Padova - Resoconto dell'assemblea nazionale sulle condanne per L'Aquila 2007

riceviamo e diffondiamo:

Si è tenuta sabato 5 febbraio al CPO Gramigna di Padova l’assemblea lanciata dagli imputati dei due processi in corso a L’Aquila con l’obiettivo di rilanciare un percorso per sviluppare la solidarietà agli imputati. L’assemblea è stata partecipata da circa 80 compagni da diverse città da tutta Italia.


Dopo la manifestazione del 03 giugno 2007 a L’Aquila, 24 compagni vengono denunciati. Il processo viene diviso in due tronconi a seconda dei capi di imputazione, 11 compagni sono accusati di apologia di reato per aver urlato lo slogans “la fabbrica ci uccide, lo stato ci imprigiona, che cazzo ce ne frega di biagi e di d’antona” e vengono condannati a due anni ciascuno in primo grado, altri 11 compagni sono accusati di aver danneggiato la rete di recinzione del carcere e di aver invaso il terreno circostante, 10 vengono condannati a 7 mesi e 1000 euro di multa ciascuno.


L’assemblea è cominciata sviluppando alcune riflessioni riguardo il processo.

Le denunce e le condanne in generale rappresentano un chiaro attacco alla solidarietà di classe e alla lotta contro il carcere e il 41 bis. I compagni condannati a due anni (di fronte ad una richiesta da parte del PM di 5 anni per ciascuno) sono stati colpiti esclusivamente per aver espresso solidarietà alla resistenza in carcere della militante rivoluzionaria Nadia Lioce, detenuta in regime di 41 bis proprio a L’Aquila, e ai compagni arrestati pochi mesi prima con l’operazione Tramonto.

Il processo si è svolto in modo differenziato. La suddivisione in due tronconi distinti del processo è un tentativo per dividere gli imputati per area di appartenenza politica, tra compagni comunisti e compagni anarchici, con l’obiettivo di rompere l’unità e depotenziare la difesa dentro e fuori l’aula.

La logica della differenziazione è la stessa che permea all’interno del sistema carcerario e che vede oggi i compagni detenuti in sezioni specifiche a seconda dell’area politica di appartenenza.

23 condanne su 300 manifestanti diventano esemplari e servono come monito per tutti gli altri.

Si è tentato così di creare il cosiddetto “mostro”, al fine di demonizzare e svuotare dei suoi contenuti originali l’intero corteo, nel vano tentativo di nascondere la funzione del carcere e del 41 bis, che applicato ai rivoluzionari è la massima espressione dell’annientamento fisico e politico dei prigionieri, e perché dà fastidio che ci sia chi ne denuncia la reale natura repressiva e controrivoluzionaria. Diversi interventi hanno sottolineato come il 41 bis sia la punta più alta di tutto il sistema carcerario.

Citando le parole di un compagno: “Un'altra cosa che voglio dire, è che il 41 bis non è solo per chi lo prende, che è già un fatto gravissimo, ma è un fatto così: è come in una fabbrica nel reparto x aumentano il cottimo a 100 mentre prima era 80. Se non lo fermi, si estende a tutta la fabbrica la condizione di cottimo che pongono a quel reparto la. Quindi gli operai partono e vanno a cercare di fermarlo, se non ci riescono, la condizione si estende.”


L’assemblea si è dimostrata solidale nei confronti degli imputati e rivendica l’unità e la compattezza (nei contenuti di classe, negli slogans e nel corteo) del percorso che ha portato alla manifestazione a L’Aquila nel giugno 2007. L’assemblea ha condiviso la necessità di rispondere con forza e unità al processo, rilanciando la lotta contro il 41 bis, il carcere e la repressione, scendendo nuovamente a manifestare l’11 giugno 2011 a L’Aquila. La proposta condivisa è quella di ritornare con un corteo nella città e un presidio sotto al carcere. L’assemblea ritiene anche importante sviluppare un percorso concreto con tutte le realtà presenti per arrivare a questa mobilitazione. In assemblea si è anche proposto di produrre alcuni materiali di controinformazione, tra cui un manifesto e un testo che rivendica il senso dello slogan incriminato e che cerca di spiegarne la valenza che ha per molte persone e non per “pochi denunciati”.

La centralità e l’importanza di queste lotte è dimostrata dall’incremento dell’uso della repressione davanti allo sviluppo delle lotte attuali. Ragione per cui si ritiene importante cercare di collegare il contenuto del processo a quello delle mobilitazioni di studenti, lavoratori e in difesa del territorio. L’assemblea ritiene principalmente importante provare a consolidare una rete di rapporti e di reciproca solidarietà con gli abitanti di L’Aquila. Questo perché nel frattempo la città è stata stravolta dal terremoto. È stata un occasione per le speculazioni e l’arricchimento di imprenditori e capitalisti (ricordiamo le grosse risate di Anemone la sera del terremoto, rallegrato dall’odore di facile profitto), è stata laboratorio di sperimentazione del controllo sociale e della gestione militare delle cosiddette “situazioni emergenziali”, proibendo le esperienze di autorganizzazione e di socialità dal basso, lasciando spazio, invece, all’organizzazione di gruppi neofascisti.


L’assemblea naturalmente allarga la proposta di costruire questo percorso anche ai compagni e le realtà non presenti e comunque interessate e rilancia anche la produzione di materiali (documenti, testi, video ecc.) relativi a questi contenuti.

L’assemblea ha convocato un primo incontro tecnico-organizzativo per domenica 13 febbraio alle ore 15 presso l’Iqbal Masih via della Barca, 24 Bologna.


Padova, sabato 5 febbraio 2011

Assemblea per la giornata di lotta dell’11 giugno 2011

Mer, 09/02/2011 – 17:29
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