dell’odio tra poveri e fedele servo di Confindustria allo stesso tempo. Da qui si evince da subito la natura politica di questo processo, al di là dei fantasiosi racconti dei nostri accusatori improvvisatisi vittime. Non a caso, come confermato da altre dichiarazioni individuali sia in fase istruttoria che di dibattimento, alcuni degli imputati che sottoscrivono questo testo non sono mai stati in quella trattoria durante l’intera giornata.

Anzi, ci ritroviamo insieme a sostenere queste righe - e la nostra dignità - perché abbiamo ben chiaro da che parte stare, in maniera assolutamente indipendente dall’essere stati presenti nel luogo dove sarebbero avvenuti i fatti in oggetto.
Lo facciamo perché dando un occhio al contesto in cui viviamo riteniamo che si stia per gettare un’ennesima palata di sabbia sul corpo dilaniato e agonizzante della libertà per seppellirlo del tutto, nel tentativo di salvaguardare la legittimità politica, di azione e di movimento dei militanti della Lega Nord. Per inteso, non la nostra libertà, la libertà di tutti e tutte. Uomini e donne di qualsiasi orientamento sessuale e origine etnica.

Non che noi riconosciamo nei tribunali di qualsiasi risma una qualche autorità o legittimità nella risoluzione dei conflitti sociali. La storia, infatti, ci racconta di una classe padronale e dominante  che, per difesa, costruisce palazzi di Giustizia. In ogni caso non siamo indifferenti alle responsabilità a cui tutti gli esseri umani sono chiamati in questo drammatico periodo storico in cui la ristrutturazione del capitalismo in senso autoritario, protezionista e nazionalista sta causando un vero e proprio genocidio quotidiano in tutti gli angoli della terra ferma e tra i flutti del mare. Le decine di Tribunali italiani che stanno processando centinaia di individui che con le loro parole e i loro gesti negano la compatibilità di un mondo libero con la violenza razzista, maschilista, rapace, volutamente bigotta e intrinsecamente economica, di cui i leghisti sono tra i principali esponenti, si assumono, appunto, la responsabilità dell’apparentemente definitiva deriva concentrazionaria, predatoria e genocida della Fortezza Europa.

Ora che alla Lega Nord la secessione pare non interessare più, ora che hanno ufficiosamente lasciato un attimo da parte colpi di Stato ed improbabili eserciti e milizie armate del Caroccio, prendiamo atto dell’abbondante uso che i loro capi e militanti fanno delle istituzioni, della Polizia e dei Carabinieri dello Stato Italiano per perseguire i loro sporchi piani xenofobi e di potere. Dopo aver affondato le radici nel populismo becero basato su una fittizia identità indipendentista padana ricoprono ora importanti ruoli istituzionali rappresentativi dello Stato Italiano, a livello locale e nazionale, attraverso i quali, ad esempio, promuovono sottoforma di leggi e decreti i loro cavalli di battaglia. Qualche settimana fa la Regione Liguria della banda Toti ha approvato una norma, fortemente voluta dalla vice-presidente leghista Sonia Viale, in cui la stessa Regione si impegna a sostenere economicamente chi è accusato di eccesso colposo in legittima difesa. Insomma ai leghisti piace vincere facile. Se si ferisce o si uccide per difendere la loro amata proprietà privata fanno sì che lo Stato si premuri a difendere il ranger di turno; se qualcuno se la prende con loro per difendere la dignità e la libertà, che loro disprezzano entrambe, corrono dalla Polizia e dai magistrati a inscenare qualche commedia pietistica.
Altrettanto, è diventata consuetudine, come il 26 maggio 2015 in piazza De Ferrari, mobilitare un ingente dispositivo poliziesco e militare ogni volta che l’attuale leader leghista Matteo Salvini, ammiratore e aspirante amico, dei dittatori o candidati tali sparsi in giro per il mondo (come Donald Trump o Kim Jong-un) desidera presentarsi nelle piazze delle città per proclamare il suo odio per i poveri, non ideologicamente allineati al Potere, e per gli stranieri. Parliamo di un leader politico che ha la spudoratezza di attribuire apertamente la responsabilità dell’omicidio di Emmanuel da parte di un neo-fascista (presente ai comizi di Salvini a Fermo) all’immigrazione clandestina; clandestinità a cui i suoi predecessori, con la legge Bossi-Fini, hanno arbitrariamente costretto migliaia di esseri umani.

A noi che confini, nazioni e militari non sono mai piaciuti, cambia poco. Se non l’ennesima constatazione che le forze repressive, quale null’altro è la Lega Nord insieme ai loro cugini di Casa Pound e Forza Nuova, non badano a fittizie divisioni ideologiche da campagna elettorale quando c’è da difendere o da rafforzare la propria autorità.

La società che la Lega Nord, con tutte le complicità sopracitate, vuole imporre con la violenza della Legge e dell’oscurantismo; la società fatta di rapporti da social network, di discriminazione sociale, sessuale ed etnica, la società fatta di eserciti nelle strade e di cadaveri sul fondo del mare, ci fa schifo! Sempre la combatteremo. Figuriamoci se mai accetteremmo di condividere un pasto in presenza di tali aguzzini.

Quando gli antifascisti e i libertari saranno oberati di misure restrittive ed i partiti come Lega Nord, Casa Pound e Forza Nuova si saranno radicati definitivamente nelle istituzioni che sembrano accoglierli a braccia aperte, quando ogni spostamento dovrà essere autorizzato, ogni emozione codificata, ogni pensiero censurato, quando non verrà più nemmeno messa in discussione la legittimità di spiare, umiliare, terrorizzare ad ogni angolo di strada, ci auguriamo che nessuno verrà più a raccontarci della Costituzione più bella del mondo, dell’imparzialità della legge Democratica e altre frottole sulle quali è stata eretta questa società spietata ed assassina. Il sangue di chi ha lottato contro il fascismo non verrà nuovamente lavato con qualche firma su qualche sentenza.

Oggi rivendichiamo la nostra complicità con tutti i processati e gli incarcerati responsabili di lottare contro il cancro autoritario, xenofobo e fascista che sta dilagando in Europa e con tutti gli individui che lottano per sopravvivere e fuggire dai teatri bellici imposti dalle grandi potenze post-coloniali e dalla miseria prodotta da decenni di sfruttamento da parte delle multinazionali.


Segue la firma dei 5 imputati


Dom, 17/07/2016 – 23:49
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