Rovereto – “Non si può morire così”, corteo

Ieri, venerdì 7 agosto, si è svolto, a partire dalle 18,00, un corteo a Rovereto per non far cadere nel silenzio e nell’indifferenza la morte in carcere di Stefano “Cabana” Frapporti. L’iniziativa era stata decisa lunedì scorso durante un’assemblea pubblica molto partecipata, a cui erano presenti i familiari, gli amici e tanti solidali. Si è scelta la data del 7 agosto perché quel giorno Stefano avrebbe compiuto 49 anni.

Il corteo di ieri – che ha coinvolto più di trecento persone – è stato aperto dallo striscione “Non si può morire così”. L’atmosfera era molto intensa, per via dei tanti e commossi interventi e del silenzio teso. A partire dai familiari e poi da altri che hanno preso la parola il messaggio è stato chiaro: “Stefano è stato ucciso”. La rabbia emergeva mano a mano che si mettevano in luce le falsità contenute nel verbale dei carabinieri, si raccontavano altri episodi di violenza poliziesca e poi quando una signora, che ha perso il figlio per un incidente sul lavoro, ha definito la situazione attuale in questi termini: “clima di terrore”.

“Una parte della città lo sente, lo pensa, lo sussurra. Diciamolo forte, insieme. Accettare che tutto ciò sia solo la ‘dura normalità’ ci rende tutti meno liberi e meno umani”, c’era scritto sul volantino che invitava al corteo. E una parte della città lo ha detto, e forte. Quello che è accaduto a Stefano poteva accadere a chiunque. E non deve accadere mai più.

In piazza sono stati fatti anche i nomi dei due carabinieri che hanno firmato il verbale ed eseguito l’arresto di Stefano: il maresciallo Franceso Lanzalotto e il brigadiere Tonino Incandela.

Il nostro striscione – lo stesso del corteo spontaneo e dei blocchi del 28 luglio – diceva: “Stefano è stato ucciso. Carabinieri e carcere assassini”.

Le iniziative continueranno. Ogni lunedì c’è un’assemblea per parlarne (ore 20,00, giardini Perlasca).

compagni di Rovereto

Dom, 09/08/2009 – 12:07
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